Note alla storia

Volevo solo dirvi che questa è la mia prima Fanfic e grazie a chi la leggerà!

Note al capitolo

Ho dato una mia personale interpretazione a questi due perosnaggi visto che la Rowling non ne ha parlato molto! Spero comunque vi piacciano, detto questo.. buona lettura!

Ormai la guerra era finita da diciannove anni, era finita grazie al Bambino Sopravvissuto, al Prescelto, a Harry Potter. Anche se non l’aveva vissuto in prima persona,  Victoire lo conosceva  abbastanza bene e immaginava come i suoi genitori dovessero sentirsi,  poiché quand’era piccola, adorava ascoltare le storie del padre. Ogni sera, prima di addormentarsi, era d’obbligo un suo racconto e in genere lui le raccontava come avevano combattuto, come si sentivano, com' erano costretti a vivere e come la speranza che tutto ciò finisse non li avesse mai abbandonati.

 

Ora si sentiva proprio come loro diciannove anni fa, seduta vicino alla finestra della sua camera a Villa Conchiglia, Victoire si sentiva sola, abbandonata e infinitamente triste. Quella sera voleva stare sola, si era chiusa nella sua camera e per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardare il cielo. Dopo un’ora era in grado di dire che non rispecchiava per nulla il suo stato d’animo. Era di un azzurro spettacolare, non era attraversato nemmeno da una nuvola e il sole, ormai basso, rifletteva sul mare dandogli un aspetto cristallino. In un altro momento avrebbe adorato stare sulla spiaggia a contemplare quel paesaggio o farsi un bagno nell’acqua riscaldata dai raggi del sole; ma non ora, ora aveva solo voglia di piangere, di riuscire a togliere quell’angoscia e quella solitudine che la sovrastavano. E poi, chiudendo appena gli occhi, si ritrovò a rivivere un giorno di dieci anni fa, quando lei aveva appena cinque anni, quando era solo una bambina…

 

… La mamma la svegliò prima del dovuto, le aveva detto che quella domenica dovevano andare a trovare nonna Molly e nonno Arthur, lei non vedeva l’ora, perché quando andava alla Tana, la nonna aveva sempre un regalino per la sua nipotina! Senti bussare e …

 

“Vic, Vic, svoglioti, dobbìamo andare dai nonnì!”

 

“No, mamma, non ora, è ancora presto” disse la piccola, ma comunque dopo cinque minuti con malavoglia si alzò e scese per la colazione.

 

“Mamma parchè dobbiamo andare così presto dai nonni?”

 

“Tesoro, te l’ho già dotto ieri montre guardavi la TV, dobbiamo ondare anche da zio Arrì e zia Ginny, è da un po’ di tempo che non li vediamo, ma tu eri troppo occupata per ascoltare, vero?

 

“Ehm... Scusa, non ti ho sentita!”

 

Alle dieci erano già pronti per prendere la passaporta che li avrebbe portati alla Tana e da lì sarebbero andati con la Metropolvere dagli zii. Victoire non li ricordava perché le aveva detto il padre che l’ultima volta che li aveva visti aveva solo un anno.

 

I nonni furono felicissimi di vederli. (“Bill, caro, da quanto tempo è che non ci venite a trovare, come state?").

 

Presero subito la Metropolvere, Victoire con il padre perché non l’aveva mai presa. Fu stranissimo: un fuoco verde ed estremamente caldo li avvolse senza bruciarli e li trascinò per migliaia di camini fino a farli scivolare in uno al centro.

 

Si trovarono in un salotto: appena si alzò, Victoire vide una donna con una massa di capelli rosso fuoco che le sorrideva, quella doveva essere zia Ginny pensò! E vicino a lei un uomo dai capelli neri e... una cicatrice a forme di saetta sulla fronte! Quello era zio Harry, anche se non se lo ricordava, il padre le aveva raccontato tutto su di lui e ne era rimasta affascinata. Mentre si alzava, ancora un po’ frastornata per il lungo vorticare nei camini, sentì gli adulti parlare:

 

“Oh Ginny, che bello vederti, dove sono i miei stupendi nipotini?” chiese Molly.

 

“Sono là mamma, stanno giocando con il nuovo boccino che gli ha regalato Harry” disse Ginny lanciando anche un'occhiata mista di rimprovero e divertimento a Harry.

 

“Vic, vieni a salutare gli zii, forza!” disse suo padre.

 

“Ciao,  papà mi ha detto che tu hai salvato il mondo magico e zia Ginny è una strega bravissima e che ha giocato in una famosa squadra di Quidditch” disse la piccola.

 

“Ehm... grazie Vic!”. “Però il tuo papà ti ha dimenticato di dirti che sono stato molto aiutato!” disse un alquanto imbarazzato Harry.

 

“Già, senza di me non ce l’avresti mai fatta” disse Ginny dando un bacio sulla guancia al marito, ridendo.

 

Victoire dopo di ciò non ci pensò nemmeno due volte e andò subito dai suoi cugini che neanche aveva mai visto. Erano tre, James aveva due anni e Albus uno, assomigliavano molto ai genitori, tranne uno, quest’ultimo aveva dei capelli rosa cicca e furono proprio quelli a colpire la bambina.

 

Aveva un bel volto, con degli occhi castani stupendi e un aria divertente, di chi ride sempre e sa far stare bene le persone.

 

“ Ed io sono Teddy Lupin” disse.

 

“Non sei figlio di zio Harry?” chiese Victoire pentendosi un po’ di quella domanda così affrettata.

 

“No, i miei genitori sono morti durante la guerra e ora vivo con mia nonna.”

 

“Ah... Scusa… non lo sapevo” disse la bambina scusandosi. 

 

Anche il modo in cui Teddy aveva parlato dei genitori era sorprendente, non si era nemmeno rattristato al pensiero che i genitori non c’erano più! Questo fece apparire Teddy ancora più affascinante agli occhi di Victoire, poichè riusciva a mostrare di essere forte, anche se sapeva che nel profondo ci soffriva, chiunque ci soffrirebbe.

 

Lei e Teddy passarono tutto il pomeriggio insieme a giocare. Lui aveva sette anni e lei cinque, si erano conosciuti solo quel giorno ma era come se si conoscessero da sempre, diventarono come fratelli. Il ragazzo la faceva divertire con i suoi cambianti d’aspetto, ci riusciva perché era un Metamorfomagus. Da quel giorno i due non stettero sempre insieme, diventarono inseparabili, fino a quel pomeriggio...

 

Victoire riaprì gli occhi e si accorse di piangere, un pianto silenzioso ma devastante. Piangeva, finalmente piangeva. Pensare a Teddy, il suo unico amore, la faceva sentire male e arrabbiata. La loro amicizia era finita proprio quel giorno per colpa sua! Ma era anche di Teddy! No! Era colpa della sua dannata gelosia, perché, da anni ormai, per Victoire il rapporto con Teddy non era più una semplice amicizia. Lei lo amava. Non se n’era resa conto prima perché quell’idea era impensabile. Come aveva potuto innamorarsi del suo migliore amico? Eppure era successo, ormai non poteva più fare finta! Teddy che la faceva sentire bene, che solo vedendolo si dimenticava di tutto e di tutti, invece ora non ci sarebbe più stato per lei!

 

 Victoire richiuse gli occhi per riuscire a scacciare quei pensieri, a calmarsi. Invece si ritrovò a pensare a quel terribile pomeriggio passato con Teddy, forse l’ultimo…

Note di fine capitolo

Piaciuto?

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