Note al capitolo

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Nota: Questa storia fa parte della serie “Micizia”, la quale vuole essere il seguito ideale della ff “Smile”. Ogni storia può essere letta come storia a sé stante, tuttavia è mia intenzione mantenere un filo cronologico che leghi gli eventi. Per questo motivo indicherò man mano in un indice l’esatta cronologia in cui leggere le varie fanfiction.

Cronologia storie:
1. Smile
2. Micizia – Quando tutto ebbe inizio (in fase di stesura)
3. Micizia – Insieme

Leggere per tre volte consecutive una medesima pagina e non riuscire a comprenderne il significato è un chiaro segnale d'allarme che non può essere ignorato, soprattutto quando al terzo tentativo le lettere cominciano ad imbizzarrirsi come Ippogrifi permalosi, diventando sfocate ed illeggibili. Chiudi il libro e ti rassegni a riporlo sul bracciolo della poltrona, segnandoti mentalmente il punto in cui ti sei fermato. Lo riprenderai l'indomani, non c'è alcuna fretta.
La stanchezza è giunta puntuale anche questa sera, come sempre in punta di piedi, come sempre senza alcun preavviso che ti possa preparare ad accoglierla. Arriva, ti abbraccia con il suo manto intessuto d'oblio, ti sfiora le palpebre per renderle pesanti e poi se ne va, compiaciuta del lavoro fatto. Non che tu ti sia sforzato di combatterla in qualche modo, ormai non ha più senso: puoi permetterti senza timore una notte di sonno che ti ripaghi di una lunga giornata lavorativa in cui a dettare il ritmo sei solo tu e nessun altro.
D'accordo, e ora?
Beh, alzarti devi alzarti, se vuoi raggiungere il letto al piano di sopra.
Il problema è come.
Simile, il nuovo inquilino che questa mattina ti è piombato in casa per colpa di Minerva, dorme beatamente sulle tue gambe. È così minuscolo da essere tranquillamente tenuto in una mano ed avere ancora spazio per altro. Lo osservi per qualche istante, perdendoti in una contemplazione attenta e silenziosa: svegliarlo per andare a dormire adesso ti sembra quasi un crimine. Però non puoi nemmeno rimanertene lì tutta la notte solo per non infastidirlo. Tra i due il padrone sei tu, questo è un concetto che dovrai mettere in chiaro fin da subito.
Lo prendi con la maggior delicatezza possibile, come se tra le tue mani fosse adagiato un fragile tesoro dal valore inestimabile. Ti accorgi solo quando sei in piedi di aver praticamente trattenuto il respiro per non turbare questo piccolo idillio. E ti rendi conto che avresti anche potuto usare la magia. Perché diamine non ci hai pensato prima?
Ti rispondi da solo, quando realizzi che le tue dita stanno accarezzando il piccolo animale, un gesto quasi inconsapevole dettato dalla voglia spasmodica di donare vero calore.
Nessuno ha mai voluto una carezza da Severus Piton, nessuno. Chi sei tu, poi, per poterne donare? Ma soprattutto, chi sei anche per sperare di riceverne?
Niente, solo un essere nero e marchiato, immeritevole di qualsiasi forma di affetto da offrire o accogliere.
Chiudi gli occhi, scuotendo piano la testa, come a scacciare via questi brutti pensieri che d'improvviso sono arrivati come uno sciame molesto di ombre che non vede l'ora di cibarsi dei tuoi attimi di tristezza.
È tutto passato, Severus. È tutto andato via, lontano, lavato dalle lacrime di una Fenice prima e dalle tue poi, piante sommessamente davanti ad una lapide bianca, finalmente libero di toglierti quella maschera odiosa con cui hai celato a tutti il vero te stesso. Fino a quando ad asciugarle con gesto materno non è intervenuto il tocco inaspettato di Minerva, arrivata accanto a te senza farsi sentire.
Visto che una carezza l'hai ricevuta?
Da Minerva, poi…
Minerva, grande e fortissima donna.
Tenera e austera come lei sola sa essere. Anche in forma felina, con una zampa sul braccio pronta a liberare gli artigli nel malaugurato caso tu avessi lasciato una minima briciola della tua cena forzata. È accaduto meno di ventiquattr’ore fa ed ancora stenti a crederci, ma il batuffolo di pelo nero come la notte tra le tue mani non è certo un sogno ad occhi aperti.
Smile muove un orecchio, infastidito. Perso nei tuoi pensieri stillanti malinconia hai smesso di accarezzarlo e lui se n’è accorto ugualmente. Incredibile quanto un’assenza possa turbare più di una presenza indesiderata, tu lo sai bene, vero? Lo sfiori un paio di volte, lasciandoti cullare tu stesso da questo gesto che ti dona una pace senza nome, ma che ti fa stare bene. E quando lo deponi nel cesto non puoi che farlo a malincuore. Minerva ha fatto proprio le cose per bene, aggiungendo al regalo una morbida coperta verde smeraldo che viene adagiata con solerte delicatezza sul piccolo felino.
Merlino, Severus Piton che rimbocca una coperta.
Peggio, Severus Piton che rimbocca una coperta ad un gattino.
Sei diventato matto?
Ti rialzi di scatto, improvvisamente allarmato, guardandoti attorno quasi con frenesia, come se da qualche parte ci fosse qualcuno che abbia potuto assistere all'evento per spifferarlo ai quattro venti.
Ti concedi un fremito d'orrore che percorre tutta la colonna vertebrale da cima a fondo, hai pur sempre una reputazione da difendere.
Riduci le fiamme al minimo con un veloce colpo di bacchetta e nella stanza scende una penombra debolmente illuminata. Meglio lasciare in fretta il luogo del crimine.
La notte dispensatrice di riposo da qualche tempo ha deciso di diventare tua amica, chi sei tu per impedirlo? Gli incubi degli anni passati stanno diventando sempre più sbiaditi, quanto la pallida ombra del Marchio Nero sull'avambraccio. Con questa certezza puoi dirigerti senza indugio verso le scale.
 
«Meow.»
 
Il piede si muove dal secondo gradino per salire il terzo, ma il quarto non viene raggiunto.
La speranza di aver sentito male prova a proporsi come alternativa, ma già vacilla incerta come un funambolo ubriaco.
 
«Meow.»
 
No, non può essere.
Forse proviene dall'esterno, forse è un gatto randagio davanti alla porta di casa, forse…
 
«Meow!»
 
Macché gatto randagio!
Il tuo felino in salotto basta ed avanza.
Un quarto richiamo è ancora più accorato dei primi tre, risuona come un disperato grido d'aiuto che non può essere ignorato, straziante da stringere il cuore.
Torni indietro, giusto in tempo per vedere Smile scendere goffamente dalla cesta tirandosi dietro la coperta. Sul pavimento atterra un vivace fagottino verde, da cui spunta un orecchio. Il resto del muso arriva qualche istante dopo. Alzi gli occhi al cielo, un gesto di finta disperazione mitigata da un sorriso che giunge più rapido del previsto. Riponi coperta e felino dov’erano prima senza proferire parola, ma con un sospiro che ne vale cento.
Forse una carezza sul capo avrà il potere di calmarlo, non credi?
Magari anche due… o tre.
Dopo molte altre, così tante da averne perso il conto, Smile si è finalmente addormentato e tu sei libero di riprendere il tuo cammino verso il letto.
 
«Meow.»
 
Come non detto.
Stavolta di gradini ne hai fatti sette.
Non puoi andare a ricontrollare, no, ne va del tuo orgoglio di mago.
 
«Meow!»
 
Per la barba di Merlino, non puoi ridurti a fare da balia, nemmeno per sogno!
Forse è il caso di fare un po' la voce grossa con il nuovo inquilino, non credi? Adesso torni indietro, lo rimproveri a dovere e gli reciti la regola fondamentale che vige in questa casa: io sono il padrone, mentre tu
Ma non fai a tempo, perché d’improvviso il cuore ti si stringe in una morsa di commozione quasi dolorosa.
Questa volta Smile ti è letteralmente corso dietro, puoi vederlo dall'alto dei tuoi sette scalini. Con le zampe ancora troppo corte e deboli cerca di affrontare la scalata, ma riesce a malapena a mettere quelle anteriori sul primo gradino, in un vano tentativo di seguire i tuoi passi. Non le puoi vedere, ma le immagini eccome, le zampe posteriori che scalciano l’aria e non riescono a dargli l’aiuto per salire. Il miagolio di desolazione che risuona nel silenzio ha il potere di trasfigurarti in una gelatina dal cuore tenero.
Impossibile restare indifferenti.
Impossibile non sorridere di fronte a questo morbido esserino di pelo che ti fissa speranzoso, miagolando con insistenza la sua richiesta di non essere lasciato solo.
Scendi i pochi gradini con aria rassegnata, sai già cosa devi fare, vero?
Ma solo per questa notte, che sia ben chiaro.
Severus, conosci fin troppo bene cosa sia la solitudine. Nessuno dovrebbe mai provare un simile vuoto, il gelo che porta con sé, il buio che circonda l'anima in un abbraccio che mozza il respiro.
Prendi cesto, coperta e gattino. È solo così che riesci a salire le scale in santissima pace.
«Solamente per questa notte, sei avvisato.» esclami sottovoce, adagiando il tutto sulla sedia vicino alla finestra. Sotto il verde, gli occhi gialli sembrarono ammiccare in risposta e seguono ogni tuo gesto.
Il cuscino accoglie la tua testa piena di pensieri, di punti interrogativi ed esclamativi che fanno a gara su chi abbia la precedenza per essere analizzato, la mano sulla fronte intenta in un massaggio che dovrebbe avere il compito di schiarire le idee.
Non vivi più da solo, forse qualche abitudine potresti adattarti a cambiarla.
Il problema sono quali e come.
Non puoi certo metterti a dormire tutte le notti con un gatto acciambellato in camera, non sei mica un bambino, no?
Ti giri su un fianco, osservando la cesta nella penombra della notte illuminata dalla luna che filtra dalle tende. È come se un pezzetto della tua solitudine fosse appena stato spazzato via, lasciando al suo posto una placida sensazione di benessere che s’adagia in fondo al cuore. Ci sono stati momenti in cui questa pace l’hai vagamente sognata, pentendoti subito dopo per aver osato credere che un giorno ti sarebbe stata concessa.
Ora puoi coglierla.
Ma che sia ben chiaro, reciti subito a te stesso con tono imperioso, bisogna che il nuovo inquilino rispetti le regole di questa casa.
Domani mattina, però.
Per questa sera puoi anche fare un'eccezione, Smile non parlerà, la tua reputazione è ancora al sicuro.
Non lo sai nemmeno tu il perché, forse è il desiderio di condividere questo minuscolo ed insignificante attimo così privato. Fatto sta, che non puoi fare a meno di dirlo.
«Buonanotte.» sussurri chiudendo gli occhi stanchi, pronto a lasciarti andare tra le braccia di Morfeo.
«Meow.» è l’immediata risposta, minuta quanto il suo padrone.
La tua sommessa risata divertita riempie la stanza e si spegne lentamente, andando incontro al sonno che avanza.

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