Note alla storia

  [Quarta classificata al contest “born under the stars” indetto da aware_ sul forum di EFP sezione Harry Potter]

Nome sul forum: SendyMalfoy [Efp: Sendy Malfoy]
Titolo: Come i fiocchi di neve
Introduzione: “La neve, quando cade, ricopre silenziosamente tutte le nefandezze di questo mondo donando alla vista una parvenza di soffice candore, quasi a voler risanare ogni ferita e ripulire ogni lordura.”
Generi: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Serpeverde
Avvertimenti: One-shot Note ed eventuale uso dei punti bonus: Ho scelto Astoria ed il segno dell'Acquario, non conosciamo la sua data di nascita perciò ho deciso che potrebbe essere nata il 14 Febbraio 1982, le ragioni di questa mia scelta sono sia relative a questo contest che al fatto che più mi immagino questo personaggio ed il suo carattere, il suo modo di pensare e di essere, più mi convinco che l'Acquario di terza decade sia il segno zodiacale più adeguato a lei. Curiosità: così facendo esce anche fuori che l'ascendente è il segno della Vergine. Ovviamente tenterò di ambientare la storia in Febbraio, apice dell'inverno e mese per antonomasia dell'Acquario. Ps: San Valentino non ha niente a che fare con tutto questo.
Segno scelto e citazione:

Aquarius: “The world cannot be translated; it can only be dreamed of and touched.” Dejan Stojanovic, from The Creator “Il mondo non può essere interpretato, se ne può solo sognare, e sfiorarlo.”

 

Ad Alessandro, che mi insegna a correggere i miei errori,

a Noemi, che mi ha dato il coraggio di scrivere,

all'Acquario, che mi ha donato la fantasia.

 

Come i fiocchi di neve

 

Le era sempre piaciuto l'inverno, forse perché era nata in una fredda e pungente sera di Febbraio.

 

Amava la neve. La neve, quando cade, ricopre silenziosamente tutte le nefandezze di questo mondo donando alla vista una parvenza di soffice candore, quasi a voler risanare ogni ferita e ripulire ogni lordura. Ma la neve, fredda e bagnata, può diventare pesante e soffocante, la si può amare in maniera smisurata ma non bisogna mai farsi cogliere impreparati.

 

Questo Astoria lo sapeva bene.

 

La giovane guardava il paesaggio della sera invernale, affacciata alla finestra della sua stanza nella villa di famiglia, coi gomiti pigramente poggiati sul davanzale. I suoi larghi occhi verdi, d'un verde cangiante ed indefinito, scrutavano vivaci ed assorti l'esterno nevoso. Era in atto una pesante nevicata, i fiocchi cadevano dal cielo e si rivelavano sotto la flebile luce dei lampioni. Quei cristalli, che ad un occhio disattento potevano sembrare tutti uguali, erano al contrario tutti diversi fra loro, non ne esisteva uno che fosse esattamente identico all'altro, non era questa forse la metafora dell'umanità? La sua mente vagava verso luoghi sconosciuti, nei pensieri più assurdi e disparati; siamo come i fiocchi di neve? Ma questi si adagiano tranquilli al suolo, compiono la loro opera catartica, collaborano coesi, diventano una massa soffice ed indistinta, unita, una cosa sola.

 

Perché è così difficile essere come i fiocchi di neve?

 

Domande bizzarre come questa affollavano la mente di Astoria Greengrass, una giovane strega di nobili natali, discendente di famiglia rispettata. Il sangue puro, le buone maniere, i comportamenti ambigui, cosa avevano fatto di male per ritrovarsi una figlia del genere? Una pecora nera, una ribelle, una spostata...

 

«Sei un'incosciente, ragazzina! Sei nata per far penare me e tuo padre, non è vero? Cosa diranno di noi gli altri, i nostri pari, non ci pensi? Se non la smetterai con queste tue idee strampalate getterai il disonore sulla nostra famiglia!»

 

Le parole che sua madre le aveva rivolto qualche anno prima, durante i tempi nefasti della guerra, le ronzavano in testa come un insetto fastidioso. Aveva chinato il capo e chiesto scusa, aveva promesso, non sapeva bene neppure lei cosa. I loro pari? Chi diavolo erano poi i loro pari? Cos'è che non avrebbe dovuto fare mai più? Avere dei dubbi? Chiedere ad alta voce “Perché non possiamo essere come i fiocchi di neve?”

 

La guerra era passata da due anni ma era impossibile dimenticarne gli orrori, il sangue versato, le vite spezzate, l'odio, il dolore, la morte. Astoria aveva vissuto a malapena quegli orrori, troppo giovane e ostinata per esser messa a conoscenza degli affari di famiglia, troppo dalla parte sbagliata per ottenere la fiducia dei suoi compagni, troppo Purosangue per combattere a favore di una giusta causa. Era stata allontanata assieme ai suoi compagni di casa, estromessa dall'atto decisivo, impossibilitata ad aiutare.
Ma le notizie viaggiano veloci e ormai tutti sapevano, Astoria sapeva. Sapeva della sofferenza, delle ferite che non si rimarginano, delle scelte sbagliate e delle giovani vite sottratte all'affetto dei cari.
Il candore freddo della neve avrebbe potuto lenire la consapevolezza di non aver fatto abbastanza? Per un attimo il suo sguardo si rabbuiò, scosse il capo cercando di mandar via questi pensieri, cercò di pensare a qualcos'altro...

 

...C'era un giardino, un enorme, curato e opulento giardino. Un uomo dai lunghi capelli biondi, quasi bianchi, si rivolse, con algido disprezzo, ad un bambino, altrettanto biondo, che poteva avere all'incirca sette anni, tirò via dalle mani del ragazzino un manico di scopa giocattolo e gli rivolse un gelido e severo sguardo di disapprovazione «Che ti serva di lezione, Draco» furono le parole che uscirono atone dalla bocca dell'uomo, prima di dargli fuoco con un colpo di bacchetta.
Il bambino guardava la sua scopa bruciare con gli occhi che diventavano lucidi, pronti a riempirsi di lacrime «Non ti azzardare a piangere! Gli uomini non piangono... E sparisci immediatamente dalla mia vista!» disse infine l'uomo, voltandosi e ritornando verso il maniero ad intrattenersi coi suoi ospiti.

Il bambino prese ad allontanarsi nella direzione opposta a quella del padre, triste, furente, rassegnato, colpevole. Una figura minuta seguì i suoi passi, addentrandosi nel giardino. Pochi attimi dopo lo raggiunse e gli si sedette a fianco «Non è colpa tua!» disse decisa una voce, dal tono dolce e acuto, come quella di una bambina di cinque anni. Draco si voltò di scatto, colto alla sprovvista da quella presenza inattesa e non richiesta «Che vuoi? Non dovresti stare qui, Astoria! Vattene via! Non voglio prendermi un altra sgridata per colpa tua!» lei lo guardò indispettita e furba allo stesso tempo «Io ho chiesto il permesso di uscire fuori a giocare, per i grandi non sarà un problema... Pensavo di essere d'aiuto, dopo quello che ti è capitato... Tuo padre ti ha detto che non devi piangere, ma non è vero, tu sei solo un bambino, non un uomo, noi bambini piangiamo, capita a volte» Draco troncò bruscamente il discorso della bambina «Tu non sai niente, sei solo una femmina! Non ho bisogno di te e del tuo aiuto, dovresti imparare a farti i fatti tuoi!» nel sentire queste parole, Astoria si alzò e mosse qualche passo lontano da lui «E comunque non è vero! Tu sei antipatico, ma tutti hanno bisogno di qualcuno che li aiuti!» e se ne tornò da dove era venuta.

 

Ecco un altro strano ricordo che faceva capolino nella sua memoria. La giovane sorrise, un misto di mestizia e serenità, di gioia e preoccupazione. Molte cose erano cambiate da quel giorno.

Dei passi la distolsero dai suoi pensieri, lentamente si voltò verso la fonte di quel rumore e vide sua sorella.

«Per Salazar, Astoria! Sei ferma alla finestra da due ore, cosa ci sarà di tanto interessante da guardare? Una stupida nevicata?»

«Sarà pure una stupida nevicata, ma a me interessa. Cosa c'è Daphne?» rispose con tono annoiato

«C'è qualcosa che non va?»

«Sto bene, è tutto a posto» “sento delle cose che non sono pronta a condividere con te, nonostante tu sia mia sorella”

«Allora falla finita con queste tue stramberie, Astoria. Infilati un cappotto, dobbiamo uscire.»

«Dobbiamo uscire? E per andare dove, di grazia?»

«Ti porto ai Tre Manici di Scopa. Blasie e Theodore ci aspettano per una burrobirra, su forza...»

«E se io non avessi voglia di andare a bere una stupida burrobirra con te e con i tuoi stupidi amici?»

«Non fare storie, lo sto facendo per te, ti dò quantomeno la possibilità di sembrare una persona normale, non una disadattata come quella stramba di Lunatica Lovegood» disse Daphne calcando con disprezzo le ultime parole.

«Chi sei tu per giudicare le persone? Dovrei stare una serata intera con te e quei due deficienti a sentirvi parlar male della gente. Una prospettiva allettante!» sputò fuori Astoria con sarcasmo.

«Fai come ti pare. Sicuramente Lunatica ha una vita più movimentata della tua, ti ridurrai come Malfoy che è diventato l'ombra di se stesso! E se lo merita per come si è comportato... Dai, sorellina, non vorrai passare la tua vita come un'emarginata a guardare fuori dalla finestra!» rincarò la dose, con un entusiasmo malato nella voce.

«Mhm. Non mi hai convinta. So benissimo perché vuoi che esca con te e i tuoi “amichetti”, non c'è bisogno di fare tutte queste scene, Daphne» e, controvoglia, indossò il suo soprabito viola.

 

Era inutile, tutto quello che era successo non sembrava aver lasciato la minima traccia nel cuore di sua sorella e dei suoi genitori. Astoria non riusciva a spiegarsi come fosse possibile restare così insensibili, indifferenti. Egoisticamente attaccati a pensare solo ed esclusivamente ai fatti propri, senza provare il minimo rimorso per tutto quel male. Lei non era a conoscenza del ruolo che aveva rivestito la sua famiglia in tutta quella vicenda ma poteva immaginarlo.

Tutti erano coinvolti, lei stessa sentiva di esserlo.

 

Perché non possiamo essere come i fiocchi di neve?

 

Forse il periodo delle domande era passato, la neve cade, ricopre ogni cosa, si ferma per un po'. A volte troppo tempo, a volte troppo poco, poi si scioglie e svanisce lasciando solo un umido ricordo della sua effimera presenza.
Quel che sta sotto è il mondo reale, ad Astoria forse faceva un po' male ammetterlo, ma era così e continuare ad interrogarsi sul perché le cose fossero andate in un certo modo, sul perché le persone si comportassero come se nulla fosse accaduto, ormai non aveva più senso. Le sarebbe servita un'eternità per capirci qualcosa, se mai ci fosse stata qualcosa da capire. Forse non c'era proprio un bel niente da capire.

 

L'effervescente aria della sera invernale accolse le due sorelle fuori dall'ingresso del locale. L'odore secco della neve pervase le narici della giovane e lei, ancora persa tra i suoi pensieri, seguì la sorella all'interno.
I Tre Manici di Scopa sembravano chiassosi come una volta. Diversi avventori affollavano il locale in quella fredda e nevosa sera di Febbraio, dove sarebbero dovuti andare del resto? Non certo fuori a fare una passeggiata... Si addentrarono per raggiungere il tavolo dove gli “amici” le stavano aspettando. Ad Astoria parve di riconoscere molti visi tra gli astanti, ex studenti di Hogwarts, qualcuno le fece qualche cenno di saluto che lei educatamente ricambiò. Arrivarono ad un tavolo al quale sedevano tre ragazzi, salutarono e si accomodarono.

Astoria sentì Daphne sbuffare infastidita, la vide lanciare un occhiataccia a Theodore e Blasie e bisbigliare a quest'ultimo qualcosa del tipo «Che ci fa lui, qui? Non ci vergogniamo a farci vedere in giro con quello? Perché lo avete invitato?» Astoria guardò l'oggetto a cui erano indirizzati il disappunto e la cattiveria della sorella. Vide un ragazzo biondo dall'aria cupa, un bambino di sette anni con l'anima assente e con gli occhi bagnati, un giovane uomo che stava ancora sopportando il peso di qualcosa più grande di lui.
Sentì Zabini rispondere sottovoce alla sorella «L'ha invitato Theodore. Era pur sempre un nostro amico, che problemi ti fai?» Daphne lo guardò storto «Sarà stato pure un vostro amico, io non voglio avere niente a che fare con quello. Comunque ormai è qua...» i due lasciarono cadere il discorso e cominciarono a conversare come se nulla fosse.

Astoria guardò la sorella con disgusto per un tempo non quantificabile, si limitò a fingere di ascoltarne i discorsi vani, annuire e sorridere se veniva chiamata in causa, il suo sguardo si soffermò sul ragazzo biondo. Lo osservava bere dal suo bicchiere, disinteressato quanto lei alla conversazione degli altri tre.

 

A quanto pare non sono la sola che non vorrebbe essere qui.

 

«Allora, Astoria...» fu la voce di Nott che la distolse dai suoi pensieri «Daphne ci stava giusto dicendo che vorresti entrare alla Scuola Specialistica per Guaritori, è vero?» qualcosa attirò anche l'attenzione del biondo che cominciò ad osservarla «Beh, sì...» «Ma che vi prende a tutti con questa storia della Medimagia? Non andrà mica di moda fare i guaritori? Sono studi pesanti, sai? Non potresti scegliere qualcosa che ti si addica? Qualcosa di più semplice? Diglielo anche tu, Draco, che è difficile quella scuola, sei ancora lì a studiare... Eh eh eh...» Astoria guardò Theodore Nott di sottecchi, ma prima che potesse aprir bocca, Draco Malfoy, che per tutto il tempo era stato in silenzio, prese la parola «Davvero molto divertente Theodore, forse sto ancora studiando perché ci vuole parecchio tempo per perfezionarsi in una simile arte? Punto secondo, non vedo che problemi dovrebbe avere Astoria nell'intraprendere questi studi... Detto questo, grazie davvero per questa emozionante serata ragazzi, io devo andare» pronunciò l'ultima frase con pungete sarcasmo, lasciò cadere qualche moneta sul tavolo, si infilò il cappotto e si avviò verso l'uscita.

Astoria lo seguì con lo sguardo che in seguito si posò sulla sorella. Non era intenzionata a sorbirsi ancora a lungo i suoi inutili discorsi e le stupide frecciatine dei suoi amichetti idioti, la verità era che anche loro la vedevano come una spostata, ed era abbastanza sicura che in sua assenza parlassero di lei in maniera non molto lontana da quella in cui parlavano di Luna Lovegood.

Si alzò dalla sedia e cominciò ad indossare il suo soprabito «Ma che fai?» la guardò interdetta la sorella «Sono stanca, ci vediamo a casa forse, buona continuazione» le parole uscirono dalla sua bocca prive d'entusiasmo e la ragazza raggiunse in fretta l'uscio del locale.

 

Non appena fuori, respirò profondamente, si sentiva arrabbiata, ferita, ma in fondo non le importava nulla, l'aria gelida e pesante le riempì i polmoni e le svuotò la mente. Persa nei suoi pensieri, cominciò a seguire alcune impronte fresche lasciate nella neve. Come per gioco, posava i suoi piedi, molto più piccoli di quelli che dovevano aver lasciato quei segni, in ogni impronta. Uno dopo l'altro seguiva quei passi sconosciuti e misteriosi e li contava, uno, due, tre, cinque, sette, ventuno, quarantaquattro, sessantotto, ottanttan- andò a sbattere contro lo schienale di una panchina e per poco non perse l'equilibro.

«Greengrass, ti sei messa a pedinarmi? Ma dico, è mai possibile che tu debba sempre invadere i miei spazi?» non c'era astio in quelle parole «Io pensavo ai fatti miei, e sono arrivata qui seguendo quelle... Ehm ehm...» esitò, sentendosi una stupida «Credevo fossi andato via, non mi aspettavo di trovarti in questo posto, a dire il vero, non mi aspettavo proprio di arrivarci».

 

Hai seguito delle impronte per terra, non ti ha sfiorato il sospetto che effettivamente potesse esserci qualcuno alla fine del percorso?

 

«Comunque, andrò via, non intendevo disturbarti, ma già che ci sono... Grazie Draco» sussurrò la ragazza in tono sincero «Puoi sederti, se vuoi...» Astoria spolverò un po' di neve dalla panchina e, silenziosamente, prese posto accanto al ragazzo, lui continuò «Perché mi stai ringraziando?» «Perché non dovrei?» rispose candidamente lei, lui la guardò dubbioso «Certo che sei strana, Greengrass...» lei rise pacatamente «Ormai dovresti saperlo... Perché ti sei allontanato?» «Semplice, cominciavo a non tollerare le stronzate di quei tre...»

«Oh, no, no... Perché ti sei allontanato, in questi anni? Da me, credevo fossimo...» fece una breve pausa «Amici» concluse sincera.

«Io non ho amici, Astoria, probabilmente non ne ho mai avuti. E ora, dopo tutto quello che è successo, nessuno vuole essermi amico, credi che non sappia cosa dicono? Io sono un'onta, per tutti, sia da una parte che dall'altra, le sento addosso le occhiatacce, i bisbigli... Ma forse hanno anche ragione...» sporadici fiocchi di neve ricominciarono a cadere lentamente, Astoria allungò una mano per tentare di accoglierne qualcuno «Guarda! Non sono bellissimi?»

Draco la guardò interrogativo, lei continuò tranquillamente, come se stesse spiegando qualcosa di estremamente complicato ed importante «I fiocchi di neve, Draco, sono tutti diversi fra loro, eppure coesi come sono ci regalano questo spettacolo della natura, questo candido manto bianco, uniforme, luccicante, puro... Perché non siamo come loro? Perché non riusciamo ad essere come i...» lui la interruppe, calmo «Astoria, ma non ti accorgi che siamo già come i fiocchi di neve? Se questi fossero davvero così coesi, come dici tu, non esisterebbero le valanghe» lei lo guardò, colta alla sprovvista «Io... Io non ci avevo pensato...» «Non puoi pensare sempre a tutto»

«Avrei dovuto... E ora? Pensi sia proprio così?»

«Sì, Astoria, è così e basta, non puoi trovare una giustificazione, le valanghe non hanno scusanti, le cose accadono, ormai è inutile interrogarsi sul motivo, cercare di capire, trovare una spiegazione, accadono e basta. Il mondo, Astoria, è così e basta!» era amareggiato, lei gli mise una mano sulla spalla.

«Hai ragione, a far così ci si fa solo rubare tempo prezioso dalla sofferenza. Ma nessuno mi può impedire di sognare qualcosa di diverso, qualcosa di migliore...» con la mano che prima aveva posto sulla spalla del ragazzo andò a sfioragli delicatamente e dolcemente una guancia «Neanche a te, Draco, neanche a te possono impedirlo» gli occhi della ragazza brillavano d'una luce viva, entusiasmante, consapevole «La valanga, non è colpa tua» lui forse si lasciò convincere dall'entusiasmo di quegli occhi vivi e penetranti che gli stavano leggendo l'anima ed attento rimase ad ascoltarla, lei continuò «Lascia che arrivi la primavera, il sole scioglierà la neve, ed il pericolo sarà passato» Draco la fissava assorto «Credi che io sia una squilibrata, vero? Avrei dovuto tacere, adesso è meglio che io vada...» lei si alzò ma lui le afferrò fermamente un polso facendo si che Astoria tornasse a sedere, forse in maniera un po' troppo brusca, accanto a lui, su quella panchina, lei lo guardò stupita da quel gesto inaspettato, lui le disse solamente:

«Rimani».

 

Vorrei divenir acqua per scendere a valle con te.

 

 

Note di fine capitolo



Note dell'autrice:
Il contest di aware_ mi ha dato la giusta spinta per scrivere questa one-shot, come avrete capito sono parecchio fissata con il personaggio di Astoria Greengrass e con la coppia Draco/Astoria, quindi non avrei potuto fare diversamente. Spero solo che chi è arrivato fin qua giù abbia apprezzato ciò che ho scritto, siate clementi, sappiate che questa è, in assoluto, la prima fanfiction che scrivo.

Se avete voglia lasciate una recensione, sarò felice di leggere le vostre opinioni, anche negative, seppur costruttive s'intende!


Credits:

All'interno di questa storia sono presenti, in alcune brevissime frasi, delle piccole citazioni derivanti da canzoni di Fabrizio De Andrè e Francesco Guccini.

Vedi la dicitura "i suoi larghi occhi..." ispirata da "Per i tuoi larghi occhi" e la frase detta da Astoria "adesso è meglio che io vada" ispirata ad una frase ricorrente ne "La cattiva strada", questo per quanto concerne Fabrizio De Andrè.

Il "maestrone" Francesco Guccini invece ha ispirato il "con l'anima assente e con gli occhi bagnati" liberamente tratto da "Il vecchio e il bambino".

Queste pseudocitazioni sono semplicemente un modo per rendere omaggio ai due poeti di cui sopra, di cui io sono una grandissima estimatrice, e sono anche dovute al fatto che a furia di ascoltare le loro canzoni ci sono ormai frasi che fanno parte del mio modo di esprimermi.

In conclusione vi è un'autocitazione relativa ad un mio componimento: "Metamorfeo" qui pubblicato una decina di anni fa all'interno della raccolta "Dall'inizio alla fine" che si trova su EFP e Wattpad e non ha nulla a che fare con l'universo di Harry Potter. Ho deciso di inserirla perchè ritengo che la frase "vorrei divenir acqua per scendere a valle con te" si adatti perfettamente al contesto ed al concetto di questa storia.

Concludo dicendo che ovviamente i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a J.K. Rowling, come tutti sappiamo.

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