Note alla storia

Prima di lasciarvi alla storia è necessario che io faccia alcune precisazioni.
Intanto, so che non è nè l'ora nè la stagione per una storia natalizia, ma questo piccolissimo racconto è stato composto ben nove anni fa tra il pranzo di Natale e il cenone di Capodanno, più come mia personale "compagnia" che come un vero scritto per il pubblico, infatti ho aspettato un bel po' per proporla qui.
Tra gli avvertimenti ho inserito Fuori Personaggio perchè non credo che le caratterizzazioni siano perfettamente in Canon, mi stavo ancora destreggiando tra le varie personalità cercando di trovare il mio posto nel mondo delle fanfiction potteriane, e forse alcuni di voi potranno riconoscere qui qualche preludio ai miei lavori successivi.
Grazie a chi leggerà questo lavoretto (la categoria non è sbagliata, mancavano ancora 6 giorni all'uscita del Principe Mezzosangue, incredibile).
E chissà di non tornare presto su questo splendido sito con qualcosa di nuovo... Sento che tira un'aria promettente.
Buona lettura!
“Buongiorno!” esclamò allegramente Hermione aprendo la porta del dormitorio dei ragazzi del sesto anno.
Nessuna risposta. Da uno dei due letti occupati proveniva un gran ronfare. La ragazza vi si avvicinò, si chinò leggermente verso il suo occupante e lo osservò.
Certo che Ron era proprio tanto tenero con i capelli arruffati, la bocca leggermente aperta e il piumone stretto addosso... Il ragazzo aprì gli occhi...
“Aaaaaaah!” urlò, rischiando di capitombolare giù dal letto.
“Ron, quanto sei stupido! Sono io!” disse indispettita la ragazza.
“Che è successo?” aveva esclamato Harry, svegliato dall’urlo di Ron.
“Niente, Ron che fa lo scemo come al solito!”
“Lo scemo?” si difese lui, una mano premuta sul petto “Mi hai fatto prendere un colpo, Hermione!”
“Buon Natale a tutti e due,” disse lei per tutta risposta.
“Buon Natale,” disse Harry, mentre Ron si limitò a borbottare.
“Ho portato qui i miei regali così li apriamo insieme,” continuò la ragazza dirigendosi verso il letto vuoto di Dean.
Solo in quel momento Ron interruppe il suo turpiloquio e rapidamente scese dal letto. Il suo sguardo si posò su Hermione...
“Miseriaccia, ma che ti sei messa?”
Il sorriso della ragazza vacillò.
“Non... non ti piace? E’ natalizio.”
Harry si soffermò su di lei: era vestita diversamente dal solito, ma stava bene. Indossava un golfino di lana rossa, una gonna nera a pieghe lunga fino al ginocchio, un paio di calze rosse e delle scarpe nere con la punta rotonda, un po’ alla bebè. I capelli erano tenuti indietro con un cerchietto rosso decorato con un ramettino di agrifoglio.
Dopo un po’ di silenzio, Hermione si rese conto che stava dando troppa importanza alla frase di Ron, e che, peggio ancora, l’aveva dato a vedere.
“Comunque grazie per la delicatezza, Ron,” si affrettò a dire.
Hermione tornò a guardare i propri regali, quindi non si accorse che le orecchie di Ron erano diventate rosse. A Harry, invece, la cosa non sfuggì: l’amico era in imbarazzo... beh, vista la situazione non poteva dargli torto!
Hermione fissava i pacchetti, Ron lisciava il copriletto... Harry non aveva proprio voglia di vederli imbronciati o litigiosi anche a Natale...
“Ehm...”cominciò. “Allora, apriamo i regali?”
“Buona idea,” rispose Ron avvicinandosi ai numerosi pacchetti ai piedi del suo letto.
Hermione si limitò a sorridere. Mentre Harry raggiungeva i propri doni, il suo sguardo indugiò per qualche istante su di Ron, che però non se ne accorse.
“Wow! Grazie Harry!” esclamò Ron infilandosi sopra al pigiama il maglione arancione dei Cannoni di Chudley appena scartato.
“Figurati! Anzi, grazie a te,” rispose Harry mentre finiva di liberare dalla carta una confezione assortita di dolci magici.
“Beh, con i dolci si va sempre sul sicuro. Comunque il maglione è senz’altro più bello di quello della mamma. Sembra che non ci sia, però, quest’anno...ah no, eccolo qui!” concluse rassegnato Ron riconoscendo un lembo di lana marrone nel pacchetto che aveva in mano.
“Sì, hai ragione, eccolo qui,” disse Harry, scartando anche il suo.
“Cavolo! La mamma ha superato se stessa quest’anno!” commentò Ron, ammirando il maglione di Harry, color verde bottiglia con la scritta “Grifondoro” in alto e lo stemma stilizzato della Casa.
Harry mise da parte i dolci, il maglione e le molte prelibatezze preparate dalla signora Weasley.
“E questo che significa?” fece Ron “Merendine Marinare?”
“Secondo me significa che gli affari al negozio di scherzi vanno bene,” disse Harry.
“O magari significa che non ti dispiace avere sempre una buona scusa per saltare le lezioni,” aggiunse Hermione.
“Oh beh,” disse Ron. “In ogni caso mi faranno comodo!”
Guardò gli amici, guadagnandosi un sorriso complice da Harry e un’occhiataccia da Hermione.
“Forte! Fuochi d’artificio del dottor Filibuster con innesco ad acqua! Fred e George hanno fatto le cose in grande!” disse Harry.
“Guarda, perfino Percy mi ha mandato un regalo... dev’essere completamente impaz... Cavolo! 5 Galeoni! Li risparmierò per qualcosa di particolare.”
“Un libro! ‘Quaderno dello stile di vita e delle abitudini dei Draghi Dorsorugosi’. E’ da parte di Charlie... Credi che l’abbia fatto lui? Guarda quanti schizzi e annotazioni ci sono...”
“Probabile,” rispose Ron, scartando un generoso pacco di delizie culinarie firmato “il resto della famiglia”.
“Ricordami di spedire una lettera ai tuoi per ringraziarli,” disse Harry a Ron, mentre scopriva il regalo da parte di Bill, una scatolina contenente un galeone, un falci e uno zellino di un qualche paese straniero.
“Questo è da parte tua, Hermione?” chiese poi Harry guardando un libricino intitolato “Harry Potter: la storia, ultimi avvenimenti, curiosità”.
“Ci sono un po’ di cavolate in mezzo,” rispose la ragazza. “Però magari saranno divertenti per te... Tu non dormi con del peperoncino sotto al cuscino per invocare la fortuna, vero?”
“Certo che no!” rispose Harry, sorpreso.
Hermione si limitò a sorridere.
“Non credo che avrai trovato un libro anche su di me, Hermione,” fece Ron. “Sarebbe...”
Il ragazzo si bloccò. I due amici lo fissarono, mentre lui reggeva fra le mani il regalo di Hermione appena scartato.
“Miseriaccia!” riuscì solo a dire dopo un po’.
Harry spostò lo sguardo da Ron a Hermione, che aveva un sorriso un po’ trepidante e un po’ malizioso, e poi sul regalo che Ron aveva ormai finito di scartare.
Ron si alzò in piedi tenendolo con le mani: era un bellissimo abito blu scuro. Il tessuto era liscio e morbido e del velluto di una tonalità leggermente più chiara abbelliva il collo e i polsini. Sul lato sinistro trovava spazio il semplice ricamo di un leone rampante.
Ron si lasciò sfuggire un sincero “Wow” mentre un sorriso gli illuminava il viso.
“Allora, ti piace?” chiese Hermione, fingendo di non essersi accorta di quella reazione. In realtà ci aveva fatto fin troppo caso... quel sorriso...
Ron non sapeva proprio cosa dire.
Alla fine guardò l’amica.
“Sì. Grazie, Hermione, è molto bello.”
Lei sorrise, abbassando involontariamente lo sguardo per un secondo. “Ero sicura che ti saresti dimenticato di chiedere a tua madre di spedirti il tuo vestito da cerimonia per il ballo, così...”
“Ballo?” fecero in coro i due ragazzi con un’espressione terrorizzata: l’ultima esperienza di Ballo che avevano avuto non era stata esattamente meravigliosa...
“Sì, il ballo di Natale. Non avete letto l’avviso in bacheca?”
“No,” risposero i due, stavolta con una nota di desolazione.
“Beh, comunque è nella Sala Comune stasera dopo cena.”
I ragazzi si scambiarono un’occhiata preoccupata.
“Ehi, è solo una cosa informale fra noi Grifondoro, tanto per divertirsi.”
Harry parve rilassarsi un po’, ma Ron no.
“Un modo come un altro per festeggiare il Natale,” disse Harry. “Si può fare.”
Ron non disse niente.
“Che ore sono?” chiese Harry.
“Quasi le dieci,” rispose Hermione.
La ragazza si aspettava un “Andiamo a fare colazione?” da Ron, che però non venne, quindi lo disse lei.
“Mm mm,” assentì Harry, che uscì dal dormitorio e iniziò a scendere la scala.
Hermione non aveva mai visto Ron così pensieroso. Chissà cosa lo torturava tutto a un tratto...
Ora nella testa di Ron c’era un chiodo fisso: non ce l’avrebbe fatta neanche stavolta, avrebbe fatto ancora una volta la cosa sbagliata!
Hermione si avvicinò a lui, intenzionata a distrarlo.
“In effetti non è d’obbligo l’abito da cerimonia stasera,” disse. “Però se ti va di mettertelo...”
Prese il vestito dal braccio di Ron e lo avvicinò a lui.
“Credo che ti vada bene,” aggiunse.
“A proposito, grazie ancora, è bellissimo,” disse Ron.
Quella sensazione che era nata in lui, quella voce che cercava di reprimere in quel momento esplose.
“Comunque non credo che ci andrò a quello stupido ballo.”
L’allarme rosso si accese nella testa di Hermione: ecco l’insicurezza di Ron che si faceva sentire!
“Beh, se preferisci passare la notte di Natale a letto...” disse con un sorriso, sperando di riuscire a tirarlo su.
Ron si sarebbe morso la lingua: ecco che stava autodistruggendosi, ecco che stava distruggendo le proprie possibilità sul nascere.
“Andiamo a mangiare,” disse semplicemente ponendo fine all’argomento.

*

La stanza era addobbata con festoni rossi e oro, a tema sia con la festività che con i colori della Casata.
La musica della radio rallegrava gli animi degli studenti, unitesi tutti con gioa per partecipare all’evento. Solo una persona sembrava non gradire la festa.
“Hermione, che hai?” chiese Harry, sedendosi di fronte a lei sul davanzale della vetrata, un bicchiere di Burrobirra in mano.
“Niente,” rispose lei, vaga.
“Ok, se vuoi faccio finta di crederti,” disse lui di rimando bevendo un breve sorso.
“Perchè non dovresti credermi?” reagì lei, sperando che l’amico interpretasse il suo rossore come un segno d’indignazione più che d’imbarazzo.
“Dai, Hermione...”
Lui si fece più vicino.
“Sappiamo entrambi che cosa provi.”
Stavolta la tinta delle guance di Hermione non avrebbe potuto mai ingannare nessuno.
La ragazza, soggiogata, abbassò lo sguardo e si preparò a confidare la verità a Harry.
Nel frattempo, al piano di sopra, un ragazzo con addosso un abito blu di una certa eleganza si era deciso ad allontanarsi dallo specchio tentando di lasciarvi dentro tutte le proprie incertezze per sporgersi dalla ringhiera da cui si poteva vedere cosa accadesse in Sala Comune. E quello che scoprì non gli piacque affatto.
Hermione e Harry se ne stavano vicino alla finestra. Lei sembrava pensierosa, forse addirittura triste. Lui sembrava la stesse consolando. Ron sentì qualcosa di dolorosissimo dentro di sè: gelosia, e rabbia, e paura. Era troppo: ritornò sulla sua decisione di scendere e fece dietro front verso il proprio dormitorio.
Non vide che, proprio allora, Hermione si era alzata e si era allontanata da Harry per raggiungere lui.

*

“Stupido! Stupido!” esclamò Ron a denti stretti, il pavimento percorso a grandi passi mentre slacciava i bottoni del colletto.
“Ron, che è successo?”
Il ragazzo si voltò di botto, trovandosi faccia a faccia con il motivo delle sue emozioni controverse.
Hermione lo guardava, più perplessa che mai.
“E me lo chiedi anche?” sbottò lui, ormai partito e desideroso solo di sfogare ciò che provava.
“Ron, ma che...”
“Ti sei divertita a fare la smorfiosa con Harry, eh? Beh certo, un eroe a disposizione non si trova mica tutti i giorni!”
“Ron, ma ti sei ammattito?”
“No, Hermione, anzi, forse questa è la prima volta che capisco davvero!”
Non gli importava cosa stesse dicendo, voleva solo fargliela pagare. Per cosa, esattamente, non lo sapeva proprio.
“Piantala, Hermione! Dillo, tu ci godi! Ti diverti, vero, a prenderti gioco di me? Anzi, no, forse nemmeno te ne rendi conto, di quello che mi fai passare da mesi!”
Oddio, aveva parlato troppo! E adesso?
“Beh, sappi che non hai ottenuto niente! Assolutamente niente!”
Gli occhi di lei lo fissavano, indescrivibili, ma così belli che Ron quasi si scordò di ricominciare a inveire.
“Non credere di avere chissà quale potere su di me, è solo una tua impressione ma non è vero niente! Io...”
Ma Ron non riuscì a proseguire, perchè all’improvviso si ritrovò le labbra di Hermione incollate alle proprie.
Su di loro scivolò il silenzio, finchè la ragazza, viola in volto, non si separò, evitando con tutta se stessa di incrociare lo sguardo su di lui. Oh santo cielo, che brutto colpo di testa! E che vergogna!
“Io...” iniziò lei.
Fu costretta a guardarlo perchè lui le aveva sollevato il viso.
“Mi dispiace, cercavo solo di zittirti.”
Non sapeva che altro aggiungere, ma non ce ne fu bisogno.
“Dovresti zittirmi più spesso,” le disse lui dopo pochi secondi.
E questa volta fu lui che la strinse a sè e la baciò con tenerezza, regalando a entrambi il Natale più bello e indimenticabile della loro vita.

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