Note alla storia
Long-Fiction: P R I S M_Element Power!
Note al capitolo
Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
DISCLAIMER: Questa storia è uno Spin-Off tratta dalla Fanfiction '' P R I S M_Element Power! ''
Ricordo che tutti i personaggi della saga di Harry Potter citati sono di proprietà di J.K.Rowling e che questa storia non ha alcun fine di lucro.
Invece i personaggi contenuti in questa storia sono tutti di mia esclusiva proprietà, dato che sono il frutto della mia fantasia e dunque ne rivendico la totale paternità.
Questa fanfiction è stata scritta per augurare a tutti voi lettori della fiction che sempre mi seguite e sostenete Buone Vacanza e buon Relax perchè dopo un anno pieno di lavoro/studio ci vuole, per tutti ^^ Inoltre volevo ringraziarvi per tutti i commenti che mi regalate, grazie davvero!
Il capitolo contiene moltissime informazioni che vi saranno utilissime per capire i prossimi capitoli di PRISM, mi raccomando!
Con questo.. resto in attesa dei vostri pensieri ;)
Buona Lettura!
~{Hidden From The Rain
Pioveva, pioveva sempre in quelle occasioni.
Non sapeva per quale motivo, ma come il più terribile dei cliché quel giorno pioveva a dirotto, mentre il cielo si faceva sempre più cupo.
Il silenzio le sembrava assordante tant’è che si portò con impeto le mani alla testa, come a volersi proteggere da tutto quel rumore.
Una mano sconosciuta le si poggiò sulla piccola spalla, stringendola, e lei alzò gli occhi dorati verso l’ennesimo sconosciuto pronto a donarle vuote parole di conforto.
- Mi dispiace, era un brav’uomo…
Un sussurro, un altro finto afflitto pronto a versare lacrime e parole per consolarla, per aiutarla… ma cosa voleva tutta quella gente?
Fece un leggero sorriso di circostanza chinando la testa in segno di ringraziamento e senza ulteriori indugi s’allontanò.
Prese un vecchio ombrello appoggiato alla porta ed uscì, fuori, sotto la pioggia, sotto lo sguardo preoccupato di tre persone.
Strano, non faceva neanche troppo freddo per essere novembre inoltrato, ma pioveva da due giorni ed il rischio d’inondazioni nelle pianure aumentava sempre di più, era un vero peccato.
Sentì delle risa lontane e si voltò indispettita da tanta maleducazione, dei ragazzi, Purosangue sicuramente, se ne stavano fuori dalla Cappella giocando e scherzando senza il minimo riguardo.
Tipico dei ragazzi di quell’età ignorare la morte… loro avevano ancora tanto da vivere, no? Perché dannarsi?
Il gruppetto, sentendosi osservato, si voltò individuando immediatamente la figura solitaria e minuta di Natalie Châmet che, protetta da un semplice ombrello, sembrava ancora più piccola e indifesa.
Il vento sferzava violentemente intorno a loro costringendoli spesso ad appoggiarsi al muro della Cappella per non finire a terra, eppure quella ragazzina di dieci anni se ne stava là, ferma ed immobile come una statua.
Inavvertitamente Natalie regalò loro un sorriso e scuotendo la testa riprese la sua camminata lasciando quei ragazzi completamente spiazzati.
Si guardarono l’un l’altro e dopo un momento di smarrimento di apprestarono a tornare in Cappella, questa volta con un cipiglio serio in volto.
Natalie non amava la pioggia, lei preferiva nettamente le fresche giornate primaverili o le calde serate estive, ma non poteva non ammettere che anche le tempeste avevano il loro perché.
La potenza della natura era affascinante, niente riusciva ad inculcare un po’ di umiltà all’animo umano quanto una manifestazione di forza.
Alzò gli occhi tristi al cielo, ma non si spaventò quando il rumore di un tuono ruppe il cielo, si sarebbe presa un bel malanno, lo sapeva bene, ma non le importava più di tanto.
Non sopportava tutta quella ipocrisia, non sopportava le lacrime, i silenzi imbarazzati, le strette di mano, le condoglianze… il dolore.
Era più forte di lei, il dolore proprio non lo sopportava, ma non quello fisico… non sopportava il senso di disperazione che dilagava in quella Cappella, non riusciva a fronteggiarlo, non quando era già dura fare fronte al suo.
Inutile negarlo, benché sapesse perfettamente che suo nonno aveva cessato di lottare già un anno addietro, lei aveva sempre continuato a sperare.
Aveva sperato di vederlo nuovamente con quel barlume di vita negli occhi, di risentire la sua voce bassa ma sempre allegra e soprattutto di percepire nuovamente quella scintilla di forza che emanava ogni volta che, con il suo metro e ottanta d’altezza, s’infuriava con qualcuno.
Qualunque cosa pur di riavere suo nonno, il suo quasi-papà.
Una nuova fitta di dolore la investì facendola gemere disperata, non ce la faceva, non riusciva ad combattere tutto quel dolore… era troppo!
Si portò una mano allo stomaco, mentre una nuova fitta la investiva facendola arretrare di un passo sotto la forza del vento che continuava ad abbattersi su di lei.
Strinse gli occhi per farsi forza. No! Lei non avrebbe ceduto alla tristezza, aveva promesso!
Suo padre l’aveva ferita nuovamente.
Quando un anno prima Charles Gaspard Châmet decise di cacciare lei e sua madre di casa, Natalie fu certa che il dolore l’avrebbe annientata.
Suo padre, il suo bellissimo e dolcissimo papà la stava cacciando dalla sua casa, dalla sua vita… dal suo cuore.
Come poteva? Che fine aveva fatto il padre che la domenica mattina andava a svegliarla con un bacio sulla fronte? Che fine aveva fatto l’uomo che ogni sera, tornato dal lavoro, passava a rimboccarle le coperte?
Perché? Perché papà?
Nessuno ebbe una vera risposta a questo quesito, Charles semplicemente un giorno chiamò sua moglie Susanne informandola che avrebbe dovuto fare le valige poiché entro due giorni tutte le loro cose sarebbe state trasferite verso un nuovo alloggio che lui stesso le aveva procurato.
Il dolore sordo nel petto di sua madre l’aveva colpita tanto violentemente da farla accasciare a terra in bagno mezza svenuta.
Non appena ripresasi si era messa a correre velocemente, attraversando il maniero, verso la fonte di dolore che stava lentamente uccidendo sua madre.
Mai si sarebbe aspettata che quella persona fosse stata suo padre.
Con gli occhi grandi di terrore di nascose dietro la porta spiando la discussione che i suoi genitori stavano avendo nel grande salone centrale.
Aveva sempre amato quella stanza, ma da quel girono non vi avrebbe più messo piede. Mai più.
- Charles, perché? Mi devi una spiegazione! – stava dicendo sua madre, non urlava, non aveva mai urlato sua madre, ma il tono disperato bastava per farle stringere il cuore.
- Perché così ho deciso, Susanne, perché così ho deciso. Non sono necessarie altre spiegazioni.
- No, non pensare di potermi cacciare di casa così, senza una spiegazione! Cosa dovrei dire a nostra figlia? – tentò nuovamente Susanne Gilmoore in preda alle lacrime.
- Non è più un mio problema, inventati qualcosa. Sei sempre stata una donna dalle mille risorse, Susanne, Mezzosangue forse, ma con un gran cervello. Saprai trovare qualcosa da dire a tua figlia.
La voce di suo padre, gelida e impietosa, le arrivò come uno schiaffo tant’è che arretrò terrorizzata finché una grande mano la prese per una spalla facendola girare e stringendosela contro, come a volerla proteggere.
- Non ascoltare, Natalie, non ascoltare più. Hai sentito anche troppo – la voce roca di suo nonno le arrivò dritta al cuore insieme a tutto il suo amore.
L’uomo, cercando in ogni modo di trattenere la sua ira, si era chinato ed aveva preso il visino della nipote fra le grandi mani callose fissandola negli occhi.
Lo sguardo indurito dalla vita aveva sempre una scintilla d’amore per lei e questo la rasserenò un po’, mentre si faceva accarezzare dalla forte sicurezza di suo nonno.
- Non devi sentire queste cose, Natalie, le parole sono solo parole. Imparalo e sopravvivrai, tu sai ascoltare bambina mia… non sentire come fanno tutti, tu sai ascoltare sul serio. È un dono raro, ma non sei ancora pronta per questo, sei ancora troppo piccola ed innocente. Chiudi il tuo cuore per favore, chiudilo per il momento. Non lasciarti annientare.
Per quanto le parole del nonno l’avessero colpita e le fossero apparse strane lei l’aveva fatto, aveva chiuso il cuore ed il senso di soffocamento si allentò leggermente lasciandola respirare nuovamente.
Le voci da dentro la sala continuavano a ferirla, ma lei non voleva più ascoltare e come aveva detto il nonno non lo fece nascondendo il suo viso contro il suo petto.
Le forti braccia di Gaspard la sollevarono, mentre con una mano continuava ad accarezzarle la testolina castana che se ne stava rintanata contro il suo collo, singhiozzante.
Non seppe mai cosa accadde, non voleva vedere ne sentire, sentì solamente un calcio alla porta ed il silenzio dilagare nella sala.
La piccola non si era voltata, aveva continuato a stringersi al collo della sua ancora di salvezza tutta tremante, mentre il vecchio Capostipite di casa Châmet, in tutta la sua imponenza, si ergeva di fronte al figlio, senza una parola, sfidandolo a pronunciare una sola frase.
Non ci furono altre parole per quel giorno, ne il giorno seguente, quando sua nonna Rose venne a svegliarla per aiutarla a fare i bagagli.
Piangeva la nonna, mentre piegava i suoi vestitini, piangeva a dirotto, mentre l’aiutava a chiudere i suoi giocattoli in grandi scatoloni ed il dolore rischiava di sopraffarla.
Solo il nonno teneva sottocontrollo le sue emozioni, solo lui non cedeva all’ira o al dolore come sua nonna o sua madre.
Solo lui sapeva.
Avrebbe ricordato per sempre le ultime parole che suo nonno pronunciò quella sera, no, non le disse a lei, le sue ultime parole furono per suo figlio, il suo unico figlio.
- Stai sbagliando, pagherai figlio mio, pagherai caro per questa tua scelta.
Furono le sue ultime parole, da quel momento Gaspard Gilles Châmet cessò di parlare, fu un dolore enorme per sua nonna, perdere il figlio ed il marito così a breve distanza fu un colpo micidiale.
Ma sua nonna Rose era forte e continuò a vivere ed a parlare per entrambi, prendendosi cura di sua nipote e sua nuora con un pugno di ferro degno del nome che portava.
Suo nonno non aveva più pronunciato una sola sillaba, e l’aveva osservato giorno dopo giorno arrendersi a quel dolore che non voleva esternare per non ferire sua nipote, un dolore che alla fine aveva finito per ucciderlo.
Natalie sapeva bene che avrebbe dovuto smettere di ascoltare, lo sapeva e ci provava seriamente, ma non riusciva, il dolore era troppo forte questa volta.
La figura silenziosa, ma sempre presente di suo nonno non c’era più, il suo quasi-papà come aveva preso a chiamarlo scherzosamente da qualche tempo, aveva ceduto e l’aveva lasciata sola, nuovamente.
Come avrebbe fatto senza di lui adesso?
Era l’unico con il quale poteva parlare e sfogarsi, era l’unico che sapeva ascoltarla e comprenderla… era l’unico che sapeva.
Con lui non avrebbe dovuto essere forte per forza e sorridere come doveva fare con mamma e nonna, loro no, loro non potevano sopportare anche la sua disperazione.
Loro avevano già il dolore da lenire, come avrebbe fatto adesso da sola senza il nonno?
Si sentì improvvisamente sommersa dal suo stesso dolore, tant’è che fu costretta ad appoggiarsi ad un albero per non lasciarsi sommergere dall’onda di ricordi, dolore e rabbia che albergava da sempre nel suo cuore.
Sì, perché lei provava rabbia, lei era furiosa con suo padre… le aveva tolto tutto, tutto… ed ora? Si era portato via anche il nonno.
Aveva promesso a sua madre che non avrebbe permesso più a quel uomo di fargli del male, lo aveva promesso un anno prima, ma ora non ce la faceva… adesso non avrebbe potuto sopportare oltre e così lo fece.
Pianse tutte le lacrime che in quell’anno non aveva voluto versare, lacrime per lei, per sua madre ma soprattutto lui… suo padre.
Singhiozzante e completamente persa nella sue sensazioni la piccola non si accorse che nel frattempo un'altra persona se ne stava là, sotto la pioggia, a piangere lacrime amare di dolore e rimorso.
Alzò lo sguardo ed in un attimo i suoi occhi finirono incatenati a quelli fin troppo simili ai suoi di suo padre.
In silenzio entrambi si fissavano nella speranza di celare il proprio dolore agli occhi del altro.
E di certo la pioggia aiutava.
Vide suo padre raddrizzare le spalle e voltarsi di scatto, come se non sopportasse più la vista della figlia in quelle condizioni.
Non una parola, un gesto od un cenno, semplicemente si girò e l’abbandonò a sé stessa come aveva fatto un anno prima, ma questa volte Natalie non sorrise, questa volta una sola lacrima scese lungo le sue guance.
Una sola lacrima di pietà per un uomo che perseverava nel suo errore consapevole d’aver ucciso suo padre.
- Fine -
Note di fine capitolo
Beh, ragazzi, anche questa Spin Off è arrivata ^^ Stiamo scoprendo un sacco di cose sul PRIMA saga eh XD
Spero che vi sia piaciuta come a me è piaciuto scriverla...
Un Abbraccio!
Nasreen