Note al capitolo

Il Raiting R verrà a nascere durante lo svolgimento di ogni vicenda che vedrà la contestualizzazione di ogni avvenimento fondamentalmente basato su personaggi ed input citati ma mai sviluppati dall'autrice stessa. Lo svolgimento dello scritto, inoltre, verterà su situazioni mai definite ma di facile deduzione; non è esattamente un "What if", non è esattamente un "Momento Mancante", è un tassellamento fatto fiorire. 

Quale connubio d’estasi suprema è quello che sta formandosi dinanzi a colui che è divenuto il detentore delle stesse particelle che compongono l’aria e la sfumano di estatica Alchimia. La penombra sa essere un ottima compagna quando, nella creazione, gli elementi si amalgamano ristabilendo un ordine che stordisce la metrica e imbottiglia la saturazione dell’Ars Regia. Il calderone si offre come umile suddito al palinsesto pozionistico, lasciandosi lacerare, scaldare, alla base, permettendo l’infusione destinata per i vari ingredienti. Acuità visiva scura, si confonde con lo stesso abito convenzionalmente indossato, analizza, chirurgicamente, le varie componenti che stanno prendendo parte alla manifattura nascente, constatando le giuste dosi da apportare. Pollice ed indice sollevano un arbusto di prelibata rarità, portandolo, accuratamente, all’analisi olfattiva; l’arte alchemica necessita di tutti e cinque i sensi per esser sviluppata e, per quei creati più minuziosi, anche del sesto. Le narici dell’uomo si allargano e imbottigliano all’interno della cavità le informazioni necessarie che gli permettono di decretare se, l’elemento, presenta il giusto apporto d’utilizzo; in risposta omertosa, un angolo della bocca si inarca verso l’alto in un fare quasi spigoloso che trascende approvazione. Le sottili dita del docente liberano “l’analizzato” facendolo cadere all’interno del paiolo bollente che, come creatore di un vortice, risucchia l’ingrediente necessario; è in questo preciso istante che la “sinfonia” si innalza, è in questo preciso momento che le sfumature incominciano a vorticare in una danza di fermentazione. Gli alambicchi, maestri di distillazione, dividono i materiali necessari secernendo sostanze utili alla “fecondazione” alchemica. Si potrebbe quasi dire che quella sia un orchestra in cui tutti gli strumenti convogliano in un unico e legittimo fine: armonica musica; il maestro d’orchestra, in abito scuro, dirige pignolo le note affinché possano vibrare in una specifica e definita maniera. Rubino, talismano di vita, elisir d’esistenza: il sangue; un gesto netto, il medio ed il pollice della mancina del docente, senza forma di indugio, violano l’ampolla sottraendola dal tappo di sughero che ne fa da chiusura e, continuando a mantenere il vetro tra le sottili dita della destra, inclina, adagio, il polso affinchè  tre gocce del rosso liquido possano ricadere all’interno dello stesso calderone in fermento. Ciò che ne diviene è una scintilla d’approvazione anche da parte del fluido che sta avendo origine, firmato da quel globulare plasma portatore del creato stesso. Ebbene, dunque, l’attesa è una prerogativa fondamentale per ogni impasto magico che sa avvalersi di elementi sia divini quanto terrestri ma, l’Alchimista, nonostante sia conscio di dover divenire compagno del tempo, appoggia entrambe i palmi aperti ai lati del calderone che sta cullando i dettami da lui imposti, immergendo le proprie iridi in quella sostanza di indubbia chirurgica manifattura per non perdere nessun tipo di dettaglio che potrebbe essere presentato. Osserva, scruta, rimugina, soppesa, lascia che il tutto faccia il suo convenzionale ciclo mentre i granelli imprigionati in una clessidra scandiscono il ritmo di quel parto alchemico. Ars Regia, Ars Divina, Ars Impera: l’Alchimia nasce prima dall’anima e poi dalla capacità umana. Tutto si placa, l’incalzante ebollizione si fa da parte per lasciare spazio ad un colore violaceo dalla tempra piatta e calma; mostrarsi quasi innocua è una caratteristica di tutti i veleni più letali esistenti nel vademecum pozionistico. La gabbia toracica dell’uomo si riempie di respiri profondi, calmi, le palpebre si socchiudono e il volto si avvicina all’imboccatura dello scuro baratro di metallo affinché l’olfatto possa carpire le essenze rilasciate dalla “neonata”. La muscolatura del braccio si tende per andare ad accogliere, nel proprio arto manuale, un ramoscello da sacrificare per la verifica finale. Intingendo il legno nel fluido, il docente prende atto di tutte le conseguenze che lo “strumento” d’analisi sta accusando e, soddisfatto della constatazione, rigetta il rametto lacerato sul bancone da lavoro e alza il mento, formando, tra i tratti espressivi, un incurvatura labiale ed uno sguardo che sprigiona un luccichio: un nuovo liquido corroborante è venuto a nascere e, egli, ne è stato il sommo creatore. Il destino di tale elaborato potrà mostrarsi di forte incidenza qualora il giusto compimento troverà fine;un destinatario inconsapevole, persosi quasi nelle vicende passate delle rimembranze, diventerà il protagonista di un “dono” che sa macchiare la stessa esistenza.

Che la platea si segga ed incominci a far silenzio: lo spettacolo sta per iniziare.

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