Come era accaduto il Natale prima, e quello prima ancora e, insomma, ogni Natale da quando i suoi cugini più piccoli erano stati in grado di esprimersi, Dominique fu svegliata da urla apparentemente disumane provenienti dal piano di sotto. Da quanto poteva capire, la piccola, dolce Lily – tutta sua madre – stava cercando di appropriarsi con la violenza della scopa giocattolo appena ricevuta in regalo da suo cugino Hugo, che stava facendo tutto il circondario partecipe del suo sdegno.

Dominique si stiracchiò pigramente e si sistemò a pancia in su, con i piedi che spuntavano dal materasso troppo piccolo, prendendosi tutto il tempo possibile prima di raggiungere la banda Weasley. Non aveva mai amato molto il Natale: nonostante fosse indubbiamente una buona occasione per ampliare il suo guardaroba e la sua libreria, nonché, negli ultimi anni, il suo conto alla Gringott, ogni volta le veniva il dubbio che il gioco non valesse la candela: i parenti pieni di sorrisi e frasi riciclate – Dominiiique!  Ma quanto sei cresciuuuta? E ce l’hai il fidanzato? Eh, dillo un po’ alla zia!-, i giochi da tavola di cui nessuno tranne lei capiva le regole, gli abbracci soffocanti di nonna Weasley, le abbuffate iper-caloriche, i racconti triti e ritriti di zio Harry, i cuginetti urlanti…

“LILY! DAMMI-LA-MIA-SCOPA!”

Ecco, appunto.

 Dominique sospirò: era meglio buttarsi giù dal letto, andare incontro alla tortura e sperare che finisse presto. Mentre tastava il pavimento alla ricerca delle ciabatte, il suo alluce urtò dolorosamente uno spigolo.

“Ma che diavolo...?”

Si chinò e afferrò un pacco di medie dimensioni, avvolto in una carta blu cobalto che era stata incantata affinché le stelle argentate luccicassero come veri astri. Incuriosita, stracciò l’involto e si ritrovò in mano una di quelle sfere natalizie Babbane contenenti della neve finta che cadeva su un pupazzo di neve, o su quel tale Nicholas*… Questa volta, però, al centro della sfera c’erano due figurine con la divisa di Hogwarts: una con lunghi capelli biondi e una sciarpa blu e bronzo, l’altra con una chioma castana scompigliata e i colori di Grifondoro.

Lei. E Lui.

Sotto la sfera c’era un foglio di carta piegato in tre, che Dominique aprì con il cuore in gola.

 

Buon Natale, cara Dominique.

Per diverse settimane ho pensato a cosa avrei potuto donarti a Natale.

Una sciarpa? Ne hai già molte, e sarebbe stato, come dire… Poco personale, non credi?

Un libro? Stessa cosa.

Una fuga d’amore? Ci ho riflettuto molto, ma sarebbe stato troppo complicato, e con troppe conseguenze.

Un gioiello? Banale.

Volevo qualcosa che ti facesse capire ciò che provo per te, che ci rappresentasse e che potesse ricordarti di me quando – troppo spesso – non possiamo essere vicini.

Vedi quei due? (Tra l’altro, lui è bellissimo, non trovi?) Niente può toccarli, niente può disturbarli. Sono in un mondo a parte, protetto dal vetro e ovattato dalla neve: niente brutture, niente tristezze, niente urla. Vivono solo di loro stessi e per loro stessi, indifferenti a ciò che succede intorno, sostenuti dal loro amore.

Ecco, tu sei questo per me. Quando siamo assieme, ma anche quando ti guardo, o ti penso, tutto il resto si annulla: mi dimentico della scuola, del Quidditch, degli amici, della nostra famiglia. Non mi interessa cosa potrebbero pensare, o cosa potrebbero fare se ci scoprissero. Siamo solo Noi,  e al diavolo il resto. E’ qualcosa che non avrei mai potuto immaginare prima, e ora mi rendo conto che, anche quando pensavo di esserlo, non ero mai felice; non della felicità assoluta che tu mi dai.

Volevo solo dirtelo, ecco. Volevo sapessi che farò di tutto perché questo nostro mondo privato rimanga tale, e che ti amo.

Ops. Non te l’avevo mai detto, vero?

Ti amo, Dominique Weasley.

 

Sempre tuo,

James Potter

 

Era la più bella lettera che avesse mai letto – e di lettere, nei romanzi che le prestava zia Hermione, Dominique ne aveva lette tante; se fosse stata il tipo che piange per queste cose, avrebbe proprio pianto. Ma Dominique non era mai stata il tipo di ragazza che piangeva, e comunque erano già le dieci, e presto qualcuno sarebbe venuto a cercarla. Nascose la lettera e il regalo, si pettinò, cercò di assumere la sua solita espressione natalizia – annoiata e leggermente scocciata – e uscì sul pianerottolo buio.

“Ahi!” Era andata a sbattere contro qualcosa, anzi, contro qualcuno, che ora la teneva stretta fra le braccia.

“Ben svegliata principessa!”

“James! Che diavolo ci fai fuori dalla mia porta?! Se qualcuno…”

“Non ci scoprirà nessuno, a patto che tu la smetta di strillare come una gallina”.

“IO NON STRILLO COME…”

“Ok, tesoro, come vuoi. Hai visto il mio regalo?”

Dominique deglutì, cercando di fermare il fastidioso battito accelerato del cuore.

“…Sì, l’ho visto”.

“E… ti è piaciuto?”

“E’… orribile. Voglio dire, una sfera di neve? Come ti è venuto in mente? E’ una cosa Babbana, e si sa che i Babbani solitamente non hanno buon gusto, e le sfere di neve in particolare sono pacchiane, e io ti sembro pacchiana? Voglio dire, poi, te la immagini mia madre? Oh, Dominique, cara, dove hai preso quella sfera? Ma chi c’è dentro? Ti sembra un regalo da fare? Io…”

Fu interrotta da un bacio.

Dopo diversi secondi, James staccò le proprie labbra dalle sue. “Allora, dicevamo… Ti è piaciuto?”

“… Ti amo, James Potter”.

 

 

Note di fine capitolo

* Saint Nicholas è Santa Claus, insomma Babbo Natale. Sicuramente Dominique ha sentito parlare da Hermione di queste leggende Babbane, ma non se le ricorda molto bene.

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