“La vendetta è dolcissima,” sibilò Piton a Black. “Quanto ho sperato di essere io a catturarti...”
“Rischi di nuovo di passare per stupido, Severus,” sibilò Black. “Se questo ragazzo porta il suo topo al castello,” e fece un cenno verso Ron. “Ti seguirò senza far storie...”
“Al castello?” disse Piton suadente. “Non credo che dovremo andare così in là. Non devo far altro che chiamare i Dissennatori, una volta usciti dal Platano. Saranno felicissimi di vederti, Black... così felici che ti daranno un bacetto, credo...”
Quel poco di colore rimasto sul viso di Black svanì.
“Tu... tu devi ascoltarmi,” disse con voce roca. “Il topo... guarda il topo...”
(Citazione tratta da: 'Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban')
***
Piton stava risalendo il tunnel scavato sotto al Platano Picchiatore, tenendo Black e Lupin sotto tiro. I due, il corpo stretto da diversi giri di fune, avanzavano a minuscoli passi, l'equilibrio mantenuto grazie alle pareti del tunnel che, angusto, li abbracciava con le volte fangose.
“Il Bacio del Dissennatore,” sibilò Piton, pregustando l'attimo in cui giustizia sarebbe stata fatta.
Il tunnel si allargava in prossimità dell'uscita e al primo inciampo Black e Lupin caddero, finendo l'uno sopra l'altro.
“In piedi!” sbraitò Piton, convinto che la caduta fosse solo una messinscena, ma il massimo sforzo che ottenne da loro fu l'agitarsi come vermi.
Perso nel proprio delirio d'odio e desiderio di vendetta, tastò con un piede il polpaccio ossuto di Black, rammentando tutte le volte che, da ragazzi, l'assassino aveva calpestato la sua dignità, facendola franca ogni volta.
Silente, che aveva sempre favorito i Malandrini, avrebbe sicuramente accettato di ascoltare qualunque folle storiella Black e Lupin avessero inventato.
Da mesi cercava di convincerlo della pericolosità del lupo mannaro, ma il preside respingeva risolutamente ogni suo avvertimento perché preferiva Lupin a lui, così come accadeva quando cercava di farlo ragionare sulle deplorevoli azioni del giovane Potter.
Non poteva permettere che se la cavassero impunemente: Lily, la sua amata Lily, era morta a causa loro!
Percorse il tratto calpestando il corpo dei due uomini e, una volta rimessi i piedi a terra, Appellò i capi delle funi, trascinandoli con un incantesimo fino all'uscita del tunnel, dove ordinò ai ragazzi di tornare immediatamente alla scuola.
Quell'arrogante di Potter osò aprire bocca ma, piuttosto che ringraziarlo per avergli salvato la vita, preferì abbozzare una ridicola difesa in favore di Lupin. Piton non aveva alcuna intenzione di ascoltare le sue fandonie e avendo requisito loro le bacchette, i tre sciocchi ragazzini non ebbero altra scelta che quella di obbedirgli.
Lupin quella sera non aveva bevuto la Pozione Antilupo e sarebbe stato troppo rischioso introdurlo nel castello, si giustificò Piton, anche se sotto sotto era consapevole di avere di proposito tralasciato di portare il calice con sé nella Stamberga Strillante.
I ragazzi sarebbero subito corsi a informare Silente, ma i Dissennatori erano a caccia quella sera e avrebbero presto annusato la fetida mente di Black.
Forse Piton non sarebbe arrivato a chiamarli come aveva minacciato di fare, ma la velocità con cui li raggiunsero gli evitò di porsi il problema.
Appena avvertì la loro presenza, Black emise un gemito straziato.
“Severus, devi ascoltarci!” ansimò Lupin, mortalmente pallido.
Piton imputò alla presenza dei Dissennatori il fremito d'orrore che provò nel sentirlo supplicare: lo stavano gelando dentro.
Mentre si sforzava di zittire la propria coscienza, si rese conto che Black era scomparso. Dovette abbassare lo sguardo per individuare l'intrico di funi che avevano stretto l'evaso: ora penzolava attorno al corpo di un enorme cane nero.
Black era un Animagus!
'Il topo...' l'aveva implorato Black. 'Guarda il topo...'
I Dissennatori, confusi, veleggiarono verso l'apparentemente più umano Lupin e uno di essi abbassò il cappuccio, l'unica apertura del viso che si apriva, avida.
Il cane, approfittando dell'atroce dubbio che aveva reso Piton meno vigile, lo atterrò per cercare di sottrargli la bacchetta con le fauci.
Piton desiderava ardentemente che Black fosse il colpevole, doveva essere stato lui, pensò, Schiantando il cane e Evocando il proprio Patronus quasi in un unico gesto.
Incrociò involontariamente lo sguardo di Lupin: la cerva d'argento si rifletteva nelle sue iridi vitree.
Il lupo mannaro, riverso a terra, abbandonò la testa da un lato e le sue labbra violacee ebbero un ultimo fremito.
“Lily.”
Piton non scoprì mai se l'avesse sentito veramente pronunciare il suo nome.
Note di fine capitolo
Note (più lunghe della storia): naturalmente Sirius non si trasforma in cane per indirizzare i Dissennatori su Remus, vuole la bacchetta di Piton per Evocare un Patronus e salvare sia se stesso che l'amico.
In teoria non dovrebbe sapersi trasformare senza bacchetta, ma lo fa anche nel libro, suppongo che in situazioni estreme un mago capace riesca a piegare la magia alla sua volontà anche senza bacchetta.
Su Piton: sono sicura che se fosse stato in sé non avrebbe permesso ai Dissennatori di attaccare Sirius e Remus a questo modo, avrebbe delegato al Ministro della Magia l'ordine di dare il Bacio, ma Piton in questo passaggio del terzo libro pare folle. Non ascolta nessuno e, pur sapendo che Remus non ha preso la sua pozione, non gliela porta nella Stamberga Strillante, anche se sa cosa ciò avrebbe comportato. E' come se si fosse procurato, non so quanto consapevolmente, un alibi per lasciar fare ai Dissennatori ciò che desiderava succedesse, senza l'intralcio di un Silente che avrebbe potuto, ancora una volta, 'favorire' i Malandrini. Piton è una persona estremamente gelosa, lo dimostra sia con Lily che con Silente e inoltre il preside non aveva espulso Sirius e gli altri Malandrini neppure per il famoso 'scherzo' che l'aveva quasi ucciso.