Note alla storia

Titolo: Nel nulla, il tutto
Fandom: Harry Potter
Writers: Nasreen
Betareader: blue night
Pairing: Draco/Harry , Harry/Ginny
Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Ginny Weasley, Il Trio, Un po' tutti, Nuovi Personaggi
Rating: R
Avvertimenti: AU, post 7 libro, Slash, OOC,

Note dell'autrice: Prima di tutto questa storia è dedicata a [info]zephan dato che doveva essere per il suo compleanno ma che poi, per problemi inerenti alla betatura (non trovavo una beta xD) è rimasta chiusa nel pc per tutti questi giorni ç_ç Inoltre è dedicata anche a [info]fantasy_caill che mi ha aiutata tantissimo con grafica del LJ e che quindi si merita questo riconoscimento ^^

"Si diede un'occhiata intorno, cercando di analizzare la situazione prima di farsi prendere da quella punta di panico che gli stava pungolando tutta soddisfatta le viscere, cavolo era l'Eroe del Mondo Magico, non avrebbe ceduto senza aver almeno provato a combattere!

O no?"

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a chi ne detiene i diritti. La trama di questa storia è invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Nel nulla, il tutto

 

Capitolo I

 

Harry si guardò intorno a disagio, non capiva dove diavolo fosse finito, un momento prima era a casa sua, o meglio nella casa divenuta sua con la morte di Sirius, ed un attimo dopo era lì sperso nel nulla.

Scosse la testa con maggiore energia nella speranza di farsi venire una di quelle idee  geniali che in genere aveva sempre Hermione, ma , ottenendo scarsi risultati, poté solamente arrendersi all’evidenza di non essere decisamente lui il cervello del Trio.

Si diede un’occhiata intorno, cercando di analizzare la situazione prima di farsi prendere da quella punta di panico che gli stava pungolando tutta soddisfatta le viscere, cavolo era l’Eroe del Mondo Magico, non avrebbe ceduto senza aver almeno provato a combattere!

O no?

Scrutò con sguardo attento tutto intorno a lui, facendo un intero giro su se stesso e quello che i suoi occhi videro fu… Il nulla.

“Benissimo” sbuffò infastidito “Ora posso anche farmi prendere da panico”.

Passandosi le mani in mezzo ai capelli indomabili, incasinandoli ancora di più, si lasciò cadere a terra, non badando al ‘dove’ né interessandosene più di tanto.

“Possibile che debba sempre ficcarmi in mezzo ai casini? È mai possibile?” si lamentò rassegnato.

Erano ormai anni che si era arreso alla sfiga persistente che lo perseguitava, ma in genere, la cara Dea Sfigata aveva la creanza, almeno!, di lasciarlo in pace dentro casa sua! E che diamine!

Ma no, ora non poteva nemmeno più stare in pace lì… Ovviamente.

Una folata di vento improvviso lo sorprese colpendolo come uno schiaffo e risvegliandolo, così, dalla sua momentanea trance da autocommiserazione.

- Che cazzo… - imprecò alzandosi di scatto con la bacchetta in mano e pronto ad attaccare.

Accertatosi che non c’era nessun pericolo in vista, rilassò istintivamente i muscoli delle spalle allentando la presa sulla bacchetta, ancora puntata verso il vuoto, mentre improvvisamente gli si accendeva un campanello d’allarme.

Aveva afferrato e puntato la bacchetta per attaccare e non per difendersi, sentiva già sulla lingua il dolce sapore del ‘Diffindo’  che stava per scagliare, prima di rendersi conto di non aver, in realtà, nessun bersaglio davanti.

Il verde dei suoi occhi, in genere lucente e vivo, si incupì all’istante rendendosi  amaramente conto di cosa era diventato nell’arco degli anni: un uomo triste. Dopo aver predicato e lottato tanto era finito per essere esattamente come quelli contro cui aveva combattuto per tutta la vita.

Una persona che prima schiantava e poi faceva domande.

“Grandioso” pensò triste inforcando la bacchetta e riprendendo a camminare sovrappensiero, nel vuoto.

La Grande Guerra, l’addestramento Auror, la caccia agli Ultimi*, i Maghi Oscuri, le Missioni… tutto quello che aveva fatto in vita sua non era stato altro che un processo lento ma inesorabile, verso quello non avrebbe mai voluto essere da ragazzo.

L’ipocrisia dei suoi colleghi che lo veneravano come un Dio lo irritava ancora considerevolmente ma, mentre prima si limitava ad ignorare e non ascoltare, ora si impegnava realmente a fare in modo che tutto quello che si diceva di lui fosse ‘reale’.

E così il Bambino Sopravvissuto era divento dapprima la Speranza, poi il Salvatore ed ora l’Eroe del Mondo Magico poiché, anche se non formalmente, ogni sua parola era legge, sempre.

Ridacchiò con amarezza sfregandosi le braccia come se sentisse freddo, rendendosi conto che, all’età di 28 anni, aveva più potere lui che l’intera Corte del Wizengamot.

Improvvisamente si fermò, si volse indietro con sguardo vacuo e, al posto del bianco dominante che lo ingabbiava vide corpi, molti corpi… La sua fama era lastricata di corpi, terribile ma irrimediabilmente vero.

Aveva iniziato ad uccidere a 17 anni e, in un modo o nell’altro aveva continuato a farlo. Ad ogni nuovo corpo che colpiva ed anima che spegneva, aumentava l’indifferenza verso quello che faceva, al punto che togliere la vita ad un essere umano non lo colpiva più nel profondo come all’inizio.

Semplicemente, ora non sentiva più niente. Il nulla assoluto.

In religioso silenzio, camminava e, chiudendo gli occhi, gli vennero in mente gli occhi vispi e la parlantina inarrestabile del suo James mentre si agganciava ai suoi pantaloni cercando di convincerlo a permettergli di fare qualcosa che gli aveva sicuramente proibito, ottenendolo comunque.

James ed Albus, i suoi splendidi bambini; chissà come stavano in quel momento, pensò angosciato. L’ultimo ricordo che aveva era di lui che li lasciava a giocare in camera del più grande per andare a rispondere ad alcuni Gufi di lavoro.

Forse Ginny era tornata e si era preoccupata… Chissà cosa gli era accaduto per finire spedito lì in quella dimensione senza tempo, nuovamente racchiuso nel corpo di quel ragazzino esile ma scattante che era stato all’età di 17 anni.

Camminare senza metà era stupido, si disse, ma continuare ad indugiare in mezzo al nulla lo sarebbe stato molto di più, per come la vedeva lui. Non aveva mai atteso niente e nessuno, era lui che andava sempre incontro ai nemici, affrontandoli a testa alta e con la bacchetta pronta, non avrebbe avuto senso arrendersi su un sasso in preda alla disperazione.

Il sentire i muscoli tonici, che scattavano nervosi sotto la sua pelle, gli fece tornare in mente le partite di Quiddicht ed il piacere per il volo… Quanto tempo era passata dall’ultima volta che aveva stretto in mano il Boccino D’oro? Quando era stata l’ultima partita?

Con non poca sorpresa si rese conto che l’ultima volta che aveva giocato divertendosi mettendoci veramente l’anima, era stato proprio contro Malfoy, il Principino spocchioso dei Serpeverde, con il quale non perdevano l’occasione di massacrarsi di botte fregando le mazze ai battitori.

150 punti sfumati per la gioia di fargli saltare i denti!

Che imbecille che era! No, meglio, che cretini che erano stati entrambi, lui e Malfoy.

Scoppiò a ridere come un’idiota, da solo, nel nulla, tenendosi la pancia dal dolore, mentre le immagini di Malfoy incazzato, spettinato e con il dente avvelenato gli passavano davanti facendolo piegare ancora di più dalle risate.

Era magro come chiodo anche lui, all’epoca, ma porco Merlino se picchiava quell’arrogante Serpe!

Ripresosi un po’ da quell’attacco d’allegra isteria si rese conto che era veramente troppo tempo che non rideva così di gusto, davvero troppo tempo convenne mesto.

Oh sì, con i suoi bambini rideva spesso, erano la luce dei suoi occhi e con James era impossibile non ridere. O ridevi delle sue marachelle o finivi ricoverato al San Mungo, ma farlo in maniera così libera e spensierata, erano realmente tanti anni che non gli accadeva. Forse l’ultima volta era stata prima della morte di Sirius, sì, doveva essere stato in quel periodo che aveva smesso di ridere così di gusto.

Sirius.

Dopo tutti quegli  anni passati dalla sua scomparsa, per lui era ancora una ferita aperta e sanguinante, non aveva mai voluto vedere la sua tomba e, benché Ginny spesso lo esortasse a portargli un fiore, lui non ne aveva mai voluto sapere nulla. Sirius era scomparso dietro al Velo ed in quella bara non c’era nessuno, a lui non interessava mostrarsi rispettoso o piangere le sue lacrime amare sopra ad una lastra di marmo anonima.

Alla fine anche la sua dolce Ginny aveva rinunciato a spingerlo ed aveva compreso che non era ancora venuto il momento del perdono, il suo padrino era morto a causa della sua stoltezza, e questo niente e nessuno avrebbe mai potuto contestarlo, si era fatto raggirare da Voldemort come un moccioso e ne aveva pagato le conseguenze.

Ridacchiò ancora, rendendosi finalmente conto che lui era stato davvero un maledetto ragazzino a quel tempo, un ragazzino di soli 15 anni che aveva visto e vissuto troppo per la sua età, con un carico fin troppo ampio sulle per le spalle ossute. Merlino quanto era stato egocentrico ed idiota!

Inaspettatamente, una nuova folata di vento lo colpì buttandolo a terra senza pietà, Harry questa volta rimase a terra imprecando senza mezzi termini e cercando di non pensare alle sue elucubrazioni per potersi concentrare sulla situazione.

Come diavolo tornare a casa dai suoi bambini?

- Porco cazzo se odio questo posto, senza un maledettissimo punto di riferimento! Nessuno! Potrei essere arrivato in capo al mondo camminando, per quel che ne so! Cazzo, cazzo… Cazzo! – imprecò frustrato mentre sbatteva un pungo a terra irato.

Il vento cessò improvvisamente di soffiare e poté, finalmente, alzarsi senza rischiare di essere scaraventato via.

- Giuro che se prendo chi mi ha fatto questo cazzo di scherzo lo ammazzo! – bofonchiò irritato – Capito!? Hai capito razza di stronzo? Mi senti? Se ti prendo ti faccio fuori! Mi senti? Tanto lo so che mi senti… Si può sapere che diavolo vuoi da me? Vigliacco! Fatti vedere almeno! Cos’è? Hai paura che ti…

Harry continuò ad inveire ed a minacciare quel nulla per molto tempo, gesticolando e colpendo il vuoto fuori di se, con lo sguardo spiritato e le labbra contratte in un ghigno furioso, completamente privo di controllo, come se non avesse aspettato altro che quel momento per potersi sfogare…

 

 

***

 

 

Nel frattempo…

 

- Blaise, ti prego, dimmi che cos’ha! – implorò ancora una donna dai capelli rossi mentre stringeva ossessivamente il braccio del povero malcapitato.

- Ginevra, calmati per cortesia! Non so cos’abbia Potter! Non ne ho idea…

- Ma tu DEVI sapere cos’ha! È il tuo lavoro! – urlò in preda alla disperazione.

Sentendola,  accorse il fratello, fino a quel momento impegnato a tenere compagnia ai bambini che non avevano smesso un attimo di dimenarsi e piangere da quando il padre era caduto in quello stato catatonico da quale niente  e nessuno riusciva a destarlo.

- Ginny! Per l’amor di Merlino! Calmati! I bambini sono già spaventati di loro senza aver bisogno di sentire la madre che va fuori di testa! – la sgridò Ron afferrandola per un braccio girandola verso di se.

La giovane donna si divincolò con rabbia puntandogli un dito contro il petto, in quel momento al giovane Ron Weasley parve di rivedere sua madre così com’era stata durante la sua adolescenza, prima della Guerra.

Fiera, combattiva e inarrestabile.

- Stammi bene a sentire Ronald, Harry è così da ore… Hai capito bene? O-R-E! E tu hai il coraggio di dirmi di calmarmi quando mio marito è in stato di incoscienza da ore senza sapere per quale diavolo di motivo ci sia finito! È questo che stai dicendomi, eh Ron?

Ormai la disperazione che aveva accumulato nel fondo dei suoi occhi aveva tracimato in copiose e calde lacrime che le solcavano le guance inarrestabili senza, però, che il suo sguardo perdesse minimamente quel luccichio di sfida che aveva.

- N-no –  si ritrovò a balbettare Ron mentre lanciava una lunga occhiata al corpo immobile dell’amico steso sul grande letto matrimoniale di casa Potter, mentre un insano pensiero gli sfrecciava davanti rendendosi conto che no, Harry James Potter non sarebbe finito così. Avevano sempre covato la segreta consapevolezza che sarebbero morti insieme ed in battaglia, magari non proprio in battaglia, ma durante una delle loro missioni sicuramente. Aveva promesso dannazione!

- No Gin – sospirò – Non ti sto dicendo nulla di più di quello che ti ho detto. Hermione si è fiondata al Ministero alla ricerca di Malfoy per sapere se è un veleno, ha spedito qua Zabini e contattato Neville tutto nel giro di mezz’ora. Non farti prendere da panico, è inutile, piuttosto va da Albus, è disperato.

- I miei bambini... – singhiozzò portandosi le mani al volto e lasciando la camera da letto come una furia.

- È molto scossa – costatò Blaise Zabini mentre riprendeva a visitare il Capo Auror con meticolosa professionalità.

- Zabini, a me puoi dirlo, che diavolo ha Harry? – disse sottovoce Ron mentre toccava con riverenza la testa mora dell’amico, completamente inerme.

Blaise alzò gli occhi cobalto dal corpo del suo paziente e li fissò implacabili in quelli del suo Capo squadra senza tradire il minimo sentimento.

- Vuoi la verità Weasley? Non ne ho idea…

Ronald Weasley si lasciò cadere pesantemente sul bordo del letto prendendosi la testa rossa fra le mani e scompigliandola tristemente.

- Che Merlino ci aiuti.

 

 

 


Continua...

Note di fine capitolo

Ecco il primo capitolo xD Spero che vi abbia incuriosito almeno un po' ^^

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