Note al capitolo

Iniziamo a conoscere le vittime dell'intrigo... Grazie per le recensioni, spero che anche questo capitolo piaccia!

Nel frattempo, Draco Malfoy si stava annodando un cravattino nero intorno al suo elegante e magro collo.
Era una serata importante quella che si preannunciava: suo figlio, il suo unico erede, aveva invitato lui e la moglie Astoria a cena per presentare loro la fidanzata.
Entrambi i genitori non avevano mai incontrato la ragazza in questione, ma, da come ne parlava Scorpius, sembrava essere la donna della sua vita: il giovane Malfoy si era rivelato piuttosto furbo, vagheggiando della sua amata, ma senza lasciarsi sfuggire nessuna informazione che potesse aiutare i due ad identificarla.
Neanche la rete spionistica delle signore Purosangue, orchestrata alla perfezione da Astoria e dalla suocera, era servito allo scopo: le amiche della giovane signora Malfoy si erano impegnate a questionare i figli, quelle di Narcissa avevano fatto lo stesso sfruttando il fascino della buona e cara nonnina sui nipoti per scoprire la verità; era un sistema molto comune per venire a sapere qualcosa dei propri rampolli senza però domandare direttamente a loro.
Era la prima volta che si registrava un simile fallimento e ciò aveva lasciato di sasso Draco, che a sua volta, molti anni prima, era stato scoperto a frequentare Astoria dai genitori come un pivellino. Era orgoglioso del figlio in quel frangente, anche se non l’avrebbe mai ammesso in casa: il ragazzo era riuscito nell’impresa in cui lui aveva fallito, mantenendo il riserbo sulla sua vita sentimentale fino alla cena di quella sera. Ricordava benissimo la mattina in cui si era quasi strozzato con un toast imburrato, quando il padre gli aveva domandato esplicitamente che intenzioni aveva con la figlia cadetta dei Greengrass.
Le dame della società magica dabbene, infatti, avevano istituito da secoli un’organizzazione che non aveva nulla da invidiare ai servizi segreti babbani, eppure nessuna delle interpellate era riuscita a recuperare le informazioni richieste; era incredibile un fatto simile, per il mago, convinto che, se l’Oscuro Signore avesse sfruttato le risorse delle dame Purosangue, avrebbe fatto una fine diversa.
Lucius, preoccupato per il futuro della famiglia, aveva suggerito di versare casualmente nel caffelatte del ragazzo qualche goccia di Veritaserum a colazione, ma Draco non aveva accettato; erano modi esageratamente sordidi, inadatti per trattare con un diciassettenne innamorato.
D’altro canto, Astoria non gli avrebbe mai perdonato un simile tiro mancino; sua moglie aveva cresciuto Scorpius cercando di apparirgli come un’amica, oltre che madre, con cui poteva confidarsi, ed era molto delusa del fatto che tutta la strategia non aveva ottenuto i risultati sperati a tempo debito.
Il marito era stato spinto da motivi meno idealistici, in realtà: era molto affezionato al figlio, per questo non aveva voluto costringerlo a rivelare il suo segreto; aveva fatto bene ad aspettare visto che, un paio di settimane dopo quella discussione con il padre, Scorpius li aveva invitati per quella cena.
Mentre finiva di pettinare i suoi capelli biondi, che, come commentò lui stesso a denti stretti, stavano diventando sempre più radi, Draco fu folgorato da un dubbio: e se la ragazza non fosse Purosangue? Questo avrebbe spiegato tutti quei misteri intorno a lei…
Rise, dandosi dell’idiota per la follia appena immaginata; lui e suo padre avevano istruito al meglio il giovane, inculcandogli in testa l’importanza del sangue puro. Certo, in pubblico non potevano sostenere un simile concetto, ma trattandosi della famiglia era tutto un altro discorso; se Scorpius voleva frequentare il secondo figlio di Potter, Albus Severus, non c’erano problemi, ma parlando di matrimonio i genitori non si sarebbero dimostrati tanto accomodanti.
Del resto, come ripeteva spesso Astoria, Scorpius era un ragazzo tanto assennato e giudizioso: al momento giusto avrebbe saputo certamente scegliere il meglio.
Draco si sentiva ad avere una moglie tanto perfetta e un figlio così brillante: come se avesse indovinato i pensieri del marito, Astoria Greengrass in Malfoy apparve proprio in quell’istante dal suo bagno personale, pronta per uscire e raggiante.
Era davvero affascinante, notò l’uomo, come sempre; amava la sicurezza della strega che aveva sposato, la capacità di mostrare al mondo grazia ed eleganza in qualunque situazione. Era un risultato semplice da ottenere per la strega, che non aveva mai dubbi su cosa indossare, quali gioielli abbinare alla veste o se i capelli le incorniciassero meglio il viso lasciati sciolti sulle spalle magre o raccolti sulla nuca.
I complimenti e i consigli di Draco, ovviamente, erano sempre bene accetti, ma non indispensabili; il mago, tra l’altro, non ricordava una singola occasione in cui aveva trovato da criticare la moglie per questioni simili; quanto era diversa da Pansy, la ragazza della sua adolescenza, che lo assillava costantemente per sapere come preferiva che si vestisse, pettinasse o truccasse!
Astoria si era rivelata, oltre a una donna dolce e sensibile, la moglie perfetta per lui: era dotata di una vivace parlantina e, allo stesso tempo, di un ragionevole senso della misura e, inoltre, sapeva come intrattenere gli ospiti alle loro feste e come far risaltare il marito ed i suoi meriti quando erano ospiti da amici.
Avevano avuto un solo figlio, sia per rispettare il volere di Lucius e non essere costretti un giorno a dividere il patrimonio Malfoy, sfrondato parecchio dopo la guerra per riuscire a tenere la famiglia lontano da Azkaban, sia a causa delle cagionevoli condizioni di salute della donna, che era piuttosto delicata e che non aveva vissuto la prima gravidanza come la più piacevole delle esperienze.
Sebbene la sua gestazione avesse causato non poche preoccupazioni ai genitori, Scorpius era la gioia più grande delle loro vite, e Draco non aspettava altro che vederlo sistemato con una ragazza di buona famiglia ed un ottimo impiego.
Il suo erede, senza dubbio, era destinato ad una sfavillante carriera grazie ai contatti di famiglia, oltre che alle sue capacità; era molto in gamba, come avevano dimostrato gli ottimi voti conseguiti al M.A.G.O.
Sì, aveva davvero una splendida famiglia; Draco prese il mantello dall’armadio: forse era ancora presto per progettare matrimoni e fidanzamenti, eppure quella serata era davvero importante.
Erano entrambi curiosi di incontrare la loro possibile futura nuora per scoprire se era davvero all’altezza di Scorpius; Lucius e Narcissa, dopo essere stati informati dell’evento, avevano consigliato al figlio e alla nuora di esaminare con attenzione la ragazza e, nel caso si fosse rivelata indegna, di fare tutto il possibile per allontanarla dal loro caro nipote. I coniugi Malfoy avevano ascoltato il parere, ma nessuno dei due era piuttosto desideroso di metterlo in pratica.
«Sei pronta, tesoro?», domandò il mago affettuosamente pur sapendo già la risposta.
«Sì, certo. Possiamo andare». Rispose Astoria con voce distratta, mentre finiva di passare il suo costoso rossetto di un colore tenue sulle labbra sottili.
Inutile osservare che quel tono distaccato era solo un tentativo di nascondere l’agitazione che entrambi provavano. Come biasimarli, d’altronde: non capita tutti i giorni di conoscere il grande amore del proprio unico figlio, no?
La donna prese il marito sottobraccio, prima di smaterializzarsi per riapparire all’indirizzo che Scorpius aveva dato loro.
La casa, quando la terra tornò solida sotto i loro piedi, sembrava pulita e distinta, un’abitazione adatta a persone benestanti anche se non particolarmente ricche.
Era un inizio, per Draco; il denaro non era particolarmente importante, visti i mezzi della famiglia Malfoy. Quello che davvero sarebbe contato erano le origini della ragazza e il sangue che scorreva nelle sue vene.
Bussò alla porta d’ingresso una volta o due, sistemandosi il mantello che cadeva malamente sul lato sinistro; al suo fianco, Astoria gli strinse appena il braccio, come a cercarvi sostegno. Forse nemmeno alla cena con i genitori del marito, quando i due si erano fidanzati, le aveva messo addosso una simile agitazione.
Quando la porta si aprì, Draco sussultò: la donna che era apparsa nello spiraglio illuminato assomigliava in modo incredibile a sua zia Bellatrix, morta più di vent’anni prima. Com’era possibile?
«Benvenuto in casa mia, nipote», esclamò asciutta la strega, senza mostrarsi particolarmente felice dell’incontro. Non aveva mai conosciuto il figlio di Cissy e, in fin dei conti, non ne aveva mai provato il desiderio; per giunta, rifiutava il sentimentalismo per natura, incapace di abbassarsi a piangere come una ragazzina per un’occasione come quella.
Nel frattempo, il mago era riuscito a riprendersi dal suo momento di confusione.
«Zia…zia Andromeda?», balbettò il mago, iniziando a capire la verità.
Astoria rimase a bocca aperta: aveva sentito quel nome sussurrato da sempre, ma non si sarebbe mai aspettata di conoscere la zia traditrice di suo marito. Credeva che fosse morta nella guerra, perfino.
«Indovinato. Tuo figlio e la sua ragazza mi hanno chiesto di ospitare questa cena e non ho saputo rifiutare davanti a Rose. Comunque, non è ancora arrivato il tempo delle spiegazioni». Andromeda aprì di più la porta, facendosi da parte per lasciar entrare i due ospiti.
«Rose?», ripeterono all’unisono i coniugi Malfoy.
«Non vi ha detto nemmeno come si chiama?», domandò Andromeda in risposta; la sua voce era sarcastica e divertita allo stesso tempo. «Non è stata una mossa tanto malvagia; conoscendo Cissy, chissà cosa avrà organizzato per scoprire chi è la ragazza di cui si è innamorato Scorpius».
La donna ricominciò a ridere, sotto gli occhi attoniti di Draco e consorte.
Teddy scelse quel momento per fare capolino dalla sala da pranzo, un volto magro circondato da una nuvola di capelli turchesi.
«Nonna, mi dispiace di interrompere questa toccante riunione di famiglia, però…» il ragazzo franò senza grazia nel mezzo dell’ingresso, provocando una risatina al mago e alla strega appena arrivati. Ted si rimise in piedi in qualche secondo e si diede un colpetto sulla spalla per togliersi di dosso qualche granello di polvere, per poi continuare a camminare con la massima tranquillità: doveva essere uno spettacolo comune, in quella casa, perché nemmeno Andromeda si era scomposta.
Colta dal panico, Astoria desiderò di tornare a casa, dove le persone non capitombolavano a terra prima ancora di essersi presentate e, soprattutto, non avevano i capelli tinti di un’imbarazzante tonalità di azzurro.
Ted strinse calorosamente la mano di Draco, che a sua volta non riusciva a distogliere lo sguardo dalla testa del ragazzo.
«Tu devi essere Draco! Sono tuo cugino, credo. Che grado di parentela c’è tra noi, nonna?», domandò alla strega al suo fianco senza interpellare l’interessato che, ancora, non riusciva a capacitarsi dello spettacolo a cui stava assistendo.
Andromeda arrossì, infuriata. «Teddy, smettila di chiamarmi nonna o ti strappo tutti i capelli azzurri che ti ritrovi in testa!», esclamò, prima di rispondere alla domanda. «Ad ogni modo, lui e tua madre erano cugini».
«Giusto, me l’ha detto Scorpius», commentò tra sé e sé Ted, dandosi un colpetto in fronte con la mano sinistra; la destra stringeva ancora quella del cugino in una morsa d’acciaio. «Ti ricordo il patto che c’era tra noi: se non vuoi che ti chiami nonna, nonna, usa il mio nome; non sono un orsacchiotto di peluche, per Merlino», concluse con aria furbina.
Draco tossì per ricordare ai due della sua presenza. «Mio figlio è qui? È già arrivato?»
Il ragazzo si batté di nuovo la fronte, questa volta con più energia, come se gli fosse appena tornata una cosa importante.
«Me ne stavo dimenticando: gli altri ospiti sono già arrivati, li ho fatti accomodare a tavola».
Andromeda prese un lungo respiro, per poi fare cenno a Draco e alla moglie di seguirla. Il ragazzo dai capelli turchesi si posizionò dietro la coppia, chiudendo quella strana processione e sghignazzando senza ritegno.
«Prima di incontrare Rose e la sua famiglia, vorrei pregarvi di mantenere la calma; i ragazzi sono giovani e innamorati ed è questo ciò che conta», disse tutto d’un fiato l’anziana strega, senza voltarsi.
Astoria aggrottò le sopracciglia, cominciando ad innervosirsi; non era l’accoglienza che aveva immaginato di ricevere per quella serata. «Perché ci sta dicendo questo? Siamo adulti e possiamo decidere da soli cosa conta per nostro figlio».
Divertita da quella reazione, Andromeda si fermò sulla soglia della stanza attigua al corridoio e sghignazzò, divertita. «Molto bene, allora entrate pure».
A prima vista, la stanza sembrava perfetta: e la tavola era stata apparecchiata in modo magnifico, con uno splendido centrotavola di girasoli e spighe di grano che, nella sua semplicità, illuminava tutto l’insieme.
«Malfoy!»
Draco si sentì morire: l’unica nota stonata in tutta la sala da pranzo era dettata dalle tre persone che sedevano di fronte a loro; a bocca spalancata, sedeva Ron Weasley. Alla sua destra, stava con aria rassegnata la Granger, anche lei segnata dal passaggio del tempo. Per ultimo, ma non meno importante, un ragazzino dai folti capelli rossi spostava lo sguardo dal padre, a cui assomigliava come una goccia d’acqua.
I Malfoy si sentirono all’improvviso degli estranei, nei loro vestiti eleganti, inamidati come se avessero dovuto incontrare la regina in persona. Draco sfoggiò un sorrisetto imbarazzato, cercando di riprendersi, curioso di sapere perché mai due delle persone che detestava maggiormente erano sedute a quella tavola.
«Weasley, posso sapere che cosa ci fate qui? Io sono stato invitato per conoscere la ragazza di mio figlio».
Ron iniziò a diventare paonazzo, ricordando un’inquietante imitazione di mamma Weasley.
«Io sono stato invitato per conoscere il ragazzo di mia figlia!»

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