Due giorni prima

 

Era trascorso molto tempo da quando Harry aveva sconfitto per sempre lo stregone oscuro più potente e temuto di tutti i tempi. Era trascorso molto tempo da quando suo fratello Fred aveva sorriso per l'ultima volta. C'era stato tempo per il dolore, per il pianto, ma ora voleva andare avanti, gioire, ridere … e donare tutto il suo amore a Harry, ma lui sembrava perso, finito in un'altra dimensione dove era solo e dove nemmeno lei sembrava poterlo raggiungere.

Sarebbe tornato? Avrebbe aperto gli occhi alla realtà invece di rifugiarsi nel dolore e nel senso di colpa?

Se dall'inizio dell'anno anche lei era stata fin troppo occupata a gestire lezioni e compiti per occuparsi anche di lui, non aveva potuto però non notare un sostanziale cambiamento. Da quando avevano fatto quella prima lezione sui ricordi, lui era cambiato radicalmente. Se prima era triste, ma concentrato sulle materie in vista dei MAGO, da un paio di mesi sembrava sfiorito, come se quel giorno, nell'aula di Incantesimi, qualcosa lo avesse spezzato. Dormiva poco, lo si poteva vedere dalle profonde occhiaie che segnavano il suo viso sempre più pallido e tirato e sempre più spesso lo notava cercare di nascondere gli occhi, rossi per la stanchezza o il pianto. Aveva intuito che quel suo cambiamento era dovuto al ricordo che aveva estratto dalla propria mente, ma doveva capire, voleva vedere cosa lo stava uccidendo dentro.

 

Tutti erano a lezione e anche lei avrebbe dovuto esserlo, ma aveva lamentato un forte mal di pancia e, con la scusa di riposare un po', tornò nella Torre di Grifondoro, ovviamente deserta a quell'ora del mattino. Contrariamente a quanto detto però non si recò nel suo dormitorio, bensì in quello dei ragazzi. Non fu difficile trovare il letto di Harry. Come aveva immaginato, era sfatto, le lenzuola stropicciate e il cuscino a terra dimostravano che anche quella era stata una notte agitata per lui. Lasciò perdere il letto e si concentrò sul baule che il ragazzo, per distrazione, aveva lasciato aperto. Frugò a lungo, tra calzini bucati, vecchie pergamene e libri, e infine lo trovò. Nascosta ben bene sotto una pila di maglioni, c'era la fiala che conteneva quel maledetto ricordo. La prese e, facendo attenzione a rimettere tutto esattamente come lo aveva trovato, uscì dal dormitorio per andare davvero nel suo stavolta. Si distese sul letto e chiuse gli occhi, tenendo la fiala stretta tra le mani e chiedendosi, mentre lasciava passare il tempo che avrebbe giustificato la sua assenza dalle lezioni, se stava facendo la cosa giusta.

 

Quella notte stessa prese la sua decisione. Ormai aveva rubato il ricordo, non poteva più tornare indietro, non le restava che guardarlo. Sgattaiolò fuori dal letto e, avvolta dalle tenebre, raggiunse l'aula di Incantesimi, dove il Professor Vitious aveva tenuto il Pensatoio per permettere agli studenti di esercitarsi durante le lezioni.

Lentamente, quasi con timore, si avvicinò al bacile di pietra. Estrasse dalla tasca la fiala, il cui contenuto argenteo brillava timidamente nel buio, l'aprì con un movimento deciso e fece scivolare il liquido nell'acqua placida. Trattenne il fiato, più per l'emozione che per la reale necessità, poi immerse il viso.

 

 

 

 

Cadde delicatamente nel ricordo e subito fu accolta da una luce tenue e dorata. Si trovava in una stanza piccola ma accogliente, illuminata dal fuoco che scoppiettava nel caminetto. Guardando fuori dalla finestra vide il buio avvolgere gli alberi scossi dal vento e le prime foglie autunnali iniziare a cadere sull'erba del giardino. La stanza era deserta, ma sentì subito delle voci avvicinarsi. Per istinto le venne spontaneo nascondersi, poi ricordò che nessuno avrebbe potuto vederla, perciò rimase dov'era, in attesa degli sviluppi.

Eh sì, è proprio così!” esclamò la donna entrando, accompagnata da un uomo che teneva in braccio un bambino.

Ginny restò senza fiato. Di fronte a lei c'era una famiglia, felice e unita.

La donna aveva lunghi capelli rossi, occhi verdi come il prato e un sorriso luminoso. L'uomo accanto a lei aveva i capelli più disordinati che avesse mai visto, neri come il carbone, che incorniciavano un viso sottile sul quale spiccavano i suoi occhi nocciola, coperti da un paio di occhiali squadrati. In braccio a lui, un bimbo che doveva avere un anno o poco più, piccolo ma proporzionato, i capelli simili a quelli del padre ma dagli occhi verdi come quelli della madre.

Lily, James e Harry erano davanti a lei. Si portò le mani alla bocca per non gridare, ma non riuscì a frenare le lacrime che lentamente le stavano inumidendo le guance rosse. Erano così giovani, così felici … e tra poco tutto quello sarebbe scomparso per sempre. Il solo pensiero bastò per spezzarle il cuore. Era questo dunque che aveva fatto star così male Harry … o c'era dell'altro?

Lily e James raggiunsero il caminetto e si sedettero sul divano per godere del tepore del fuoco.

Sollina!” esclamò Harry all'improvviso, sporgendosi verso la madre.

No, Harry … dillo bene, avanti!” lo rimproverò James, fingendo disappunto “So che lo sai dire. Riprova.”

So-so-sorrellina! Sorellina!” gridò ancora, eccitato, sfiorando con la manina paffuta il ventre di Lily.

Sì, hai ragione!” lo lodò Lily, accarezzandogli la testa “Qui dentro c'è la tua sorellina Eileen. Presto nascerà e tu dovrai fare il bravo fratello maggiore. Ne sarai capace, vero?”

Tì!” rispose lui, annuendo convinto e fiero, accarezzando come poteva il pancione di Lily, appena accennato sotto gli abiti.

James si avvicinò alla moglie e la baciò teneramente sulle labbra.

Ti amo, Lily ...” mormorò, accarezzandole la guancia “Vi amo … siete tutta la mia vita ...” continuò, guardando poi Harry e le sue manine, posate sulla pancia della madre.

Tao sorellina, ti vojo bene!” sussurrò Harry, si avvicinò e baciò quella pancia, consapevole che lì dentro c'era Eileen, la sua piccola sorellina.

 

 

 

 

Nel momento in cui il ricordo finì, Ginny si rese conto che aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo. Così Harry avrebbe avuto una sorellina … una sorellina di nome Eileen. Quella notte non erano morti solo James e Lily, ma anche quella piccola creatura che non aveva nemmeno visto la luce.

Quel pensiero la distrusse dentro e finalmente capì cosa aveva avvelenato l'animo di Harry. Lei aveva appena perso un fratello e, benché fossero trascorsi mesi da quando era successo, sentiva nel suo cuore lo stesso dolore del primo giorno. Come lei sentiva la mancanza di Fred, Harry soffriva per la consapevolezza di aver perso una sorella che non aveva nemmeno conosciuto. Quel ricordo era la sintesi di tutto quello che avrebbe potuto avere e che gli era stato brutalmente sottratto, solo per le smanie di un uomo privo d'amore e pietà.

Rimise il ricordo nella fiala e tornò silenziosa alla torre, vuota come un fantasma. Passando davanti alla porta del dormitorio maschile le sembrò di sentire il respiro affannoso di Harry. Si fermò, travolta dal dolore, prese un profondo respiro e raggiunse il letto.

Una volta stesa sotto la coperta però non riuscì a prendere sonno. Il pensiero di Harry, dei suoi genitori e di sua sorella continuava a martellarle la testa. Voleva fare qualcosa per lui, farlo sentire meglio, fargli superare il dolore per la perdita della sua famiglia, ma come? All'improvviso, il pensiero di Fred riuscì a farle capire cosa doveva fare, aveva solo bisogno dell'aiuto della Professoressa McGrannit.

 

La mattina successiva si svegliò presto e andò direttamente nell'ufficio della preside. Le raccontò rapidamente la situazione, certa che lei l'avrebbe aiutata. La Professoressa, già perfettamente sveglia nonostante l'ora, tralasciò la parte in cui Ginny le raccontava del furto del ricordo e andò dritta al punto.

“Nessuno di noi sapeva che Lily era incinta ...” mormorò, ricacciando indietro le lacrime che le avevano inumidito gli occhi “Harry avrà bisogno di molto aiuto per poter superare questa cosa.”

“Vorrei aiutarlo io.” disse Ginny, seria e determinata “Ho perso anch'io un fratello. Quando morì Fred pensai che non sarei più riuscita a superare questo dolore, ma dopo il funerale, dopo quell'addio, capii che avrei potuto continuare a vivere, pur serbando il suo ricordo nel mio cuore, con amore e non con sofferenza. Perciò … ho pensato che anche Harry potrebbe aver bisogno della stessa cosa.”

La McGrannit annuì tristemente.

“Sì, credo che tu abbia ragione, signorina Weasley” mormorò, pensierosa “Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, sono a tua completa disposizione.”

Ginny sorrise, rassicurata dalla gentilezza della Preside.

“La ringrazio, Professoressa. Ci sarebbe una cosa di cui avrei bisogno ...”

Poco dopo, Ginny uscì dall'ufficio della Preside, diretta alla guferia. Scrisse rapidamente un messaggio, vi allegò qualche moneta e lasciò che Leotordo, ormai cresciuto, lo recapitasse a chi di dovere. Se tutto fosse andato secondo i piani, il giorno dopo avrebbe già potuto aiutare Harry. Tremava all'idea di dovergli confessare di aver violato il suo ricordo, ma il pensiero di averlo fatto per il suo bene la spingeva ad andare avanti.

 

Il pacco era arrivato la sera precedente così, con la complicità della Professoressa McGrannit, era riuscita completare l'ultimo preparativo per il giorno successivo.

Arrivò presto in Sala Grande, non voleva rischiare di perdere Harry prima che arrivasse il momento giusto. Il giorno precedente non aveva parlato con lui né con nessun altro, persa nei pensieri e nel dolore che quel ricordo aveva suscitato anche in lei. Aveva quasi finito di mangiare la colazione e stava disperando, temendo che ormai avrebbe dovuto aspettare il giorno successivo. Fu la voce di Hermione a destarla dai suoi pensieri.

“Ron, come mai Harry non è sceso con te?” chiese al rosso, temendo la risposta.
“In realtà credo che sia già sceso” rispose lui, servendosi ancora di succo “Quando mi sono svegliato il suo letto era vuoto.”

“Mi sta facendo preoccupare. Ultimamente è troppo sciupato. Credo che si incolpi ancora per le morti della battaglia di Hogwarts” mormorò, guardando distrattamente la sua ciotola ormai vuota.

“Proprio ora che potrebbe vivere tranquillamente, perché non riesce ad andare avanti?” si chiese Neville “Insomma, è stato un eroe! Deve capire che non è responsabile di quelle morti ma è grazie a lui che noi siamo vivi!”

Hermione annuì e Ginny, che dal giorno precedente si portava dentro il suo segreto, si morse un labbro. Sarebbe stato il caso di dirlo anche a loro? No, non poteva. Prima doveva affrontare lui, fare in modo che fosse lui stesso a confidarsi, ma con una leggera spinta.

In quel momento entrò Harry. Era esausto, si poteva vedere dai suoi occhi che non aveva dormito abbastanza nemmeno quella notte. Si voltò, imitata dagli altri, intenzionata a parlargli, ma fu Ron a rompere il silenzio.

“Harry! Miseriaccia, dove ...” iniziò, ma si interruppe vedendo che aveva gli occhi rossi di pianto.

“Harry ...” mormorò Hermione, alzandosi e raggiungendolo “Cos'è successo?”

Ginny non ce la fece più. Si alzò e, superata Hermione, fece ciò che desiderava fare da tanto, troppo tempo. Lo abbracciò.

 

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