Note alla storia

Ok, questa storia è nata tra gli alberi di St. Stephen a Dublino, quasi subito dopo la prima lettura dei Doni della Morte, e si sta ancora sviluppando. Andromeda è la nostra nonna moderna, mia e di Ladyhawke; spero vi piaccia l'intreccio e la caratterizzazione dei personaggi. Buona lettura!

La stanza in cui si trovava sembrava restringersi maggiormente ad ogni suo nuovo passo, in una morsa crudele e inevitabile. Il malcapitato prigioniero era un ragazzo alto e magro, dai capelli biondi tagliati all’altezza delle spalle, lasciati scendere sciolti e disordinati.
Il suo sguardo vagava nervoso dalla credenza piena di piatti dai disegni orribili al consunto divanetto di pelle che troneggiava in un angolo, prezioso cimelio del tempo passato.
La casa era molto semplice e ben lontana dai lussi a cui era stato abituato fin dalla nascita, eppure Scorpius Draco Malfoy l’aveva trovata molto accogliente. Si trovava tra persone amiche, in fondo, che si erano date disponibili per aiutarlo, perciò cosa aveva da temere?
La sua opinione era peggiorata con il passare dei minuti, mentre il momento tanto fatidico si avvicinava inesorabilmente, ormai fatale.
Il giovane mago camminava da un pezzo intorno ad un ampio tavolo rotondo, preoccupato come non mai, in un ridicolo tentativo di riuscire a dominare la propria ansia.
A peggiorare la situazione, l'imponente pendola di legno scuro di fronte a lui tuonò in quel preciso istante le sei, come a ricordargli quanto poco tempo avesse a quel punto per considerare l’idea di una fuga.
«Andrà tutto bene?», domandò quasi a se stesso passandosi una mano nei capelli.
La sua fidanzata, Rose Weasley, gli passò accanto con parecchie posate tra le braccia; la ragazza posò tutto quanto sul piano di legno e sfoderò la bacchetta, richiamando diversi bicchieri dalla cucina con un incantesimo d’Appello.
«Dovevamo pensarci prima di organizzare questa cena, temo; ormai è tardi per cambiare piani».
Le scappò una risatina, vedendo il giovane portarsi le mani tra i capelli, mentre il suo volto magro diventava sempre più pallido.
«Almeno ci troveremo in territorio neutro, no? Non dovrebbero combinare troppi danni. Giusto?»
La paranoia stava prendendo il controllo sul ragazzo, che all’improvviso si era reso conto di cosa avessero messo in moto: i due si frequentavano ormai da tempo, all’insaputa dei genitori.
Perché Weasley e Malfoy sembravano essere nomi incompatibili, vista la rivalità che c’era stata tra i genitori e che ancora in quei giorni non trovava pace.
Si sentivano nei panni di Romeo e Giulietta, i due innamorati sfigati la cui storia era cantata dal Bardo. Rose andava matta per quel mattone babbano, che rileggeva spesso, anche se Scorpius non era molto convinto del paragone, conoscendo il finale tragico di quella storia.
Il territorio neutro era casa di una persona che, per motivi o per altri, era legata ad entrambe le famiglie e, anche se aveva lasciato che i ragazzi la pregassero prima di accettare, aveva piacere a vedere risolta quella sorta di faida.
Andromeda Black entrò a sua volta nella stanza, portando con sé una pila di piatti immacolati; si trattava del servizio buono, che la strega aveva nascosto molti anni prima in un posto segreto della casa per proteggerlo da quel flagello divino che viveva sotto il suo tetto.
Esposte nella credenza, infatti, vi erano soltanto le porcellane che la vecchia aveva ricevuto dalla suocera ai tempi del suo matrimonio: erano talmente orribili che, quando la goffaggine della figlia era diventata palese, le aveva messe in bella vista sperando che la piccola le distruggesse nel corso degli anni e lo stesso aveva fatto con l’adorato nipotino.
Teddy e Ninfadora non l’avevano delusa, in effetti, e quella cena capitava a proposito per eliminare gli ultimi pezzi; Andromeda non aveva mai avuto cuore di farli sparire personalmente, temendo di offendere il marito, e anche da vedova cercava di sfruttare tutte le occasioni per lasciare il lavoro sporco ad altri.
«Nipote, so che i Malfoy hanno dichiarato molto tempo fa di non credere più nella superiorità del sangue magico puro, ma ti avviso che, se sentirò una sola parola che mi lasci supporre il contrario, tuo padre scoprirà quanto è piacevole farsi lavare la bocca con il sapone; ho già ascoltato fin troppe panzane del genere, quando avevo la vostra età, per sopportarne ancora». La donna posò la pila di piatti sul tavolo e con le dita lunghe e asciutte si risistemò una ciocca dei suoi capelli bianchi, troppo corta perché rimanesse nello chignon che portava alto sulla nuca, dietro l’orecchio. «Beh, perché mi guardate così? Li ho avuti anche io diciassette anni! E per quanto riguarda te, signorina, tua madre mi ha chiesto di aiutarla a tenere a bada Ronald, ma credo che saranno necessarie anche tutta la tua pazienza e quella capacità che avete voi Weasley per farvi perdonare qualunque pasticcio; non so come facciate, da piccoli non riuscivo a punirvi per la tenerezza».
Hermione Granger in Weasley, infatti, era stata già messa a conoscenza del segreto della figlia e l’aveva aiutata a mantenere il mistero con suo marito, Ron, che andava in escandescenze con molta facilità riguardo a Rose. Non che il mago fosse particolarmente acuto, in particolare se si trattava di sentimenti, ma era stato meglio assicurarsi che non ne sapesse nulla.
Era andato in escandescenze solo a sentir parlare del ragazzo della giovane strega, sebbene non fossero stati fatti nomi di qualsiasi sorta! Anticipare il lignaggio di Scorpius sarebbe stato un vero colpo al cuore per il mago, perciò Rose aveva deciso di non concedergli alcun indizio sull’identità del suo fidanzato. D’altra parte, l’erede dei Malfoy aveva reputato mettere i genitori davanti ai fatti soltanto al momento della cena, non trovando il coraggio per affrontarli da solo.
«Ti ringrazio, Andromeda; vuoi che ti aiuti con le verdure? Ho visto che tutto il contorno è ancora da preparare».
«No, non preoccuparti. Tua nonna non è la sola a saper usare la magia in cucina, anche se sicuramente non posso competere con i suoi manicaretti. Un colpo di bacchetta e in meno di dieci minuti sarà tutto pronto. Cos’è che non piace a tua madre, l’insalata?»
«Il cavolo, non lo sopporta proprio», rispose Rose sorridendo; il suo aiuto si sarebbe presto rivelato indispensabile, e le due streghe avevano convenuto che potevano ringraziarla facendole trovare in tavola tutto ciò che amava.
Non era stato facile per la ragazza coinvolgere la madre, temendo in un giudizio negativo e superficiale ma Hermione, da quale donna saggia che era, aveva dimostrato ancora una volta il suo gran cervello; si era limitata a discutere con la figlia dei suoi dubbi riguardo al giovane Malfoy ma, dopo aver compreso quanto fossero profondi i sentimenti dei due, non aveva potuto fare altro che appoggiarli.
«Grazie zia. Mi spiace che non venga anche la nonna, magari…»
Andromeda tirò fuori un sorrisetto maligno che poco si addiceva ai suoi lineamenti dolci.
«Non ti basta affrontare tuo padre? Perché in tal caso, mando un gufo a mia sorella e le dico di raggiungerci. Nonno Lucius impazzirebbe per una serata come questa!»
Scorpius sbarrò gli occhi, sempre più terrorizzato, mentre Rose iniziava a ridere a crepapelle, per nulla toccata dalla minaccia della donna; sentiva parlare di Malfoy all’incirca da quando era nata, ma non aveva mai incontrato di persona nessuno dei purissimi maghi all’infuori di Scorpius.
Ormai, con tutte le storie di suo padre, Draco e il nonno Lucius erano più che altro una barzelletta.
«Immagino che questo sia il sadismo Black, come lo chiamano i miei. Papà afferma che è una caratteristica genetica della vostra famiglia».
L’anziana strega fece spallucce, per nulla sconvolta al sentire il proprio nome da ragazza. «Beh, io non faccio più parte di quella famiglia, ma le eredità di questo genere non si possono rifiutare. Non avrete creduto che facessi tutto questo per nulla!»
«Per la gioia e la soddisfazione di aver pacificato due famiglie che si odiano da generazioni, spianando la via al nostro tenero amore?», domandò teneramente la ragazza, certa di ricevere una risposta ben diversa. Come a darle ragione, Andromeda sghignazzò divertita.
«Non metterei in pericolo il mio servizio buono per così poco, Rose… Ted!»
Dopo qualche istante, si udì rumore di passi dal piano di sopra, e la testa turchese di Teddy Remus Lupin fece capolino dal pianerottolo.
«Sì, nonna?», chiese con un sorrisetto che non lasciava presagire nulla di buono. Conoscendo in anticipo la scena a seguire, Rose fece cenno al fidanzato di non perdersi una sola parola. Nonna e nipote erano una coppia di comici senza pari.
«Non chiamarmi nonna, Malandrino, e aiuta Rose ad apparecchiare».
«Signorsì, Andromeda, signora!», e il ragazzo scattò sull’attenti come un soldato, mentre la giovane strega al fianco della donna più anziana cercava di trattenersi dal ridere a crepapelle. Ted le fece l’occhiolino.
«Ciao Ted, e grazie per la tua collaborazione».
«Tuo zio Bill, alias il mio quasi suocero, mi ucciderebbe se non aiutassi la sua nipotina preferita», spiegò con un sorriso; il ragazzo si grattò il mento con aria dubbiosa, immaginando il maggiore dei fratelli Weasley che lo inseguiva per il giardino del cottage dove viveva con la moglie e le figlie: l’immagine non era molto rassicurante, in effetti, nonostante era verosimile a ciò che probabilmente lo aspettava. Rose era la nipote preferita di Bill, che era geloso di lei quasi quanto Ron. «Forse non in questa situazione, magari, ma con il tempo, quando digerirà la cosa, mi perdonerà. Sarà dura non vedere Victoire fino a quel giorno, ma io…»
«Smettila, primadonna: non abbiamo abbastanza tempo per il tuo melodramma; inoltre, la tua Victoire è abbastanza furba nel manipolare suo padre a proprio vantaggio quasi quanto Fleur in persona. Vedrai, Ted: potrai farle la proposta molto presto».
I capelli del giovane si tinsero di una sfumatura dorata da quanto era raggiante all’idea, ma per risposta alla nonna Ted tirò fuori la lingua e si diresse verso la cucina per prendere quello che mancava in tavola.
Alla parola proposta, Scorpius andò ancora più in crisi. Aveva aspettato quella sera per decidere se chiedere alla sua ragazza di sposarlo, non perché dubitasse dei suoi sentimenti o di quelli di Rose, no, ma perché voleva vedere quanto grave fosse la situazione tra i loro genitori.
Si chiese se non avesse commesso un errore: la sua ragazza era bellissima, intelligente, spiritosa… Non avrebbe impiegato più di cinque minuti a trovarsi un altro, se le cose fossero andate male tra loro; o peggio, se suo padre avesse cercato di uccidere il signor Weasley.
Si chiese cosa sarebbe successo se fosse stato il padre di Rose a tentare di strangolare Malfoy senior, prima di passarsi una mano sugli occhi, ormai in preda al panico.
«Tesoro, io vado un secondo in bagno. Non mi sento molto bene».
Rose lo lasciò correre a rifugiarsi nella stanza in fondo al corridoio, prima di ridacchiare ancora.
«È davvero un cavaliere senza macchia e senza paura, il tuo fidanzato». Sghignazzò Ted, divertito.
«Se dovessi affrontare tutto il clan Weasley, tutto, compresa nonna Molly, per comunicare che tu e Victoire volete sposarvi, come ti sentiresti?» La chioma del giovane Lupin diventò dapprima bianca in un istante, per diventare poi, più lentamente, più scura, fino al nero cupo, mentre sul volto di Rose si delineava una smorfietta soddisfatta; sarebbe stata una notizia meravigliosa, ma annunciarla a tutti i parenti della fidanzata era un compito da cui si sarebbe astenuto volentieri. «Ecco, ora hai capito».
Andromeda guardò la ragazza con ammirazione: erano poche le persone che riuscivano a zittire Ted con tanta rapidità, a parte Victoire con i suoi baci da apnea.
«Nipote, se hai ricominciato a respirare, potresti andare a mettere l’arrosto in forno? Mettendolo adesso a cuocere, avremo il tempo di fare un po’ di conversazione prima che sia cotto a puntino».
Rose approfittò dell’uscita del ragazzo dalla stanza per andare a bussare sulla porta del bagno, dove Scorpius si era barricato, sotto lo sguardo amorevole della donna più anziana.
«Tesoro, esci». Silenzio. «Scorpius, ti prego; ho paura anche io, ma potremo sopravvivere al fuoco incrociato solo se resteremo uniti. Credi che sia facile per me affrontare mio padre?»
«Ma tua madre sa già tutto, lei ti aiuterà», rispose lamentoso il ragazzo dall’altra parte della porta. «La mia appoggerà mio padre, cercherà qualsiasi più piccolo difetto in te e farà di tutto per essere abbastanza odiosa e farti impazzire, così che tu decida di lasciarmi».
Scorpius non pensava tutto ciò della madre, che era una donna dolce e intelligente, ma ormai il terrore lo aveva vinto; Rose non aggiunse nulla, ma si Smaterializzò con uno schiocco per riapparire nel piccolo cubicolo.
«Pensi che basterà tua madre per allontanarmi da te? Se è così, questa cena non ha alcun senso!»
Scorpius la abbracciò, tremando: «Mio padre è pazzo, lo odierai; per non parlare del nonno, che per questa volta dovresti evitare, fortunatamente».
«Dici così soltanto perché ancora non hai conosciuto mio padre; da stasera, i tuoi genitori ti sembreranno dolci e mansueti come giovani Unicorni».
Entrambi risero, un po’ più sicuri di quello che stavano per fare.
«Siamo due pazzi innamorati, lo sai?» Sussurrò Rose, prima di posare le sue labbra su quelle del ragazzo.
Scorpius passò due dita tra i capelli rosso cupo della strega.
«Forse». La baciò, per poi sorridere malizioso. «Secondo te, zia Andromeda avrebbe qualcosa di cui lamentarsi, se restassimo qui ancora un po’?»
«Dipende da cosa avete intenzione di fare nel mio bagno, ragazzini in preda agli ormoni!» I due arrossirono, colti in flagrante, e aprirono molto lentamente la porta della stanza. «Pensavo di aver patito le pene dell’inferno con Teddy, ma voi siete anche peggio. Possiamo pensare a portare avanti la serata, senza che scodelliate qui un Malfoy dai capelli rossi?»
A quelle parole, Scorpius cade a terra, svenuto, dopo aver provato più volte ad articolare dei suoni senza risultati.
«Nonna, ti ho già detto mille volte di non chiamarmi Teddy!» Dalla cucina arrivò la voce del Metamorphmagus, piuttosto piccato.
«E tu sai benissimo quanto non mi piaccia sentirmi dare della vecchia gratuitamente, piccolo delinquente. Ora vieni qua e aiuta la tua quasi cugina a rimettere in piedi questo bamboccio: i nostri ospiti stanno per arrivare».

Note di fine capitolo

Allora, che ne dite?
Non vi prometto aggiornamenti a tempo (come chi mi segue sa) poiché la costanza non è tra le mie qualità, però spero di riuscire a sistemare a breve il prossimo capitolo. Baci a tutti!

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