Note alla storia

Scrivo questa storia di getto, affascinata da sempre al mondo dei Malandrini. Spero venga qualcosa di buono, anche perchè è la mia prima ff.

Note al capitolo

Come è cominciato tutto. Ho ripreso i dialoghi fedelmente dal ricordo di Piton, per il resto ho inventato.

Capitolo primo.

Il treno per Hogwarts apparve seminascosto dal fumo e accostò lento alla fermata.
Sirius lo guardò affascinato scostandosi scontrosamente dal braccio del padre, che per fortuna non parve accorgersene, lo sguardo perso lungo il binario.
- Ragazzo, - disse dopo un lungo silenzio. – spero che una volta a scuola imparerai a comportarti come si deve. Fai in modo che non debba vergognarmi mai più di te e dei tuoi comportamenti o te ne farò pentire, chiaro?
Sirius annuì cupamente. La libertà dal numero 12 di Grimmauth Place era troppo vicina per lasciarsela sfuggire con una sciocchezza come quella.
- Una volta finito a Serpeverde vivrai a stretto contatto con ragazzi di famiglie dal sangue puro che ti tratteranno come un fratello. Uno stesso sangue, puro e forte. Dovrai essere all’altezza, ragazzo, non dovrai deluderli con le tue sciocchezze.
Orion Black guardava suo figlio con serietà cercando di intercettare il suo sguardo, ma gli occhi del ragazzo non potevano fare a meno di correre verso il treno e da lì immaginare i campi sterminati, fino al Castello, fino a Hogwarts.

Un ragazzino dai capelli scarmigliati fissava con aria soddisfatta e affascinata lo stesso treno.
- James! - gridò un uomo nella nebbia alle sue spalle.
- Quante volte ti ho detto di non scappare così? James?
Ma il ragazzo non lo stava ascoltando, troppo impegnato ad ammirare la locomotiva davanti a lui.
Henry Potter sospirò rassegnato e sorrise. Ricordava il giorno della sua partenza come qualcosa di straordinario e vedeva negli occhi del figlio lo stesso stupore.
- Posso salire subito? - chiese James senza distogliere lo sguardo.
- Aspetta tua madre, almeno.
- Ma papà…
- Non se ne parla nemmeno. Abbi pazienza, manca ancora tempo prima della partenza e poi starai lontano per mesi.
James sbuffò d’impazienza. Tutti i racconti di suo padre gli tornavano improvvisamente in mente. L’alta torre di Astronomia che dominava il parco fino alla Foresta Proibita e che si stagliava contro il cielo, riflessa nel Lago Nero erano già parte del suo immaginario da tempo. E non poteva aspettare, neanche un minuto.

Remus alzò finalmente gli occhi e lo vide. Il treno per Hogwarts che aveva accompagnato i sogni di quasi tutte le notti dell’ultimo mese giaceva fumante ai suoi piedi. Il bambino sentì un nodo in gola e si voltò verso sua madre che gli sorrise teneramente.
- Vuoi salire subito? - chiese con una voce che tradiva a malapena l’emozione.
Remus la guardò fissamente negli occhi e le sorrise di rimando.
- Mi scriverai, vero amore mio? - chiese lei, gli occhi velati.
- Non appena arrivato, te lo prometto.
Grace Lupin non resse più e abbracciò il suo unico figlio in lacrime.
- Mi prometti che mi scriverai se ci saranno problemi con la Luna piena? - disse con voce rotta dal pianto.
- Mamma… - disse il ragazzino imbarazzato.
- Promettimelo, Remus.
- Sì, te lo prometto.
Sua madre lo lasciò andare e si asciugò le lacrime cercando di sorridere.
Remus la osservò attentamente. Fino a poco tempo prima l’idea di andare a Hogwarts era stata per lui solo un lontano sogno irrealizzabile. La sua natura gli avrebbe certamente impedito una vita normale, come del resto non ricordava di averla mai avuta. Ma da quando il professor Silente aveva riacceso le sue speranze, l’idea di poter frequentare le lezioni, di poter anche solo sedere accanto a suoi coetanei, di poter aspirare ad un futuro quasi normale e forse riuscire a dimenticare di tanto in tanto l’incubo della Luna piena…gli riempiva il cuore. E la sua fantasia era già in viaggio, verso le aule, il parco e il Lago Nero mentre sua madre lo abbracciava una volta di più e gli faceva promettere di nuovo che le avrebbe scritto.

La barriera magica svanì e quando Peter aprì gli occhi si trovava già sul binario 9 e ¾. Sua madre si voltò ansiosa a guardarlo e gli fece cenno di sbrigarsi. Il treno già sbuffava fumo e madre e figlio s’infilarono nella folla di genitori che già agitavano le mani verso i figli affacciati ai finestrini.
- Sali, avanti. - disse Rebecca Minus afferrando il baule e il gufo del figlio per poi passarglieli non appena fosse salito.
Peter afferrò i suoi bagagli e fece per voltarsi di nuovo verso sua madre, ma nel farlo fece cadere la gabbia di Rudolph che si mise a stridere in modo impressionante. Confuso, riuscì a rimettere a posto la gabbia, ma con un ultimo sbuffo il treno si mise in moto e la porta si chiuse di scatto a pochi centimetri dal suo naso.
Spaventato, Peter cadde nel corridoio angusto e solo dopo qualche istante ritrovò la lucidità di alzarsi e correre al primo finestrino. Si affacciò, sporgendosi fuori, ma il volto di sua madre già si confondeva con quelli di altre decine di genitori. Peter si ritrasse dal vetro avvilito, appoggiò la testa guardando il paesaggio scivolare sotto di lui e sentì le lacrime bruciargli gli occhi.
Hogwarts lo spaventava, sua madre gliene aveva parlato spesso, in tono serio, con le braccia incrociate e uno sguardo preoccupato che lui cercava disperatamente di evitare.
Ma ormai non poteva tornare indietro. Aveva ritardato fino all’ultimo istante, ma non era riuscito ad evitare quella partenza. E da qualche parte avrebbe dovuto trovare nel suo cuore quel coraggio da Grifondoro che il sangue dei suoi genitori avrebbe dovuto trasmettergli.

James era balzato sul treno non appena sua madre lo aveva sciolto dal suo ultimo abbraccio ed era riuscito a procurarsi uno scompartimento tutto per se’ sul fondo del treno. Non vedeva l’ora di arrivare. Gettò impaziente il baule sulla rete e si mise a fantasticare giocherellando con il gufo che suo padre gli aveva regalato pochi giorni prima.

Nel corridoio l’erede della nobile casata dei Black meditava tristemente sulle parole di suo padre, temendo che dicesse sul serio quando elogiava la nobiltà e la valenza dei suoi coetanei Serpeverde. L’idea di trovarsi un anno intero accanto a centinaia di Orion e Walbruga Black in miniatura gli riusciva particolarmente insopportabile, ma se non altro loro non avrebbero potuto criticarlo più di tanto o punirlo con la stessa crudeltà di suo padre. Questo pensiero gli regalò un briciolo di speranza e, stanco di stare solo con i suoi cupi pensieri, fece capolino in uno scompartimento in cui un ragazzo con gli occhiali strapazzava un gufo bruno.
- E’ libero?
Il ragazzo scrutò il nuovo arrivato e annuì con un sorriso.
- Io sono James Potter. - disse il ragazzo con gli occhiali non appena l’altro si fu seduto.
- Sirius Black. - disse Sirius con un cenno annoiato.
- Sei anche tu del primo anno, vero?
- Sì.
- Che cos’è quella faccia allora? - disse James divertito. – Non è che ti manca la mammina? - aggiunse con una punta di perfidia.
Sirius ebbe un flash improvviso di sua madre e non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
James lo guardò sorpreso, ma presto la strana risata del compagno lo contagiò.
In quel momento la porta dello scompartimento si spalancò di nuovo. Una ragazzina dai capelli rosso scuro si affacciò sulla soglia.
- Accidenti è occcupato…scusatemi. - disse con voce flebile.
- No, dai, entra. - disse subito James. – Siamo solo in due e c’è spazio per…dieci.
La ragazzina esitò per qualche istante, ma poi ricordò che tutti gli scomparti che aveva trovato fino ad allora erano ancora più affollati, così si fece avanti, fino al posto accanto al finestrino, lontana dagli altri due ragazzi.
- Io sono James Potter e questo pazzo qui si chiama...come avevi detto di chiamarti?
- Sirius Black. - ripeté Sirius osservando James e il suo tentativo di attaccare bottone con tutti.
- Beh, comunque siamo tutti e due del primo anno, anche tu, vero?
La ragazzina si voltò appena. Gli occhi erano lucidi, lo sguardo triste. Annuì piano.
James e Sirius si scambiarono un’occhiata. Lessero ognuno nello sguardo dell’altro il loro stesso pensiero: a lei sì che manca casa. Sorrisero complici e ripresero a parlare.
- Allora, si può sapere perché avevi quella faccia poco fa, signor Sirius Black? - chiese subito James prendendo il baule e cominciando a rovistarci dentro.
- Beh…pensavo.
- Ah però. - sbuffò James, il viso nascosto dallo sportello del baule.
- Intendo dire che stavo pensando a Hogwarts. A una cosa che diceva mio padre, riguardo i Serpeverde…
- Ah, quegli schifosi. Anche mio padre me ne ha parlato. - il ragazzo rialzò la testa, un ghigno stampato in faccia. – Se non altro gliene fece passare tante ai suoi tempi. E anch’io non sarò da meno, sai. Vuoi una Cioccorana?

Remus camminava lentamente osservando con attenzione ogni scompartimento e sorridendo nel vedere tante facce allegre, immaginandosi già tra loro a parlare e sorridere come se fosse stato un ragazzo normale.
Dietro di lui il vecchio baule di suo padre lo seguiva in silenzio. Negli anni era stato usato nei modi più assurdi, nessuno aveva mai pensato che sarebbe mai potuto tornare utile. Il sorriso sulla sua faccia si allargò ancora di più a questo pensiero.
Avrebbe continuato per ore a camminare nel corridoio perso nei suoi pensieri felici, quando all’improvviso una voce lo fece tornare con i piedi per terra.
- Hey, guarda che il treno tra un po’ finisce!
Remus si fermò, spiazzato. Un paio di ragazzi lo fissavano dalla porta aperta di uno scompartimento. Remus si voltò istintivamente.
- Parlava con te, non c’è nessun altro dietro. - disse con un ghigno il ragazzo dagli occhi chiari.
Remus lo guardò intimorito. Non aveva idea di che dire, si rendeva conto di essere ridicolo piantato lì nel mezzo del corridoio a fissarli senza dire una parola, ma non parlava con altri che i suoi genitori e pochi altri adulti da quando riusciva a ricordare.
- Su, avanti, non startene lì. Vieni dentro o vuoi un invito per iscritto? - disse il primo ragazzo.
Remus si riscosse. Ringraziò debolmente ed entrò.

Fu di nuovo James a fare le presentazioni.
- E tu sei… - concluse James guardando il nuovo arrivato.
- Remus John Lupin. - rispose l’altro con una certa rigidità nella voce.
- Piacere. - fece James spiazzato dal tono del ragazzo. – Una Cioccorana?
Remus annuì con un’espressione strana ed intimidita stampata sul volto. James gli porse un pacchetto. L’altro allungò la mano lentamente, con fare circospetto.
- Non mordono mica. - sbottò Sirius.
- Tutt’al più saltano.
- Come saltano? - chiese Remus, stranito.
- Non ne hai mai mangiate? - chiese James sbalordito.
Remus guardò i due ragazzi fissarlo attoniti e scosse la testa con imbarazzo.
- Perché, sono tanto famose?
- Se sono famose? Per quanto ne so esistono da generazioni e sempre esisteranno! - esclamò James. – Sono parte della storia della magia, tra i primi dolcetti incantati della Gran Bretagna immagino.
- Veramente avevo letto che le zucche di Halloween fossero i primi dolci incantati, anche se a dire il vero inizialmente erano rape, sempre se si possano considerare dolci… - disse Remus fissando incuriosito la scatola che aveva tra le mani.
James e Sirius si scambiarono una nuova occhiata, poi tornarono ad osservare il nuovo compagno di viaggio.
- Di’ un po’, ma te da dove vieni? - fece James.

Remus era riuscito ad inventarsi una scusa decente a proposito di una vecchia casa in una qualche desolata regione dell’Inghilterra, quando un ragazzino dai capelli scuri e dall’aria unticcia entrò nello scompartimento senza degnarli di uno sguardo.
Sirius e James, che avevano ormai la ridarella da qualche minuto, non poterono fare a meno di mimare il nuovo venuto e scoppiare di nuovo a ridere. Il ragazzo non ci fece caso e si mise a sedere accanto al finestrino dove Remus notò per la prima volta la ragazzina dai capelli rossi, rincantucciata accanto al vetro.
Osservò i due mettersi a parlare, mentre ancora Sirius e James ridevano a crepapelle. Poi, mentre le risate lentamente si affievolivano, la voce melliflua del ragazzo tornò umanamente udibile.
- Speriamo che tu finisca a Serpeverde… - stava dicendo.
James si arrestò di colpo e si voltò verso il ragazzo.
- Serpeverde?
Remus si voltò, stupito dal rapido cambio di atmosfera, chiedendosi se tutti i ragazzi di quella età fossero tanto volubili. Accanto a James, Sirius osservava la scena con uno sguardo serio e attento. Remus rimase attonito.
- Chi vuole diventare Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola e tu? - disse James rompendo l’improvviso silenzio e guardando Sirius sdraiato mollemente sul sedile davanti al suo, ma con lo sguardo ghiacciato nei begli occhi azzurri.
- Tutta la mia famiglia è stata Serpeverde. - disse lentamente.
- Oh, cavolo. - sbottò James in tono sorpreso, ma bonario. – E dire che mi sembravi uno a posto!
Sirius ghignò.
- Forse io andrò contro la tradizione. - disse rilassandosi dopo la risposta di James. – Dove vorresti finire tu, se dovessi scegliere?
James alzò una spada invisibile, assumendo un’espressione di contegno quasi comica.
- ‘Grifondoro…culla dei coraggiosi di cuore’. Come mio padre.
Il ragazzo dai capelli unticci fece un verso sprezzante. L’atmosfera tornò a farsi tesa. James si voltò di nuovo verso l’ultimo venuto.
- Qualcosa che non va?
- No. - rispose l’altro con un ghigno poco promettente. – Se preferisci i muscoli al cervello…
- E tu dove speri di finire visto che non hai nessuno dei due? - sbottò Sirius.
James scoppiò a ridere fragorosamente, Sirius sorrise con aria di sfida e la ragazzina dai capelli rossi si mosse a disagio. Remus li osservò tutti con attenzione.
- Andiamo, Severus. - disse la ragazza alzandosi. – Cerchiamo un altro scompartimento.
James e Sirius le fecero il verso con una smorfia e James tentò di fare lo sgambetto a ‘Severus’ mentre usciva cercando di mantenere un’espressione sdegnosa.
- Ci si vede Mocciosus! - gridò Sirius prima che la porta dello scompartimento si chiudesse.
- Mocciosus? - chiese James guardando l’amico negli occhi. E scoppiarono a ridere per l’ennesima volta.
Remus li guardò un po’ spaventato, temendo un attacco da quei due. Ma James si rivolse subito a Sirius.
- Davvero la tua famiglia è di Serpeverde? - chiese in tono di franco stupore.
Sirius annuì, il calore dell’ultima risata ancora stampato sul volto.
- Non sembra, sai.
Sirius sorrise, lusingato.
- E tu, Remus? - chiese James voltandosi verso di lui. – Tu dove vorresti finire?
Remus si mosse nervoso sulla poltrona.
- Non lo so…non ci ho mai pensato… - disse soppesando ogni parola.
Era vero. Non aveva mai nemmeno preso sul serio la possibilità di andare a Hogwarts fino a quando non aveva visto il treno davanti a se’, sentito il calore del vapore sulla faccia.
- Non dirmi che non sai delle case. - disse James guardandolo storto.
- Oh, no. - rispose subito Remus. – So tutto. I quattro fondatori: Godric Grifondoro, Cosetta Corvonero, Tosca Tassorosso e Salasar Serpeverde. Ognuno di loro apprezzava una precisa qualità negli studenti e…
- Sì, va bene. La storia la conosci. - disse Sirius spazzando via le sue parole con un gesto della mano.
- Per me Grifondoro è l’unica casa in cui valga davvero la pena di finire. - disse James con occhi sognanti. – I Corvonero saranno anche intelligenti, ma hanno una spocchia che non vi dico; i Tassorosso…beh, non hanno niente di che e devono sgobbare come matti, diciamo che non è proprio il mio ideale. I Serpeverde…non ne parliamo neanche.
Sirius ghignò. Remus si sentì un po’ a disagio. Non aveva idea di che casa gli sarebbe spettata e si rendeva conto per la prima volta che non conosceva nessuno e che rapportarsi con i suoi coetanei era più difficile del previsto.
In quel momento delle risate e delle voci risuonarono dal corridoio, strappandolo ancora una volta ai suoi pensieri.

Sirius si alzò di scatto. Conosceva fin troppo bene quella risata. Odiava troppo sua cugina Bellatrix per poterla mai dimenticare.
- Che c’è? - chiese Remus spaventato dall’espressione del ragazzo.
James lo fissava serio, in attesa di spiegazioni.
- E’ mia cugina. - ringhiò piano.
- Una Serpeverde, giusto? - chiese James.
Sirius annuì.
- Beh, allora che cosa stiamo aspettando? - fece James alzandosi in piedi con un sorriso.

Peter non capiva che cosa avesse fatto. Un attimo prima camminava nel corridoio alla ricerca di un posto in un qualche scompartimento, un attimo dopo quel gruppo di ragazzi gli era saltato addosso. Tutto perché gli aveva chiesto se c’era un posto libero. Si strinse ancora più forte la testa tra le mani per proteggerla dai calci e dalle fatture che di tanto in tanto lo sfioravano. Le lacrime gli rigavano il volto chinato a terra.
- Equa come sempre, Bellatrix. - disse una voce fuori dal suo campo visivo.
I Serpeverde si bloccarono di colpo e si voltarono verso la voce.
- Cinque contro uno, bel modo di fare. - disse qualcun altro dietro le spalle dei suoi aguzzini.

Bellatrix sorrise con perfidia guardando suo cugino.
- Il piccolo Sirius ci allieta con la sua presenza, quest’anno, quasi me ne dimenticavo. - disse con voce sprezzante. – Spero che tu ti sia preparato all’idea di obbedirmi adesso che sono Prefetto.
Mostrò una spilla verde a forma di “P” che teneva appuntata sul petto. Sirius fece una smorfia.
- Piuttosto mi butto dalla torre di Astronomia.
- Come preferisci, Black. - disse un ragazzo biondo con la stessa spilla di Bellatrix.
- Malfoy... - salutò cupamente Sirius.
- Vediamo - disse Malfoy scrutando con disprezzo James e Remus. – hai già fatto delle conoscenze discutibili. Cosa sono i tuoi amici, sporchi Mezzosangue?
Remus deglutì spaventato. Se quello era il trattamento riservato a chi non era Purosangue, si chiese che cosa sarebbe successo se avessero scoperto ciò che era.
- E se anche fosse? - chiese James con aria di sfida.
- Se così fosse, ragazzino. - disse Bellatrix con sguardo truce. – Mi guarderei le spalle sperando di non rimanere solo nelle nostre mani.
- James… - fece per dire Remus.
- Siete voi Serpeverde che dovreste fare più attenzione, i Grifondoro non potranno fare a meno di stracciarvi quest’anno alla Coppa delle case. - disse James senza ascoltarlo.
Bellatrix diede in una risata spettrale.
- La Coppa delle case, piccoletto? - disse. – Non sai che nonostante il vostro amico Silente faccia di tutto per favorire voi Grifondoro sono anni che non riuscite a batterci? Non sareste degni di baciare la strada su cui noi maghi camminiamo, voi e il vostro sporco preside corrotto.
- No. - disse Remus, a testa bassa.
Tutti si voltarono verso di lui.
- Che cosa no, moccioso? - chiese Bellatrix con voce arrogante.
- Non vi permetto di dire cose del genere sul professor Silente. - disse il ragazzino con determinazione.
James e Sirius si scambiarono un’occhiata sorpresa.
- Ah, no? - fece Malfoy avvicinandosi, mentre Bellatrix scoppiava a ridere. – E cosa vorreste farci, ragazzino?
In quel momento Remus alzò la testa di scatto e lo fissò intensamente. Per un attimo Malfoy ammutolì, fermandosi sconcertato dalla durezza di quello sguardo.
- Che cosa sta succedendo, qui? - chiese un ragazzo sbucando alle spalle del gruppetto di Malfoy.
- Paciock, buon giorno. - disse Bellatrix amabilmente. – Stavamo facendo conoscenza con i nuovi arrivati. Stavamo giusto spiegando loro chi è che comanda qui.
- Vedo. - disse il ragazzo aiutando Peter a rialzarsi. – Sarò costretto a fare rapporto al Preside, Black. Voi tre, tornate nel vostro scompartimento e indossate le divise, stiamo per arrivare. Portate anche… - guardò Peter interrogativo.
- Peter Minus. - si affrettò a rispondere lui cercando di nascondere il viso bagnato di lacrime.
- Beh, portate anche Peter con voi e aiutatelo con la sua roba. Malfoy… - aggiunse Paciock vedendo che quello non smetteva di fissare Remus che rispondeva direttamente al suo sguardo.
Malfoy si voltò, per un attimo sembrò sconcertato. Poi un sorriso mellifluo apparve sul suo viso cancellando ogni altra espressione.
- Come desidera, collega. - disse con uno sguardo ironico.

Non appena i Serpeverde se ne furono andati, Remus distolse lo sguardo da Malfoy e si rivolse a Peter.
- Tutto bene? - chiese gentilmente.
Peter alzò gli occhi e annuì.
- Beh, allora andiamo. Hogwarts è vicina. - disse ancora Remus.
Sirius guardava il corridoio con espressione truce, mentre James non poteva fare a meno di studiare Remus.
- Sai, credo che finirai a Grifondoro anche tu, Remus. - disse poco dopo. – Sei stato grande con quel Malfoy. L’hai davvero spiazzato.
Remus sorrise imbarazzato.
- Adesso però andiamo. - disse soltanto.
Ma tra se’ sorrise e per la prima volta sperò con tutto il cuore che James avesse ragione.

Note di fine capitolo

L'ho scritto di getto, spero sia venuto qualcosa di decente. Sono graditi commenti, almeno per sapere se conviene che vada avanti nella storia.

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