- Perché mi ha sempre protetto? – chiese Harry a bruciapelo, rompendo il silenzio carico di sofferenza che non riusciva più a sopportare.
Era quella, adesso, la nuova domanda chiave.
Se Piton, davvero, stava dalla loro parte e aveva ucciso Silente su suo espresso ordine, era essenziale conoscere per quale motivo si fosse sempre prodigato a proteggerlo e perché lo stava facendo ancora anche in quel momento estremo, dopo l’ultimatum di Voldemort.
Severus sospirò profondamente guardando in quegli amati occhi verdi che, per la prima volta, lo stavano osservando scevri da odio e pregiudizi, quell’odio che aveva fatto di tutto per coltivare nel ragazzo che non era suo figlio.
Dirgli la verità, tutta la verità, gli sarebbe costato ancora più coraggio di quello che gli era servito per uccidere Albus. Doveva rivelare il suo segreto più prezioso, l’amore che da tanti anni teneva nascosto nel profondo del proprio cuore.
- Potrei dirti che l’ho promesso a Silente. – disse piano, in un lento sussurro. – Non sarebbe certo una menzogna, - aggiunse sospirando appena, - ma non sarebbe neppure la verità, la mia verità più vera… e dolorosa.
Il mago lo fissò in profondità negli occhi verdi e Harry lo guardò con aria interrogativa, incapace di comprendere il significato di quelle parole misteriose. Anche se qualcosa di strano si agitava nel suo intimo come se… come se avesse la precisa sensazione che la rivelazione che stava per arrivare avrebbe cambiato ogni sua precedente percezione della realtà.
- Posso riavere solo per un attimo la mia bacchetta? – chiese il mago con un’inattesa gentilezza che mise a disagio Harry.
Il ragazzo gliela tese: ormai era sicuro che il professore non gli avrebbe fatto del male. Del resto, non gliene aveva mai fatto.
- Expecto Patronum!
La Cerva illuminò d’argento la penombra polverosa della Stamberga Strillante.
- L’ho promesso a… lei! – sussurrò dolcemente il mago. – Anche se lei non lo ha mai saputo… - terminò con voce tremante, gli occhi lucidi e scintillanti d’amore.
Harry non aveva mai visto un Patronus così solidamente corporeo.
La Cerva si avvicinò a Piton che si inginocchiò al suo fianco e, con un gesto colmo di incredibile e delicata dolcezza che mai Harry avrebbe immaginato possibile da parte del suo professore, le accarezzò piano il muso rimirandola con amore, una lacrima che brillava negli occhi neri, a fatica trattenuta dalla ciglia.
- L’ho amata fin dal primo istante che la vidi. – disse in un ardente sussurro, la voce traboccate d’amore. – L’ho sempre amata e l’amerò per sempre!
Harry era completamente sconvolto: Piton, sì, proprio l’odiato Piton, gli stava confessando di amare sua madre! E in quella confessione Harry era sicuro che ci fosse tutta l’anima del suo professore, dell’uomo che aveva odiato così tanto e a lungo e che, invece, l’aveva sempre protetto… perché amava sua madre!
In un istante riconobbe l’enfasi che il mago aveva posto sulla parola sempre: era lo stesso tono intenso che aveva usato quando aveva affermato di essere sempre stato dalla loro parte e, naturalmente, Harry non gli aveva creduto.
All’improvviso, le parole che Silente gli aveva detto la sera prima di partire alla ricerca dell’Horcrux assunsero finalmente un significato chiarissimo: non hai idea del rimorso che provò il professor Piton quando capì come Lord Voldemort aveva interpretato la profezia, Harry. Credo che sia il rimpianto più grande della sua vita e la ragione per cui tornò...[1]
Quella sera di un anno prima l’odio lo aveva accecato: aveva appena scoperto dalla Cooman che era stato Piton a origliare la profezia e a riferirla a Voldemort condannando così a morte i suoi genitori. Era sicuro che lo avesse fatto apposta, per vendicarsi perché odiava suo padre, e che non avesse mai provato alcun rimorso…
Harry chiuse gli occhi e un lungo brivido percorse il suo corpo.
E invece… non aveva mai capito nulla. Aveva ragione Silente, come sempre. Era vero che aveva una ragione di ferro per fidarsi di Piton. E si era fidato così tanto di lui che gli aveva perfino affidato la propria morte!
Harry rabbrividì ancora e riaprì gli occhi giusto in tempo per vedere il mago asciugarsi furtivo la lacrima che brillava sulla guancia pallida, illuminata da un tetro raggio di luna che filtrava dalle assi divelte della finastra da cui erano entrati. I suoi occhi neri incredibilmente scintillavano d’un amore puro e intenso, mentre seguiva con lo sguardo la Cerva svanire piano nella notte che tornava a farsi scura; le sue labbra sottili erano appena dischiuse, tremanti, come in un muto sussurro d’amore, in un intenso e sofferente anelito del cuore.
Harry si sentì stringere il petto in una morsa. Il professor Piton amava sua madre e per tutti quegli anni era stato tormentato dal senso di colpa per aver causato la sua morte!
- È per questo che odiava mio padre…
Harry non sapeva come quelle parole fossero uscite dalle sue labbra. Erano parole stupide. Inutili.
Severus si girò lentamente a guardarlo, gli occhi neri ancora scintillanti d’amore che si specchiavano in quel verde tanto amato: gli aveva rivelato il suo segreto, il suo amore, la sua colpa tremenda. Il ragazzo avrebbe capito o era ormai troppo tardi?
- Me l’ha portata via… - disse in un sussurro tremante, gli occhi ancora immersi nel verde di Lily che risplendeva negli occhi di suo figlio.
- Li ha traditi, li ha dati in pasto a Voldemort!
Harry non riusciva a controllare le parole che gli uscivano di bocca: era come se, rotto l’argine, tutto ciò che per un anno gli era rimasto nel cuore ora uscisse senza poterlo in alcun modo trattenere.
Piton annuì, il dolore che come un’ombra oscura era di nuovo calato nei suoi occhi neri. E Harry infine comprese anche quello: non erano gelidi e vuoti, gli occhi del suo professore, non erano tunnel immersi nel buio. Erano abissi colmi di indicibile sofferenza!
- Non sapevo, non potevo saperlo… - mormorò il mago con voce roca scuotendo piano il capo e abbassando lo sguardo.
Era come se quasi non si sentisse degno di fissare ancora quegli occhi verdi che, per la prima volta dopo tanti anni, non stillavano più odio nei suoi confronti. Perché negli occhi del ragazzo, in quel momento, c’era comprensione. Lo stava guardando come non lo aveva mai guardato prima, come se solo adesso lo vedesse veramente.
- È la mia colpa più grande, il mio più tremendo rimorso. – aggiunse in un angosciato sussurro sollevando di nuovo lo sguardo colmo d’infinito dolore. – Il mio inesauribile tormento…
La voce del mago si incrinò e gli occhi neri tornarono a farsi lucidi di lacrime da troppi anni mai piante:
- La mia implacabile condanna…
- Perché ha deciso di rivelarmi tutto proprio ora? – chiese Harry, incapace di sopportare lo sterminato dolore di quello sguardo.
- Perché devi riuscire ad avere fiducia in me, per credere a ciò che ti dirò. – rispose il mago a fatica. - La stessa fiducia che avevi nel Principe Mezzosangue.
- Era sempre lei…
Piton annuì:
- È stata una delle solite strambe idee di Albus, farti avere quel libro. – spiegò il mago, una vaga ombra di sorriso sulle labbra sottili. – Pare che abbia funzionato.
- Sì, direi di sì. – rispose Harry ricambiando il sorriso dell’uomo che solo quella notte aveva imparato a conoscere.
- Credo di essere pronto ad ascoltare quello che ha da dirmi, Professore.
Il ragazzo sorrise tra sé: alla fine, Silente era riuscito ad ottenere che trattasse Piton con rispetto.
Harry sapeva perfettamente che in quel modo stava sfuggendo da ciò che il mago gli aveva appena rivelato, ma aveva bisogno di tempo, molto tempo, per accettare l’idea che Piton avesse amato sua madre… e che continuasse ad amarla, soprattutto.
Qualsiasi altra rivelazione avesse avuto da fargli sarebbe andata benissimo, ne era certo.
Piton annuì in silenzio. Gli era facile comprendere che il ragazzo stesse sfuggendo alla realtà che gli aveva appena rivelato, ma sapeva anche che la successiva rivelazione sarebbe stata altrettanto difficile da accettare. Se non addirittura peggio. Salvo che Silente si sbagliasse; e Severus lo sperava con tutto se stesso, con quel suo cuore che, contro il suo volere, continuava a battere e a fargli provare sentimenti che lo dilaniavano: nonostante un anno prima lo avesse ancora recisamente negato, si era affezionato al ragazzo. E non solo perché aveva gli stessi occhi di Lily.
Il fatto che Harry avesse smesso di chiamarlo assassino e traditore e usasse di nuovo rispetto nei suoi confronti, però, era già di per sé un ottimo segnale: la Cerva d’argento era riuscita a far breccia nel cuore del ragazzo proprio come Severus aveva sperato. E raccontargli tutta la verità, mostrando il suo povero cuore straziato, per quanto fosse stato tremendamente difficile e gli fosse costato ogni briciola d’orgoglio, era stato fondamentale per ottenere la fiducia del ragazzo che era elemento essenziale per raccontargli tutto il resto. E sconfiggere l’Oscuro Signore, finalmente.
Piton annuì e fece cenno a Harry di sedersi sulle sedie sgangherate e ricoperte di polvere: sarebbe stata una lunga spiegazione. Il ragazzo obbedì in silenzio e abbassò un poco la punta della bacchetta illuminata dal Lumos levandola così dagli occhi del professore.
- Silente aveva una tesi circa quanto è accaduto la notte in cui l’Oscuro Signore ha ucciso…
La voce gli mancò per un instante.
- … i tuoi genitori. – proseguì stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche. – Albus riteneva che quando ha cercato di ucciderti e…
Il mago strinse con forza le mascelle e per un attimo Harry temette di sentire lo scricchiolio dei denti che si frantumavano.
- … e Lily…
La voce del mago era un sussurro dolcissimo e i suoi occhi scintillavano di lacrime trattenute:
- … Lily ha interposto la sua vita fra di voi… - proseguì con uno strenuo sforzo, la voce roca, - come uno scudo d’amore…
Piton trasse un lungo sospiro prima di continuare, pensando per l’ennesima volta quanto avrebbe voluto essere stato lui a sacrificarsi pur di salvare Lily.
- L’Avada gli è rimbalzato addosso grazie alla protezione che Lily che ti aveva dato con il suo sacrificio… - una lacrima brillò tra le ciglia del mago, - e un frammento della sua anima, ormai troppo lacerata dagli assassini, si è agganciata a te, il solo essere ancora vivente in quella casa.
Harry sbarrò gli occhi, incredulo e spaventato:
- Io… io sarei un Horcrux di Voldemort? – chiese con voce tremula.
- Sì. - rispose Piton annuendo, la voce ferma. – Questo è ciò che credeva Albus.
- Quindi… significa che se io non muoio… neppure Voldemort potrà mai morire?
Il professore fece un secco cenno affermativo:
- Esatto.
Quindi prese un lungo respiro e continuò:
- Albus riteneva necessario che tu… - la voce del mago tremò appena, indice dell’affetto che ormai provava per il ragazzo, - ti sacrificassi… e che fosse l’Oscuro in persona ad ucciderti.
- Ma lei… lei non lo crede, vero? – chiese di nuovo Harry, aggrappandosi disperatamente alla tenue fiammella della speranza che le parole di Piton gli offrivano.
- No, non lo credo. – rispose Piton sicuro. – Conosco molto bene le Arti Oscure: Il sortilegio per creare un Horcrux è troppo complesso perché possa avvenire senza la volontà del mago.
- Ma… Silente aveva detto che c’era uno strano legame tra me e Voldemort… - mormorò Harry temendo il peggio, - la cicatrice… forse è davvero successo…
- No, lo escludo. – ribadì il mago con voce ferma. – Nelle Arti Oscure una forte e determinata volontà è essenziale per la riuscita del sortilegio e l’Oscuro Signore in quel momento non ha avuto alcuna possibilità di esercitarla.
Gli occhi neri di Piton scintillavano nella penombra della Stamberga Strillante rischiarata solo dalla tenue luce del Lumus proveniente dalla bacchetta che in quel momento Harry puntava desolatamente a terra.
- Però tra noi esiste un legame… - mormorò Harry in cerca di sicurezze.
- Questo è indubbio. Un brandello della sua anima può davvero essersi aggrappato a te…
- Ma allora Silente ha ragione…
- Non mi interrompere, Potter, e ascolta bene quello che dico. – sibilò Piton. – Il fatto che un insignificante brandello della sua anima sopravviva in te non ti trasforma automaticamente in un Horcrux, se l’Oscuro Signore non ha esplicitamente manifestato la volontà di costituirlo, cosa di cui dubito assai.
Harry rimase immobile e muto. Forse c’era ancora una speranza per lui, se Piton aveva ragione. E il mago sicuramente conosceva bene le Arti Oscure, probabilmente meglio di quanto le conoscesse Silente. O, almeno, così Harry aveva disperatamente bisogno di credere.
- Esiste sicuramente un legame tra voi: conosci il Serpentese, - cominciò a enumerare il professore, - e c’è un collegamento tra le vostre menti, che entrambi avete sfruttato. Ma nulla più. Tu non sei un suo Horcrux.
Harry rimase a lungo in silenzio fissando il suo professore. Infine parlò:
- E quindi…
- Quindi non è necessario che tu ti sacrifichi.
Vi era una densa penombra scura nella Stamberga Strillante, il Lumos a rischiarare solo le assi impolverate del pavimento, ma Harry ebbe l’impressione che Piton gli sorridesse.
Ed era un bel sorriso.
Paterno, quasi.
[1] Harry Potter e il principe mezzosangue, Capitolo 25 – La veggente spiata.