“Papà, guadda qui! Tu hai…” Teddy fece scorrere il ditino lungo una fila di segni impressi sulla pagina di un libro, sporgendo la lingua tra i denti per la concentrazione. “Tinque ics. Il maccimo!” alzò le braccia per aria, esultante.
Arthur Weasley spalancò gli occhi, portandosi una mano alla bocca. “Per Merlino, Remus, mi spiace... gli ho dato dei libri da sfogliare, senza guardare di cosa trattassero perché io, ecco, credevo non sapesse leggere,”  finì, apparendo profondamente desolato.
“Oh, non ti preoccupare. In effetti Teddy non sa leggere.” Remus si strinse nelle spalle con un sorriso tirato.
“Ma allora… come…”
“Ha visto il disegno,” Remus lo indicò. “Il suo amichetto Babbano colleziona figurine. Sai, le hanno anche i Babbani, ma senza Cioccorane e a quanto sembra amano i mostri. Quel ragazzino ha un’intero album con incollate le figurine di Troll, Lupi Mannari, gli Inferi che però loro chiamano Zombie…”
Arthur lo ascoltava rapito. L’entusiasmo gli fece tremare le mani mentre Teddy, sotto richiesta del papà, gli allungava riluttante la sua figurina con disegnato il lupo mannaro. L’uomo se la rigirò tra le mani, guardandola da ogni angolazione.
“È incredibile! È come se il lupo mannaro fosse pietrificato!” gli cacciò un dito in un occhio, poi tra i denti. “Guarda, Remus, posso infastidirlo quanto mi pare e non si posta, né mi morde!”
Teddy fece per riprendersi la figurina che gli aveva regalato Corbin, ne era molto geloso.
“Teddy non sa leggere, ha solo visto il disegno e le ics… beh…” ammiccò in direzione di Arthur. “Beh, il mio maghetto è così bravo da saper contare persino fino a due.”
Teddy sussultò, offeso. “No! Buggiaddo! Ciò contale fino a deci!”
Aggrottò un istante la fronte, perdendo interesse momentaneamente per la sua figurina e sfogliando in fretta il libro “Gli animali fantastici: dove trovarli” di Newt Scamandro.
“A mamma?” chiese dopo averlo fatto passare per tre volte, il faccino contratto e i capelli rosa scuro.
Remus si schiarì la gola, guardando furtivo verso Tonks e sperando che non sentisse.
Ma cambiò idea all’istante, sarebbe potuto essere molto più divertente se lei avesse, invece, sentito tutto.
“La mamma non c’è nel libro, Teddy”, disse, a voce molto più alta del necessario.
Tonks alzò la testa dal piatto con mezza fetta di torta alla melassa infilata in bocca.
“Coa?” brontolò. Non amava essere disturbata mentre mangiava.
Arthur, senza riuscire a staccare gli occhi dalla figurina, sembrò riprendersi abbastanza dall’emozione del tenere tra le mani quel fantastico gadget Babbano da irrigidirsi, all’erta per la reazione di Tonks. In fondo era stato lui a commettere la clamorosa gaffe di dare proprio quel libro a Teddy.
“Dicevo,” scandì Remus. “Che tu non sei catalogata in questo libro.”
“No?” mormorò Teddy, sembrava molto deluso.
“Certo che no”, bofonchiò Tonks, indecisa se ritenersi offesa o solo infastidita.
“Niette ics?”
“No. La mamma non è una Creatura Oscura.”
“Oh… ” il bimbo si accigliò, sfogliando di nuovo il libro come deciso a non rassegnarsi. Alla fine sbuffò. “Cei ciculo, papà?”
A Tonks andò di traverso un pezzo di torta e iniziò a tossire, diventando blu oltremare fino alla punta dei capelli. Remus si mise alle sue spalle battendole sulla schiena con il palmo della mano, mentre Teddy la indicava trepidante.
“Guaddala bene, papà! Ciculo, ciculo?”
Remus non riuscì a impedirsi di scoppiare a ridere, neppure le manate che la sua graziosa mogliettina, che nel frattempo era riuscita a mandar giù il dolce, gli schiaffava sul sedere riuscirono a far scemare la sua ilarità.
“Maleducato! Siete due maleducati! Come vi permettete!” indicò Teddy minacciosa. “Incomincia a calarti i pantaloni, piccolo mostriciattolo, che ne ho anche per te!”
Lui le fece gli occhioni grandi, da “lupetto” come li definiva la sua mamma, e mormorò con una vocetta tenera. “Ma io ti voio tatto bene!” spalancò le braccia verso di lei, come se volesse essere preso in braccio, lo sguardo furbo.
Ma che bravo il suo maghetto. Imparava molto in fretta.
“Ninfadora, ti prego, è solo un bambino, non c’è bisogno di…” intervenne incautamente Arthur.
“Arthur! Non… chiamarmi… Ninfadora!”
L’uomo sembrò pensare che fosse consigliabile starle alla larga e indietreggiò, prendendo Teddy per la manina e spostandolo fuori dal raggio d’azione materno.
Remus si asciugò le lacrime con la manica della giacca, mentre con l’altra mano prendeva il braccio di Tonks, bloccandoglielo. Iniziava a fargli male sul serio.
Tenendo il suo polso stretto tra le dita, si abbassò fino quasi a toccare con la bocca il suo orecchio. “Capisco che essendo io così sexy e irresistibile tu faccia fatica a tenere le mani a posto…” le sussurrò.
“Cosa?!”
“… Ma io sono un animale…”
“Ah, sì, puoi dirlo forte!” sibilò lei stringendo gli occhi, con già un piccolo sorriso che le faceva stendere le labbra.
“Non vorrai farmi perdere il controllo, come ieri sera mentre cercavi di stirami i pantaloni senza farmeli toglier…” Remus, convinto che nessuno stesse prestando loro attenzione, sfiorò con un bacio il collo di Tonks, facendola ridacchiare. Ma si interruppe di colpo quando si accorse che Fleur li stava guardando.
Aveva la capacità di ironizzare praticamente su ogni argomento, anche il più imbarazzante, e doveva a questa sua dote l’essere riuscito a tirare avanti in un mondo dove quelli come lui ricevevano solo disprezzo e insulti. A parole nulla, o quasi, riusciva a metterlo in difficoltà, ma era una persona molto riservata nei fatti. Non ce la faceva neppure a dare qualche casto bacetto a Tonks davanti ad altri. Neanche in presenza di Andromeda, con cui aveva ormai molta confidenza. Il massimo che gli riusciva concretamente di fare, al di fuori dell’intimità del loro rapporto esclusivo, era prendere sua moglie per mano.
Per cui l’apparizione improvvisa di Fleur che, appollaiata sul bordo del tavolo alle spalle di Tonks, lo fissava intensamente e sembrava pendere dalle sua labbra lo gelò per l’imbarazzo.
“Su, Rémus, continua”, lo invitò, profondamente interessata.
Remus batté le palpebre. “Eh?”
Vedendolo imbambolato la ragazza si rivolse a Tonks, scostandosi i lunghi capelli dorati dalle spalle e spalancando gli occhioni azzurri, per mostrare tutto il suo interesse.
“Cosa intondeva Rèmus con «sciono un animal»?”
Lei la guardò con sospetto, a ragione, visto che Fleur non aveva mai mostrato interesse nei suoi confronti, anzi, l’aveva sempre criticata. Nulla di personale, naturalmente, dato che lei criticava sempre tutto e tutti, eccetto Bill e Arrì. Anche se Remus aveva notato un cambiamento di atteggiamento nei loro riguardi dopo che Greyback aveva attaccato quello che sarebbe diventato suo marito. Spesso gli era sembrato che li osservasse con interesse, senza un motivo apparente.
“Ehm, Fleur… Remus stava solo scherzando.”
“Oh.” Fleur, non soddisfatta della risposta, si guardò attorno come per accertarsi che nessuno li stesse ascoltando. “Da quondo Bill è stato morso da quella belva,” strinse per un solo, brevissimo, istante le labbra con rabbia. “Il mon amour ama da impazzir la carne cruda.”
“Sì, lo sappiamo, Fleur. Anche Remus…”
Ma la ragazza sembrava non la stesse ascoltando affatto.
“Melio, no? Voi anglesi la cuoscete sompre troppo. Ora so perché ami tonto Rèmus.”
Remus trattenne a stento una risata. Non credeva che alle donne piacesse tanto l’uomo assetato di sangue. “Sì, per Dora è stato amore a prima vista. Stavo dividendo una bistecca di manzo molto cruda con Fierobecco e lei mi è letteralmente volata addosso.”
Fleur gli scoccò un’occhiata di sufficienza. Gli indicò Teddy, che si stava appisolando un po’ più in là, con il mento appoggiato ai libri di Arthur.
“Rémus, perché non essì in giordino con Teddì? Potrebbe riposar un pochino, vorrei parlare da sciola con tua molie, se non ti spiasce.”
Tonks aveva l’aria di stare per urlare qualcosa come “Non ti permettere di dire a mio marito cosa deve fare!” ma lui la anticipò, ben felice di togliersi dai piedi. Si defilò, sollevando Teddy che si abbandonò subito tra le sue braccia con un dito cacciato in bocca e una mano affondata nei suoi capelli.


“Alors, Tonks.”
Tonks appoggiò i gomiti alla tavola, cercando di capire dove volesse andare a parare Fleur. Perché ci teneva tanto a parlare con una pastisiòn come lei?
“Ora sciò perché ami tonto Rèmus.”
“Sì, questo lo hai già detto”, osservò asciutta. Non voleva sembrare scortese, ma neppure illuderla che questa sua improvvisa necessità di confidarsi con lei le facesse piacere.
La liquidò con un’elegante gesto della mano.
“Da quondo Bill è stato morso dall’uomo lupo… non che prima non andosse bene, sia chiaro, per essere un anglese era comunque fontastico, voi anglesi siete così froddini… ma lui è coscì bello e muscoloso e i suoi capelli…”
“Sì, sì, Fleur, ho capito”, tagliò corto Tonks, già vagamente nauseata.
“Insomma, ora a letto è incrodibile!”
“Eh?” Tonks era certa di aver capito male.
Ma Fleur la fissava dritta negli occhi, senza batter ciglio. E quando riprese la parola, posandole una mano sulla spalla, aveva l’aria di compatirla parecchio per la sua lentezza di comprendonio.
“Cosa non ti è chiaro?”
“Cosa…” si schiarì la voce. “Cosa c’entra il morso di Greyback con… con…”
Per Merlino! Perché mai era venuta a parlare di quelle cose proprio con lei? Non erano mica amiche intime!
“Come cosa scentra! Con Rèmus non è diverso rispetto agli altri uomini con cui scei stata?”
Tonks riflettè, non è che aveva avuto tutte queste esperienze prima di innamorarsi di Remus… ma…
“Beh, sì. Con lui è molto meglio. Cioè, davvero, a volte mi sveglio persino di notte per…” deglutì a vuoto, mentre la sua voce scemava, divenendo poco più di un sussurro. “Ma poi allungo il braccio e trovo Teddy che si è infilato tra di noi!” le sfuggì una risatina nervosa.
“Oh. E non ti sei mai chiosta perché con lui è così speciàl?”
“Perché non ho mai amato nessun altro come amo lui?” tentò ingenuamente.
“A porte questo.”
“Oh,” Si passò una mano nei capelli, spettinandoseli mentre si lambiccava alla ricerca di una spiegazione che potesse soddisfare Fleur. “Perché gli altri ragazzi con cui sono stata erano dei ventenni e Remus ne ha il doppio, di anni, quindi più esperienz…” Si interruppe, corrucciata. Esperienza con chi? La ciocca di capelli che si stava rigirando tra le dita iniziò a arrossire alla radice, mentre la gelosia la rodeva.
Fleur ruotò gli occhi, esasperata. “No, sciocca! È perché è uomo lupo!”
“Sul serio?”



Remus era seduto con la schiena contro la parete della Tana. Teddy dormiva pacifico con il faccino appoggiato alla sua spalla, mentre si attorcigliava i capelli del papà attorno alle dita, lasciandolo tutto scarmigliato.
Bill si avvicinò furtivo a loro, lasciandosi scivolare a terra a un palmo da lui.
“Ciao, Bill.”
“Ciao.”
L’uomo sospirò, appoggiando la nuca alla parete di pietra.
“Non ci posso credere che tra poco anche io avrò un bambino. Com’è? Essere padre, intendo.”
Remus abbassò lo sguardo, accarezzando appena la schiena del suo bimbo. Non seppe cosa dire, non c’erano parole adatte a spiegare quello che provava.
Guardò di lato, cercando di scacciare l’emozione.
“Per uno come me è…” riuscì a mantenere un tono di voce noncurante e freddo, l’unico che riusciva a ottenere quando cercava di non mostrare quello che davvero provava agli altri.
Ma Bill intuì il suo disagio e gli venne in soccorso.
“Sì. Capisco”, scrollò le spalle, con l’aria di chi ha intenzione di cambiare argomento. “Fleur è molto curiosa riguardo voi due, credo ne stia parlando in questo momento con Tonks, sai, tra donne...” gettò uno sguardo preoccupato verso la porta d’ingresso.
Remus era stupito. “Ah. Sì, ho notato che Fleur ci guarda di sottecchi… spesso. Ma non crediate che io faccia cose strane, insomma… Non porto nessuno nei boschi per farlo mettere a quattro zampe con il naso per terra…”
“Eh? No, no, io non… voglio dire, neppure io… non faccio cose stran…”
“…né stordisco piccoli animali per insegnargli a cacciare.”
Le loro voci si accavallarono, mentre entrambi si rendevano conto di non stare affatto parlando della stessa cosa.
“Ma cos…?” Bill era allarmato. “No, no! Con «voi due» non intendevo te e Teddy! Ma te e Tonks! Non abbiamo mai pensato che tu fossi strano come padre. Mi riferivo ad altro!”
“A cosa?”
“Beh…” Bill si passò una mano nei capelli, sfilandone qualche ciocca dall’elastico che li riuniva in una lunga coda. “Anche tu dopo il morso di Greyback hai notato dei grossi cambiamenti?”
Remus soffocò un sorriso. “Direi di sì. Tanti e molto grossi. E pelosi.”
Bill si schermì. “No, non intendevo quello, io non mi trasformo con la luna piena.”
“Tu non sei un mannaro, Bill.”
“Ma certe cose sono cambiate.”
Teddy borbottò qualcosa nel sonno, cercando di addentargli un orecchio. Qualche spiritoso avrebbe potuto commentare il gesto dicendo che il piccolo era tutto suo padre, ma in realtà era la mamma che stava imitando. Tonks diventava parecchio violenta, a volte, nel sonno. Chissà che cosa sognavano, quei due, dolci o efferati omicidi?
Riemerse dai suoi pensieri. “Sì, ora ami la carne cruda. Anche io.”
“Intendevo altri cambiamenti.”
Remus si accigliò. “Tipo quali?”
Osservò perplesso il viso lentigginoso dell’uomo colorirsi un pochino.
“Oh… ehm… a letto, sai…”
“Eh?”
“Tu dopo il morso, a letto… insomma le tue notti non sono diventate più… movimentate?”
Remus si sfregò una guancia riflettendoci sopra. Quello che gli era capitato a letto per anni dopo l’attacco di Greyback non era un piacevole argomento di conversazione e dubitava che succedesse anche a Bill… insomma, era già stato parecchio imbarazzante per lui che era un bambino, figuriamoci per un adulto.
Ma confidava che l’uomo si riferisse a ben altro.
“Bill, io ero un bambino piccolo quando sono stato morso, non posso fare un raffronto tra il prima e il dopo”, tentò, cauto.
Lui parve deluso. Forse si aspettava delle risposte da parte sua, ma lui non ne aveva, né aveva mai pensato che fosse il suo essere un mannaro a rendere più… movimentate? Le sue notti. Però…
“Dici che i mannari a letto sono più… portati?”
Bill annuì, convinto. “Oh, sì. Chiedi a Fleur!”
Finse di valutare la sua proposta, per poi rispondere, serio. “No. Non credo che lo farò.” facendo ridere l’amico.
“Mmm, ecco perché quando Sirius si vantava, da ragazzo, delle sue prestazioni io credevo fosse molto modesto a descriverle come così scarse. Anche perché se fossero state davvero come le raccontava lui non capisco perché le ragazze gli morivano dietro a quel modo. Ok, era ricco, e bello ma… Oh. Mi sono risposto da solo.”
Bill gli fece un sorrisetto complice. “Noi non saremo né belli, né ricchi, ma i sorrisoni delle nostre donne dopo…”
“Su, su! Ma sì che siete belli anche voi, poveri cari!”
Bill si bloccò di colpo e Remus cercò di nascondersi dietro il corpicino di Teddy.
Molly lo stava fissando con aria sognante.
“Oh, sei adorabile con il tuo bimbo in braccio! Pensa, Bill, che tra poco ne avrai anche tu uno da coccolare!”
I due uomini ripresero a respirare. Per fortuna Molly non sembrava aver sentito nulla dei loro discorsi.


Molly li invitò con affettata gentilezza ad entrare in casa per prendere il the. “Fuori fa freddo, pensa al piccolino, Remus! E poi tu sei così sciupato… devi mangiare di più! Bill, avvicinati un attimo che ti do una regolatina ai capelli.”
“Mamma, ho quasi trent’anni, sto per diventare padre, posso decidere da me come portare i capelli?”
Molly non nascose la sua contrarietà. “Come se non l’avessi sempre fatto a prescindere,” sbuffò, prima di lanciargli una frecciatina. “I padri non dovrebbero tenere i capelli così, sai?”
“Dora è una madre e ha i capelli per lo più rosa, Molly,” si intromise Remus, cercando di non apparire sfacciato.
Lei incassò, senza offendersi. “Oh, beh, ma sono casi completamente diversi.”
“È la stessa cosa che ti ho detto io anni fa”, le fece notare, riandando con la memoria a quel terribile giorno, all’infermeria di Hogwarts. “E tu mi hai risposto che la mia posizione era ridicola. Pensi davvero che al bambino interesserà come porta i capelli suo padre? Teddy riesce a soprassedere a come porto io la pelliccia, che è un boccone ben più impegnativo da mandare giù che i capelli lunghi di Bill,” concluse con un sorriso triste.
La donna scosse il capo. “Io… oh, Remus… non intendevo…. Al diavolo! Hai ragione tu.”
“Puoi ripetere, mamma? Credo di non aver sentito bene,” la incalzò Bill, scoppiando a ridere.
“Oh, sta zitto!” brontolò lei, dandogli una pacca sulla testa.
“Ti sono debitore, Remus.” Bill si portò una mano sul cuore ammiccando verso di lui.
Prese posto accanto a Tonks mentre il piccolo si svegliava sfregandosi energicamente gli occhi. Ancora mezzo intontito si lamentò, con voce piagnucolosa.
“Accola cionno!”
“Se hai ancora sonno continua a dormire, Teddy”, gli sussurrò all’orecchio.
“No!”
“Abbassa la voce”, ordinò, in un tono che non ammetteva repliche.
“NO!” strillò Teddy a voce ancora più alta.
“Teddy!” Remus si stava arrabbiando. Non si sarebbe mai permesso di rispondergli a quel modo se fossero stati a casa loro, ma era un bambino furbo e sapeva che se lo avesse sgridato sul serio lì alla Tana Molly e Arthur lo avrebbero difeso a spada tratta. Magari guadagnandoci dall’alterco anche un dolcetto consolatorio, se gli fosse riuscito di farsi spuntare qualche lacrimuccia.
“Faccio a nanna se tu fai il lupo!” esclamò invece, con orrore di Remus, a voce alta. Molto alta.
Molly, Arthur, Bill e Fleur alzarono le teste dalle loro tazzine, incuriositi, mentre Tonks lo fissava sorridendo sotto i baffi.
“No, Teddy. Non ho nessuna intenzione di…”
“Papà! Fa' il lupo, il lupo!” iniziò a cantilenare sempre più piagnucoloso, appropriandosi del cucchiaino del the e iniziando a sbatterlo sul tavolo.
Molly puntò lo sguardo su Remus invitandolo, con voce dolce. “Su, caro, fa contento il piccolino”, mentre Tonks gli si appendeva a una spalla, ridendo ormai apertamente.
“Dai Remie, non essere timido, fa vedere a tutti come sei bravo a fare il lupo per Teddy!” singhiozzò, tra una risata e l’altra correndo seriamente il rischio di strangolarsi.
Remus la fulminò con lo sguardo, sentendosi arrossire fino alla punta delle orecchie.
Neppure per schivare un Cruciatus si sarebbe messo a quattro zampe sul pavimento della Tana per inseguire suo figlio e fingere di volerselo di mangiare! Un conto era farlo nell’intimità di casa propria, al riparo da occhi indiscreti, un altro era dare spettacolo davanti a tutti.
“No, Teddy”, sibilò a mezza voce, quasi supplicando.
“Lupo! Lupo! Lupo!” cantilenò ancora Teddy, ignaro del suo imbarazzo.
Quando fu certo di essere sul punto di prendere fuoco per la vergogna da quanto si sentiva scottare, Tonks decise di venire in suo aiuto, tappando con una mano la bocca a Teddy e posandogli l’altra su una guancia, nascondendogli in parte il viso paonazzo.
“È proprio ora che andiamo. Teddy è stanco, grazie per l’ottimo pranzo, Molly.” E così dicendo li Smaterializzò. Stava ancora ridendo a crepapelle quando apparvero nel salotto di casa loro.
“Ora mi devi un favore!” gli disse mostrandogli la lingua. Era sempre la solita ragazzina!
Adorabile.
Bellissima.
Gli disegnò dei piccoli segni sul petto fin sul viso, sentendo appena Teddy contare “uno, due, tè…” al suo cinque le sue dita furono sulle labbra di lei e gliele accarezzò prima di posarci un bacio leggero. Perché lo imbarazzava baciarla persino davanti a Andromeda, ma non davanti a Teddy. Lui lo doveva vedere quanto amava la sua mamma. Erano bacetti da bambino quelli che le dava davanti a lui, ma ci metteva tutto il suo cuore e sentiva Tonks sorridere contro le sue labbra, felice.
“Questo era l’antipasto”, le sussurrò.
“Ci conto!”
“Già. Perché io e Bill abbiamo discusso di una… cosa.”
“Che non intedi raccontarmi ma mostrarmi in pratica?” gli suggerì lei, maliziosamente.
“Esatto!”
Remus posò Teddy sul divano, mettendosi poi a quattro zampe e cacciando un ululato incredibilmente simile a quelli che intonava nelle notti di luna piena, su nel solaio.
Il bimbo iniziò a dimenarsi tra risolini irrefrenabili, per poi strillare con una vocetta acutissima quando il papà lo raggiunse, prendendolo per i pantaloni e tirandolo sul pavimento.
“Batta! Batta!” supplicò, istigando però il papà a continuare mordendogli il viso e le braccia a tradimento.
Rise fino a crollare mezzo addormentato sul tappeto.
“Ah,” commentò Tonks, delusa. “Quindi per te e Bill discutere significa camminare a quattro zampe e ululare? No, perché io e Fleur invece facevamo discorsi molto più… costruttivi.”
“Sì, lo immagino. Questa mia fantastica rappresentazione aveva lo scopo di mostrarti il lupo in generale. A breve,” indicò il suo piccolino, che ormai pisolava apertamente, il pollice cacciato in bocca. “Passerò a darti una dimostrazione del lupo più nello specifico, contando sul fatto che ora potrai apprezzarlo ancora di più.”
Tonks alzò interrogativamente le sopracciglia e lui rispose alla sua tacita domanda prendendola tra le braccia: “Il lupo a letto”, spiegò.
Il suo tesoro sorrise, radiosa. “E dopo quello che mi ha confessato Fleur mi aspetto grandi cose dal lupo!”
“Favolosi Fuochi d’Artificio Freddi del dottor Filibuster. Come sempre, d’altronde.”
“Freddi?”
“No. Quelli sono i vampiri. Fuochi d’artificio molto, molto caldi.”

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