Note al capitolo

Salve piccole canaglie... mentre tento di terminare la mia fic a capitoli, pubblico questa one-shot scritta qualche tempo fa. Spero vi piaccia!
P.S.: Ho messo tutti i noooomi in inglese, per dare una sferzata di novità!=D bacini,
Ginny/Spongy
“Uomini, ascoltate. Sapete quello che dobbiamo fare,” dice Sirius con aria tremendamente seria. Sebbene prenderlo davvero seriamente, risulti pressocchè impossibile, visto che ha addosso solamente una sorta di caschetto da militare e un paio di mutande.

“Ehm, veramente...”

“Zitto Moony, la tua parte è la più semplice...”

“Mah... nghughg.”

Ad un gesto di Sirius, James tappa la bocca a Remus, che li guarda con disapprovazione, emettendo solo suoni insensati, che hanno comunque il sorprendente potere di suonare come una Remus Lupin Ramanzina.
Un ghigno divertito si apre sul viso di James. Remus si rassegna a non mugugnare nemmeno il vano tentativo di distoglierli dalla loro nuova, sadica idea. Li vorrebbe fermare, perchè sa.
Conosce il significato delle loro stupide torture notturne, perchè le ha provate. E sa che non sono affatto divertenti.

Mentre prende il suo Teoria della magia Difensiva e torna a leggerlo sul proprio letto, lancia uno sguardo comprensivo alla figura grassoccia che dorme, beatamente ignara di ciò che sta per subire, due baldacchini più in là.
Sirius e James si guardano, pronti all’attacco, mormorandosi le ultime piccole messe appunto. Quando si voltano verso di Remus, sguardo riconoscente e sorrisetto furbo, lui si fa scappare un piccolo “Urgh” e decide di osservare un minuto di silenzio per il povero Peter.

“Tre...”
“Due...”
“Uno...”

“Che l’Operazione ‘Tortura Aberrante’ abbia inizio!”


***


Peter sta correndo felice nei corridoi di Hogwarts. È un’ora tarda, e ovviamente lui è Wormtail, ma è da solo, senza Padfoot o Prongs con il suo mantello, e questo è davvero, davvero, strano, perchè ogni volta che si conduce nelle cucine della scuola c’è sempre almeno Padfoot, con la sua lingua penzolante e la sua fame incolmabile. Che manchi anche Moony, di certo non si stupisce, è più il fatto che non è tormentato dalla sua galleggiante faccia pallida e ammonitrice a farlo pensare che è tutto molto strano.
Comunque, Wormtail procede veloce e zampettante ed è arrivato alla Natura Morta che è anche l’accesso al Paradiso.
I suoi baffi fremono emozionati.

Odore di menta. Buona menta. Cioccolato alla menta? Dolcetti alla menta? Gelato o sciroppo di menta? Wormtail ha tanta, tanta fame.

Menta. Un po' troppa menta. Menta... dentifriciosa.

No. Non di nuovo per favore
... dice una vocina lagnosa dentro di sé.

Peter Pettigrew, forse ha appena capito il perché di tutte quelle stranezze. E adesso, non vuole affatto provare ad aprire gli occhi. O lo vuole fare, però non ci riesce, visto che ha la faccia ricoperta di pastosissimo dentifricio alla menta.
E anche qualcosa di non ben definibile e viscido e vivo nelle mutande.
Peter Pettigrew odia James Potter e Sirius Black.


***


“Daaaaaaaaaaaiii, piccolo, piccoooooolo, Pete! Esci dal bagno, per favore!”

Sirius continua ad avere degli attacchi di risa convulse e si rotola a terra, e sembra essere Padfoot quando è in crisi per le pulci ed è in vacanza dai Signori Potter, quindi non c’è neanche Remus che gli appioppi stranissimi intrugli puzzolenti e che il più delle volte lo riducono peggio di quanto in realtà non stia con l’insopportabile prurito per le pulci, ma almeno lui ci prova, invece James, che non ha mai fatto scoppiare o fondere un calderone se non di proposito, e si dice essere il suo migliore amico, non ha mai fatto neanche un tentativo.
Comunque, ora è James ad avere dei seri problemi, e alla vescica, ma Peter è chiuso in bagno da un tempo davvero spropositato e questo fa sembrare Sirius ancora più pulcioso.

“Cazzo Peter, ho bisogno fisicamente del bagno! ...Pads, Dio, dammi una mano!”

“Amico, ahah... ok, ok, la sme-ahahaaaaaha-tto... ahahaaaaaaaaa...”

“Black, sappi che ti ucciderò,” mormora James con aria truce.

“Se non te la fai sotto prima... no, no... sono serio ora, giuro Prongs... senti, se proprio devi, -voglio dire, non puoi mica scoppiare, no?- beh, falla nella pianta, perchè io nel bagno del secondo piano non ti ci porto...” sentenzia Sirius, la testa da una parte, gambe incrociate nel bel mezzo del corridoio, accennando ad un grande vaso nell’angolo.

James lo guarda scettico, e visto che, come dice Remus, sembra non essere dotato di un filtro che passi alla bocca solo i pensieri dicibili, fa “Mica sono un cane, io!”

“Uhm, se hai qualche altra idea... eccetto il bagno al secondo piano, nel quale puoi anche andare da solo, se proprio vuoi...” Sirius sa come vendicarsi.

James lo fissa, smettendo per un momento di saltellare da un piede all’altro. Apre la bocca, poi la richiude stupidamente, perché ovviamente, non altre idee all’infuori del bagno del secondo piano, che possano vagamente essere migliori di quella di pisciare in una pianta.

Guarda un’ultima volta Sirius, e Sirius sa che se gli sguardi potessero uccidere lui ora potrebbe dirsi... mmh... piucchemorto. Sa anche che se Moony non fosse così dannatamente giudizioso da non accompagnarli in bagno alle tre di notte, ora lo avrebbe già corretto e aiutato James nel piuccheammazzarlo con lo sguardo. Eheh.

“Aha,” James emette un piccolo rumore soddisfatto.

“Sembri un orrendo segaiolo perverso,” fa notare Sirius, scansando la frangia dagli occhi.

“E tu un finocchio guardone altrettanto perverso.”

“Cazzo, la nostra storia sta finendo, lo sento siamo in crisi!” comunica Sirius drammaticamente, quattro zampe, sbattendo le palpebre.

“Tesoro, che posso farci, non mi soddisfi più e sono costretto a praticare lo Sfregamento contro una pianta,” replica James con occhi innocenti.

“Oh, no, non pensi ai bambini?”

“Già che ne sarà dei nostri bambini?”

“Che bambin... signor Potter, cosa diavolo sta facendo?”

James sbianca. E sente che le ginocchia stanno per cedere. In ogni caso ha la vaga sensazione che ora sia meglio non provare a rispondere alla domanda appena postagli dall’inquietante professoressa che è appena riuscita a comparire dal nulla, proprio al termine di un’oscena conversazione e nel bel mezzo di una ancor più terrificante Operazione di finto Sfregamento su una Pianta della Scuola.
James ha un tic all’occhio sinistro.

“Oh,” è il verso di disperazione che Sirius riesce emettere. Prega perchè James dica qualcosa che giustifichi il fatto che stava pisciando in una pianta. James non dice nulla.

Il suo sguardo corre da Prongs e il suo tremore incontrollabile, alla faccia sconvolta e arrabbiata per il sonno interrotto della professoressa, fino ad arrivare alle proprie pallide gambe nude coperte dai brividi per il contatto con il freddo marmo del pavimento. Sirius si gratta il mento distrattamente, ponderando la questione. Non sa se la situazione può peggiorare ulteriormente.

Quando intercetta lo sguardo omicida della McGonagall che guizza verso di lui, nei pressi delle mutande, ne inizia a dubitare e si alza goffamente. O la va o la spacca.
Oppure ti spaccherà lei, suggerisce una vocina ragionevole.

“Oh, professoressa McGonagall,” dice Sirius, tentando di coprire la nota di panico nella propria voce usando la melodrammaticità, “quale ineguagliabile bellezza vi contraddistingue, nell’indossare questa magnifica vestaglia!”

La McGonagall si fa scivolare su per il naso il piccolo ponte degli occhiali leggeri, le labbra contratte come se avesse appena mangiato uno di quegli strani ghiaccioqualcosa che sanno di limone, che Albus le continua ad offrire con ammirevole perseveranza.

“Signor Black, ha addosso solamente un paio di mutande e un mantello, e sono esattamente le-” guarda il suo orologio tirandolo fuori da una tasca della vestaglia di tweed scozzese, “tre e un quarto di notte. Si spieghi.”

“Urgh,” è ciò che giunge alle loro orecchie dall’angolo dove James starebbe tentando di... allacciarsi i pantaloni, con scarsi risultati.
Ora Sirius è consapevole del fatto che la situazione poteva peggiorare ulteriormente.

“...Vedete, ecco... vedete... voi, non avete motivo di essere, ehm... gelosa.” La McGonagall fa un gesto di stizza, “Sì, gelosa, di questo essere insignificante, che nemmeno sa allacciarsi la patta,” comincia il ragazzo accennando con disprezzo alla sagoma di Prongs, che sentendosi chiamato in causa, alza lo sguardo terrorizzato annuendo con fervore.

La donna stringe gli occhi, l’allibita incomprensione che le balena sul viso.

“E... avete sentito, no? La nostra storia è giunta al termine ormai. E, ehm, dei bambini non mi interessa. E, io amo solo e solamente voi, luce dei miei occhi e mia insormontabile ragione di vita; perchè vi ostinate in questo modo a calpestare la mia umile richiesta di amore? Così... ehm, così tanta può essere a vostra crudeltà?”

Sirius è davvero in preda alla disperazione. La professoressa lo guarda quasi con compassione attraverso le piccole lenti squadrate.

“Signor Black, cosa crede di fare senza pantaloni e in giro per la scuola a quest’ora?” ripete la McGonagall con crescente sconcerto.

“Ma non è ovvio?” dice speranzoso, sbattendo le ciglia. Anche James sbatte le ciglia. La McGonagall no.

Certo che non lo è.” James, purtroppo, pensa esattamente la stessa cosa.

Stavo accompagnando il mio migliore amico a fare un’allegra pisciatina notturna, ma il bagno è occupato da circa due secoli e mezzo, dal nostro caro ratto, al quale stanotte abbiamo messo il dentifricio su tutta la testa e infilato delle ranocchie nelle mutande mentre dormiva, e allora, ho consigliato a questo mio amico di dare luogo a questa sua allegra pisciatina notturna proprio in quel vaso sul quale ha or ora finito di dimenarsi nell’intento di riallacciarsi i pantaloni che almeno lui ha giudiziosamente infilato prima di uscire dalla sala comune, a differenza del sottoscritto.
Ecco tutto.


Si rende conto che questa sembrerebbe una grossa, enorme, cazzata. In realtà è una grossa ed enorme cazzata. Però è la verità.

Sirius può sentire il panico di James.

“Dio, aspettavo voi. E la vostra folgorante visione in quella vestaglia, mi ha, ehm... mi ha... infiammato le viscere!”

Ora è Sirius ad avere un tic all’occhio. E James ha il buonsenso di trascinarselo di corsa in sala comune, prima che la McGonagall li uccida entrambi, con le grida della professoressa che galleggiano dietro di loro.


***


Lo sguardo della Signora Grassa passa veloce dalla cerniera slacciata dei pantaloni di James, alle mutande di Sirius. Purtroppo, Sirius nota che un sorrisino si sta aprendo sul viso di quello stupido, stupidissimo quadro.

Bazzeccole.” dice James con voce sepolcrale.

“Oh, sì, certo. Dicono tutti così.”

Sirius deve fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non squarciare quel quadro in dodici miliardi di piccoli pezzettini.
Quando troverà Peter che dorme beatamente nel proprio letto, non basteranno tutti gli appelli del mondo. Neanche la minaccia di Remus di tirargli un libro il cui peso è spaventosamente vicino ai 13 kg.

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