Note alla storia
Autore/data: Ida59 – 9/12 febbraio 2018
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one shot
Rating: per tutti
Genere: commedia, introspettivo, drammatico.
Personaggi: Severus, Personaggio originale, comparse di Draco, Neville, Harry e Next generation
Pairing: Severus/Personaggio originale
Epoca: epilogo HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: L'Espresso per Hogwarts sta partendo. Nuvole bianche di vapore e sua figlia è lì, imbronciata come non mai.
Parole/pagine: 2.531 parole / 6 pagine.
Nota 1: Storia scritta per la sfida "Aspettando l'espresso per Hogwarts" del Forum “Il Calderone di Severus”.
Nota 2: Appartiene alla raccolta "Una famiglia per Severus".
Note al capitolo
L'uomo alto e magro, completamento vestito di nero, era in piedi sulla banchina dell'Espresso per Hogwarts, lo sguardo che si perdeva lontano, in un tempo che non esisteva più, avvolto dal vapore bianco della locomotiva.
La bimba davanti a lui era rigidamente seduta sull'ingombrante baule, i lunghi capelli bruni sciolti sulle spalle e il visetto imbronciato; con le unghie tormentava il manico dell'ombrellino color panna mentre un grosso gatto nero, immobile come la padroncina, sembrava fare la guardia ai suoi piedi. Di lato, appoggiata su una valigia color crema, c'era una gabbia con un piccolo rapace dalle penne scure.
Lo sguardo della bambina vagava cupo per la stazione, soffermandosi indagatore sulle allegre famigliole di maghi e streghe che si accalcavano intorno al treno: con aria astiosa fissava ogni mamma sorridente che accarezzava il figlioletto facendogli le ultime raccomandazioni.
Un abbraccio, una carezza, un bacio di troppo e la ragazzina distolse di scatto il viso e sbuffando lo sollevò accusatore verso l'uomo alle sue spalle.
- Buongiorno, Preside Piton! - esclamò l'uomo biondo, già un po' stempiato, all'improvviso apparso tra il vapore.
- Buongiorno, Draco. - rispose il mago con un cortese cenno del capo.
L'altro fece un rispettoso cenno di saluto e strinse appena la spalla del figlio che reagì con un educato inchino:
- Buongiorno, Preside Piton.
L'uomo accennò appena un sorriso e si rivolse quindi verso la madre:
- Piacere di rivederla, Astoria.
La ragazzina non si mosse e fissò da sotto in su la donna, fasciata in un elegante abito cremisi. Quella mamma le piaceva: non l'aveva mai vista abbracciare o baciare il figlio. Poi, sforzandosi e di controvoglia, prima che il padre la sollecitasse, col visetto ancora imbronciato rispose:
- Buongiorno. Ciao, Scorpius.
Il ragazzino biondo le sorrise:
- Ti tengo il posto, Sery, ma vieni presto, ok?
La bambina annuì appena, con aria annoiata, e la famiglia Malfoy, seguita da elfi carichi di bauli e valige, svanì inghiottita da uno spesso sbuffo di vapore.
Severus Piton osservò la figura di Draco dissolversi lentamente con la famiglia nel fumo bianco; abbassò lo sguardo sulla ragazzina appena un attimo, quindi tornò a fissarlo in un passato lontano.
Non si sarebbe mai aspettato di provare tutte quelle intense emozioni. Era come se fosse tornato all'improvviso bambino e per la prima volta dovesse salire sull'Espresso per Hogwarts. Sentiva nel cuore le stesse speranze e gli stessi timori. Ricordava ogni suo miraggio, ogni singola aspirazione di grandezza di un ragazzino che non vedeva l'ora di arrivare a Hogwarts e dimenticare le brutture della sua giovane vita. C'era Lily con lui, la sua bacchetta magica e un futuro radioso che lo attendeva.
Severus sospirò piano, socchiudendo appena gli occhi per un istante.
Illusioni, erano state solo effimere illusioni durate neppure il tempo del viaggio per arrivare al castello. Sul treno aveva subito trovato i suoi primi nemici e le prime umiliazioni. E il rivale che gli avrebbe portato via Lily.
Il mago sospirò ancora, più profondamente, lo sguardo nero immerso nel vapore di dolorosi ricordi.
Scosse piano il capo. No, non era così che stavano le cose. Non era quella la verità.
Nessuno gli aveva rubato nulla.
Se le sue belle speranze di bimbo si erano infrante, se ogni sua aspirazione era naufragata nel sangue, la colpa era stata solo sua. Lui aveva distrutto il suo futuro, non gli altri. E poi aveva passato interminabili e penosi anni a combattere in solitudine, per espiare le sue colpe tremende. Aveva perduto tutto, aveva lacerato la sua anima.
- Papà?
Sery lo stava tirando energicamente per la lunga giacca, un velo di preoccupazione sul visetto sempre imbronciato, ora volto all'insù.
Bruscamente interrotto nei suoi pensieri, il mago abbassò il capo: negli occhi neri di sua figlia brillavano le stesse aspirazioni e speranze che un tempo avevano albergato nei suoi.
Ma i sogni di sua figlia non si sarebbero mai infranti: c'era lui ad alimentarli, c'era lui a proteggerla e a guidarla. C'era lui ad amarla e non avrebbe permesso a niente e nessuno di farle del male!
Forzò un sorriso e le diede un buffetto sulla guancia, sistemandole poi dietro l'orecchio, con dita delicate, il ribelle ciuffo bruno.
Avrebbe voluto abbracciarla stretta e consolarla, ma era sempre a disagio a esprimere le sue emozioni in pubblico: adorava sua figlia ma era così difficile dimostrarlo davanti a tutti! Forse era stato un errore insistere per portarla a King's Cross: aveva notato molto bene lo sguardo cupo che rivolgeva a tutte le famigliole felici e al completo. La loro famiglia, invece…
- Ciao Severus! Ciao Sery!
La voce allegra del Professore di Erbologia interruppe di nuovo il filo dei pensieri del mago e strappò il primo sorriso della giornata a sua figlia:
- Zio Neville! - esclamò buttandosi tra le braccia che l'altro aveva allargato per accoglierla. - Vieni anche tu sul treno con me?
- Per forza, quest'anno tuo padre ha affibbiato a me il gravoso compito di scortare gli studenti. - rispose fingendosi arrabbiato, ma senza riuscire a nascondere il sorriso sul largo viso bonario.
- Ah! Allora l'hai fatto per me! - esclamò gioiosa Sery, abbracciando il padre alla vita, con un inatteso slancio di entusiasmo che lo fece ondeggiare per un attimo. - Grazie papà!
- Proprio così, è colpa tua, piccola serpentella, se devo fare gli straordinari! - aggiunse Neville ridendo e strizzando l'occhio al preside che, in effetti, gli aveva affidato l'incarico proprio per stare vicino alla bambina cui il giovane professore si era tanto affezionato.
Mentre Neville scherzava con Sery, scrutato con fastidio dal grosso gatto nero e del tutto ignorato dal piccolo rapace nella gabbia, Severus si lasciò ancora una volta avvolgere dai ricordi del passato. Dolorosi e felici insieme. Sollevò il viso, sospirando, oltre il bianco vapore della locomotiva, verso la lontana e amata Hogwarts, dove tutto aveva avuto inizio tanti anni prima.
Era là, nel castello dei suoi sogni di bimbo, che l'aveva conosciuta; la donna meravigliosa che aveva riempito d'amore la sua nuova vita, regalata dalle dolci e potenti lacrime di Fanny, simulacro dell'uomo che aveva saputo comprendere ciò che di buono era in lui. La donna che, come in nuovo sogno, gli aveva regalato l'immensa felicità di stringere al petto la bimba che, solo fino a un istante prima, lo squadrava con occhi accusatori.
I suoi stessi occhi neri, intensi e profondi nel pallore del viso. E il morbido bruno dei lunghi capelli della mamma tanto amata. E il suo splendido e contagioso sorriso, quando la piccola musona decideva infine di concederglielo. Avrebbe fatto pazzie per quel sorriso. E, a dire il vero, le aveva fatte…
Ecco, si era distratto ancora, lasciandosi imprigionare dai ricordi, mentre il rumore di un nuovo chiacchiericcio lo raggiungeva.
Era arrivato Harry, con la numerosa famiglia.
Harry Potter.
Il figlio di Lily.
C'era ancora un posto importante nel suo cuore, per Lily.
E ci sarebbe sempre stato.
La sua donna l'aveva compreso. E accettato. Del resto, non sarebbe mai diventato l'uomo che era, se non ci fosse stata Lily. Era stata proprio lei a spiegarglielo. La mamma di sua figlia.
Albus Severus, il suo pupillo[1], aveva proprio gli occhi di verdi di Lily. Gli occhi verdi di Harry.
Delizia e tormento.
Ma erano ormai passati tanti anni. E non erano verdi gli occhi della madre di sua figlia.
Con uno sforzo tornò alla realtà, relegando il passato tra i ricordi. Era difficile farlo a King's Cross. Molto più difficile di quanto avesse mai immaginato.
- Io sarò una Serpeverde, vero papà?
Severus sorrise assentendo. L'avrebbe adorata anche come Tassorosso. Perfino come Grifondoro. Ma qualcosa nel cuore gli gridava che, sì, sua figlia sarebbe stata una Serpeverde. E una Serpe coi fiocchi!
Il sorriso si fece più intenso e soddisfatto.
Quella sera lo avrebbe infine scoperto. Ma non ci sarebbero state sorprese. Conosceva fin troppo bene la sua serpentella.
- Sai, papà, il Signor Potter ha detto che tu sei l'uomo più coraggioso che ha mai conosciuto!
C'era un infinito orgoglio nella voce di sua figlia e Severus faticò parecchio a trattenere il sorriso. Avrebbe solo voluto abbracciarla stretta, ma, dannazione, ancora si vergognava a farlo di fronte agli altri! Assunse quindi la solita espressione ombrosa, che Sery sapeva imitare a meraviglia:
- Sì, lo ha appena detto ad Al! Che come secondo nome ha il tuo! – esclamò stupita. – Com’è che io non lo sapevo?
Albus Severus. Solo un pazzo come Harry poteva dare il carico di un tale tremendo doppio nome al proprio figlio. Per fortuna lo chiamavano tutti solo Al! Senza neppure rendersene conto, Severus scosse il capo e Sery equivocò:
- Ma sì, papà, sono sicura di quello che ho origliato.
Prima ancora di finire la frase, la bambina capì d'aver detto una parola di troppo e il padre sollevò il sopracciglio, indice che i problemi erano in arrivo:
- Origliato?
Il tono di voce non dava adito a dubbi.
Doveva riuscire a blandirlo. Poteva farcela. Forse.
- Ė per questo che voglio essere una Serpeverde, papà. Proprio come te! - esclamò spalancando gli occhi neri, colmi d’innocenza. - Anche alla mamma piacerebbe.
La piccola serpentella l'aveva colpito nel punto debole. Orgoglio e amore. Si, anche a lei sarebbe piaciuto, dopo tutto…
Ma non poteva cedere così facilmente, non doveva, non era giusto.
- E in che modo hai origliato? - chiese. - Sono troppo lontani per riuscire a sentirli in mezzo a questa confusione.
- Ecco… be'… tu lo dici sempre che sono una strega molto dotata, papà! - ammise Sery con un adorabile sorriso, identico alla madre, allargando inerme le braccia.
Arginare il sorriso era quasi impossibile, ma il mago ci provò con tutta la volontà.
- Sai che ti è proibito usare la magia. - spiegò, usando il tono più severo che fosse riuscito a trovare. - Inoltre, hai fatto una cosa molto scorretta.
- Sì, però, a casa…
- Qui non siamo a casa. - la interruppe secco. - E non tutti hanno la fortuna come te di abitare in un luogo dove le scie della magia dei bambini non possono essere individuate.
Com'era difficile sgridarla quando assumeva la stessa espressione contrita della madre. Ma non poteva transigere:
- Ad ogni modo, non ti ho insegnato quell'incantesimo per origliare gli altri e impicciarti dei fatti loro. - la redarguì burbero.
Sua figlia lo fissò inclinando un poco il capo di lato, assottigliando gli occhi neri fino a ridurli a una sottile fessura pericolosa. Lo imitava alla perfezione.
- Sicuro sicuro?
Severus questa volta non riuscì a trattenere il sorriso: sì, sua figlia sarebbe diventata una splendida Serpeverde!
- In ogni caso, le regole sono regole. Non devi usare la magia senza permesso, e non devi origliare le altrui conversazioni.
- Poteva sempre usare un Muffliato se non voleva farsi sentire!
- Sery! - esclamò, orgoglioso come non mai delle capacità di sua figlia.
In quel momento, il Preside alzò lo sguardo, incrociando quello di Harry e del figlio. Due paia di occhi verdi. Brucianti e meravigliosi.
Eppure erano altri gli occhi che adesso amava.
Sospirò e sorrise al vecchio allievo. Chissà se anche il suo secondogenito sarebbe davvero finito a Serpeverde con Sery. Sarebbe stato interessante. E anche molto divertente. Sempre sperando che il giovane Potter dimenticasse a casa il mantello dell’invisibilità del padre dato che sua figlia aveva ormai scoperto quasi tutti i passaggi segreti del catello!
- Buongiorno, Signor Preside.
Severus lasciò che il sorriso si allargasse. Harry era sempre così controllato e rispettoso nei suoi confronti. Forse voleva recuperare l’arroganza del passato.
- Ciao, Harry. – rispose affabile, sapendo di metterlo in imbarazzo. - Tutto bene con la piccola Lily?
Finalmente pronunciare quel nome non era più una tortura. E neppure guardare Harry negli occhi. E sorridergli. Paterno.
- Be'… è sempre una peste, a dire il vero.
- Non sai quanto ti capisco. - rispose il preside alzando un sopracciglio.
Non voleva più far paura a nessuno, ma le abitudini erano dure a morire.
Lo sguardo di Sery catturò di nuovo la sua attenzione. Era fisso su Ginny, la mamma del suo futuro, forse, compagno di Serpeverde. Lo sguardo di sua figlia era di nuovo accusatorio, come se fosse tutta colpa sua se la mamma non era lì.
- Avanti, Sery, sei grande ormai, smetti di tenermi il broncio! - disse richiamandola all'ordine. - Sai benissimo di essere molto più fortunata di tutti loro! - concluse allargando il gesto per indicare tutti i piccoli maghi e streghe che si accalcavano per salire sul treno.
- Ma loro sono qui con la mamma! - insistette ancora la bambina.
- Serenity! - sbottò infine Severus, lanciandole un'occhiataccia severa che lasciava presumere guai se i capricci fossero continuati. - Loro la mamma la stanno salutando e non la vedranno più per mesi. La tua mamma, invece, ti spetta a casa, a Hogwarts. I tuoi fratellini hanno il morbillo e la mamma ha il pancione troppo grosso per venire fin qui ad accompagnarti: sai che le gemelline nasceranno tra pochi giorni!
Il pensiero di sua moglie lo intenerì a fondo: per la quarta volta stava per regalargli l'incredibile felicità della paternità. Ed erano ben due questa volta! Due femmine. Se erano come Serenity era davvero perduto!
In quel momento Severus alzò gli occhi: stavano arrivando anche gli Weasley, rumorosi come sempre, trafelati e in ritardo. A quanto pareva, la presenza della Granger non era stata sufficiente ad arginare i geni caotici del marito. Avevano solo due figli, ovviamente coi capelli rossi. E crespi. Con l'arrivo delle gemelle i suoi figli, invece, sarebbero stati ben cinque. Con gli occhi neri. Anche il clan Piton cresceva. E se erano tutti come Serenity, Serpeverde avrebbe avuto nuovi e potenti virgulti.
L'Espresso per Hogwarts fischiò l'ultimo avviso. Severus mosse rapido la bacchetta e i bagagli si diressero obbedienti verso lo scompartimento dal quale spuntava l'aguzzo visetto di un biondino:
- Avanti, salta su che Scorpius ti ha tenuto il posto! - la spronò. - Ti aspetto stasera in Sala Grande con la mamma.
Il sorriso del Preside di Hogwarts non sarebbe potuto essere più orgoglioso.
L'Espresso fischiò un'ultima volta mentre una nuvola di vapore investiva la banchina e le grandi ruote metalliche si mettevano lentamente in moto.
Per alcuni passi Severus seguì il treno che accelerava, insieme a molti altri genitori. Poi si bloccò all'improvviso, sentendosi ridicolo: lui, a differenza di ogni altro padre, quella sera avrebbe riabbracciato la figlia. E sarebbe rimasto sempre con lei per i mesi a venire. Insieme a sua moglie.
Era fortunato. Molto fortunato. Più fortunato di tutti.
Finalmente la vita gli rendeva ciò che gli aveva sempre negato.
Severus Piton si fermò e sorrise a sua figlia sventolando in alto la mano:
- Buon ritorno a Hogwarts, bambina mia. Buon ritorno a casa, dalla mamma!
Severus chiuse gli occhi, circondato dal rumore dei genitori che gridavano i nomi dei figli.
Tra poco sarebbe ritornato a Hogwarts.
A casa. Finalmente.
Dalla donna che lo amava. E dai suoi figli.
E poi sarebbe arrivata anche Serenity.
La sua primogenita.
La sua adorabile serpentella.
Note di fine capitolo
[1] Harry chiese a Severus di diventare il padrino del suo secondo figlio e… questo ve lo racconto in un’altra storia.