Note alla storia

Segue lo stesso tema di "Quella volta che mi si ruppe la cintura"!

Il Personaggio ha cambiato alcuni connotati (come Ron in HP7),per queto il suo aspetto è diverso da quello che conosciamo!

Toc Toc

“Harry muoviti! Vedi di alzarti!”

Era sicuramente Zia Petunia.

Pensare che la domenica dovrebbe essere il giorno in cui i bambini si riposano!

Anzi, diciamo che dovrebbe esserci proprio una regola, i bambini che si alzano tutta la settimana presto per andare all’asilo, la domenica dovrebbero categoricamente dormire.

Se ci fosse questa regola, non ci sarebbe nessuna zia a chiamarlo presto, ma sfortunamente non è così.

In ogni caso, anche se ci fosse, Harry dubita che in casa Dursley varrebbe, almeno per quanto riguarda lui.

Con gli occhi che faticavano a restare aperti, spinse via le coperte e subito fu investito da un’ondata di freddo. Si rannicchiò istintivamente su sé stesso.

Voleva davvero tornare a dormire.

Svogliatamente scese dal letto e prese una maglia che in origine era a mezze maniche, anche se a vederla addosso a lui non si sarebbe mai detto, e un paio di pantaloni di una tuta.

Tirò su il copriletto lasciando sotto i lenzuoli sfatti, gli sembrava una gran perdita di tempo aggiustare il letto perfettamente la mattina, quando la sera si sarebbe coricato di nuovo.

Uscì dalla sua camera, vale a dire il ripostiglio, e si diresse in cucina dove suo cugino e i suoi zii stavano finendo la colazione.

Guardandoli Harry, si ritrovò a pensare che sembravano una perfetta famigliola felice, senza di lui.

Si avvicinò al tavolino e si arrampicò sulla sedia vicino a Dudley, che si stava facendo aiutare da Zia Petunia a scrivere una lettere alla rete televisiva che aveva soppresso uno dei suoi cartoni preferiti. O meglio, lui dettava e sua mamma scriveva.

Harry sperò vivamente che almeno saltasse le parolacce.

Zio Vernon sorseggiava il caffè e nel frattempo leggeva il giornale, approvando ogni tanto con qualche borbottio tipo “ben detto figliolo” o “cantagliele a quelli” i deliri di Dudley.

Mentre Harry mangiava le sue uova suo zio si girò verso di lui e con aria severa gli disse: “Ti ricordi chi viene oggi?”

“Sì, Zio. Un signore importante dei trapani.” Rispose, senza distogliere lo sguardo dalla sua colazione.

“Mio Dio Vernon, si esprime come se avesse cinque anni!”

“Ma io ho cinque anni!”

Se avesse parlato a un muro, probabilmente avrebbe avuto più considerazione.

“Mamma! Finisci di scrivermi la lettera!” piagnucolò Dudley.

“Certo tesoro, dov’eravamo?”

Harry si perse il resto del discorso perché era impegnato ad assumere l’aria più innocente che conosceva di fronte a suo zio, che lo squadrava minaccioso.

“Ascoltami bene, non ho nessuna intenzione di fare brutta figura, questo signore è qui per parlare di affari. Non voglio stranezze, nemmeno una. Sono stato chiaro?”

“Certo, Zio Vernon.”

“Se questo signore parla male di noi, finiremo nei guai, e lo sai chi ci finirà più di tutti?”

“Io?” azzardò Harry.

“Esatto, ragazzo. Limitati a salutarlo quando entra e poi fila nel ripostiglio.”

Harry fece un cenno affermativo e tornò a concentrarsi sulla sua colazione, decisamente più abbattuto.

Quando tutti ebbero finito di mangiare, toccò a Harry sparecchiare, e posare tutti i piatti nel lavandino, salendo su una sedia, perché non era ancora abbastanza alto.

Mentre Zia Petunia lavava i piatti, sentì la porta suonare.

Fece per andare ad aprire, ma si bloccò, sentendo la porta aprirsi.

Evidentemente suo Zio Vernon doveva essersi precitato ad accogliere il signore importante.

Sentì la voce di suo zio e quella del signore, sembrava molto educata, poco dopo sentì anche la voce di Dudley, probabilmente gli era stato presentato.

Si avvicinò al corridoio e attaccatosi al muro, guardò timidamente la scena all’ingresso.

Suo Zio Vernon gli dava le spalle, tenendo una mano sulla schiena di suo figlio e discuteva animatamente con signore che aveva davanti.

Era molto alto e magro e vestito elegantemente, aveva una barbetta grigio-rossiccia che stava crescendo sul mento, doveva essere molto più vecchio di suo zio.

Lo ascoltava con un’aria che non avrebbe detto interessata, ma piuttosto divertita.

Harry non ne ebbe la certezza, ma gli parve che a un certo punto gli avesse lanciato un’occhiata penetrante e incuriosita prima di tornare a guardare suo zio.

“Che ne dice di venire in salotto e prendere qualcosa da bere?”.

“Certamente. Le sono molto grato per la sua ospitalità.”

Zio Vernon gli fece strada e passò davanti a Harry, senza degnarlo di uno sguardo, cosa che non passò inosservata a quel curioso signore.

“Ma qui c’è qualcuno che non si è presentato!” disse guardando Harry e sorridendogli educatamente.

Suo zio gli lanciò un’occhiata d’avvertimento e lui rispose: “Sono Harry, piacere. Ora vado a giocare nella mia camera.”

Per la prima volta vide da vicino gli occhi azzurrissimi del signore e si sentì trasparente di fronte al suo sguardo, sicuramente era arrossito, sentiva le guance in fiamme.

“Io sono Wulfric Brian, piacere mio. Lungi da me distrarti dai tuoi giochi se sono per te la priorità…”

“Lo perdoni Signor Brian, non voleva certo offenderla, vede mio nipote è…” iniziò a dire Zio Vernon paonazzo.

“Oh, nessun offesa, mio caro Dursley! Ci mancherebbe! Ritengo, e suppongo giustamente, che non ci sia attività così adatta ad un bambino, come il gioco.” rispose.

Harry, lo guardava intimidito, senza sapere bene cosa dire, quando però vide suo zio che lo sollecitava a dire qualcosa, mormorò un “Grazie” appena udibile.

Il signor Brian gli sorrise educatamente e rispose “Grazie a te, Harry. Hai degli occhi davvero straordinari, mi sembra di averli già visti a qualcuno”.

Harry non sapeva cosa rispondere, quando suo zio si schiarì la gola e sollecitò l’ospite a seguirlo in salotto.

Corse verso il suo ripostiglio, non prima di sentire il signor Brian chiedere dell’“idromele”,  una bevanda che lui non aveva mai sentito.

Si sedette sul suo letto pensieroso.

Non riusciva a togliersi di dosso la strana sensazione di essere stato visto dentro da quei straordinari occhi azzurri, addirittura, quando l’aveva visto volgersi verso di lui dall’ingresso, gli era parso di aver visto un luccichio.

Come se fosse possibile.

Era un signore venuto per affari, doveva smettere di fare certi pensieri tutte le volte che qualcuno lo guardava un po’ più a lungo.

Sentiva le voci venire dalla stanza attigua, gli sarebbe piaciuto andare in salotto e cercare di sapere di più su quel signore, magari avrebbe anche avuto il coraggio di chiedergli dove aveva visto occhi come i suoi, o meglio, a chi.

Tuttavia sapeva che se si fosse mosso dal ripostiglio i suoi zii si sarebbero infuriati e sospettava che fossero già piuttosto alterati per quello successo nel corridoio poco prima. E lui non voleva farli arrabbiare.

Nemmeno cinque minuti dopo sentì un rumorio di bicchieri e istintivamente pensò che dovevano aver finito di bere, quando poi sentì le voci avvicinarsi capì di aver visto giusto.

“Harry, ragazzo, vieni qui!” urlò Zio Vernon con un tono di voce molto strano.

Harry, piuttosto agitato a dirla tutta, uscì dal ripostiglio e si avvicinò a suo zio e al Signor Brian,  non molto lontani, davanti al portone.

“Ragazzo…” iniziò Zio Vernon.

“Non ho fatto niente!” disse Harry, quasi automaticamente.

Suo zio arrossì e borbottò qualcosa, mentre il signor Brian lo guardava tra l’accigliato e il divertito.

“Volevo solo salutarti, Harry.” disse gentilmente sorridendo.

Ad Harry venne naturale rispondere al sorriso, poi disse abbassando lo sguardo “Grazie”.

Il Signor Brian rivolse un educato cenno a Zio Vernon dicendo “Allora siamo d’accordo. A presto.”

Poi rivolse un sorriso a Harry e, tornando a guardarlo con quello sguardo particolare, posò affettuosamente una mano sulla testa di Harry, scompigliandogli i capelli.

 “Allora ciao. Suppongo ci rivedremo.”

“Ciao”. rispose Harry e mentre guardava uscire dalla porta quello strano signore, si toccò la testa, nello stesso punto dove l’aveva accarezzato sorridendo leggermente. 

"In cucina ragazzo, facciamo un discorsetto."

 

Note di fine capitolo

Allora se non avete che Wulfric Brian è Silente beh... allora ho miseramente fallito! :P Il titolo rimanda al "Signore degli anelli" perchè Silente e Gandalf hanno alcune innegabili analogie...

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