- E ora cosa accadrà? – chiese Harry.
Piton rimase a fissarlo a lungo prima di rispondere, gli occhi neri scintillanti nella penombra della Stamberga Strillante.
Il ragazzo era in gamba, davvero. Era il degno figlio di Lily e nei suoi occhi verdi il mago aveva letto senza difficoltà, dietro all’ovvia paura di morire, la piena disponibilità a sacrificarsi per il mondo magico. Ma se la sua tesi era esatta, il sacrificio della vita di Harry non sarebbe stato necessario.
- Ora dobbiamo distruggere gli Horcrux rimanenti. – rispose Piton con decisione.
- Dobbiamo?
Le labbra sottili del mago si incurvarono di nuovo in un lieve sorriso mentre il sopracciglio si alzava un poco, del tutto bonario questa volta:
- Mi sa che hai proprio bisogno di aiuto, Harry.
Era la prima volta che lo chiamava con il suo nome.
Non più il figlio di Lily, com’era stato per tanti lunghi e dolorosi anni nei suoi pensieri; e neppure semplicemente il ragazzo, come in quell’ultimo anno in cui aveva temuto per la sua vita. Adesso era Harry, solo Harry. Nonostante gli occhi verdi di Lily.
Harry rimase senza fiato.
Per la prima volta il Professor Piton lo aveva chiamato con il suo nome. Non più quel Potter, sibilato con gelido odio come se fosse una staffilata – e ora gli era davvero chiaro perché il mago odiasse suo padre – bensì il suo nome, semplicemente Harry. Be’… in fondo Harry stesso aveva cominciato a pensare a lui come Professor Piton, invece di quel bastardo di Piton.
Sì, indubbiamente quella notte le cose erano molto cambiate tra loro.
- Oltre a Nagini manca un altro Horcrux, giusto?
Harry annuì.
- Mi auguro che tu ormai sappia quale sia, - chiese il mago con enfasi, - e dove si trovi.
Il sopracciglio era sempre alzato, ma questa volta il professore non gli parve più così minaccioso: in fin dei conti, nelle parole di Piton aleggiava un non so che di fiducia nei suoi confronti. Una fiducia che Harry non voleva e non poteva deludere.
- La tiara, - rispose veloce, - il diadema di Corvonero.
All’improvviso Piton perse la sua imperscrutabile espressione:
- Corvonero! – esclamò. – Ecco perché l’Oscuro mi ha ordinato di mettere sotto controllo la loro torre!
- Ma non ho la più pallida idea di dove si trovi! – sputò fuori Harry. – Salvo il fatto che è qui nel castello e Voldemort sta venendo a prenderlo.
Questa volta aveva capito che era meglio dire subito e direttamente la verità al professore.
Piton ebbe un lieve moto di stizza, subito controllato:
- Continui a cercare nella sua mente le informazioni che ti servono? – domandò secco.
Harry annuì, un poco in imbarazzo, visto che non era mai riuscito ad occludere la mente come il mago aveva cercato di insegnargli:
- Peccato che siano informazioni incomplete… - cercò di ammiccare.
Piton corrucciò le labbra e si lasciò sfuggire un sospiro preoccupato:
- Ci sono tante leggende sul diadema perduto di Corvonero. – ponderò guardando fisso davanti a sé come se cercasse la soluzione all’arcano. – Perfino il Barone Sanguinario ne parla spesso: a ben pensarci, sembra quasi che ne sia ossessionato.
All’improvviso il mago si interruppe, colto da un’improvvisa intuizione:
- La Dama Grigia! – esclamò. – L’ultima volta che l’ho sentito parlare del diadema stava animatamente discutendo con la Dama Grigia!
Harry lo guardò senza capire.
- Chi è la Dama Grigia?
- Dannazione, Pott… Harry!
Il ragazzo sorrise alla correzione del proprio nome, ma l’aria interrogativa non svanì.
- Dopo sette anni di scuola dovresti sapere che la Dama Grigia è il fantasma di Corvonero!
All’improvviso Harry capì a chi doveva rivolgersi per avere informazioni sul diadema.
- Avanti, Harry, vai! – lo spronò Piton.
Il ragazzo mosse un passo per andarsene, ma poi si fermò:
- E lei, Signore?
Sulle labbra di Piton era ancora adagiato quel singolare sorriso e i suoi occhi neri scintillavano:
- Tornerò da lui. – scandì il mago, il volto pallido e di nuovo del tutto serio. – È quello il mio posto.
- Ma lei… lei non è un Mangiamorte, non è un assassino!
L’espressione di Piton si incupì:
- Lo sono stato. – si accusò lapidario.
- Ma non lo è più… da tanto tempo! – insistette Harry.
- Ho ucciso Silente.
Ogni parola pronunciata dal mago sembrava un macigno che lo schiacciava sotto il peso delle sue colpe.
- Ha solo obbedito al suo ordine! – gridò il ragazzo. – Venga con me!
- No, non ne ho il diritto. Il mio posto è solo là, nell’oscurità, – ribadì Piton con voce tetra. – da quando ho lasciato andare via… lei
Harry fissò l’uomo che quella notte aveva imparato a conoscere e di cui aveva visto il vero volto dietro a tutte le sue pesanti maschere e impeccabili recite.
- Non è vero, Signore! – disse accorato. – Anche lei ha diritto a vivere!
Piton sorrise appena lasciandosi sfuggire un breve sospiro:
- In effetti, a questo punto l’idea non mi dispiacerebbe nemmeno… – mormorò, rivolto più a se stesso che al ragazzo.
Ora che Harry sapeva, ora che i suoi occhi verdi erano tornati limpidi, privi di tutto l’odio e il disprezzo che lui stesso vi aveva fatto crescere col suo sgradevole comportamento, ecco, forse adesso dare l’addio alla vita non era più proprio quello che il mago voleva…
Poi scosse la testa e riprese, con rinnovata decisione:
- Tornerò dall’Oscuro Signore, Harry, perché solo restando al suo fianco potrò ancora aiutarti e proteggerti quando sarà arrivato il momento dello scontro finale.
Harry sentì un lungo brivido freddo percorrergli la schiena.
- Pensa a trovare e distruggere il diadema di Corvonero e io lo terrò lontano da te per il tempo necessario. – promise Piton. – E quando sarà arrivato il momento giusto, toglierò di mezzo quel maledetto serpente.
Si guardarono in silenzio per un lungo istante, poi il mago continuò:
- Se Silente ha sbagliato ed è la mia tesi quella giusta, - disse soppesando ogni singola parola, - quando Nagini sarà distrutta, non ci sarà più nulla a tenere in vita quel maledetto! – concluse con occhi di ardente fuoco nero.
- Non dovrò combattere contro Voldemort, allora?
- No, Harry, - rispose Piton, di nuovo quel singolare sorriso appena accennato sulle labbra sottili, - - non sarà necessario.
- Ma se lei ucciderà Nagini davanti a Voldemort…
Harry si interruppe mentre le immagini di quanto poteva accadere scorrevano veloci davanti ai suoi occhi.
- … la sua vita sarà in grave pericolo, Signore!
Piton sorrise ancora:
- Non è la mia vita a essere importante in questa guerra, Harry, - spiegò sospirando appena, - così come non lo era quella di Albus!
Harry deglutì a fatica.
- Lo fa… lo fa per mia madre? – chiese con voce tremante.
Severus lo guardò a fondo negli occhi di quel verde incredibile, quegli occhi così tanto e a lungo amati. Poi scosse piano la testa:
- No, Harry. – disse con inattesa dolcezza. – Lo faccio per te… per me, per tutto il mondo magico…
Poi socchiuse gli occhi per un istante:
- … e lo faccio anche per Lily, - disse in un roco sussurro tremante, - per mantenere la promessa che lei non ha mai conosciuto.
Quando riaprì gli occhi, Harry vide una nuova e fortissima determinazione in quelle profonde iridi nere.
- È tutto chiaro, Harry? – chiese secco Piton. – Sai esattamente cosa devi fare?
Il ragazzo lo guardò stupito: cosa diavolo stava succedendo?
Era arrivato il momento più difficile, Severus lo sapeva bene: l'attimo inesorabile in cui avrebbe perduto tutto quello per cui aveva lottato fino a quel punto. L’istante crudele in cui in quegli occhi verdi sarebbe tornato a regnare l’odio per un traditore e un assassino.
- Ora lancerò su di te un Oblivion selettivo. – spiegò il mago con gelido distacco. – Ricorderai solo ciò che è necessario, Harry, e dimenticherai tutto il resto.
Tutto ciò che gli aveva raccontato affinché il ragazzo potesse credere in lui, e fidarsi. Ciò che si era reso conto di avergli raccontato quasi fosse il suo testamento, affinché almeno una persona sapesse e potesse ricordare la sua memoria senza odio e disprezzo; non aveva grandi speranze di sopravvivenza in quell’ultima battaglia finale, anzi, forse voleva solo morire: in fin dei conti, aveva compiuto il suo dovere, a cosa valeva vivere ancora e continuare a soffrire?
Harry lo fissava, gli occhi verdi spalancati, limpidi e lucenti, per la prima volta colmi di fiducia e rispetto per lui, lui che era stato la causa della morte dei suoi genitori. Sì, ci sarebbe ancora stato un motivo per vivere, ma Severus non se ne sentiva degno.
Dopo una breve esitazione continuò:
- Dimenticherai tutto quello che mi riguarda.
Piton levò la bacchetta sul ragazzo.
- No! – gridò Harry lanciandosi con impeto contro di lui. – Io non voglio dimenticare ciò che ho scoperto su di lei stasera!
- È necessario, Harry, affinché tu possa compiere il tuo dovere fino in fondo. – asserì impassibile il professore. – Ed io compirò il mio!
E il primo atto di quel maledetto dovere che andava compiuto era proprio fare sì che il ragazzo tornasse a combattere senza preoccuparsi per lui, senza temere per la sua vita. Perché la sua vita non meritava le preoccupazioni di nessuno.
- No! – ripeté con decisione Harry opponendosi ancora. – Io non voglio dimenticare adesso che so la verità, non ora che conosco quale persona, realmente, si nasconde dietro la sua sgradevole maschera, Professor Piton!
Severus esitò, gli impulsi del cuore che per un momento, come tanti anni prima, sopraffacevano quelli della mente. A fatica riprese il controllo di se stesso, proprio mentre il lampo di un’intuizione balenava nei suoi ricordi: forse poteva esserci una soluzione. Forse era solo un miraggio e di sicuro la probabilità di riuscita era minima: ma cosa aveva mai da perdere nel provarci?
- E allora, se proprio sei deciso a ricordare chi sono, se davvero vuoi, - disse puntando di nuovo la bacchetta, - guardami, Harry, guardami per l’uomo che realmente io sono!
Per un istante gli occhi verdi si fusero in quelli neri, poi vi fu un improvviso lampo di luce e Piton esclamò:
- Oblivion!

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