Note al capitolo

I nomi sono quelli originali, poiché H.P. l'ho letto in inglese. I corrispondenti in italiano li ho imparati dai film!
Dumbledore=Silente;
Slughorn=Lumacorno;
Slug Club=Lumaclub;
Slytherin=Serpeverde;
Gryffindor=Grifondoro;
Hufflepuff=Tassorosso;
Ravenclaw=Corvonero;
Muggle=Babbano;
Squib=Magonò;
Howler=Strllalettera;
Daily Prophet=la Gazzetta del Profeta.
1948
Le vacanze di Natale finirono anche fin troppo presto e, prima che ce ne rendessimo conto, eravamo già sull’Hogwarts Express per ritornare ai nostri studi. Cygnus era concentrato sui suoi O.W.Ls; Alphard si stava già preparando per entrare fra due anni a St. Mungo con l’incarico di tirocinante ed io avevo i miei N.E.W.Ts a cui pensare. Di conseguenza, eravamo tutti e tre estremamente nervosi e irritabili, soprattutto perché, con la scusa che dovevamo assentarci quattro giorni da scuola a causa del matrimonio di Cassiopeia, i nostri insegnanti non perdevano occasione di interrogarci in continuazione, arrivando ad assegnarci compiti extra, per “non rimanere indietro con le lezioni”.
Il marchese de Sade avrebbe dovuto conferire loro l’Ordine di Merlino, Prima Classe.
Certo, però, che anche mia madre era un bel tomo: perché non potevano celebrare verso Pasqua il matrimonio? Questa domanda mi ronzava spesso in testa, mentre compilavo i tre rotoli di pergamena sui vampiri, che la professoressa di Difesa dalle Arti Oscure mi aveva assegnato come punizione per essere stata pizzicata impreparata, nonostante avessi cercato di spiegarle che se voleva lamentarsi con qualcuno, doveva farlo con quella di Divinazione, la quale mi aveva trattenuta tutto il pomeriggio, dopo aver vomitato sulle viscere degli animali. Che ci volete, facevano impressione! Ovviamente, lei non mi credette e mi affibbiò quel tema, intimandomi di consegnarglielo l’indomani stesso, pena una settimana a pulire i gabinetti di Hogwarts.
“Avanti, resisti”, ripetevo tra me e me, mentre gli occhi mi si chiudevano dalla stanchezza “Ancora una settimana e te ne vai per quattro giorni, alla faccia loro.”
Poi, girandomi verso Alphard. “Mi finiresti il tema, per favore? Io sono un pochino stanca …”
Mio fratello mi guardò con gli occhi iniettati di sangue. Aveva appena finito di leggere e riassumere quattro capitoli sugli incantesimi per respirare sott’acqua e le sue mani e guance erano sporche d’inchiostro.
“Potevi preparare la tua lezione di Difesa delle Arti Oscure, invece di bighellonare a Divinazione, ” mi rimbeccò, sbalordito dalla mia proposta indecente.
“Te l’ho detto, non è stata colpa mia! Mi ha fatto senso vedere quelle viscere fumanti sotto il naso!” mi difesi, punta sul vivo.
“Sicuro! Proprio quando la professoressa ti ha domandato di farle una predizione leggendole.”
“Beh, avevo previsto che avrei vomitato!” dichiarai, incrociando le braccia. Alphard scosse il capo e ritornò al suo libro. Guardai infelice la mezza pergamena che mi mancava per terminare il tema, la testa che incominciava a dolermi a causa di un principio di quel che si preannunciava un forte mal di testa. Dannati vampiri e i metodi per neutralizzarli: il palo e il coltello, l’aglio e le croci d’argento erano i più conosciuti e utilizzati (anche se ci voleva un fegato d’acciaio a uccidere un vampiro con queste tecniche piuttosto rudimentali). Dopo venivano la luce del sole, che si poteva ricreare con un incantesimo neanche troppo complicato; bruciare vivo il Non- morto (anche se sembrava un ossimoro) e poi? Qual era l’ultimo metodo?
“Dargli in pasto la professoressa di Difesa dalle Arti Oscure e poi farlo fuori mentre se la pappa”, ero tentata di scrivere, rendendomi subito conto che, forse, era più un diversivo che un vero modo per uccidere i vampiri. O più semplicemente una vendetta nei confronti di una professoressa carogna. In ogni modo, quel metodo non riuscivo a ricordarmelo e a nulla era servito sfogliare in continuazione il libro. Come direbbe Beckett, “Rien à faire”, niente da fare.
Guardai l’orologio. Le dieci meno cinque. A che ora chiudeva la biblioteca? Alle dieci e mezza? Se mi fossi sbrigata, forse sarei riuscita a procurarmi un libro sui vampiri. Rapidamente, infilai il tema nella borsa di cuoio e uscii di corsa dal dormitorio.
“Pensi di essere alle Olimpiadi?” mi rimproverò la bibliotecaria, vedendomi arrivare come una furia. Senza degnarla di una replica, le chiesi con il fiato corto: “ Un libro … sui … vampiri … per favore …”
“Alle dieci e mezza si chiude, ricordati”, mi fece presente la donna, dopo avermi consegnato il libro. Sempre ignorandola, mi diressi su uno dei tavoli, sedendomi accanto ad un ragazzino biondo, intento a scrivere un tema che sembrava lungo all’incirca sei pergamene.
“Oy Julian!” lo salutai. Il giovane alzò gli occhi grigi dal foglio, sorridendomi, ma sotto la frangia notavo che nascondeva un cerotto.
“Ciao”, fece, la voce un poco impastata dal sonno. “Vampiri?” mi domandò, lanciando uno sguardo al mio libro.
Annuii distrattamente, sfogliando il libro. E mentre ricopiavo il famoso ultimo metodo (seppellirli in bare d’argento con la testa rivolta verso l’est), mi arrischiai a domandargli che cosa gli era successo alla fronte.
“Oh, niente”, rispose vago “ Sono scivolato e ho battuto la testa sullo spigolo del mobile. Come sono andate le vacanze?”, cambiò subito discorso.
“Bene, bene”, afferrai al volo che non voleva aggiungere ulteriori dettagli. Forse aveva fatto a botte. “Compiti?”
“Sì. Slughorn ci ha assegnato un tema sul bezoar. Sarebbero stati due rotoli di pergamena, ma ci sono così tante cose da scrivere …”
“Scommetto che Slughorn ti ha voluto nel suo Slug club.”.
“Ne fai parte?”
“Io no, mio fratello Alphard sì. Non mi hai risposto.”
Il volto alabastrino di Julian si contorse in una smorfia di disgusto. “Per carità. Me l’ha proposto, sai? Ma ho gentilmente declinato l’offerta, spiegandogli che ero solo del primo anno … non mi sembrava molto contento … ha insistito … uffa! Non passa giorno che non continui ad invitarmi e come se non bastasse, ci si è messo di mezzo pure mio zio! Vuole che ci vada, almeno una volta. Io però non me la sento, quell’uomo mi dà sui nervi. È viscido, non trovi? A mio parere, mi considera al pari di una farfalla da aggiungere alla sua collezione e non per le mie capacità, bensì perché sono il primo Hargreaves a frequentare Hogwarts dopo 175 anni. Se mi vuole nel suo dannato club, sarà da morto.”
Risi di fronte alla saggezza del ragazzino. Per avere undici anni era piuttosto sveglio. Chiusi il libro sbadigliando e mi alzai per rimetterlo al suo posto, quando incontrai l’ultima persona che desideravo vedere tra gli Slytherin: Druella Rosier.
Di solito, io andavo d’accordo con tutti i miei compagni di dormitorio, ma lei proprio non la sopportavo. Ambiziosa fino al parossismo, non perdeva occasione per ronzare attorno ai miei fratelli o a qualsiasi ragazzo appartenente a famiglie di una certa importanza. E per attirare la loro attenzione, arrivava perfino a inventarsi storie finalizzate a denigrare le sue rivali, in maniera così convincente che spesso, anche troppo, i maschi ci credevano, con grande disappunto delle povere calunniate.
“Ciao Walburga, hai fatto i compiti questa volta? O la professoressa Merrythought ti metterà a pulire i gabinetti …”
Feci finta di non aver sentito nulla. Mettersi a litigare con lei era un insensato spreco di tempo e d’energie.
“Come stanno i tuoi fratelli e tua sorella? Quella terribile storia della meningite …”
“Sopravvivranno ”, risposi laconica, sperando che la mia poca loquacità la scoraggiasse. Macché! Quella era più appiccicosa della colla! E dovetti averla pure offesa, poiché i suoi occhi di un azzurro pallido si strinsero maligni.
“Bello il ragazzino con cui parlavi. Un po’ giovane, però. Quanti anni avrà? Undici? Non sapevo che ti piacessero quelli più giovani di te. Ma undici anni addirittura! Non avrai per caso tendenze pedofile?”
Nascosi dentro le tasche le mani, che avevano iniziato a prudermi per la voglia di strangolarla.
“E tu hai la tendenza di dire cose idiote. Mi fai davvero pena”, e la piantai livida davanti allo scaffale, tornandomene da Julian per riprendermi il tema e andarmene il più lontano possibile da quella smorfiosa. Mormorai una”buona notte” al ragazzino e mi diressi come un treno in direzione del mio dormitorio, ignorando la bibliotecaria, la quale m’imprecava dietro, accusandomi di avere la grazia di “un rinoceronte in calore”.

Quella notte dormii poco e male; le parole di Druella mi ronzavano in testa come uno sciame di vespe impazzite, alternate da una serie d’incubi uno più spaventoso dell’altro. Il mal di testa, invece di passarmi, era aumentato e avevo due occhiaie da far paura. Tuttavia, riuscii a non sentire lo stesso la sveglia e arrivai di conseguenza in ritardo a colazione.
Sarebbe stato meglio se quel giorno non mi fossi proprio alzata.
Il tavolo degli Slytherin era stranamente silenzioso, mentre gli altri erano piuttosto rumorosi e mi lanciavano sguardi ora compassionevoli, ora maliziosi, ora canzonatori. Guardai in direzione di Julian e vidi che si stava mordendo il labbro inferiore, abbassando lo sguardo. Perfino gli insegnanti avevano espressioni gravi. Lentamente, mi sedetti accanto ad Alphard, il quale chiuse il Daily Prophet in fretta e furia.
“Ė successo qualcosa?”, gli chiesi, notando che aveva gli occhi umidi. Alphard scosse energicamente il capo.
“Cy?”, interrogai allora mio fratello minore, il quale trasalì addirittura, un’espressione colpevole dipinta in volto.
“Insomma, cosa sono quelle facce da funerale?”, sbottai frustrata. Non ho mai sopportato chi non mi diceva le cose in modo chiaro e tondo.
“Giusto, Cygnus caro, perché non informarla? Tanto lo verrebbe a sapere comunque …”, s’intromise quella befana di Druella, porgendomi il giornale, che afferrai senza tanti complimenti, facendo finta di non aver sentito quel “Cygnus caro”.
Un’ondata di nausea mi travolse, quando lessi il titolo in prima pagina:

Matrimonio in nero per i Black.
Un nuovo lutto scuote una delle più antiche famiglie di maghi d’Inghilterra. Dopo la prematura morte di Ursula Black, a 25 anni, a causa di un attacco di meningite fulminante, sembrerebbe che il destino si stia accanendo sulle figlie del defunto Pollux Black- Ordine di Merlino , Prima Classe per Servigi resi al Ministero. Infatti, la di lui secondogenita, la 22enne Cassiopeia Black, è deceduta ieri sera, dopo essere stata ricoverata d’urgenza all’ospedale di St. Mungo. Il medico che ha effettuato l’autopsia ha confermato stamane che la causa del decesso è stata, ancora una volta, un attacco di meningite fulminante. La sfortunata ragazza era prossima a convolare a nozze con il cugino Orion Black (35), il 25 di febbraio. Ironia della sorte, destino analogo era toccato alla sorella maggiore e non solo riguardo al decesso: a quanto pare, le due giovani condividevano anche il fidanzato, oltre che alla malattia. C’è quindi da domandarsi se la famiglia Black ripiegherà sulla sorella rimasta, Walburga Black (17) e se quest’ultima sarà abbastanza resistente da arrivare viva e vegeta all’altare.

Guardai sconcertata i miei fratelli. Cosa volevano dire con “la famiglia Black ripiegherà sulla sorella rimasta”? Quella pazza di mia madre non aveva mica intenzione di farmi sposare il Nasone? Non esisteva proprio!
“Wally”, mormorò Cygnus porgendomi una lettera “Questa è arrivata con il giornale”. Febbrilmente gliela presi e ne divorai il contenuto:

Walburga,
Vostra zia Melania ha intenzione di parlarvi il 1 marzo, vedete di farvi trovare nella sala comune degli Slytherin per le otto. Per il resto, continuate a studiare e comportarvi bene. Inoltre, è meglio che né voi né i vostri fratelli veniate al funerale di Cassiopeia, non abbiamo bisogno di un ulteriore plotone di giornalisti sotto casa. Salutatemi Alphard e Cygnus.

Vostra madre.

“Allora ti sposi, Walburga? Perché non inizi a distribuire gli inviti?”, mi canzonò Druella. Poi, avvicinandosi a me, sussurrò: “Non fare quella faccia, tesoro. Non rivelerò al tuo promesso i tuoi hobby un po’ perversi” e lanciò uno sguardo malizioso in direzione di Julian.
Fremente di rabbia, afferrai il calice pieno di succo di zucca e glielo lanciai addosso, macchiandole tutta la tunica d’arancione.
“Maledetta!” squittì, pulendosi con la manica il viso “Tu e tutta la tua famiglia! Non siete altro che una banda di sfigati!”
Cygnus aprì scioccato la bocca, Alphard si alzò in piedi di scatto, ma io fui più veloce e le puntai contro la bacchetta.
“Nessuno”, sibilai “chiama sfigato un Black, capito? Nessuno!” e alzai la bacchetta per lanciarle una maledizione.
“Basta così!” s’intromise all’improvviso Slughorn, che nel frattempo si era alzato dal tavolo degli insegnanti, evidentemente incuriosito dal trambusto scatenatosi nel nostro. “Via, Miss Black, abbassate quella bacchetta e voi Miss Rosier abbiate un poco di rispetto per chi ha appena perso una sorella.”
Se Slughorn fosse stato uno studente, l’avremmo licenziato con un “Fatti gli affaracci tuoi!”, ma siccome lui era un insegnante, dovemmo obbedirgli, mormorando un “Certamente, professore.”
“A proposito”, cambiò immediatamente discorso “ Quest’anno è quello bisestile e stavo girando tra i tavoli per invitare i componenti del mio club ad una festa per il 29. Ovviamente, sarei onorato se anche la futura sposina si unisse a noi.”Ed io, dimentica di chi mi stesse parlando, gli urlai con veemenza: “Io non mi sposo con quello là!”, per poi fuggirmene a grandi falcate dal salone.
Arrivai per prima a lezione di Difesa dalle Arti Oscure; trovai, infatti, solamente la professoressa Merrythought in classe.
“Ah, Miss Black! Come mai siamo così in anticipo?”, fu il suo saluto. A sua discolpa, andava detto che la sottoscritta arrivava sempre in ritardo alle sue lezioni.
“Avevo qualcosa sullo stomaco e non me la sono sentita di fare colazione”, fu la mia risposta e cercai di non sembrare troppo offensiva.
“Spero che stavolta non siano state le viscere”, commentò, mentre prendeva il tema che le stavo porgendo. Il suo tono, tuttavia, non aveva neppure un accenno di sarcasmo, anzi, mi sembrava quasi compassionevole.
Siccome mancava più di un quarto d’ora all’inizio del corso, si mise a correggerlo. Io, invece, ne approfittai per riflettere sull’orazione che avrei dovuto tenere per convincere le due megere a non farmi sposare mio cugino Orion. Dovevo assolutamente mantenere la calma, quando le avrei viste, evitando scenate melodrammatiche e isterie varie. Bisognava giocare d’astuzia o mi sarei ritrovata in moglie a uno che aveva la stessa età di mia zia, Dorea Potter. Macchè. Pensandoci meglio, la mia madrina aveva 32 anni.
“Accidenti a te che sei morta, Cassy!”, imprecai, pentendomi subito dopo: povera Cassiopeia, che colpa ne aveva lei? Mica l’aveva fatto apposta (a morire). O forse sì? Certo, per non sposare il Nasone! No, non era possibile, ormai si era rassegnata! Doveva essersi rassegnata! In ogni modo, che differenza faceva? Era morta!
Ed io fregata.
Il gentile tocco sulla spalla della professoressa Merrythought mi riportò bruscamente alla realtà.
“Tutto a posto, Miss Black?”, inquisì, temendo forse che mi mettessi a singhiozzare come una disperata. Per quel che mi riguardava, non le avrei mai dato la soddisfazione di vedermelo fare.
“Me la caverò, professoressa. C’è qualcosa che non va con il mio tema?”, feci, notando che stringeva uno dei tre rotoli di pergamena. Merrythought trasalì, pizzicata in fallo.
“No, no, è pressoché perfetto, solo … ecco … ammiro la vostra dedizione al lavoro, Miss Black, quando avete voglia di lavorare …”
Mi stava dando della pigra?
“Ecco … il punto sta qui, dove parlate dei metodi per neutralizzare e uccidere i vampiri …”
“Oddio”, pensai in preda al panico “Non avrò inconsciamente scritto sul serio, che bastava dargli una professoressa di Difesa dalle Arti Oscure per far fuori un vampiro?”
“E’ molto interessante quest’ultimo … anche perché è un ritrovato recente … molto recente. Forse neanche il professor Slughorn n’è a conoscenza.”
Che c’entrava ora Slughorn?
“ Ecco qua: “ (…) ovviamente tutti metodi validi ed efficaci, ma anche rischiosi per l’incolumità fisica del mago o della strega. Di conseguenza, il più efficiente, nonché il più letale, ma anche il più sicuro è di sicuro la pozione “Todesengel”, altresì nota come la pozione dell’Angelo della Morte.”
Dove e quando io avrei scritto questa roba? A meno che …
“La formula è piuttosto complicata e richiede oltre un mese di preparazione, tuttavia basta una piccolissima dose di Todesengel per sopprimere il vampiro. Essa è composta di: terra di cimitero, ossa tritate, una foglia del Ramo d’oro (alias vischio), bacche di cipresso e una particola consacrata frantumata."
No, non poteva essere stato proprio …
“Infine, per attirare il vampiro, il mago dovrà aggiungere a freddo alla pozione il sangue di un pipistrello, che avrà opportunamente decapitato con un coltello d’argento.”
… lui?!?
“La morte del vampiro sarà immediata, se è fortunato”.
Macabro umorismo.
“E’ davvero impressionante e pensare che non è ancora stato presentato ufficialmente ai testi scolastici di pozioni. Devi averlo letto sulle riviste magico - scientifiche.”
C’era solo un modo per confermare i miei sospetti.
“Avete ragione, professoressa. Confesso, però, di non averlo proprio letto … mi è stato più suggerito…”
“Ah, immagino sia stato il piccolo Hargreaves a dirvelo? Quella peste! Non parla molto, ma mette comunque i brividi. Sempre a scarabocchiare formule sul quaderno. E pensare che non ha un cervello da buttare via, anzi! Sarebbe il primo della classe se solo si applicasse. Non che sia l’ultimo, ben inteso, solo che non rende in base alle sue potenzialità. Sembra quasi annoiato. Una volta gli ho fatto quest’osservazione. “Mr. Hargreaves, cos’è quella faccia? Per caso non trovate interessante la mia lezione?” e quella canaglia in erba mi ha risposto flemmatico, senza neppure levare gli occhi da quel suo dannato quaderno: “Vero. È in effetti molto noiosa.” Naturalmente, l’ho messo in punizione, ma …”
“Scusatemi”, la interruppi bruscamente, la testa che mi girava a causa di quel suo monologo “Ma come mai un ragazzino del primo anno sarebbe a conoscenza di una formula così innovativa?”
“Perbacco! Gli Hargreaves hanno nel sangue le pozioni (e l’arroganza). Il professor Slughorn farebbe carte false per aver il piccolo demonio nel suo club, solo per farsi consegnare una fialetta con un po’ di Todesengel, la quale, oltre ad essere utile, è veramente preziosa: è l’ultima formula creata da Richard Hargreaves, il padre di Julian.”
“Perché ultima? Non ne ha fatte di altre?”
“No, salvo che il figlio non inventi una pozione per resuscitare il padre. È morto lo scorso maggio, in un incendio scoppiato nel suo laboratorio in Francia. Poveraccio, ha lasciato sette figli …”
Il suono stridulo della campanella interruppe la nostra conversazione.
La storia che mi aveva raccontato Merrythought mi tenne distratta per tutta la giornata; in questo modo, tutte le frecciatine circa il mio probabile matrimonio mi scivolarono via senza che me ne accorgessi.
Un dubbio mi rodeva l’animo: perché Julian mi avrebbe aiutata col tema, aggiungendo quella pozione?
Non ci conoscevamo bene, non eravamo così in intimità per queste gentilezze. Che volesse fare colpo su di me? Ma no, che andavo a pensare! Voleva vantarsi, ecco, voleva dimostrare che lui, a soli undici anni, ne sapeva più di uno di diciassette. A chi però? A me? E che gli avevo fatto?
La professoressa Merrythought, ecco chi. Non l’aveva forse rimproverato, chiamandolo svogliato? Attraverso me, Julian si era vendicato di lei.
Diabolico, il piccoletto.
In ogni modo, dovevo cercarlo e ringraziarlo.
Tuttavia, fino al 29 febbraio, non riuscii a incrociarlo per i corridoi.


Arrivò infine la sera di quel giorno e i miei fratelli mi dovettero trascinare a viva forza per andarci. Io non volevo: di sicuro, quell’appiccicoso mellifluo di Slughorn avrebbe accennato all’argomento tabù dell’ipotetico matrimonio.
E poi perché ci sarebbe stata Druella Rosier.
Fui fortunata. Il professore non mi rivolse più di tanto la parola, tranne che per raccomandarsi ai miei famigliari.
Bastardo viscido.
No, la sua attenzione era tutta concentrata sul suo nuovo pezzo da collezione: Julian Hargreaves, che se ne stava torvo accanto a lui, mentre Slughorn lo esibiva come una scimmia ammaestrata.
Con la scusa che era pronta la cena, il ragazzino si liberò dalla presa del vecchio e si sedette accanto a me.
“Pensavo che saresti venuto qui solo da morto”, lo stuzzicai sottovoce.
Julian scosse il capo biondo oro. “Era l’unico modo per incontrarti senza attirare troppo l’attenzione della gente. Da quando è morta tua sorella, vieni considerata né più né meno che un’appestata. Eppoi, temevo che ti fossi offesa a causa del tema, ma ti vedevo così stanca che mi sarebbe sembrato car- ehm, giusto aiutarti”, disse, incespicando a volte sulle parole.
“Dai, puoi dirmelo che era per vendicarti della Merrythought.”
Il ragazzino assunse un’espressione sconcertata.
“Che cosa c’entra ora la Merrythought?”
“Mr. Hargreaves! Miss Black! Che appassionata conversazione è la vostra, spero che non sia così intima da escluderci totalmente”, esclamò in tono bonario, ma scocciato Slughorn.
“Vecchiaccio rumoroso”, imprecò Julian tra i denti.
“In ogni caso, grazie lo stesso”, sussurrai, senza accorgermi che, involontariamente, avevo fatto arrossire il ragazzo.
“Mr. Hargreaves”, esordì dopo un po’ Slughorn “Avete per caso fratelli?”
Julian annuì, cercando di inghiottire il più lentamente possibile la zuppa, in modo da non poter rispondere. “Ah sì? Quanti? Immagino che siano più grandi di voi, poiché siete il primo della vostra famiglia a ritornare a Hogwarts, dopo 175 anni”, e la sua voce aveva un’incrinatura d’orgoglio, come se avesse voluto aggiungere: “ E io vi faccio da insegnante di Pozioni.”
“Ho sei sorelle, professore. Cinque maggiori e una minore”, disse incolore Julian, inghiottendo rapidamente una seconda cucchiaiata di zuppa.
“Davvero? Siete l’unico figlio maschio? L’ultimo Hargreaves …”
Giurai d’aver visto Julian toccare il legno della gamba del tavolo.
“Immagino che la Francia vi manchi molto. Un paese incantevole, davvero. Inoltre, è stato il luogo della vostra infanzia. Come avete fatto, dopo la tragica morte di vostro padre?”
Il cucchiaio del ragazzo cadde rumorosamente sul piatto.
“Alcune delle mie sorelle si sono sposate e vivono in Francia con i rispettivi mariti, le altre hanno già da tempo terminato gli studi a Beauxbatons e lavorano. Quanto a mia sorella minore e a me, siamo stati … affidati ad uno zio di mio padre.”
“Non vivete con vostra madre?”
“Mia madre odia l’Inghilterra!” sbottò Julian, stringendo la posata d’argento con forza.
Notai che le guance gli si stavano imporporando e capii quanto doveva essere umiliante per lui la situazione. Non ci voleva un genio per capire che gli Hargreaves, per quanto antica e importante fosse stata la loro famiglia, erano sul lastrico e che la vedova non poteva permettersi di mandare i figli minori nell’esclusiva Beauxbatons, ripiegando sulla più accessibile Hogwarts. Quanto allo zio che li ospitava, intuivo che tra lui e Julian non corresse buon sangue.
Solo di recente le sorti della famiglia Hargreaves sembravano risollevarsi. Peccato che fosse dovuto morire il padre del ragazzo.
Nel frattempo, anche gli altri studenti iniziavano a dare segni di nervosismo. Era risaputo che Slughorn era un impiccione indiscreto, ma quello a cui stava sottoponendo Julian era uno spietato interrogatorio. E toccò l’apice quando chiese: “Precisamente, com’è morto vostro padre?”
Non potei più trattenermi e affermai: “Professore! Vi pare un argomento da trattare a tavola?”
Risultato, ebbi tutti gli occhi puntati su di me, specialmente quelli di Druella Rosier, che brillavano maligni. Grazie a Dio, Alphard mi venne in aiuto.
“Mia sorella è facilmente impressionabile, professore. Potrebbe starci male per tutta la serata”, e sfoderò il suo sorriso più accattivante.
Slughorn convenne e la conversazione si spostò su argomenti più leggeri. Nessuno si era, però, accorto che Julian, a un certo punto, aveva disertato il club.

Il giorno successivo, mi sfogai con mio fratello sull’obbrobrioso trattamento che Slughorn aveva riservato a Julian.
“Quel vecchio porco!” sbottai per la millesima volta “Hai visto come gli domandava quelle informazioni così personali? Come se avesse il diritto di sapere i fatti suoi!”
Alphard mi ascoltava con un orecchio sì e uno no, concentrato, invece, nella lettura del Gray’s Anatomy, regalatogli in gran segreto dallo zio Marius.
“Al! Mi senti?”
“Uhm.”
“Fratello scemo.”
“Wally, non ti preoccupare per il giovane Hargreaves, lui ha la pelle più dura di quel che credi. E stai certa che si vendicherà di Slughorn.Se fossi in te, in questo momento penserei ad una scusa convincente per evitare di sposare il cugino Orion.”
“Porca miseria, l’avevo dimenticato! Che m’invento?”
“Puoi dire a zia Melania che sei allergica al cugino”, suggerì sogghignando.
“Già e che mi copro di pustole se mi tocca. Oppure che mi sono convertita al buddismo e dunque non mi posso sposare.”
“O che hai fatto un voto di castità dopo la morte di Cassy.”
“Figo. O che amo qualcun altro.”
Alphard sollevò un sopracciglio.
“E chi, sentiamo?”
“Mica è vero. È una scusa”, mi affrettai a chiarire.
“Vorranno un nome, Wally”, puntualizzò mio fratello serio.
“Lo so. Al, io non posso farlo. È non è solo il naso di Orion il problema. Gesù, ha 18 anni più di me! È come se sposassi zio Marius!”
“Non nominate quello Squib, Walburga Black!” ruggì mia zia Melania, la cui testa era comparsa all’improvviso tra le fiamme del caminetto, facendoci sobbalzare dallo spavento. “E non chiamatelo neppure “zio”. Tale disonore non può essere un membro della nostra famiglia, ricordatevelo!”
Non annuimmo, né demmo segni di aver ascoltato. Conoscevamo troppo bene quel discorso per stupirci.
“Alphard, uscite. Vorrei conferire con vostra sorella. Ora! Quanto a voi, Walburga”, mi apostrofò severamente, dopo che mio fratello se ne fu andato “Contegno! Questo matrimonio si deve fare! Vedete di non deludermi, come hanno fatto le vostre sorelle!”
“Non sono mica morte di proposito!”, ribattei offesa.
“Particolari. A Pasqua daremo l’annuncio ufficiale del vostro fidanzamento e a giugno vi sposerete. Vostra madre Irma ha già portato a termine le modifiche dell’abito nuziale.”
“Non voglio quello di Cassiopeia!”
“E’ un abito splendido! Sarete bellissima!”
Strinsi i pugni, le nocche mi erano divenute bianche per lo sforzo.
“Non lo sposo”.
“Come?” chiese sconcertata la zia. Evidentemente, le mie sorelle non si erano mai lamentate con lei, non in maniera diretta.
“Io non voglio sposare mio cugino, non voglio. Lui … lui porta male! È un untore! Lui ha fatto morire di meningite le mie sorelle! Non voglio morire!” e fuggii via dalla sala comune teatralmente, lasciando la terribile zia a bocca aperta.

Tuttavia, quello fu solo l’inizio.
Non passava, infatti, giorno che mia madre e mia zia non mi spedissero Howlers, con lo scopo di persuadermi a cedere alla proposta di matrimonio. Ma io ero ferma sulle mie posizioni: non mi volevo sposare, poiché il cugino portava iella. In seguito, seguii il consiglio di Alphard e confessai a mia madre che avevo fatto un voto di castità decennale il giorno in cui appresi della tragica morte di Cassiopeia.
Perfino all’interno della famiglia erano scoppiate liti a riguardo, a partire da Orion, che non mi voleva vedere neppure dipinta, figuriamoci se mi voleva sposare! Ero io, a suo parere, la iellata!
Mia madre, poi, era in perenne lotta con la mia madrina Dorea, la quale sosteneva che era abominevole sacrificarmi in questo modo. Zia Cassiopeia conveniva con la zia Dorea fino ad un certo punto. Se Orion mi doveva sposare, che fosse almeno fra due anni.
“Walburga è troppo giovane! È ancora una bambina. Non è pronta a imbarcarsi in un affare così delicato quale il matrimonio. Lasciamo passare un paio d’anni e poi si vedrà.”
“Io avevo da poco compiuto sedici anni, quando ho sposato Pollux e lui aveva vent’anni più di me!”, replicava mia madre, alzando il mento.
“Per lasciarti vedova a 27 anni?”,chiese scettica Dorea Potter, sogghignando.
E così via dicendo (e bisticciando).
Rendendomi la Pasqua amara.

Note di fine capitolo

La frase "Rien à faire", del drammaturgo irlandese Samuel Beckett, è tratta dalla sua opera "En attendant Godot", Aspettando Godot.
"Todesengel" è poi una parola tedesca che significa appunto "Angelo della Morte"; Tod=Morte, Engel=Angelo. Non è un nome piuttosto suggestivo per una pozione?

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