Harry non aveva mai visto un'alba simile, sul lago di Hogwarts.
Il sole, che si apprestava a sorgere dietro la Foresta Proibita, incendiava la superficie del lago con riflessi poeticamente, meravigliosamente, inequivocabilmente rossi.
Al suo fianco c'era la sua compagna di tante avventure, Hermione Granger, che osservava l'astro sorgente con sguardo rapito.
"Ti starai chiedendo come mai ho chiesto di vederti proprio qui, all'alba, dove nessuno ci potesse sentire..." disse lei.
Harry sobbalzò, come risvegliandosi da un sonno profondo. Probabilmente, visto quanto poco aveva dormito, si era addormentato sul serio. "Ti prego", pensò subito, "fa che non sia l'ennesima stupidissima e dolcissima fanfiction in cui mi metto insieme ad Hermione...".
"Il sole a quest'ora ci inonda dei primi raggi di luce, i più preziosi della giornata, che ci sciolgono dal tenero abbraccio delle tenebre della notte", proseguì lei.
"Sì, ne ho sentito parlare", le rispose Harry imbarazzato, che non sapeva evidentemente cosa dire, ma lei lo ignorò e proseguì.
"L'alba, quest'alba rossa... è stato durante un'alba come questa che ho pensato che in fondo a me sentivo che le cose avrebbero potuto cambiare, che ci stavamo impedendo di essere davvero felici..."
Lo sguardo di Hermione era puntato ipnoticamente al di là del lago, della Foresta Proibita, di Hogwarts e di ogni possibilità di essere interpretato, ma Harry sentiva che da un momento all'altro si sarebbe girata verso di lui e socchiudendo le labbra gli avrebbe sussurrato: "Baciami, Harry, e vediamo se un bacio è davvero meglio della lettura di un paio di paginette di 'Historia delle maximae incantationi inutili et dannose' prima di dormire..."
Harry si era preparato a lungo a quel momento.
Aveva fatto anche delle prove del discorso da farle dopo il lungo e morbido bacio che si sarebbero dati.
All'inizio aveva pensato di farlo davanti a Mirtilla Malcontenta, ma lei continuava a piangere e ad urlare: "Nessuno mi ha mai detto cose così belle, a me! A me dicevano tutti che ero brutta e quattr'occhi! Buaaahh!" e quindi aveva proseguito da solo davanti ad uno specchio, e tutto era andato meglio in quanto era bastato ignorare le smorfie che faceva la sua immagine riflessa alle parole 'amore', 'sentimento', 'come un barile di burrobirra bevuto troppo in fretta e a stomaco vuoto', e altre mielose locuzioni.
In quel momento, tanto intenso che anche il sole si era fermato per un attimo prima di spuntare del tutto da sopra le chiome degli alberi per spiare se finalmente si sarebbero baciati oppure no, sbucò fuori di corsa Ron Weasley, che arrivava trafelato dalla scuola.
"Scusa, Hermione, eccomi q...ehi!!"
Harry ed Hermione si voltarono insieme verso Ron, che li fissava con uno sguardo che non sarebbe stato meno sconvolto se davanti ai suoi occhi avesse avuto la McGranitt che si accoppiava con un gigantesco gorilla.
Harry distolse subito lo sguardo, con la fastidiosa sensazione di essere diventato non meno rosso dell'alba di Hermione, mentre quest'ultima sorrise e disse: "Finalmente Ron, ti stavo aspettando"
Ron, pietrificato sul posto, non riusciva a parlare: "Ma...tu...mi avevi detto che volevi incontrarmi a-all'alba...che non volevi ci sentisse nessuno...Io..."
Anche se adesso cercava di nasconderlo, era assolutamente evidente che il ritardo era dovuto al tentativo di pettinarsi, profumarsi e vestirsi, compatibilmente con il suo guardaroba non certo all'ultima moda, in modo almeno decente.
Il cervello di Harry, già messo a dura prova da anni di sforzi e avventure, fece un impercettibile 'tlic' e gettò la spugna dei ragionamenti.
"L'alba rossa è simbolo della libertà che nasce", disse Hermione, e si alzò a prendere Ron per mano e ad accompagnarlo di fianco ad Harry, che di colpo saltò in piedi e con un tono di voce che voleva apparire il più fermo possibile ma che tradiva una scomposta tempesta interiore disse: "Il triangolo no, non l'avevo considerato!" (nella sua testa, e solo nella sua testa, si disse anche: "d'accordo ci proverò, la geometria non è un reato...").
"In fondo è vero, siamo stati un terzetto molto unito fin dall'inizio della prima" proseguì Harry, "ma in questo modo rischiamo di buttare all'aria tutti i nostri equilibri, sai benissimo di piacere un sacco sia a me che a Ron, e nell'alba rossa che profuma di libertà ti ringraziamo della tua generosa e apprezzabile disponibilità a non scontentare nessuno, però potevi dircelo prima che... ecco... anche psicologicamente voglio dire...io...Ron..."
Ron, che sembrò risvegliarsi da un Petrificus Totalus, mise in atto una vecchia strategia di sopravvivenza e si finse morto.
Hermione li guardò con gli occhi sgranati, poi con un gesto della mano spazzò via ogni discorso e con uno sguardo che non lasciava presagire nulla di buono disse: "Vi informo che non avete capito un accidente. Se sentite la mancanza di intrighi sentimentali, triangoli e pozioni d'amore, leggetevi Strega Moderna o una delle mille fanfiction sul tema. Qui si parla di questioni serie, è in gioco la libertà, la democrazia, e i diritti di tutte le creature del mondo magico".
Harry si lasciò cadere a terra a peso morto, come se volesse sperimentare coi suoi occhi la validità della legge di gravità.
Si riprese subito e cercando di non pensare a quello che aveva detto un attimo prima, conscio che avrebbe avuto molti momenti migliori per pentirsene, cercò di recuperare dicendo: "Hai ragione, Hermione, scusa, è più importante che pensiamo a come sconfiggere Voldemort, ora".
"Voldemort?", rispose Hermione, "Il pallido e squamoso finocchione via di testa? Dai, Harry, non dirmi che ti interessa veramente quell'imbecille... Lasciamolo a quella traditrice della Rowling..."
"Ehi, che ti ha fatto la Rowling?", spuntò fuori Ron, che evidentemente non era morto per davvero. "Lei è...è a posto".
Ron nutriva molta stima per J.K. Rowling da quando era riuscito a convincerla, dopo cinque libri, a scrivere un po' di scene in cui lui pastrugnava con una ragazza. Inizialmente si era dovuto far spiegare cosa volesse dire "pastrugnare", perché era una parola che in vita sua non aveva mai sentito, ma dopo poche righe si era accorto che gli piaceva un sacco.
Si era trattato, a dir la verità, di un compromesso tra la Rowling che avrebbe voluto riservare alla sessualità di Ron un capitoletto nel settimo libro in cui Harry scopre sotto il materasso dell'amico una copia di 'Bacchette Bollenti' e lo prende in giro per parecchie pagine, e il desiderio di Ron che avrebbe voluto invece cospargere l'azione di focose studentesse che dopo ogni sua azione più che dignitosa a Quidditch gli si lanciavano lussuriosamente addosso strappandosi i vestiti e implorando favori sessuali, ampiamente concessi e minuziosamente descritti.
Il compromesso, considerando la forza contrattuale della penna della Rowling, era stato tutto sommato più che dignitoso.
"La Rowling non tiene in debito conto il C.R.E.P.A.", sentenziò Hermione.
"Andiamo, Ron, questa mattina abbiamo quell'importante allenamento di Quidditch che ben ricorderai" disse seriamente Harry, sollevandosi in piedi.
"Certo Harry, ricordo benissimo quell'allenamento di Quidditch proprio importante. Hai ragione".
Ron, se possibile, aveva un'espressione ancora più seria di Harry.
"Scusaci Hermione", disse Harry con un'espressione che ora voleva apparire costernata ma che assomigliava più ad una preoccupante costipazione, "ma tra cinque mesi abbiamo un'importante amichevole. Per non parlare dei compiti di Pozioni. E del fatto che non ci son più le mezze stagioni, è una situazione intollerabile. Scusaci davvero".
Si erano già allontanati di diversi passi quando una luce magica alle loro spalle li investì e sentirono Hermione gridare: "Accio Deficienti!", e una forza invisibile li riportò da Hermione, che li aspettava con la bacchetta estratta e uno sguardo ben più incendiato dell'alba che li aveva accolti in riva al lago.
"E adesso ascoltatemi per davvero, razza di infantili babbuini infoiati".
Non c'era dubbio, era proprio la loro cara amica e compagna Hermione Granger.

Posta una recensione

Devi fare il login (registrati) per recensire.