Note alla storia

Titolo:Invito per Halloween
Autore/data: Ida59 – 15-24 Ottobre 2016
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, drammatico e un pizzico di romanticismo.
Personaggi: Severus, Harry
Pairing: Severus/Personaggio originale
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Un invito ripetuto. Un invito accorato. Un invito a incontrare il futuro.
Parole/pagine: 3.031 parole / 7 pagine.
Nota 1: Storia scritta per la sfida “Happy Halloween” del Forum “Il Calderone di Severus”.
Nota 2: Si tratta del prequel della mia fiction "Temperance", cui sono molto affezionata. In effetti, "Temperance" è stata scritta parecchio tempo prima di "Invito per Halloween", pur se è ambientata pochi giorni dopo questa storia.

Note al capitolo

 

Invito per Halloween

Il giovane mago cammina veloce, stretto nel corto mantello scuro: nonostante sia solo la fine di ottobre, l'aria è insolitamente gelida e sa già di neve; anche il colore del cielo del tardo pomeriggio, di uno strano rosa ambrato, annuncia l'arrivo dei soffici fiocchi.
Prosegue deciso, a testa bassa, i disordinati riccioli neri arruffati dall'aria e gli occhiali dalle lenti rotonde un po’ storti sul viso; non guarda di lato: ha fretta perché è in ritardo come il solito, ma questa volta non intende più accettare rifiuti al suo quarto invito per Halloween. Solo che con lui i gufi non funzionano: gli tornano sempre indietro intontiti da qualche pozione quando ormai è troppo tardi per insistere.
Avanza sempre più in fretta, sembra quasi che corra, e continua a non guardare di lato. Verso la fila di villette che fiancheggiano la strada. Sa che la casa è proprio lì, oltre la siepe inselvatichita, oltre al prato di erba alta fino alla vita; è interamente ricoperta di edera scura e la parte destra del piano superiore è esplosa. Esattamente venti anni prima. Proprio nella notte di Halloween.
Harry inciampa sui propri piedi, anche se li sta fissando da un po', anche se il marciapiede è perfettamente liscio. E il suo cuore batte forte, stretto in una morsa.
Non può fermarsi, non deve appoggiare la mano sul cancello pieno di ruggine e far apparire ancora il cartello con la scritta in lettere d'oro impresse nel legno.[1]
Lui, invece, Harry è sicuro che lo avrà fatto, che sarà rimasto a lungo a soffrire davanti a quelle parole, travolto dai rimorsi per le sue colpe, sommerso dai rimpianti. Lui arriva sempre in anticipo, non è mai in ritardo all'appuntamento con la sofferenza. Ma lui non ha mai osato profanare l'erba del prato, verde come gli occhi della donna amata, non si è mai permesso di scrivere il suo amore eterno su quel cartello, insieme a migliaia di altri graffiti magici incisi da sconosciuti.
Lui ora sarà già in ginocchio da un pezzo, davanti alla piccola tomba di marmo bianco, determinato a passarvi tutta la notte. Soffrendo. Come ha fatto nei tre anni precedenti. Invece di accettare il ripetuto invito di Harry e passare quella notte alla Tana. Con chi ha imparato a rispettarlo. E anche a volergli bene, nonostante la sua sempre sgradevole apparenza. Perché ormai tutti sanno che si tratta solo di una maschera. Una maschera che lui ostinatamente non vuole togliersi dal volto. O, forse, semplicemente non sa come farlo. Eppure, sarebbe così facile…
Ma questa volta Harry è determinato a cambiare le cose.
Perché adesso c'è Temperance[2], la Medimaga e ricercatrice che dirige l'Infermeria di Hogwarts da quando Madama Chips è andata in pensione. La donna che al San Mungo ha salvato la vita a Severus Piton dopo l'intervento miracoloso delle lacrime di Fanny.  Perché ora Harry ha scoperto molte cose su di lui, che prima non sapeva, e poco per volta ne ha comprese tante altre, ragionando e ripensando con calma a tante questioni, sempre su di lui. Grazie ai suggerimenti di Minerva. E grazie alle parole accorate di Temperance…
C'è un velo di ghiaccio sul terreno, scricchiola sotto i suoi piedi mentre si avvicina al cimitero. Quando ha incominciato a nevicare? Harry non lo sa, è confuso, il cuore che batte forte anche se non si è fermato davanti al cancello della casa in cui i suoi genitori sono morti. Quando tutto è cominciato.
Bambini Babbani corrono per la via indossando orride maschere spaventose, inseguiti da lontano da genitori ridenti e spensierati. Tranquilli. Vent'anni prima, invece, un mostro vero aveva percorso quella strada, per cercare proprio lui, Harry, per ucciderlo quando ancora era un bambino inerme. E i suoi genitori erano morti. Sua madre si era sacrificata. E per lui la vita era finita quella notte. Poi era stata solo dolore, dovere e solitudine.
Era per questo che Harry quasi correva, adesso, attento a non scivolare sul ghiaccio, diretto al cimitero dove era sicuro di trovarlo.
*
Il cancello del cimitero è perfettamente accostato, come se nessuno lo avesse mai aperto. Non ci sono impronte sul bianco velo ghiacciato dei vialetti: non nevicava ancora quando lui è arrivato.
Harry si dirige dritto oltre la chiesa, passando a lato della vecchia costruzione, ormai chiusa a quell’ora. Percorre i vialetti, file e file di pietre tombali nel grigio dell’autunno che si sta mutando in inverno: Abbot, tomba della famiglia Silente, Ignotus Peverell… Harry si rende conto all’improvviso che, dopo la prima volta che è stato nel cimitero con Hermione, percorre sempre la stessa strada per arrivare alla tomba dei suoi genitori, quasi non ne esistesse un’altra più diretta, perfino quel giorno in cui ha tanta fretta di trovare lui.
E lui è lì.
Una figura nera inginocchiata che spicca tra il grigiore delle tombe che si sta ammantando di bianco, fiocco leggero dopo fiocco.
Vi è un bellissimo mazzo di lilium appoggiato sulla tomba: rimarranno lì per mesi, sempre freschi grazie alla magia, finché non saranno sostituiti da un nuovo grande mazzo il successivo 31 ottobre.
Le mani pallide stringono un singolo lilium tra le dita sottili, lacrime come rugiada sui candidi petali. Anche quelle perle di dolore rimarranno lì per un anno, finché saranno sostituite da nuova sofferenza liquida. Harry, ormai, lo sa. Sa tutto. Ha visto e ha capito, in questi quattro anni dopo la battaglia finale, dopo la notte in cui lui gli ha rivelato la propria vera essenza credendo di essere sul punto di morire. Ma non è morto. Non era ancora morto quando lui, stupido idiota, lo ha abbandonato in un lago di sangue. Per fortuna è arrivata Fanny…
Il giovane uomo si fa avanti, lentamente e con discrezione, lasciando che il mago possa accorgersi del suo arrivo e prepararsi. Harry sa bene che sta violando la sua più profonda intimità, ma sa anche che deve farlo: per il bene di quell’uomo che ha tanto sofferto, che continua a soffrire… e che non lo merita. Non lo ha mai meritato.
- Signore… - lo chiama incerto Harry, a voce bassa e rispettoso, un sorriso triste sul giovane volto.
Silenzio e immobilità.
Sembra una statua, nero nel biancore di neve che va aumentando. Eppure i fiocchi leggeri sembrano non appoggiarsi su di lui.
- Preside…
Nulla.
- Professor Piton…
Sempre nulla.
Harry si avvicina, ormai è a un solo passo.
- Signore… per favore. – dice ancora con voce supplicante e al tempo stessa timorosa.
Forse ha osato troppo, forse non doveva… E’ assurdo, ma Harry si rende conto che ha ancora paura di lui, nonostante tutto.
- Puoi provare con assassino, Potter. – risponde il mago in un sibilo feroce, senza voltarsi. – Suonerebbe più appropriato.
Harry si blocca, come colpito al petto da un maglio con forza inaudita, e per un attimo rimane senza fiato. Poi si riprende: ormai lo conosce, sa chi è Severus Piton, sa chi c’è dietro la scostante apparenza. Un uomo. Solo un uomo. Che ha enormemente sofferto e che ancora soffre. Che non riesce a perdonarsi. E che per questo motivo ancora non è riuscito a ricominciare a vivere dopo quel 31 ottobre di venti anni prima.
- Sapevo che l’avrei trovata qui. – dice a fatica.
- Non ci voleva un acume particolare, Potter. – risponde caustico il mago. - Chiunque può immaginarlo, dopo che hai spiattellato in giro la mia vita privata.
Harry sospira: dopo tre anni e mezzo Piton è ancora adirato con lui per aver rivelato il suo prezioso segreto al mondo magico. Le sue scuse sincere non sono servite a nulla. E neppure la giustificazione d’averlo creduto morto. Anzi, questo particolare ne aveva perfino incrementata l’ira, a suo tempo, e il professore gli aveva chiaramente dato dell’idiota per non aver capito nulla, come sempre.
- E’ sempre venuto qui, ogni anno… – continua Harry incerto, cercando di ignorare il sarcasmo e l’ira di Piton e aggirandolo per trovarsi di fronte all’uomo inginocchiato.
Il mago lo fissa alzando di scatto il capo coperto dal cappuccio, fiamme nere nei suoi occhi; poi stringe le labbra sottili e si alza in piedi scrollando, con un fluido gesto elegante, il mantello dalla neve che comincia a posarsi sopra:
- L'assassino torna sempre sul luogo del delitto. - afferma il mago con voce cupa e amara. - Mi hai già trovato anche sulla tomba di Silente, non ricordi? - rincara con un tono tra il macabro e il dissacrante.
- Lei non è un assassino! - risponde Harry quasi gridando, incapace di controllarsi davanti a quella auto accusa colpevolizzante.
Piton solleva un sopracciglio e gli risponde con un'altra agghiacciante occhiataccia accompagnata da un lugubre silenzio.
- La smetta di farsi del male! - urla Harry, incapace di reggere quel pesante gioco di sguardi.
- Non so fare altro che del male… a tutti.- risponde il mago, sempre più cupo e amaro, la voce incrinata dalla sofferenza e i lunghi capelli neri che, sfuggiti in parte dal cappuccio, gli oscurano il volto pallido.
- Non è vero, non è vero! - grida Harry nel silenzio immoto del cimitero, e sembra che le tombe gli facciano eco. - E' solo grazie a lei se io sono vivo, se Voldemort è stato sconfitto e se il Bene ha vinto sul Male!
La voce del giovane echeggia stridula nell'aria adagiandosi sui fiocchi che volteggiano leggeri nell'aria del tardo pomeriggio che lentamente si scurisce scivolando nel crepuscolo.
Poi resta solo il silenzio e quella piega amara sulle labbra sottili di Piton. E gli occhi neri che scintillano nel pallore intenso del viso ombreggiato dai lunghi capelli corvini. E la neve scende, quasi furiosa adesso, mulinelli d'innocenza che sembrano voler intaccare l'immobile oscurità del mago.
- La prego, venga alla Tana, questa sera!
La voce di Harry quasi trema d'emozione nella sincerità dell'implorazione. Non vuole che lui passi di nuovo la notte inginocchiato sulla tomba, intrappolato nella gelata solitudine delle colpe del suo passato.
- Per favore, ne saremmo tutti felici. C'è una piccola festicciola…
La voce di Harry si spegne sotto lo sguardo penetrante del mago:
- Non amo le feste, dovresti ormai saperlo, Potter. Questa festa in particolare. - sibila con il consueto sarcasmo, sottolineando il termine con spietata crudeltà verso se stesso. - Sono anni che il tuo gufo mi importuna alla vigilia di Halloween, - sputa irato, fiamme negli occhi neri, - e sono anni che non ti rispondo. Ho altro da fare…
S'interrompe e guarda la tomba mentre con la mano stringe il lilium tra le dita sottili.
Ma Harry non intende cedere. Non questa volta. Qualcosa nel suo cuore gli dice che questa volta può essere diverso. Che il Professor Piton merita che la sua vita cambi. E che rimorsi, rimpianti, solitudine e sofferenza finalmente cessino. Così, si fa forte di tutto il suo coraggio Grifondoro e parla di nuovo, una parola che rincorre l'altra, timoroso d'essere interrotto:
- Ci sarà anche Miss Temperance York alla Tana. La nuova responsabile dell'infermeria di Hogwarts. La Medimaga che le ha salvato la vita al San Mungo… [3]
- So perfettamente chi è. - lo interrompe Piton con un secco sibilo, fulminandolo con lo sguardo.
Poi c'è solo un lungo silenzio, crepitante di emozioni represse: il volto pallido del mago è del tutto imperscrutabile, salvo un lieve scintillio negli occhi neri.
- Il Passato non si può dimenticare, Potter. - mormora infine con mesta amarezza il mago.
- Però…
- Il Passato non ti permette di sfuggire alle tue colpe.
Un sussurro cupo, colmo di triste rimpianto, che Severus Piton rivolge solo a se stesso. Poi si gira e guarda la tomba per un lungo istante interminabile. Infine si rivolge di nuovo verso Harry, gli occhi neri lucidi, e il giovane ora ha la certezza che sono davvero lacrime quelle che brillano come magica rugiada a regalare una vita lunga un anno al lilium che il mago ancora stringe fra le mani e a quelli posati nel grande mazzo sulla tomba. Un’intensa magia d’amore e di dolore.
Harry sospira, e nel volto del suo professore all'improvviso scorge solo una profonda sofferenza. E non ha più alcuna paura di lui:
- Però si può andare anche oltre il Passato. - insiste con accorata dolcezza. - Lei deve andare oltre. E tornare finalmente a vivere la vita che non ha mai vissuto!
Severus Piton lo fissa con sguardo turbato e commosso. Non sono solo gli occhi verdi che gli ricordano Lily: c'è molto di più di lei, nel ragazzo. Proprio come Silente continuava a ripetergli. Proprio come lui stesso sapeva molto bene, ma non poteva accettare se voleva riuscire a guardare ogni giorno in quegli occhi, laghi profondi in cui la speranza era morta. E solo per colpa sua.
- Miss Temperance sarebbe davvero molto felice se ci fosse anche lei alla festa, Preside.
Piton sospira appena e Harry decide di tentare il tutto per tutto: del resto, l'ha promesso alla Medimaga! Tenta un impacciato ammiccamento, bloccato sul nascere dal sopracciglio del mago che fulmineo si solleva, quindi spara le sue ultime munizioni:
- Credo che sia l’unico motivo per cui Miss Temperance ha accettato il mio invito. Cioè… ecco… - Harry farfuglia e arrossisce sotto lo sguardo serio e indagatore di Piton. - Sì… insomma, io… io ho detto alla Signorina che lei ci sarebbe stato di sicuro…
Per un breve istante il mago solleva il volto pallido, come se volesse dire o fare qualcosa, gli occhi neri che scintillano, poi si volge mesto a guardare la tomba, le labbra sottili serrate in un muto rimpianto.
- Anche lei… - Harry è imbarazzato e fa un cenno alla tomba: un nodo alla gola lo blocca; fa fatica a parlare ma si sforza e mormora piano, la voce incrinata, - … sono sicuro che anche la mamma sarebbe felice di sapere che lei si è finalmente perdonato ed è tornato a vivere…
Silenzio.
Piton serra ancor di più le labbra sottili, poi guarda il lilium che stringe tra le dita. Magica rugiada di lacrime. Una magia che viene dal cuore.
Harry allunga timoroso un braccio: con delicatezza gli sfila il fiore dalle mani; Piton resta immobile, senza nemmeno respirare e lo lascia fare. Così Harry lo appoggia piano sulla tomba, proprio sopra il nome di Lily. Infine si gira verso il mago:
- Venga, Preside, venga con me, la prego, - mormora con filiale dolcezza, - in questa notte in cui tristezza e dolore ci uniscono.
Il volto pallido di Piton è colmo di stupore. E commozione. Quasi non respira, mentre le labbra sottili si dischiudono appena, cercando parole che non trova. Gli occhi neri scintillano mentre la neve cade in grandi fiocchi e il giorno diventa notte.
- Venga con me e sorrida, Professore, sorrida al futuro. E' proprio là che la sto conducendo.
Severus Piton fissa con intensità il figlio della donna che ha amato per tutta la vita, il ragazzo per il quale è stato disposto a sacrificare la propria vita. Gli occhi neri si fondono ancora una volta con quelli verdi e il mago si permette infine un lungo sospiro denso di contrastanti emozioni.
Severus desidera vivere, non ne può più di soffrire.
Vorrebbe tanto seguire Harry, ma non ha il coraggio di voltare le spalle a Lily.
- Venga, Professore, - ripete Harry con dolcezza, - il futuro la sta già aspettando, proprio questa sera, alla Tana.
Piton si irrigidisce, ancora incapace di compiere quel primo, difficile passo; ancora legato al passato e a colpe già tante volte espiate.
- Si permetta finalmente di vivere, Signore, nessuno più di lei lo merita.
Un nuovo, lungo sguardo intercorre tra i due, carico di forti emozioni, seguito da un altro lungo sospiro del mago:
- Posso sapere perché sei così insistente quest'anno, Potter, più d'ogni altro precedente? - chiede inarcando un sopracciglio, ma non c'è più sarcasmo nella sua voce, solo genuino interesse di conoscere la risposta.
Harry sorride e pensa a ciò che Silente gli ha detto dal suo ritratto qualche giorno prima. Sì, il vecchio preside ha ragione, come sempre: quei due ragazzi, Severus e Temperance, hanno proprio bisogno di una spintarella! Però, ecco, Harry sa di non poter impunemente raccontare a Piton questo retroscena, quindi si limita a continuare a sorridergli. E già questa è un'esperienza di per sé stupefacente per il giovane, perché il mago, non solo non insiste con la sua domanda, ma, incredibile, fa un impacciato tentativo, decisamente mal riuscito, di rispondere al suo sorriso.
La neve rinforza ed è diventata fitta: un bianco velo uniforme ha coperto il marmo della tomba e cancellato le impronte di Harry sul vialetto.
- Mi fermerò solo pochi minuti, Potter. - si decide infine a dire il mago in un sibilo brusco. - Non amo la confusione e alla Tana ce n'è sempre fin troppa.
- Va bene, come preferisce, Signore. - risponde educato.
Poi ridacchia e non sa trattenersi:
- Anche alla Medimaga non piace il casino…
Piton lo fulmina con il suo penetrante sguardo nero ma poi, del tutto inatteso, il suo viso impassibile si scioglie in un lieve accenno di sorriso:
- In effetti, da quando Miss Temperance è arrivata a Hogwarts, ho notato che abbiamo parecchi gusti in comune
Harry annuisce e sorride compunto, cercando di mascherare la propria felicità per essere riuscito a ottenere che, dopo quattro anni, il preside accettasse finalmente il suo invito.
Piton gli gira rapido le spalle e comincia a camminare verso l'uscita, il lungo mantello nero che ondeggia elegante sfiorando appena il velo di neve ghiacciata:
- Solo pochi minuti, Potter, poi me ne andrò.
Harry ridacchia ancora, attento a non farsi sentire, mentre con un silenzioso Impervius protegge le lenti degli occhiali dalla neve e segue il Preside sul vialetto. Sono le stesse, identiche parole che gli ha detto anche la Medimaga accettando l'invito…

Note di fine capitolo

[1] Harry Potter e i doni della morte, capitolo 17.
[2] Si veda la mia fiction "Temperance", cui sono molto affezionata: è ambientata pochi giorni dopo questa storia, ma serve a chiarire bene le idee di cosa sta accadendo a Severus in questo momento.
[3] Per sapere con precisione chi è Temperance occorre leggere la mia fic dall'omonimo titolo, ma Harry ha già detto l'essenziale.

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