Note al capitolo

E' un capitolo un po' strano, questo. Brevissimo, di passaggio (letteralmente) ma molto importante, a mio parere: mostra il primo impatto di Teddy con il mondo dei genitori; il suo primo impatto con un mondo in guerra. Perché è vero che Teddy è nato in quello stesso mondo ma, di certo, non lo può ricordare.

LA CHIAVE DEL TEMPO


Capitolo Secondo

Hogsmeade




Irriconoscibile.

Teddy non riusciva a pensare a niente altro, mentre si aggirava furtivo tra le vie deserte di Hogsmeade.

Non era facile per lui ravvisare in quel cupo luogo desolato il brioso, pittoresco, vibrante Villaggio di Hogsmeade che aveva conosciuto durante la sua permanenza a Hogwarts. Era quasi impossibile, in realtà. Per un folle istante aveva persino creduto di essersi Materializzato nel posto sbagliato.

Certo, Harry aveva accennato a quel cambiamento... ma vederlo – e viverlo - di persona era tutta un'altra cosa.

C'era solo silenzio. E buio. La cittadina era illuminata soltanto dalla luce morbida e argentata della luna appena calante.

Teddy guardò con tristezza l'insegna rovinata di Zonko e le assi di legno inchiodate che coprivano le vetrine del negozio.

Sospirò e socchiuse gli occhi, improvvisamente allarmato da qualcosa di luminoso che si muoveva in lontananza.


Torce.

Teddy si appiattì contro il muro, nascondendosi nella densa ombra proiettata dalla tettoia del negozio, il cuore che batteva furioso e la bacchetta spasmodicamente serrata nella mano destra.

Harry gli aveva raccontato di un sistema di allarme che segnalava ogni infrazione del coprifuoco a ronde di zelanti Mangiamorte e di un cervo d'argento impudentemente spacciato per una capra da Aberforth Silente. Da ragazzino aveva trovato esaltante quel racconto. Ora no. Neppure un po'.


Un gruppetto di persone si avvicinava velocemente parlando ad alta voce.

«Ah... finalmente è giunto il momento!» proclamò entusiasta un uomo che trascinava per la mano una ragazzina assonnata e confusa, avvolta in una coperta scura con ricami d'argento che scintillavano sotto i raggi della luna. «Questa notte il Signore Oscuro trionferà!»

La donna che lo seguiva annuì estasiata. «Già. E finalmente tutti noi vivremo in un mondo migliore».

Un mormorio d'assenso si levò dal gruppo e un ragazzo che indossava l'uniforme di Hogwarts esclamò beffardo: «E pensate: quella megera Babbanofila della McGranitt ha detto che chiunque di noi maggiorenni avesse voluto fermarsi a combattere il Signore Oscuro sarebbe stato il benvenuto. Molti lo hanno fatto» sogghignò sprezzante. «Suppongo che la comunità magica non sentirà troppo la loro mancanza...»


Teddy li guardò allontanarsi, incredulo e disgustato: simpatizzanti di Voldemort venuti a prendere i figli evacuati dal Castello, già pronti a festeggiare l'imminente trionfo del loro paladino. Be', avrebbero avuto una grossa, spiacevole sorpresa.

Improvvisamente la bambina avvolta nella coperta ricamata strillò atterrita indicando il cielo limpido, e i suoi accompagnatori proruppero in grida di giubilo.

Alto sull'orizzonte, a sud del villaggio, il simulacro di un teschio si stagliava nitido, oscurando le stelle con la sua fredda luce verde.


Teddy lo guardò inorridito: Il Marchio Nero, il macabro simbolo di Voldemort.
Ne aveva sentito parlare dagli amici dei suoi genitori e ne aveva letto nei libri di storia, ovviamente, ma nulla lo aveva preparato a trovarselo davanti.

Si riscosse, sforzandosi di ignorare i brividi che gli percorrevano la spina dorsale. I Mangiamorte dovevano già essere nei pressi di Hogwarts. Questo spiegava la mancanza di loro pattuglie tra le strade di Hogsmeade.

Teddy pensò di raggiungere la “Testa di Porco”, ma si rese conto di non sapere nulla del funzionamento del ritratto di Aberforth. Così optò per qualcosa di più conosciuto e sicuro.

Percorrendo le vie desolate del villaggio raggiunse velocemente Mielandia, si portò sul retro del negozio e, dopo essersi assicurato che nessuno fosse nei paraggi, colpì con le nocche un mattone sbrecciato: nel muro si aprì immediatamente un varco rotondeggiante. Teddy lo guardò orgoglioso. Oh, sì, non vedeva l'ora di raccontare a suo padre dell'esistenza di quel passaggio segreto. Remus John Lupin non lo conosceva, probabilmente. Non c'era nulla sulla Mappa del Malandrino che indicasse quella seconda entrata di Mielandia, neppure il minimo accenno. No, quel passaggio segreto lo aveva scoperto lui, Ted Remus Lupin, degno figlio di Lunastorta: suo padre ne sarebbe stato fiero.

Be', certo, non gli avrebbe raccontato proprio tutto. Ad esempio, non era strettamente necessario accennare alla sua non proprio epica – per quanto originale e coreografica - scivolata su un grasso Vermicolo seguita da una violenta quanto fortuita testata contro quel particolare mattone che, al momento, era decisamente meno sbrecciato di come lo ricordava. Anche con Harry era stato piuttosto vago in proposito, del resto...

Sorridendo divertito a quel ricordo, Teddy entrò rapido nel negozio, richiuse il passaggio raddrizzando il decrepito scaffale un po' sghembo alla sua sinistra e si guardò attorno costernato.

Il sorriso gli morì sulle labbra: se Zonko lo aveva rattristato, Mielandia lo sconvolse.

Niente scaffali ricolmi di dolci meravigliosi. Nessun paradisiaco profumo di cacao e di vaniglia. Nulla. Solo polvere e uno sgradevole odore di chiuso.

Inorridito Teddy scese veloce la scala ripida e sconnessa che portava in cantina e aprì la botola scricchiolante, inoltrandosi a passo sostenuto nel familiare corridoio stretto e tortuoso che portava al Castello di Hogwarts.


Quando uno strano grido lamentoso lacerò l'aria, il ragazzo cominciò a correre più veloce che poteva. Sapeva cosa significava quel suono inquietante: la Battaglia di Hogwarts era cominciata.

Note di fine capitolo

L'inquietante grido lamentoso che spinge Teddy ad accelerare il passo non me lo sono inventato; lo sente anche Harry nel libro. Non ho mai davvero capito a chi (o a cosa) fosse attribuibile, ma mi aveva particolarmente colpito, così ho deciso di riprenderlo anche nella mia storia.

Posta una recensione

Devi fare il login (registrati) per recensire.