Note alla storia

E' la storia di come Draco e Asteria si siano conosciuti ed innamorati, ma fanno loro da sfondo le vite intricate di altri personaggi, gli intrighi dell'alta società, i rapporti tra famiglie potenti, ricche e snob.
La storia prende il nome del circolo per purosangue: la Serpe Argentata, dove tra una festa danzante ed un tè, prendono vita complotti, antichi rituali, e scomode verità...

Note al capitolo

Entrate nel piccolo cancello Argento del circolo della Serpe Argentata, lasciatevi cullare dalle calde atmosfere della piccola sala da tè "Argento", gustatevi tè e pasticcini...ma attenti al vostro tè: potrebbe essere avvelenato.
A Londra, il solito pomeriggio piovoso innaffiava le teste dei rassegnati babbani inglesi, che subivano le intemperie come se contribuissero a marchiare indelebilmente la loro identità.
Tra le persone banalmente agghindate nei loro abiti da lavoro o scuola, e gli ombrelli su cui rimbalzavano pesanti gocce di pioggia, spiccava un'inquietante figura incappucciata, che con fare deciso si muoveva tra la folla.
Sembrava non curarsi delle occhiate furtive di quei babbani affaccendati,che sicuramente scambiavano il suo lucido e lugubre mantello di pelle di drago per il travestimento gotico di un’amante della musica metal.
Notando come la pioggia scivolasse sul mantello senza problemi, si ritrovò a pensare di aver speso bene quei duecento galeoni da madam Malkins.
Già le sembrava che Charing Cross Road non finisse mai, quando finalmente si trovò davanti ad un piccolo e sordido pub, che sorgeva tra un negozio di dischi e una libreria; i babbani non potevano vederlo. I loro sguardi non indugiavano mai sull'insegna del "Paiolo magico", che era stato reso invisibile ai loro occhi dagli incantesimi della fondatrice, Daisy Dodderige.
Quindi nel momento stesso in cui la figura incappucciata varcò quella soglia nessuno badò più a lei o allo strano mantello viola scuro che aveva svolazzato per le vie di Londra.
Il Pub era una sorta di porta tra i due mondi, quello normale babbano e quello di maghi e streghe, tanto sfavillante quanto oscuro.
Al Ministero della Magia era da anni che si discuteva riguardo l'eliminazione del decreto di segretezza, il che avrebbe comportato l'integrazione di entrambe le realtà, che alcuni ritenevano auspicabile, dopo le tragedie avvenute durante il ritorno dell'Oscuro Signore; ma i maghi purosangue possedevano ancora troppa influenza per lasciar passare quel provvedimento, anche se nascondevano il loro fanatico purismo temendo la silenziosa minaccia di Azkaban.
D'altra parte anche le famiglie meno nobili e abbienti, memori dei roghi medioevali, erano fermamente contrarie all'integrazione tra Babbani e maghi.
Una volta entrata, si diresse senza guardarsi attorno verso l'uscita sul retro del locale; essendo un habituè del posto e del mondo magico non badò ai bicchieri di birra che appena vuoti si riempivano da soli per poi finire puliti nella credenza una volta che il cliente se n'era andato né alle teiere d'acciaio volanti che offrivano un caldo ristoro a tutte le ore del giorno e della notte, versando fumante liquido ambrato nelle tazze degli avventori.
Tom, il gestore del pub, la fissò per qualche istante, poi quando vide che si stava recando sul retro capì che non si trattava di un cliente ma di una persona diretta a Diagon Alley per fare spese.
Ma lì si sbagliava.
Colpendo nel punto giusto il muro del retro, che a dirla tutta non aveva niente di speciale a meno che non si trovino speciali bidoni della spazzatura e gattacci randagi che si litigano gli avanzi, tra i mattoni si apriva una breccia, che dava direttamente sulla strada per acquisti più variopinta di tutta la Gran Bretagna con la sola esclusione di Hogsmeade. Nonostante la pioggia frotte di bambini vocianti e di ragazzotti prestanti si affollavano davanti alla vetrina di "tutto per il quidditch", o si ingozzavano di gelato nel negozio che per volere dei figli portava ancora il nome di Florian Fortebraccio, rapito dai Mangiamorte e mai più ritrovato; o si sfidavano a chi arrivava più vicino al limite di Knockturn Alley, la zona più malfamata e oscura della Londra magica.
La persona, sempre celata dietro al cappuccio, camminava in mezzo quella folla vociante, mentre i bambini la guardavano atterriti: sapeva che il suo mantello ricordava quello tristemente noto per essere appartenuto alla divisa dei Mangiamorte, ma non era una di loro, anzi le loro insulsaggini sul sangue puro non l'avevano mai colpita come manifestazione di vera potenza magica. Erano solo un branco di fanatici del loro sangue, guidati da un Mezzosangue ossessionato dalla sua condizione di perenne inferiorità.
Arrivata alla Gringott, la banca dei maghi, l'ammantata figura girò a sinistra, dove i bambini che poco prima giocavano ad avvicinarsi a Knockturn Alley, scapparono impauriti vedendola avvicinarsi senza alcun timore all'entrata mefitica e terrificante di quella strada per maghi oscuri, proprio come aveva fatto Tom Orvoloson Riddle molti anni prima.
Entrati in Nockturn Alley, il paesaggio cambiava all'istante: la strada diventava silenziosa a parte i mormorii inquietanti che provenivano da ogni angolo, e i colori si fondevano in una tonalità di grigio violaceo che certo non ispirava gioia.
Una strega cercava di vendere organi putrefatti di serpente spacciandoli per merce freschissima, sulla porta del suo negozio un mago dall'aria poco rassicurante, magro e dagli occhi infossati, puliva un coltello grondante liquido nerastro sulla propria tunica, sorridendo in maniera inquietante ai probabili clienti che si avvicinavano.
L'odore che impregnava l'aria era tra il sangue rappreso e la fogna a cielo aperto e poiché non aveva ancora smesso di piovere, l'acqua che cadeva formava una melma indefinita che faceva scivolare i piedi.
Percorrendo quella lugubre e stretta strada si trovò di fronte ad un grande negozio dalle vetrine tanto nere da sembrare sporche di fuliggine, la cui insegna in oro scrostato recitava: Borgin e Burke.
Spinse la porta e i miasmi cessarono lasciando spazio ad un odore come di mandorle,che ricordava l'arsenico. Sua nonna le aveva insegnato a riconoscere quel particolare aroma, poiché aveva il sacrosanto terrore che qualcuno l'avvelenasse, una pratica molto utilizzata in passato tra i purosangue per agguantare un'eredità o riuscire a sposare la moglie o il marito di altri.
Osservò le teste essicate, i teschi sottovetro, i veleni. Una voce rauca e profonda la sorprese alle spalle.
"E tu chi sei e cosa cavolo vuoi?" sbraitò un vecchio mago dall'aria burbera.
Senza scomporsi abbassò il cappuccio e si rivelò essere una giovane strega dai lunghi capelli castano scuro e gli occhi neri.
Guardò l'uomo nei suoi acquosi occhi da vecchio e sorrise dicendo in tono divertito: "Non sei gentile, Borgin."
"Signorina Asteria Greengrass, quale onore e piacere! Mi scusi, sono solo un vecchio sciocco e non l'avevo riconosciuta."
Il tono di Borgin era servile ma Asteria non si fidava di lui, così come in effetti non si fidava di nessuno, ma ancor meno di chi era troppo servile, un'altra cosa, questa, che nonna Calypso le aveva insegnato.
"Sono arrivate le cose che avevo ordinato, Borgin?"
Il tono era distratto, come se non avesse attraversato tutta Londra per procurarsi quella mercanzia oscura.
Si capiva che l'uomo era felice di ricevere del denaro: dopo le leggi contro la magia oscura, la sua attività commerciale non doveva di certo essere delle più fiorenti.
"Oh certo, certo Milady, la maschera di giada per vedere gli spiriti dei defunti, i pugnali sacrificali di platino e avorio marocchini e il veleno Greco di manticora. In tutto sono novecento galeoni"
Borgin accuratamente sistemò gli oggetti impacchettati in un bel baule d'ebano.
La ragazza l'afferrò e lanciò sul bancone di Borgin un sacchetto contenente mille galeoni: aveva imparato da suo padre a tenersi buoni i commercianti, così c'eran più probabilità di avere l'esclusiva su merce rara e preziosa.
"Praticare le arti oscure di questi tempi è sempre più difficile, dannato defunto Lord Voldemort, grazie a lui e ai suoi Mangiamorte ormai i controlli sono diventati a dir poco insostenibili."
Il vecchio annuì gravemente, aprì il sacchetto e con occhio avido di chi non vede monete d'oro così tante e tutte insieme da una vita gracchiò un "Grazie Mylady, grazie..."
Una volta che fu uscita dal negozio con ancora l'eco dei ringraziamenti di Borgin dietro le spalle e che ebbe lasciato Nockturn Alley, Asteria guardò l'orologio a cipolla che teneva nel taschino del gilet: erano ormai le quattro e venti ed era in ritardo per il tè.
Optò per una soluzione rapida della faccenda. Doveva andare a Mayfair e non aveva tempo di usare i mezzi babbani, quindi si smaterializzò in Bruton Street, all'incrocio con Bond Street, dove tra due alti palazzi vittoriani si ergeva un vecchio e fatiscente palazzo che nessun babbano poteva dire di aver mai visto.
Possedeva infatti lo stesso meccanismo delle case londinesi dei ricchi maghi purosangue: reso indisegnabile dai babbani tramite un incantesimo di dissimulazione, si gonfiava tra i due palazzi circostanti senza che essi se ne accorgessero.
Bastava toccare tre volte un piccolo pilastro di ferro sul marciapiede, sul pomolo d'ottone del quale era incisa una piccola serpe argentata, e il palazzo si Materializzava,con un cancello d'argento a segnare l'ingresso al piccolo giardino esterno.
L'edificio non era di foggia Georgiana come le altre case, ma era un immenso palazzo lussuoso, con un ampio ingresso che lo rendeva più simile ad un grand hotel che ad una casa.
il personale del club era formato da maghi e streghe, maestri nell'arte di rendere ai ricchi maghi purosangue il soggiorno perfetto in ogni circostanza.
Alle loro dipendenze uno stuolo di elfi domestici faceva " il lavoro sporco", tenendo pulite le piscine, tosati i campi da quidditch, i camini accesi e ogni cosa in perfetto ordine.
"Signorina Asteria Greengrass benvenuta, sua madre l'aspetta nella sala da tè Argento" Asteria seguì la strega governante senza fiatare. Alla "Serpe Argentata" bisognava sempre vestire eleganti, perciò ogni famiglia vi conservava, in appositi locali , un piccolo assortimento di abiti adatti ad ogni evenienza mondana.
Gli spogliatoi erano piccole stanze rotonde poste nel seminterrato, luminose grazie ad incantesimi che riproducevano sempre un sole leggero e pomeridiano.
Una volta entrata nel suo Asteria aprì l'armadio: trovandovi su di una stampella una lettera che prese vita appena l'ebbe in mano.
"Asteria cara per il tè delle cinque vorrei immensamente che tu mettessi quest'abito."
L'abito in questione era splendido e ovviamente perfetto per il tè delle cinque, di colori appena accennati come il rosa tenue ed il violetto, si allacciava sotto il seno con una deliziosa fusciacca di seta; Asteria si tolse gli abiti comuni e comparve Twilly, la sua elfa domestica.
"La padrona Tamora mi ha mandato per aiutarla, Milady".
Prese gli abiti e con una magia li asciugò, piegò e mise a posto, poi con un altro dei suoi incantesimi la fece trovare vestita, truccata e pettinata in men che non si dica.
"Grazie Twilly senza di te sarei persa".
Lo pensava davvero: la sua elfa l'accudiva dalla più tenera età , e riusciva sempre con abili trucchi a salvarla dal giudizio della terribile Tamora Greengrass, facendola trovare sempre in ordine per ogni occasione, pulita anche quando aveva passato il pomeriggio a rotolarsi nel fango, o a cavallo o a picchiarsi con suo fratello Narses.
Salì le scale seguendo Twilly, che la condusse nalla sala "Argento" situata esattamente al centro del parco sotto un gigantesco Gazebo,chiuso come una sorta di veranda ottagonale.
Asteria camminava per raggiungere l'ingresso. All'esterno, seguivano, nell'ordine,i gazebi per i pranzi e le colazioni all'aperto, un campo da quidditch per permettere agli appassionati di giocare ( in fondo per i maghi era lo sport per eccellenza così come il calcio per i babbani), il campo da golf e altre attrezzature ancora.
Poi c'erano il lago per le regate e le gite romantiche in barca, dove in estate si nuotava: insomma la Serpe Argentata era un paradiso per il cuore e per gli occhi.
Il club era recentemente stato obbligato ad aprire le sue prestigiose sale a persone non solo Purosangue, grazie al nuovo ministro della magia Kingsley Shacklebot e ad Hermione Weasley, la giovane e rampante recluta del dipartimento per l'applicazione della legge magica.
In ogni modo i pochi nuovi arrivati venivano trattati con gentilezza, sì, ma con altrettanta freddezza dai membri anziani che erano più restii alle innovazioni, quando non legati ad idee reazionarie.
Asteria guardava Twilly, vestita di tutto punto e austera nel suo camice inamidato e la sua crestina candida: era per ordine del ministero se gli elfi domestici erano diventati domestici stipendiati, perché la schiavitù delle creature magiche era stata abolita e non era più consentito considerarli inferiori.
Questa era un’altra delle cose che aveva fatto imbestialire le famiglia antiche: la nuova politica tendeva ad uguagliare persone ed esseri senza privilegio di razza o di sangue, e questo non era tollerato dagli anziani conservatori.
Asteria non aveva problemi in proposito, a dirla tutta c'erano poche cose che riuscivano ad interessarla o tantomeno a sconvolgerla e la fine dei privilegi di sangue o il dover pagare un elfo domestico non ne facevano parte.
Sua madre ed i suoi nonni invece erano insopportabili in quel periodo, poiché vivevano ogni nuova legge come un affronto al proprio status di sangue puro.
Talvolta si chiedeva che cosa sarebbe successo se si fosse fidanzata con un mezzo sangue o peggio con un nato babbano: sua nonna non sarebbe morta istantaneamente d'infarto?
Quando la notizia dell'apertura delle porte del circolo ai non puri di sangue era giunta alle orecchie dei più antichi membri del club, non si erano sentite urla di scontento per un motivo solo: le streghe aristocratiche dell'alta società preferivano irrigidire la propria espressione in un ghigno beffardo piuttosto che gridare volgarmente.
Si accedeva alla sala da tè mediante una piccola e preziosa porticina d' argento che sembrava incastonata tra due colonne di marmo bianco finemente lavorato; era adorna di smeraldi e ametiste e aveva una minuscola, graziosa maniglia di madreperla, che riluceva e pareva una conchiglia.
Chi l'avrebbe mai detto che in quella stanzetta delicata e piacevole, quasi da casa delle bambole, si prendessero di continuo decisioni importanti riguardanti gran parte dei maghi del Wizengamot, tutti o quasi membri ufficiali della Serpe Argentata?
In quella stanza ottagonale e luminosissima, maghi e streghe si rifocillavano alle cinque spaccate del pomeriggio: era un rito a cui non si poteva rinunciare, erano sempre britannici dopo tutto.
Là dentro tutto era caldo e accogliente ma al contempo elegante, e un profumo di infusi fiori e dolciumi si levava soave nell'aria.
Asteria era tentata di occupare un tavolo distante da quello della madre e delle sue amiche ma sapeva che sfuggirle era a dir poco impossibile.
Il massimo del piacere per lei era bere un buon tè e mangiare un sacco di pasticcini e salatini vari, gustandosi nel frattempo un ottimo trattato di magia nera.
Per una strega interessata solo o quasi alla magia oscura, quei piccoli rituali mondani, con "il gotha delle pettegole Purosangue" non rivestivano la minima attrattiva.
E altra circostanza fin troppo vera, Asteria non si sentiva a suo agio in mezzo a tutto quello sfavillio, mentre era affascinata dagli antichi riti, con i loro sacrifici di sangue e la promessa di svelare i misteri che la morte celava.
Le bastò un'occhiata veloce per riconoscere i visi delle donne sedute al tavolo con sua madre: Medea Zabini, Narcissa Malfoy e Charlotte Parkinson, tutte corredate dai rispettivi pargoli.
Bevevano il tè, con l'aria di chi avesse perennemente un olezzo di Troll sotto le proprie narici. Parlavano del nuovo Ministro della Magia e delle recenti leggi, tutte volte a favorire i figli dei Babbani e a cancellare i privilegi del sangue puro.
Draco stava facendo uno dei suoi monologhi e quella scema di Pansy Parkinson lo guardava con i cuoricini negli occhi.
"Siamo Purosangue, la Serpe Argentata è il nostro ambiente, non è possibile che Shacklebot ci imponga la compagnia poco gradita di persone con alberi genealogici misti o addirittura inesistenti. Siamo nobili famiglie, non possiamo mescolarci, almeno non qui dentro, solo perché qualche pezzente ha fatto carriera perché amico del Ministro!"
La madre guardò Asteria osservando attentamente come si era preparata per il tè: trovandola, grazie a Twilly, ineccepibile, si limitò ad un commento laconico ed annoiato in puro stile Tamora.
"Sei in ritardo per il tè, Asteria cara".
Lo faceva apposta, di arrivare in ritardo: il medico della mente babbano, Sigmund Freud, l'avrebbe chiamata, appunto, una cosa Freudiana. Arrivare in un luogo in ritardo perché in realtà non ci vorresti andare per niente.
"Scusami mamma, dovevo fare delle commissioni per papà"
Twilly le spostò la sedia e Asteria si accomodò a tavola, dove le venne versato il suo consueto Imperial Earl Grey, dal forte e intenso sapore di bergamotto, che era in assoluto il suo tè preferito: almeno una piccola consolazione in quel luogo prodigo di megere, di pasticcini e di complotti.
Sua sorella Daphne,splendida nel suo abito da tè color pesca, sogghignò e con aria di sufficienza le rivolse la parola.
"Sei giunta appena in tempo per prendere parte ad un'interessantissima discussione, se sia giusto o meno aprire le porte del nostro benamato club a chi non gode di un albero genealogico più che rispettabile..."
Asteria alzando gli occhi al cielo sorrise con malcelata ironia alla sorella, pensando che era una discussione inutile e noiosa, come, del resto, quasi tutte quelle tenute in sala da tè.
Nel frattempo gli altri la scrutavano tutti in attesa di chissà quale risposta chiarificatrice.
"Beh, credo che sia un modo per controllarci, a causa di voi sapete chi... e voi dovreste saperlo meglio di me", rispose guardando Draco che, per qualche istante, si grattò l'avambraccio. Asteria si chiese se per caso si potesse trattare del marchio nero.
Non le interessavano i Mangiamorte ma non poteva negare che nutriva, come tutti, una sorta di attrazione e repulsione per la storia di Voldemort:un cattivo doveva essere anche affascinante, altrimenti che gusto c'era?
"Quel Kingsley Shacklebot sta esagerando, il sangue puro dev'essere considerato,si sa che averlo è un privilegio! E credo che tu, Asteria, abbia perfettamente ragione: ci vogliono controllare."
Narcissa aveva parlato tutta impettita nel suo abito verde pallido; nonostante alcuni segni dell'età cominciassero a vedersi, era sempre molto bella, forse l'unica donna che riusciva a portare un verde del genere senza sembrare malata.
"L'avete sentita l'ultima notizia? Dolores Umbridge, è stata arrestata con l'accusa di crimini contro i figli dei babbani. Ma andando avanti così dove si andrà a finire?"
Charlotte Parkinson, parlava con malcelato disgusto a bassa voce. Era terribilmente identica alla figlia, pensava Asteria, un viso da carlino con lisci capelli neri, magra senza un briciolo di curve per poterla definire donna, sembrava di più una Nimbus con la parrucca che una strega.
"Cara, bisogna sorridere e nascondere il malcontento. Nonostante tutto sappiamo dell'importanza del nostro sangue non occorre che qualcuno cerchi di convincerci del contrario, lasciamo loro la pia illusione che le loro stupide leggi ci riguardino da vicino, nessuna delle mie figlie non sposerà mai un nato Babbano. Questo è sicuro."
Tamora Greengrass sapeva dire delle cose davvero tremende in un tono talmente faceto da farle sembrare una favoletta della buonanotte.
Charlotte Parkisnon cominciò a gracchiare fastidiosamente, innervosendo Asteria che cercava disperatamente di godersi i suoi pasticcini senza farseli andare di traverso.
"Lo sapete chi è entrato nel nostro circolo, no, non giratevi signore vi prego... Molly Weasley e famiglia, per i servizi resi alla Gran Bretagna e allo statuto magico, ha detto il nostro amato presidente del circolo, ma è uno scandalo... Senza contare la moglie di suo figlio! Una nata Babbana, ma dove finiremo, dove!"
Le signore annuirono, e con l' espressione di chi guarda un brufolo enorme la mattina sulla propria preziosa pelle di Purosangue, scrutarono il tavolo dove Molly Weasley insieme a sua figlia e a sua nuora stava prendendo il tè.
Mrs Weasley era seduta ad un tavolo poco lontano da loro, ma nessuno le rivolgeva la parola. Delle volte Asteria aveva parlato con loro e nella sua testa pensava di invitarle per il tè, giusto per indispettire quelle vecchie befane e divertirsi un po'. Sarebbe stato interessante vedere un testa a testa tra sua madre e la signora Weasley.
"Asteria cara, quasi mi dimenticavo di dirtelo, oggi con le signore della Serpe Argentata si discuteva sul ballo di beneficenza per le vittime dell'ultima guerra magica, e partecipano tutte le figlie di Avalon,la nostra amata associazione. Tu e Daphne parteciperete ovviamente, in quanto figlie della presidentessa..."
Asteria, colta dall'orrore di dover ballare, esposta a tutta l'alta società magica, si affrettò a inventare una scusa banale.
"Mamma perdonami, non credo proprio di avere un cavaliere..."
Per trenta secondi il suo pensiero andò a Chris Montague, prima di ricordare a se stessa che lui non era interessato a lei, ma la considerava soltanto un' ennesima conquista.
"Asteria, un cavaliere lo potresti anche trovare... se la smettessi di correre dietro a Montague."
Esclamò Daphne con tono di rimprovero. Asteria arrossì di colpo e sua madre la scrutò dall'alto in basso. La ragazza era sempre riuscita a nascondere ai suoi la sua vita privata, poiché non sopportava che sua madre o suo padre venissero a conoscenza di quello che faceva e con chi lo faceva.
Draco fece una smorfia strana e una risatina ironica. Era un amico di Chris e sicuramente si erano fatti delle grasse risate alle sue spalle, pensò tristemente la ragazza.
Asteria non sapeva più da che parte guardare, si sentiva il viso in fiamme, e il coltello per spalmare il burro l'avrebbe fatto volentieri finire nella carotide di sua sorella, o meglio di Malfoy, visto che non la smetteva di fissarla con il suo tipico sguardo canzonatorio e odioso.
"Tra me e Montague non c'è nulla, mamma. io non credo che avrò un cavaliere per il ballo, ma non è importante."
Tamora Greengrass si alzò in piedi e guardò negli occhi la figlia con una sorta di fredda rabbia silenziosa che rendeva infuocato il suo sguardo.
"Tu, Asteria Morgana Greengrass, parteciperai al ballo ci siamo capite? A costo di trovarti io stessa un cavaliere."
Asteria abbassò lo sguardo sulle ginocchia,sentendosi intrappolata; trattenne uno sbuffo di rabbia solo perché non voleva ingigantire la cosa: avrebbe chiesto ad un cugino di accompagnarla.
Avrebbe fatto la figura della povera perdente, ma poco le importava.
Sua madre ce l'aveva già l'erede perfetta, ma ovviamente una figlia meravigliosa a Tamora Greengrass non bastava.
"Certo mamma come vuoi."
Non c'era tono di resa nella voce di Asteria, solo una rabbia repressa e rassegnata, poiché sapeva che in ogni caso protestare sarebbe stata inutile: sua madre vinceva in ogni caso.
Charlotte Parkinson cinguettava all'orecchio di Narcissa Malfoy che non ascoltava, ma si limitava ad assumere un volto annoiato. Tutti sapevano dell'odio profondo che la donna provava per la sua futura consuocera, che anzi era motivo di divertimento per le streghe del circolo delle Serpe Argentata.
"Cissy cara, i nostri ragazzi si dovrebbero sposare nello Yorkshire in primavera quando i fiori sono appena sbocciati, l'arietta è fresca e l'aria profuma di rinascita non ti pare?"
Narcissa Malfoy, al solo pensiero che Draco sposasse Pansy Parkinson venne un'orticaria fulminante dalla cima dei capelli alla punta dei piedi. Strinse gli occhi come due fessure e fissò Charlotte con aria crudele.
"Sono giovani per sposarsi." tagliò corto.
Charlotte era odiosa, immensamente pettegola e alquanto perfida, ma non era stupida. Capì in quell'istante dopo quattro anni in cui aveva cercato di far cadere sull'argomento Narcissa e Lucius, che quel matrimonio non ci sarebbe mai stato.
"Giudichi mia figlia non adatta al tuo prezioso figlio forse, Cissy cara?"
Narcissa si alzò e guardando la donna nei suoi piccoli occhietti infossati le rispose fredda:
"Ma no, Charlotte cara, non intendevo dire questo, volevo solo dire che sono giovani tutto qui, hanno una vita davanti, e i giovani cambiano idea di continuo, credimi."
"Ho capito perfettamente cosa stai dicendo, Cissy cara, non trattarmi da stupida perché non lo sono. Andiamo Pansy, si è fatto tardi, dobbiamo tornare a casa."
"Ma madre io voglio restare, non ho ancora finito il mio tè"
La fidanzata di Draco guardava con aria interrogativa la madre, e non capiva il perché di tanta fretta...
"Ti ho detto Pansy di alzarti veloce” strattonò la figlia facendola alzare da tavola in maniera brusca “Questa storia, cara Cissy, non finisce qui, e se la questione matrimonio verrà trattata ancora con così tanta superficialità, mi vedrò costretta a ritirare il permesso a tuo figlio di sposare mia figlia, magari per un pretendete con una fama diciamo, più limpida di quella della vostra famiglia. E ora, vogliate scusarci."
Pansy all'inizio aveva guardato non solo la madre, ma anche Draco con aria perplessa, sperando forse che intervenisse per dire che in realtà lui l'amava e che perciò l'avrebbe sposata.
Ma in cuor suo sapeva che Draco non voleva sposarla.
Se n'era accorta da tempo, ma per il troppo amore che la legava a lui aveva sopportato i suoi tradimenti e il suo brutto carattere; gli aveva reso tutto facile, senza mai contraddirlo una volta e senza fiatare, fingendo di non accorgersi di nulla.
Aveva sperato che in questo modo lui l'avrebbe amata, ma ovviamente non era stato così, e vederlo osservare il litigio senza aver fatto una piega con la sua solita espressione tra l'indolente e il sornione, l'aveva distrutta.
Si lasciò guidare dalla madre, inerte e pallida in viso, con le mani che le tremavano.
Le altre signore ricominciarono a chiacchierare del più e del meno, come se nulla fosse successo, finendo di gustarsi il loro tè. Asteria,che osservava le loro espressioni tranquille e beate, rabbrividì: era sempre stato nei loro piani far fuori Charlotte Parkinson?
Nei piani di Narcissa Malfoy di sicuro, mentre Draco era rimasto lì, con l'evidente espressione di uno a cui non importa nulla.
"Cari, finite il tè da soli con calma, io Medea e Cissy ci ritiriamo in salotto, per un po' di lettura e chiacchiere da signore che di certo non interesseranno dei giovani maghi come voi".
Il tono mellifluo di Tamora Greengrass faceva venire la pelle d'oca, ma il modo in cui sorrise e parlò spinse le altre due streghe ad alzarsi con eleganza e a seguire l'amica.
I quattro ragazzi rimasero al tavolo, Daphne Blaise e Draco scoppiarono a ridere, ed Asteria capiì che era a motivo di Pansy. Non disse nulla, perché in fondo non si aspettava nulla di più da quei tre che conosceva da tempo, e nei cui affari aveva imparato a non intromettersi.
"Credo che mi ritirerò in biblioteca, buona continuazione di malignità"
Detto questo alzò i tacchi e con il suo elegante e alquanto scomodo abito da tè si diresse verso la sezione negromanzia e spiritismo della biblioteca della Serpe Argentata, dove contava di digerire la quantità di dolcetti ingurgitati.
Nel frattempo nel salotto "Luce Autunnale" in cui le signore si erano rifugiare per complottare più comodamente. Narcissa e Tamora discutevano sul futuro dei loro rampolli.
"Charlotte è esclusa dai giochi come volevi, Narcissa. Quello che desideriamo entrambe, cioè che i nostri figli si sposino, potrebbe avverarsi, se il destino sarà a noi favorevole."
Narcissa sorrise e guardò l'amica con aria saputa.
"Farò tutto ciò che è in mio potere fare per convincere mio figlio Draco ad invitare al ballo Asteria."
"E lei accetterà, Cissy cara, te lo posso assicurare. Un ex Mangiamorte e una negromante... unendo le nostre famiglie, io sposerei una figlia con un Purosangue d'alto lignaggio, e tu risolleveresti le quote della tua famiglia, piuttosto in ribasso di questi tempi o sbaglio?"
Il salotto Luce Autunnale si chiamava così per il color corallo e oro, con cui era decorata finemente la sala, dove sembrava sempre di essere in una bella giornata di ottobre.
Le signore si accomodarono su comodi divanetti e si sorrisero, annuendo lievemente con il capo, come se silenziosamente avessero stipulato un patto che per troppo tempo aveva transitato solo nelle loro menti macchinose.
Intanto fuori aveva smesso di piovere, ormai era già sera, e tra poco streghe e maghi della Serpe si sarebbero preparati per la cena.
In fondo la vita delle streghe purosangue trascorreva proprio così, tra pasticcini, chiacchiere, pettegolezzi e tè al veleno.

Note di fine capitolo

Ho chiamato Astoria Asteria, perchè leggendo l'albero genealogico pubblicato dalla Row, io vedo una e non una o. poi Asteria è il nome di una ninfa come Daphne del resto, e ho seguito questo ragionamento.
Sa la Rowling ha fatto lo spelling di questo nome e mi sono sbagliata, correggerò ovviamente la e in o.
I nomi della famiglia Greengrass, tranne il nome della madre Tamora Greengrass, sono greci, ho inventato i nomi e le personalità dei genitori delle ragazze aggiungendo un fratello maggiore: Narses Greengrass, visto che la Rowling non ci dice nulla o quasi su questa famiglia mi sono presa un po' di libertà ecco...

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