Note al capitolo

Per qualche inspiegabile ragione non riesco a centrare il titolo né a ingrandirlo (sebbene abbia provato a modificarlo circa 18 volte), e questa cosa mi fa andare fuori di testa. Qualcuno di voi saprebbe dirmi come porre rimedio? Mi farebbe estremamente piacere.

 

 

 

Azkaban
 

Quando riaprii gli occhi sentii che la mia guancia posava su qualcosa di freddo e duro. Mi alzai, la testa mi martellava, non avevo ancora elaborato gli avvenimenti della notte prima.
La stanza in cui mi trovavo era piccola e buia, costituita principalmente da pietre. Ad un angolo stava una minuscola brandina lurida, e accanto un puzzolente vaso da notte, in alto si apriva una finestrella da cui entravano spifferi d’aria gelida e di fronte a me c’erano delle sbarre di metallo.
Mentre faticavo per sollevare il mio corpo da terra sentì delle voci provenire da poco lontano.
«È completamente impazzito Albus, non vale nemmeno la pena provare a parlarci, fidati amico mio.»
«Cornelius, capisco le tue preoccupazioni, ma vorrei comunque rivolgergli due o tre domande, almeno fino a quando resta cosciente, se mi capisci.»
«Uh uh. Beh, penso di dover proprio accettare per sdebitarmi del tuo aiuto degli ultimi giorni.»
«Consideriamo il debito saldato, vecchio mio.»
«E va bene Albus, ma non avvicinarti troppo, credo sia pericoloso anche se sprovvisto di bacchetta. Insomma, parliamo di dodici Babbani e… Un dito, un solo dito abbiamo trovato del povero Minus.»
«Ti assicuro di prestare attenzione. Se non ti dispiace adesso...»
«Ma figurati, mi tengo ben alla larga da quella cella io. Ci rivediamo nel mio ufficio quando hai finito allora.»
Un rumore di passi trascinati attirò la mia attenzione al di là delle sbarre. Davanti a me, illuminato dalla tenue luce di un Patronus a forma di fenice, si stagliava il professor Silente in tutta la sua altezza.
Ci fissammo per un periodo di tempo eccessivamente lungo.  Mi era sempre piaciuto Silente, apprezzavo la sua diplomazia, la sua immensa intelligenza e il suo modo di affrontare i discorsi più scomodi con quieta nonchalance, ma in quel momento l’odiai.
L’odiai perché mi squadrava da dietro i suoi occhiali a mezzaluna dubitando di me. Provai a decifrare il suo sguardo ma fu tutto inutile, ero troppo stanco persino per reggere il confronto.
«Non dovrei essere qui.»
Gli dissi infine, ponendo termine a quel lungo e imbarazzante silenzio.
«No, Sirius, hai ragione, non dovresti.»
Fu la sua risposta, concisa come sempre.
«Neanche lei dovrebbe.» Lo informai.
«Vero» Concordò lui.
«Allora perché è venuto?» Ringhiai, sentendomi più cane che uomo, ma Silente non ci badò.
«Sono venuto per darti delle risposte.»
Sorrisi amaramente scuotendo la testa
«Non è un compito che spetta al Ministro della Magia?»
«Sì, ma ho insistito tanto per venire personalmente.»
«Significa che lei crede nella mia innocenza?»
Decisi di arrivare subito al nocciolo della questione ponendo una domanda diretta e in quel momento mi resi conto di quanto desiderai sentirmi confortare. Lo stregone mi lanciò un’occhiata penetrante, e solo allora mi resi conto di quanto fossi vergognosamente vulnerabile.
«Il punto è, Sirius, che non ci sono prove sufficienti a definirti innocente. Sei accusato della morte di dodici Babbani e di Peter Minus.»
«E di aver tradito i miei due migliori amici, ha dimenticato di aggiungere.»
Lo corressi con una punta di amarezza. Il professore tacque e unì la punta dei suoi indici davanti a sé in un gesto consueto.
«So cosa pensa, ma sono innocente le dico, non ero io il Custode Segreto.»
Capì subito che Silente stava sinceramente ascoltando le mie parole, e mi illusi che qualcuno al mondo mi credesse. Non commentò, per cui approfittai del suo silenzio e vuotai il sacco.
«Ho pensato che Voldemort avrebbe subito cercato me e ho ritenuto che fosse più saggio affidare il compito a Peter. Nessuno avrebbe mai pensato a lui, era al sicuro più di quanto lo fossimo io e Remus. James e Lily accettarono immediatamente.»
«E gli unici a conoscenza di questo cambiamento eravate voi quattro.»
M’ interruppe lo Stregone allungando una mano dalla lunghe dita affusolate.
«Certo! Se avessimo sparso la voce allora sarebbe stato tutto inutile, Voldemort sarebbe corso direttamente a cercare Minus, e allora l’intero piano non avrebbe affatto avuto senso.»
Silente rimase un attimo a pensare.
«Lo comprendo, ma ti renderai conto che tre degli ideatori di questo geniale cavillo sono tragicamente deceduti.»
«Peter non è morto!»
Urlai afferrando le sbarre tra le mani. Silente non si scompose.
«Peter è vivo, professore, io lo so, l’ho visto! Quel bastardo è ancora in vita, e dovrebbe esserci lui sottoterra, al posto di Lily e James.»
Respiravo affannosamente, e Silente aspettò che mi calmassi prima di parlare nuovamente.
«Di Peter è rimasto un solo dito, Sirius. Si ritiene che tu lo abbia torturato atrocemente prima di concedergli finalmente la morte.»
Rimasi sbalordito. Oltre ad aver tradito i Potter, Minus mi aveva messo nel sacco, raggirando l’intero mondo magico.
«Cosa sta dicendo? Peter si è trasformato sotto ai miei occhi ed è scappato prima che arrivassero Crouch e Caramell. Dev’essersi tagliato il dito un attimo prima di trasformarsi, mi ha ingannato, non capisce? Ha ingannato tutti quanti.»
Ci fu un altro momento in cui tutto tacque. Vidi Silente osservarmi intensamente, quasi come se sperasse di scorgere la verità dentro ai miei occhi.
«Professore, io non avrei mai condannato James e la sua famiglia, lei questo lo sa bene, non è vero? Sa che James Potter è stato il mio migliore amico per più di otto anni, quindi sa anche che non l’avrei mai messo in vendita per nessun motivo al mondo. Professore, lei deve credermi.»
Più che domandarglielo, glielo supplicai. Desideravo ardentemente che qualcuno mi credesse, non per scagionarmi, ma perché era importante che qualcuno sapesse la verità.  Non  potevo proprio tollerare l’idea di vivere in un mondo che mi credeva il responsabile della morte dei Potter.
«Professore, risponda. Mi crede?»
Silente rispose con voce calma e pacata.
«Vorrei poter dire di crederti, Sirius. Il legame che ha unito te e James è ben noto a tutti, ed io per primo vorrei credere alla tua storia, vorrei crederti innocente, vorrei che avessi ragione.»
Attesi, sapevo bene che la parte successiva del suo discorso non mi sarebbe piaciuta per niente
«Ma purtroppo ho cominciato a dubitare della bontà d’animo delle persone alcuni anni fa. L’uomo chiamato Voldemort è stato uno degli studenti migliori di Hogwarts, un vero modello da seguire, e nessuno avrebbe mai immaginato che dentro di lui si nascondesse il seme del male.»
«Ma qui non si tratta di Voldemort, si tratta di me!»
Il professore non rispose, si chinò e poggiò sul pavimento di fronte a me, all’interno della cella, una copia della Gazzetta del Profeta.
«Ti consiglio di farti recapitare una copia della Gazzetta ogni giorno. In questo modo potrai essere informato su tutte le novità del mondo magico e forse riuscirai a mantenerti mentalmente lucido quanto basta. Ti avviso però che non sempre sarai soddisfatto di quel che leggerai.»
Posai gli occhi sulla prima pagina e lessi il titolo: “Il Mondo Magico si appresta a celebrare la sconfitta del Mago più oscuro di tutti i tempi.” In basso c’era una foto di Maghi e Streghe che brindavano con boccali colmi di burrobirra. Lessi qualche rigo dell’articolo scuotendo la testa incredulo.
«Questo non può essere vero professore, qui dice che Voldemort è stato sconfitto da Harry Potter, ma è un’assurdità, quel bambino ha appena un anno di vita.»
«È tutto vero invece.»
«Oh andiamo, non può crederci sul serio»
«Allora come spieghi il fatto che Harry sia l’unico membro dei Potter ad essere rimasto in vita? Credi forse che Voldemort gli abbia concesso la grazia? Pare che Harry fosse protetto dall’amore di Lily. È stato questo il suo potere.»
«Voldemort è morto?»
«Non so se sia morto, ma posso affermare con certezza che è scomparso.»
«Ma…»
«Adesso devo andare Sirius. Non potrò più venire a trovarti.»
Fu come ricevere un pugno in pieno stomaco. Silente non mi credeva affatto, non avrebbe fatto nulla per difendermi, sarei morto in prigione e il mondo mi avrebbe ricordato come il traditore dei Potter. Il mio pensiero vagò verso Remus, che cosa avrebbe pensato di me? Avrebbe capito, almeno lui, che doveva esserci stato un errore?
«Quindi è venuto fin qui per dirmi solamente questo? La ringrazio ma in tutta sincerità, poteva anche evitarsi il viaggio.»
Con quelle parole intendevo porre fine alla sua visita, ne avevo già avuto abbastanza.
«Con queste parole, Sirius.»
Cominciò a dire, avvicinandosi alla mia cella senza alcun timore.
«Intendo comunicarti che l’amore è più forte di qualsiasi altra forza o magia oscura. L’amore ha tenuto Harry in vita quando era a un passo dalla morte. L’amore.»
Si voltò e fece per andarsene, ma poi parve ripensarci e tornò sui suoi passi.
«Se quello che dici è vero, posso solo consigliarti di attendere. La verità verrà a galla prima o poi, te lo garantisco.»
L’osservai allontanarsi provando un moto di rabbia sempre più grande. Cosa diavolo significavano tutte quelle cose? Voleva farsi beffe di me? Sarei marcito in questa prigione, a cosa diamine sarebbe servito custodire una verità che non sarebbe mai venuta a galla?
Sfogliai rabbiosamente le pagine del Profeta e, da una pagina, il mio volto mi ricambiava lo stesso sguardo rabbioso. In cima torreggiava il titolo: “Condannato ad Azkaban il pluriomicida Sirius Black, accusato della morte di un Mago e dodici Babbani.” Più in basso una foto ritraeva la casa dei Potter piena di rovine e macerie. Il ricordo della notte precedente mi provocò maggiore sofferenza.
Urlai a pieni polmoni, piansi più intensamente e picchiai le pareti di pietra che avevano posto fine alla mia vita da uomo libero fino a che un Dissennatore non si avvicinò a me. Un freddo innaturale mi s’ infiltrò nel corpo, raggiungendo le ossa. Ebbi paura, rividi nella mia mentre i corpi senza vita di James e Lily, e improvvisamente non riuscii più a ricordarli vivi, per quanti sforzi facessi. Rividi il piccolo Harry e potei udire i suoi lamenti, e nulla di ciò che gli dicessi riusciva a placare i suoi gemiti.
Svenni, stremato.

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