Note alla storia

Questa storia è stata scritta per il secondo turno del contest Storytelling indetto da Fabi_ su EFP. Sono entrata in questo contest per coprire un ritiro, e devo dire che sono parecchio contenta perché mi ha dato occasioni di scrivere due storie molto belle a cui mi sono affezionata. Ecco a voi la prima! ^^

Ho sempre desiderato un salvagente, nella vita.
Una rete di sicurezza, come quella dei trapezisti di un circo che ho visto da bambino: quegli acrobati mi avevano affascinato moltissimo, specie per la pericolosità insita nel loro numero sospeso a un’altezza vertiginosa. Per molto tempo, ho creduto che fossero capaci di eseguire quell’esercizio per la certezza che, in qualunque caso, la rete posta sotto di loro li avrebbe salvati. Per molto tempo, ho creduto anch’io di avere una protezione simile nella mia vita.
I miei migliori amici.
Come mio padre mi prendeva al volo, quando da bambino provavo ad arrampicarmi sugli alberi intorno a casa e poi non sapevo più scendere, mi aspettavo che i miei amici fossero sempre lì per me. Io in fondo ci sono sempre stato, per loro.
Ho acconsentito a tacere quando abbiamo scoperto la natura di Remus, per quanto un po’ fossi spaventato, ho studiato anch’io per diventare Animagus, riuscendoci, quando qualunque insegnante di Hogwarts non avrebbe scommesso uno zellino su di me al momento dei G.U.F.O.
Ho ascoltato le infinite lagne di James innamorato di Lily, roba per cui chiunque, tranne un buon amico, si sarebbe tagliato le orecchie per disperazione.
Ho perdonato i modi bruschi da sbruffone di Sirius, perché è comprensibile da parte di chi prova una simile rabbia nei confronti dei propri parenti – al punto da scappare di casa con ancora addosso la Traccia! – debba sfogarsi in qualche modo con i propri amici, o su di loro.
Con loro, il periodo della scuola è stato ben più avventuroso e divertente di quanto avrei mai potuto immaginare: non credo che senza amici del genere avrei potuto arrivare a considerare Hogwarts la mia casa, né arrivare a rimpiangere le lezioni dopo i M.A.G.O. per la nostalgia del periodo più spensierato e sereno della mia vita.
Se non avessi pensato che loro ci sarebbero sempre stati ad afferrarmi al volo, non sarei mai stato così felice, né mi sentirei così perso in questo momento.
Non riesco a credere quanto è appena accaduto… Mi sembra ancora impossibile, mentre sorseggio il terzo bicchiere di Firewhisky della serata, e se ripenso a quanto ho visto mi viene voglia di bere ancora di più, per offuscare la mia memoria.
Non credevo che proprio il talento che ho acquisito grazie ai miei amici avrebbe rovinato il mondo che amo.

*

Un topolino passeggiava per i corridoi del castello più famoso della Gran Bretagna magica, zampettando rapido per raggiungere invisibile la sala in cui Albus Silente aveva convocato lui e i suoi amici per una riunione straordinaria.
In realtà, voleva cogliere loro di sorpresa, uno dei classici scherzi che combinava ai tempi della scuola ma, quando era arrivato alle loro spalle, aveva sentito qualcosa che gli aveva gelato il sangue.
«Se non vuoi farlo, Sir, basta dirlo: Silente si è offerto più volte per essere il nostro Custode Segreto, siamo qui… Un altro Incanto Fidelius e sarai libero da questo peso».
«Se stai dicendo che ho paura, Ramoso, ti sbagli di grosso: pensavo soltanto a quanto sia rischioso affidare un segreto del genere a una persona che è in prima linea, che si batte e che rischia di morire quasi ogni giorno! Voglio proteggere te e la tua famiglia, anche se morissi».
Era facile riconoscere le voci, erano quelle dei suoi migliori amici. Peter si arrampicò sul muro nascondendosi dietro una tenda, pronto a saltare fuori all’improvviso riprendendo forma umana.
«Allora Silente andrà più che bene, nessuno lo può uccidere» rispose James con una fiducia quasi infantile, che fece sorridere sia Sirius che il topolino.
«No, deve essere uno di noi», gli rispose l’amico. «Possiamo fidarci soltanto di noi…»
Sirius aveva una voce amara, come se si rifiutasse di dire qualcosa, eppure Peter riuscì a comprendere: mancava Remus. Remus il Lupo Mannaro.
Per quanto si fingesse aperto e progressista, il Black rinnegato rimaneva un figlio di Purosangue dai pregiudizi ben radicati. Codaliscia aveva intuito che iniziava a non fidarsi più di lui, forse credendolo semplicemente ricattato da qualche suo simile legato all’Oscuro Signore, forse iniziando a convincersi che la natura malvagia dei Licantropi avesse la meglio in Remus rispetto ai sentimenti che provava per i suoi amici.
«Rimane solo Peter, allora. È un peso così grave per lui, Sirius… L’ho chiesto a te perché ti considero mio fratello, non voglio che si carichi questa responsabilità».
Peter si trattenne dallo squittire, sorpreso di essere diventato il centro della conversazione: parlavano di cambiare il Custode Segreto dei Potter, questo l’aveva capito, ma perché non lo riteneva all’altezza? Sirius non sembrava della stessa opinione.
«Pensaci, quando è stata l’ultima volta che è uscito in missione per l’Ordine? Mi stupirebbe vederlo qui stasera: se ne sta nascosto in quel rifugio che si è costruito, sembra sempre più un topo!»

*

Uno schiaffo in pieno volto sarebbe stato meglio. Sentirli parlare così di me, come se non contassi niente… Vorrebbero che mi lanciassi sempre nel pericolo, che mi buttassi sempre nella mischia come Sirius, quasi cercasse di farsi uccidere di proposito?
Non sembrano capire il terrore che mi assale ogni volta che Silente ci assegna un nuovo incarico: e se morissi? So che dovrà accadere alla fine, ma voglio sopravvivere a questa guerra, anche rimanendo nascosto quando c’è da combattere. Ma per cosa? Cosa resterà di me quando sarò morto?
Loro… Loro parleranno così di me quando morirò? Codaliscia fu questo e quest'altro. Usando frasi al passato, dicendo qualsiasi cosa vogliono? Allora tutto questo è cosa la morte è… NO, non per me, io non voglio!
Il fuoco nel camino dei Tre Manici di Scopa è quasi spento, ormai, e Madama Rosmerta ha l’espressione di una che vuole andarsene a letto. Finisco l’ultimo boccale e pago, prima di andarmene.
Sono un Custode Segreto. Ho raggiunto i miei amici dopo qualche minuto, perché non si rendessero conto che ho sentito tutto, e ho rimuginato su tutta la storia. Mi ritengono abbastanza codardo da sopravvivere a questa guerra, in un modo o nell’altro, così che con me si mantenga intatto anche il segreto dei Potter.
Ho guardato James e ho pensato a Lily, che è a casa ad attenderlo con il cuore in gola per l’ansia, e al piccolo Harry, che probabilmente non sa nemmeno di essere in serio pericolo. Una bella famigliola, un amore importante, un seme per il futuro. Qualcosa da preservare, senza dubbio. Non ho ascoltato nemmeno una parola del discorso di Silente, che sembrava molto preoccupato e continuava a lanciare strane occhiate a Sirius, probabilmente perché non si fida di lui come Custode Segreto. Chissà cosa direbbe sapendo che il prescelto sono io…
Perché Sirius e James non hanno voluto dire nulla nemmeno al grande capo del nostro piccolo scambio, per maggiore sicurezza. Quando mi hanno proposto questa cosa, uscendo da Hogwarts, ormai soli, erano increduli che accettassi senza nemmeno rifletterci, come se già lo sapessi. Non ci hanno fatto caso, però: quel che conta, per loro, è che quel pollo di Peter ha acconsentito alla loro idea, candida pecorella dietro ai suoi fratelli maggiori.
Ho accettato senza sapere e ora comincio a sentire il peso di questo compito sulle mie spalle. Una responsabilità che non avrei mai voluto e che ho accettato solo per orgoglio ferito.
Mi sento cadere nel vuoto, come se la mia rete di sicurezza si fosse strappata. Nessuno mi prenderà al volo, adesso.
«Sta attento», ha detto James, «nelle tue mani hai l’amore della mia vita e il mio unico figlio. Proteggili».
Mi mordo il labbro inferiore con forza, fino a che non sento quel sapore metallico di ruggine, tipico del sangue. Proteggili.
Un’ombra nera mi passa a fianco e mi fa incespicare. Un’altra mi sta di fronte.
Così presto? Non me lo aspettavo.
Uno dei due ride che sono così goffo che ho perso una scarpa nella caduta.
Non dovevo attardarmi qua fuori: anche se la figura buia di Hogwarts si staglia di fronte a me, sono ormai lontano da casa. È finito quel tempo.
Ho intenzione di sopravvivere a questa guerra. A qualunque costo.
«Voglio incontrare l’Oscuro Signore» dico piano, un sussurro così flebile che il Mangiamorte che mi ha fatto cadere mi ordina di ripetere. «Voglio incontrare l’Oscuro Signore: so dove sono nascosti i Potter».
Senza rete, l’abisso m’inghiotte.

Note di fine capitolo

Era un po' che volevo tornare a scrivere su Peter, è un personaggio... Non mi piace, ma offre delle belle possibilità come fanfictions, e capire perché abbia deciso di tradire mi sembra un tema molto interessante. Spero che si capisca che non lo voglio minimamente giustificare, però penso che stare in mezzo a personalità così forti sia stato davvero pesante, in un certo senso. Spero vi sia piaciuta, alla prossima!

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