§ The Sinous Line of the Snake §
by
Dona86

Periodo: verso il sesto libro,assolutamente AU.
Spoilers:quinto libro eventualmente.
Disclaimer:Tutti i personaggi,tranne Vivian,appartengono a J.K.Rowling. Non scrivo a scopo di lucro,ma per puro divertimento!
Nota:Ed eccoci alla mia seconda fanfiction,spero che vi piacerà più della precedente!!! Mi raccomando,commentate! Un consiglio: ascoltate il cd degli Evanescence mentre leggete questa storia(se lo avete,ovvio!).









§INTRODUZIONE§

La bufera di neve continuava imperterrita a imperseverare.
I vetri della finestra della sua camera da letto erano appannati.
Sarebbe scesa in cucina,era in apprensione per il marito. Erano le otto di sera e ancora non c'era sentore del suo ritorno.
Andò in cucina,accorta a non svegliare i bambini che ora dormivano profondamente,sia ringraziato Merlino,dopo averla fatta penare tanto.
Sbirciò alla finestrella presente al di sopra del lavabo. Il paesaggio era tetro,non si distingueva nulla tranne i fiocchi di neve che turbinavano nella notte.
Udì un flebile colpo alla porta.
All'inizio le parve di esserselo sognato ed esitò,incerta se aprire.
Il colpo si ripeté più vigorosamente.
Chi poteva essere?Il suo consorte in quei periodi si materializzava sempre dentro casa per non correre rischi.
Aggrottò la fronte. Può darsi...?
Con espressione decisa liberò la porta dagli incantesimi di sbarramento e questa si spalancò facendo irrompere il vento nell'atrio.
Sulla soglia stava eretta una donna dai capelli carmini e occhi verdi smeraldo. Il suo mantello cobalto le svolazzava intorno,a tratti gonfiandosi.
Si sforzava di indossare un'aria calcolatrice ma con scarsi risultati. Nelle sue pupille era leggibile un'intensa disperazione e un senso di turbamento.
La donna che le aveva aperto si portò le mani alla bocca.
-Per la barba di Merlino...!
La rossa si guardò svelta attorno.
-Ho bisogno di parlarti.
La sua voce era controllata: non lo sarebbe stata per molto.
La proprietaria dell'abitazione si scansò e la invitò preoccupata ad entrare.
-Grazie.
Si sedette su una sedia del grande tavolo di quercia al centro della stanza.
- E' così accogliente qui. Mi ero scordata la sensazione che si prova ad essere in un ambiente familiare.- commentò nostalgicamente,sfiorando un lavoro a maglia abbandonato su un lato del tavolo.
-Vuoi un tè,un caffè,qualche...?
Lei smorzò un sorriso e fece un gesto di diniego.
Estrasse da un punto non precisato sotto il mantello un diario verde bosco con una cornice di grovigli di fili dorati sulla copertina.
La donna lo riconobbe. Il suo diario.
-Voglio che lo abbia tu.
-Ma è il tuo diario e io non ,bé,hai ancora tanto da scrivere!
Il volto di lei si ottenebrò.
-Non credo.
Perseverava a non capire,a essere confusa.
-Sono incinta.
Ci fu un silenzio di tomba.
Ritrovò la facoltà di parlare.
-Di nuovo?Quando,chi...?
Lo sguardo dell'ospite fu eloquente.
Adesso anche l'altra si dovette sedere, dentro di lei stava prendendo piede una crescente agitazione.
- E' maschio?
-Sì.- rivelò con un sospiro.
Un brivido percorse la donna.
-Avevo pensato di abortire...non me la sono sentita. Inoltre,era troppo pericoloso,mi avrebbero potuta scoprire.- si mise febbrilmente le dita sulla fronte.
-Cara...
- No.
Bloccò all'altezza del polso la mano che la donna aveva cercato di posizionarle sulla spalla. Lei la allontanò,offesa da quell'atteggiamento brusco.
-Scusa. Non merito di essere consolata. Pago le conseguenze delle mie scelte.
-Te ne penti?-le domandò l'altra meravigliata.
- No. Se ritornassi indietro,mi innamorerei nuovamente di lui in un batter di ciglia,certe cose non si possono cambiare.
La donna davanti a lei si morse il labbro inferiore,chiaro segno che non condivideva il suo pensiero.
-Cosa intendi fare?
-Farlo nascere,il che dovrebbe accadere tra sette mesi,e trovargli un posto sicuro dove nasconderlo e proteggerlo. Al momento sono le mie uniche priorità.
-Lui lo verrà a sapere.- le fece notare.
Le lanciò un'occhiata sfuggente e si tormentò nervosa le mani. Si rizzò di scatto dalla sedia.
-Devo andare.- la informò flebilmente.
-Lo ami nonostante tutto,vero?
Quella si fermò sull'uscio per un attimo,colpita al cuore da quella domanda come se una freccia le avesse trapassato il petto.
-Salutami i tuoi figli.- e dicendo questo si smaterializzò.
- Asp...!
Troppo tardi,la donna si ritrovò sola nella cucina a fissare con ansia il luogo in cui l'amica era scomparsa.


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Si annodò la cravatta con strisce verdi e argento,afferrò un fermaglio con una minuscola fata con ali di farfalla,raccolse parte dei capelli con quello e il resto lo lasciò ricadere sulle spalle.
-Signorina si sbrighi,il treno per Hogwarts non l’attende,neanche se è un’illustrissima Malfoy!- un’elfa domestica sovraeccitata era spuntata con un *poff* e si affrettava a caricarsi un pesante baule sulla schiena.
- Hahaha! Sweety,non ti ricordi mai che dal sesto anno in avanti posso materializzarmi e smaterializzarmi a mio piacere.- la ragguagliò canzonatoria.
-Però,signorina Vivian, Hogwarts è a miglia da qui!- sbattè i suoi occhioni elfici, poco convinta.
Lei soffiò, facendosi strada fuori dalla sua camera e scese la scalinata di marmo bianco venata di grigio del maniero dei Malfoy. Sweety la rincorreva strepitando con velocità impressionante considerato il bagaglio che trasportava. Si aggrappò alla veste di Hogwarts della ragazza.
-La preego, sia prudente, signorina!-gli occhini lacrimosi.
Lei rise di gusto e assentì per rassicurarla.
- Sweety,lasciala.- ordinò una voce autorevole e gelida dalla base della scalinata.
L’elfa tremò, si inchinò con deferenza e sparì rapidamente dalla circolazione.
Vivian salutò l’uomo con un sorriso smagliante.
-Buongiorno,padre.
Lui le offrì il braccio,sorridendole a sua volta.
-Spero che per Natale tu non abbia impegni,vorrei che ti trovassi a casa per quel tempo.
-Padre!-lei lo rimproverò- Deve ancora incominciare l’anno scolastico e tu mi vuoi già a casa?!-esclamò scherzosa.
Lucius Malfoy non fu capace di replicare.
In quell’istante giunse un Draco trafelato e con la chioma scompigliata e con il pigiama addosso.
-Che ore sono?
Lucius lo fulminò con lo sguardo.
- E’ l’ora che tu sia sul treno di Hogwarts,signorino.- interferì Narcissa con le braccia conserte e gli occhi inceneritori-Vesto!
Un lampo di luce blu e Draco si ritrovò nella sua divisa di Hogwarts.
La ragazza diede un bacio alla madre abbracciandola e fece un cenno rispettoso della testa al padre.
Un attimo dopo si materializzò nel cortile della sua scuola.
Respirò a fondo l’aria tiepida di inizio di settembre.
Silente stava passando per i portici in stile gotico proprio in quel mentre.
-Ah,signorina Malfoy!-la interpellò,per niente sorpreso dalla sua improvvisa apparizione-La desidero nel mio ufficio alle sei del pomeriggio,se per lei va bene.
Lei annuì gentilmente.
Da in cima a una torre che si affacciava sul cortile,una figura alta e con il volto coperto da un cappuccio di un ampio mantello nero la osservava.
Vivian,avvertendo una strana sensazione,si voltò e scrutò la torre dietro di lei.
Non c’era nessuno.
Fece spallucce e si avviò all’interno del castello.



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Kathleen chiuse l’ennesimo libro che aveva come argomento la magia. Niente. Niente di niente. Non menzionava né babbani ,né Auror e Mangiamorte.
Ogni tanto la riscuoteva la mania di cercare qualche prova tangibile che il mondo che il suo psichiatra sosteneva si fosse creata esistesse. Rimaneva sempre delusa. Tutti parlavano di magia,però nessuno in verità la praticava nella maniera che lei intendeva.
Tirò un sospiro esausto e sorseggiò il caldo infuso di erbe che le permetteva di dormire indisturbata fino alla mattina successiva,evitandole gli incubi che le facevano visita di frequente.
Doveva persuadersi che il suo mondo magico era un mero parto della sua fantasia. Un modo per scacciare la realtà della condizione in cui era sedici anni prima, costretta a vagabondare per le strade, a nutrirsi di rifiuti, a chiedere l’elemosina. Se non fosse stato per Melanie, la vecchietta che si era accorta dello stato penoso in cui versava,adesso lei sarebbe morta da un pezzo.
Eppure aveva un vuoto di memoria profondo quanto un cratere su quel periodo della sua vita. Ecco perché insisteva nella sua ricerca,prendeva in prestito i libri della biblioteca di Penzance e li divorava,speranzosa di cogliere qualche indizio. Non poteva essersi immaginata un universo talmente dettagliato senza alcuno stimolo esterno.
Spense la lampada della scrivania,si massaggiò gli occhi stanchi,si avvolse in uno scialle e uscì dall’abitazione.
Si diresse verso la scogliera che si trovava a soltanto cinquanta metri da lì. Percorse il sentiero che si inerpicava su una montagnola d’erba e intanto pensò ai ricordi che aveva.
La maggioranza di quelli era popolata da un ragazzo,poi uomo,a cui lei pareva tenere particolarmente e una morsa di nostalgia l’attanagliava.
Giunse alla scogliera. Il fragore delle onde era assordante e il maestrale soffiava violento.
E se stessero bluffando?Se lei fosse stata una persona totalmente diversa da come l’avevano forzata a credere?Assurdo.
Forse aveva paura. Si sentiva smarrita alla prospettiva di allontanarsi dalla sua casa,dalla Cornovaglia. I cambiamenti l’atterrivano. Preferiva rimanere all’oscuro,rifiutarsi di non vedere,piuttosto che perdere la tranquillità che quegli anni in compagnia dell’anziana Melanie le avevano regalato. Questo,però, non le impediva di dare una sbirciata a qualche scritto “singolare”. Si,questo era abbastanza autoconvincente.
- Kathy!Kathy!-una vecchia signora apparve,affannata,dal sentiero. Era lievemente curvata in avanti,una crocchia di capelli argentei era sistemata sulla nuca. Indossava un golf lilla,una gonna lunga a fiorellini che accentuava la sua bassezza,e calzava delle scarpe da tennis.
Lei si girò,radiosa.
-Si, Melanie?
- E’ pronta la cena…Bambina mia,cosa sono quegli occhi tristi?
Ma che attrice era,se non riusciva nemmeno a nascondere la minima emozione a una povera donna che soffriva di cuore?

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