Era un pomeriggio di metà luglio.

Il verde della campagna brillava nell’aria stranamente asciutta per l’Inghilterra.

I Potter al gran completo avevano trascorso una più che piacevole domenica in famiglia, alla Tana.

Oltre a loro erano venuti a pranzo Ron ed Hermione con i bambini, Bill e Fleur con la famiglia ed era anche arrivata Luna, sempre più svagata.

Fortunatamente per i fratelli, Percy aveva declinato l’invito al pranzo domenicale perché impegnato con una relazione sull’eventuale abrogazione del divieto dell’uso dei tappeti volanti.

Ron e famiglia erano arrivati a bordo della loro automobile, guidata da Hermione, pur essendo casa loro, il Rifugio*, a poca distanza dalla Tana.  

Hermione aveva superato con successo l’esame di guida la settimana precedente e voleva mostrare l’auto, di seconda mano, appena acquistata.

Erano riusciti, con grande fatica, a tenere Arthur Weasley lontano dall’auto prima di pranzo, ma l’impresa era stata titanica.

Ora, dopo aver fatto onore alla splendida cucina di Molly, non riuscirono a trattenerlo oltre.

Mentre i bambini correvano avanti ed indietro rincorrendo gli gnomi, gli adulti circondarono l’auto di Hermione.

Arthur aveva l’acquolina in bocca mentre la nuora gli mostrava i particolari dell’auto.

Entrò ed uscì dall’abitacolo, si mise al posto di guida, entrò perfino nel bagagliaio per controllarne la capienza; la scoperta dell’aria condizionata lo estasiò addirittura.

“Ma quest’aria calda non attira i Pircichi Zebrati? Se ti entrano nell’auto poi è difficilissimo farli uscire: possono morderti e l’infezione che provoca il loro morso è peggio del vaiolo di drago.”

Hermione, con grande sforzo, sorvolò sull’uscita di Luna e continuò ad illustrare le prestazioni dell’automobile.

“Fa qualche rumore strano e temo che ci siano dei problemi con le pastiglie dei freni. Domani andrò con papà dal suo meccanico di fiducia e la farò revisionare.”

Continuarono a chiacchierare così dei pregi e difetti del guidare, della Metropolvere, della Materializzazione e dei manici di scopa.

“Mamma.” La vocina di Rose interruppe la conversazione.

“Dimmi, tesoro.”

“E’ vero che pastiglia e pillola sono sinomimi?”

“Si dice sinonimi e sì, è vero, piccola mia.”

“Visto?” Rose si rivolse ai cugini che le si affollavano intorno.

I bambini tornarono a correre e confabulare mentre Molly tentava gli adulti con la torta di mele ricoperta di gelato fatto in casa.

Mentre gustavano la torta James si fiondò in cucina.

“Nonna, nonna, puoi darmi dello zucchero? Per favore.”

“Certo, piccolo mio. Ma se hai fame non è meglio la torta?”

“Non ho fame, nonna: mi serve solo per fare un esperimento.”

Molly si alzò, andò in cucina e ne tornò con la zuccheriera che consegnò al nipote.

“Grazie, nonna.” James corse di nuovo in giardino.

Dopo un po’ di tempo la piccola Lily entrò completamente coperta di fango, appoggiò la testa sulle gambe della madre e si addormentò.

“Forse è il caso di tornare a casa.” Ginny si rivolse al marito.  

Harry si chinò per prendere tra le braccia la figlioletta addormentata, cullandola, mentre Ginny richiamava James ed Albus.

I Potter salutarono i parenti prima di tornare a casa con la Metropolvere.

Hermione e Ron recuperarono i figli e li fecero montare in auto.

Dopo gli ultimi saluti, Hermione girò la chiave dell’accensione.

Il motore iniziò a rombare, l’auto si mosse a scatti per un paio di metri, poi sputacchiò un paio di volte per poi spegnersi definitivamente.

Hermione riprovò ad accendere l’auto, ottenendo solo rumori strani.

“Come può essersi guastata? Quando siamo venuti andava una meraviglia.”

“Eppure con lo zucchero doveva andare meglio.”

La vocina di Rose dal sedile posteriore fece trasalire i genitori.

“Zucchero?” Chiese Hermione con un filo di voce.

“Ma sì, mamma. Quando James ha chiesto lo zucchero era per metterlo nella macchina. Ne abbiamo messo un poco davanti ed un altro poco di lato, dove c’è quel tappo.”

“Quindi avete messo lo zucchero nel motore e nel serbatoio della benzina. Ma perché?” Chiese Hermione.

“Lo abbiamo fatto per aggiustare la macchina: tu hai detto che pastiglia e pillola sono sinonimi. Sai la canzone che abbiamo sentito da nonna: basta un poco di zucchero e la pillola va giù?”

 

 

 

Note di fine capitolo

* Il nome e l’ubicazione li ha dati Mapina in un suo stupendo racconto; spero che mi perdoni per averli utilizzati.

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