"Il discorso è al tempo stesso semplice e complesso, cercate di seguire i miei ragionamenti", aveva cominciato a esporre Hermione, gesticolando come se disegnasse invisibili Sudoku nell'aria.
"Viviamo in un Paese che si dichiara democratico, ma in cui esiste un Ministero che è sconosciuto agli elettori e a buona parte del Governo stesso.
Viviamo in un Paese che si dichiara democratico, ma in cui un qualunque imbecille con un libro usato riesce a prendere voti più alti di me.
Viviamo in un Paese che si dichiara democratico ma in cui esiste uno stato ombra parallelo che non rende conto a nessuno del proprio operato.
Viviamo in un paese che si dichiara democratico, ma intanto Viktor Krum non mi scrive più e ho come l'impressione che la Rowling si sia già dimenticata la promessa di dedicare un capitolo alla mia visita a sorpresa nel suo spogliatoio di Quidditch.
Viviamo in un Paese che si dichiara democratico ma in cui, nascoste come polvere sotto i tappeti, avvengono le più palesi violazioni dei diritti fondamentali.
Viviamo in un paese che si dichiara democratico, vi dico, ma sotto sotto è il solito vecchio fascismo con la faccia ripulita, ecco cos'è".
Hermione era rossa di collera, prese fiato e proseguì. "Voldemort sta cercando di destabilizzare la situazione". "Il pallido e squamoso finocchione via di testa?", intervenne Harry.
"Proprio lui", lo fulminò con lo sguardo Hermione, "Voldemort vuole destabilizzare la situazione ma non si è reso conto di una cosa: sta cercando di uccidere un cadavere. Un cadavere in putrefazione!".
Ron cercò di immaginarsi la scena di Voldemort che infieriva su un cadavere in putrefazione ma rinunciò al primo conato.
"Questa civiltà, così come la conosciamo, è destinata a rimanere vittima della sua decadenza, con o senza la spallata che intende dargli Voldemort".
"Intendi dire", arrischiò Harry che stava provando a seguire i ragionamenti del discorso di Hermione, "che la spallata di Voldemort è una cosa in fondo positiva, perchè smuove le acque e cambia la società?"
"N-no, non ho detto questo, Harry. Voldemort è un nazistoide mentecatto, lo sai benissimo. Sto solo dicendo che non è cercando di tenere in piedi per i capelli il cadavere che lui cerca di sbudellare che facciamo un servizio alla società".
Ron sentì partire, in maniera terribilmente chiara, il secondo conato, che mandò giù con espressione disgustata.
"Possiamo però approfittare della spallata che sta dando al cadavere per unire ogni possibile nostra forza e darne una a nostra volta, una spallata definitiva, che stenda e spiaccichi definitivamente il cadavere e dalle cui viscere possa nascere una civiltà nuova, un'alba rossa di libertà. Non possiamo lasciare che i verminosi intestini di questo nostro Paese si consumino sotto gli attacchi di un branco di cretini incappucciati e di un frustrato rettiloide dall'omosessualità repressa".
Mentre Ron si era dignitosamente allontanato di un paio di passi per vomitare la colazione e l'immagine mentale dei verminosi intestini, Harry domandò, sorpreso: "Voldemort è gay, sul serio?"
Hermione lo guardò, ancora più sorpresa: "Dai, Harry, non dirmi che non te ne sei mai accorto! Lui e Peter Minus...ma è evidentissimo! Il serpente è simbolo fallico di antichissima tradizione, per non parlare di quel machismo esagerato che cerca di sfoggiare... e poi non l'hai detto tu stesso che quando vi siete incontrati alla fine del Torneo Tremaghi ti ha toccato?"
"Sì, ma non credo che...cioè, mi ha appoggiato un dito sulla cicatrice...Io... insomma, cosa hai in mente di fare?"
"La rivoluzione, Harry.
E' tempo di far sentire alta la voce di chi fino ad ora ha dovuto subire in silenzio e passivamente le ingiuste decisioni del potere.
E' tempo di sollevare gli elfi domestici e dichiarare guerra alle ingiustizie. Harry!" si alzò in piedi e puntando la bacchetta al cielo e con lo sguardo di fuoco continuò: "...e Ron. Oggi daremo inizio alla lotta per una nuova era di pace e libertà per tutti".
Ron guardò sconsolato Harry, che con gli occhi lucidi si era alzato in piedi e aveva steso un braccio dicendo: "Per la libertà, compagni".
Hermione, con un sorriso così splendente come può avere solo la figlia di due dentisti, appoggiò la mano sulla sua e disse anche lei: "Per la libertà, compagni".
Ron, consapevole che in ogni caso non aveva alternative, senza capire bene quel che si era detto fino ad allora, si alzò in piedi, appoggiò lentamente la sua mano su quella di Hermione e disse: "Per la libertà, dei ragni".

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