Note alla storia

A Ladyhawke per il suo ventunesimo compleanno ormai passato da qualche tempo... sì, l'ho consegnata il giorno giusto, anche se giunge solo oggi in questi lidi.
Diciamo che è una continuazione di Confidenze e scheletri nell'armadio, ed il titolo infatti è sulla falsa riga di quello... colpa della suddetta Lady, che ieri sera appena l'ho proposto si è entusiasmata... ed essendo questa storia per lei, l'ho accontentata XD che sforzo...
James scese con un salto gli ultimi due gradini delle scale atterrando nell'ingresso e dirigendosi verso la porta, mentre con la mano destra finiva di allacciarsi il bottone dei jeans. "Chi è?" chiese, prima di abbassare la maniglia.
"Io" rispose una voce familiare da fuori. La serratura scattò e un cono di luce si proiettò sui gradini esterni, mentre l'aria fresca di inizio maggio invadeva l'anticamera.
"Addirittura con cinque minuti di anticipo? Sicuro di sentirti bene?" scherzò James, spostandosi per far entrare il nuovo venuto.
"In effetti non tanto, dov'è che tenete il termometro? Ho un buco di memoria..." rise l'altro, chiudendosi la porta alle spalle e sfilandosi la giacca.
"In realtà lo ha rotto il gatto un po' di tempo fa... sai, quella volta che mi sono beccato la bronchite dopo sette ore di appostamento nella neve con Gideon, l'avevo lasciato sul comodino e quel simpatico felino ha pensato bene di fare uno dei suoi salti acrobatici e spedirlo dall'altra parte della stanza. Poi dovevamo ricomprarlo ma ci dimentichiamo sempre... credi di poter sopravvivere o vuoi che faccia una corsa in farmacia, o come accidenti si chiamano quei posti babbani?".
"Mi spiace per te, Prongs, ma temo che sopravviverò anche senza per stasera, hai perso l'occasione di liberarti di me... coraggio, amico, non fare così... sono convinto che te ne farai una ragione". I due uomini scoppiarono a ridere sguaiatamente, coprendo il rumore leggero di passi che si avvicinavano lungo le scale.
"Ciao Sirius" salutò Lily raggiungendoli e alzando la testa per scoccargli un bacio sulla guancia. "Come stai?".
"Bene, finalmente un giorno di riposo, ho fatto sei turni di notte di seguito, cominciavo ad essere a pezzi. Tu invece? Come procede?".
"Finalmente riesco a mangiare anche di mattina, è una bella conquista... ormai faccio solo rarissime visite al bagno, prima avevamo un appuntamento fisso tutti i giorni all'alba con altre rimpatriate durante la mattinata. Secondo me sto lievitando, ma James dice di no... credo lo faccia per vezzeggiarmi, perché è palese che sono sulla buona strada per diventare una balena".
"Ma amore, quante volte te lo devo dire che sei bellissima?" chiese James, fingendosi scocciato "E non stai affatto diventando una balena, dovresti vedere Alice!".
"E' davvero così grossa, Sirius? Tu l'hai vista?" chiese Lily, rivolta all'amico.
"Sì, l'ho vista l'altroieri, sono andato da loro per parlare con Frank ed è venuta lei ad aprirmi".
"E com'è?" incalzò lei, curiosa.
"Credo diventerà sferica se continua così, ha già una pancia spropositata e le mancano ancora quasi tre mesi, non oso immaginare come diventerà di questo passo! In confronto, sei quasi sotto peso".
"Ecco, vedi? Te l'avevo detto!" esultò James, iniziando ad infilarsi la giacca e raccogliendo le chiavi da una mensola. "Non ti fidi mai di me, donna di poca fede" aggiunse, approfittandone per baciarla.
"Sai che non è vero" mugugnò Lily, staccando a fatica le labbra da quelle del marito.
"Ehi, volete che vada a farmi un giro turistico in giardino? Non vorrei essere di troppo..." ridacchiò Sirius, facendo per allontanarsi.
"No, ho appuntamento con Emmeline tra dieci minuti, purtroppo il giro turistico si dovrà rimandare" fece James, posando un ultimo bacio sulla bocca della moglie e dirigendosi verso la porta, fermandosi a scambiare un gesto di saluto con l'amico.
"Stai attento, James, ti prego!" gli gridò dietro Lily, senza riuscire a nascondere l'ansia.
"Stai tranquilla, amore mio, ci vediamo più tardi" fece James, sorridendole prima di uscire, facendo scattare la porta alle sue spalle.

Una volta rimasti soli, restarono in silenzio per qualche secondo, ognuno perso nei suoi pensieri, prima che qualcuno si decidesse a parlare.
"Vuoi bere qualcosa, Sirius?" chiese Lily, riscuotendosi.
"Volentieri, grazie".
"Allora sistemiamoci di qua in cucina. Cosa ti va?".
"Un caffè, se è possibile".
"Come no, vieni" disse Lily, avviandosi verso la cucina. "Guarda che casino! Scusa, doveva riordinare James ma temo di averlo distratto...".
"Nessun problema, al massimo mi si blocca la crescita... ma tanto mi pare di essere già abbastanza alto, quindi direi che non è il caso di preoccuparsi. Piuttosto, vuoi una mano a mettere a posto?".
"Ah, sì, direi che sei alto a sufficienza... se crescessi credo potresti quasi mettermi soggezione" rise Lily, posando la macchinetta del caffè sul fuoco ed iniziando a rassettare.
"Io soggezione? Cos'è, la battuta dell'anno?".
"No, ad essere sinceri un po' ne metti, sulle prime".
"Ma dai?".
"Sì".
"Be', temo sia colpa della genetica, purtroppo sono pur sempre il figlio di Orion e Walburga, anche se tento di dimenticarmene. Ma fatti dare una mano, non penserai mica di fare tutto tu!" disse Sirius, tirando fuori la bacchetta dalla tasca e spedendo uno dopo l'altro i piatti sporchi nel lavandino.
"Grazie!" esclamò Lily, colta di sorpresa. "Vedo che sei pratico con i lavori di casa".
"Be', quasi due anni a vivere da solo, a qualcosa saranno ben serviti, no?" fece lui, togliendo la tovaglia ed aprendo la finestra per sgrullarla fuori.
Lily tolse la caffettiera dal fuoco e la posò sul tavolo, versando una generosa dose di caffè per Sirius e soltanto un assaggio per sé. "Qui ci sono anche i biscotti al cocco che ho fatto ieri, se ti vanno" disse, allungandosi per prendere una scatola di metallo dalla credenza.
"Dove te la metto la tovaglia?" chiese lui, richiudendo la finestra e piegando la stoffa che reggeva tra le mani.
"Nel secondo cassetto di quel mobile".
Riposta la tovaglia, Sirius prese posto di fronte a lei e aprì la scatola, prendendo un biscotto e addentandolo. "Sì, direi proprio che le colazioni a casa vostra mi mancano molto, questi biscotti sono ottimi" disse, inghiottendo il primo e servendosi il secondo.
"In effetti è tanto che non ti presenti da noi di prima mattina, proprio parecchio ora che ci penso... almeno due o tre settimane mi pare".
"E' vero, ho latitato un po' ultimamente, è che tornando a casa quasi sempre all'alba, non ce la facevo ad alzarmi due ore dopo".
Lily sembrò riflettere su quelle ultime parole, prima di parlare. "Sirius, ma ti hanno fatto fare sempre la notte in questo periodo?" chiese, guardandolo negli occhi.
"Ehm... be', spesso".
"E' per James, vero?".
Sirius esitò prima di rispondere, faticando a mantenere lo sguardo. "Sì, anche" disse infine, giocherellando nervosamente con l'accendino che aveva estratto dalla tasca.
"Mi dispiace" mormorò lei, sfiorandogli la mano.
"Per cosa?".
"Mi dispiace che tu debba rischiare più di quanto non faresti per consentire a James di stare con me".
"C'è anche Frank nelle stesse condizioni, noi altri dobbiamo garantire anche i suoi turni... e non è che la gente faccia a gara per unirsi all'Ordine, quindi non siamo molti, abbiamo solo una nuova leva. Comunque non devi dispiacerti Lily, è giusto che sia così. So che James lo farebbe per me, e non ho nessuna remora a farlo per lui. Stanotte è andato Remus al mio posto, ci diamo il cambio".
"Be', in ogni caso, grazie" disse lei, la voce leggermente rotta dall'emozione, mettendo in uno sguardo più di quanto avrebbero potuto esprimere mille parole. "Ma quindi chi è questa nuova leva? James non me ne aveva parlato...".
"Si chiama Violet, è con noi da poco... un mese circa, direi".
"Ah, e com'è? Che tipo è?" chiese Lily, celando a fatica l'interesse.
"Ehi, sarai mica gelosa?" ridacchiò Sirius, prendendo una sorsata di caffè. "Devo ricordartelo che James ha occhi solo per te, e che non perde occasione per nominarti in ogni momento?".
"No, figurati, mi fido di lui" fece lei, non riuscendo a fare a meno di sorridere "Ma dimmi lo stesso di questa Violet".
"E va bene. Allora vediamo... credo abbia passato da un po' i quaranta, ma ha un modo di vestire un po' estroso, di solito usa vestiti di colori abbastanza sgargianti. Non so dirti molto di più, come ti dicevo è nell'Ordine da poco e non è particolarmente attiva, ha un figlio a cui badare".
"Quindi è sposata?".
"Vedova. Ha perso il marito un anno fa, era babbano e... be', insomma, dopo che è successo lei ha deciso di voler dare il suo contributo, per quanto le era possibile... ma con un figlio di tredici anni non è facile".
"Oh, deve essere una donna coraggiosa, a fare una scelta del genere con un figlio ancora piccolo... lui è ad Hogwarts?".
"Sì, fa il secondo anno, ha iniziato l'anno che noi abbiamo finito".
"Per fortuna, almeno lì dovrebbe essere al sicuro, c'è Silente. Non mi sono mai più sentita così protetta, da quando ho finito la scuola".
"Lo so, lì è ancora una specie di oasi, dove la guerra che infuria fuori arriva solo ovattata, come una sorta di brusio di sottofondo di cui si riescono a cogliere solo alcuni stralci tramite i giornali e le lettere da casa. Poi si esce, e quel brusio sommesso, diventa soltanto un ricordo; ma non si ha il tempo di abituarcisi, perché bisogna impegnarsi a guardarsi le spalle e possibilmente salvarsi il culo" disse Sirius, terminando di sorseggiare il suo caffè e spedendo la tazza nel lavello con un movimento distratto della bacchetta. "Non ci posso ancora credere che mio fratello si fosse unito a quei bastardi, mi pare incredibile che il ragazzino con cui ho passato l'infanzia e che mi chiedeva di promettergli che non ci saremmo mai separati, sia diventato un dannato assassino". La voce gli tremò leggermente mentre pronunciava le ultime parole, il viso contratto in una smorfia. "Scusami, ho bisogno di fumare una sigaretta, vado un attimo in giardino" aggiunse, alzandosi ed uscendo velocemente dalla stanza. Rientrò pochi minuti più tardi, riponendo l'accendino in tasca e tornando a sedersi al suo posto.
"Da quanto fumi? Non ti ho quasi mai visto farlo".
"Non è che fumi molto in realtà, ma ho comprato le sigarette una sera uscendo da una riunione dell'Ordine, ed ho preso l'abitudine di fumare durante i momenti di stress, o dopo una buona birra, quando riesco ad andarmene a prendere una".
"Ah, io non ho quasi mai fumato, però l'anno scorso ho rubato un paio di sigarette a James, una volta che avevamo litigato. Devo ammettere che mi è anche piaciuto, ma è meglio che non me ne ricordi, ora come ora non è proprio il caso che mi metta a fumare, questo bambino corre già abbastanza rischi" disse Lily, scostandosi una ciocca dagli occhi.
"Guarda, non ti perdi niente, è una brutta abitudine che spero di non prendere troppo. Tu hai una motivazione più che valida per tenertene lontana, per fortuna...".
"Infatti evito, anche se nelle notti che ho passato da sola la tentazione era forte, non sapevo come passare il tempo e smorzare l'ansia e credo di aver scavato dei solchi a forza di camminare per la casa. Una volta devo confessarti che ho ceduto alla tentazione: mentre giravo ho visto un pacchetto sul tavolo del salotto. Ho preso una sigaretta e l'ho accesa, ma ne ho fumata solo metà, perché poi ho realizzato che non dovevo farlo. L'ho spenta e buttata in giardino, non mi andava che James potesse accorgersene la mattina dopo. Ma a proposito di abitudini, nuove conquiste?".
Sirius rise prima di rispondere. "Ti vedo molto disinvolta quando non si parla di te! Comunque niente di che al momento, esco da poco con una certa Frances, ma ora che i turni sono pressanti non ho molto tempo, infatti non la vedo da tre giorni. Prima uscivo con un'altra che mi piaceva molto...".
"Quale?".
"Abigail. Avrei voluto qualcosa di vagamente più serio con lei, ma purtroppo è successo un casino ed è finita abbastanza male".
"Cioè?" chiese Lily, prima di riuscire a fermarsi. "Be', se non sono troppo indiscreta".
"Non c'è problema. E' successo che quando uscivo da poco con Abigail una sera si è presentata una mia ex, con cui peraltro ero uscito soltanto due o tre volte, in preda ad una mezza crisi isterica perché aveva un considerevole ritardo. Io ero sceso ad aprire in accappatoio, la prima cosa che ho trovato, e mi sono sentito atrocemente fuori posto a cercare di calmarla vestito a quel modo e in più con un'altra ragazza di sopra che sentiva tutto. Ho dovuto dirle di stare tranquilla e che in caso mi sarei preso le mie responsabilità, ma in realtà avrei voluto che la Terra si aprisse e mi inghiottisse, al pensiero. Quando se n'è andata, Abigail è scesa, completamente vestita, e mi ha detto che lei non voleva starci in una situazione del genere, e di sicuro non voleva stare a tenermi la mano in attesa di sapere se avevo messo incinta un'altra o no. Non mi ha dato neanche il tempo di replicare, ha infilato la porta e non si è più fatta vedere... ed io non l'ho neanche cercata, perché dopotutto aveva ragione, credo avrei fatto lo stesso anch'io".
"E... è andato tutto bene, vero?" chiese Lily, protendendosi in avanti per ascoltare.
"Sì, per fortuna. Dopo cinque giorni da incubo e tre test di gravidanza con relativo pianto isterico di Dairinn, l'ho obbligata a fare le analisi che ovviamente ho finanziato io, ma altri due giorni e avrei avuto un attacco di ulcera perforante, ho dovuto prendere la situazione in mano. Una volta risolto il problema, lei è tornata nella nebbia da dove era venuta. Si è praticamente trasferita da me nell'attesa dei risultati, perché voleva conforto... ed una notte siamo di nuovo finiti a letto insieme. Ma la cosa triste è che poi lei si è addormentata, mentre io non riuscivo a prendere sonno e mi sono alzato. L'ho guardata ed ho pensato alla possibilità che potesse davvero aspettare un figlio da me... credimi, Lily, non mi sono mai pentito di essere stato con una ragazza, ma quella volta avrei voluto sbattere la testa al muro per dimenticarmi di che razza di coglione fossi stato. Neanche mi piaceva molto fisicamente, se poi ci aggiungi la sua natura da gallina, puoi farti un'idea".
"Immagino che sia orribile la prospettiva di avere un figlio da una persona che non si stima per niente, per fortuna a me non è mai capitato" disse Lily, alzandosi per riempirsi un bicchiere d'acqua al lavandino e bevendone alcuni sorsi. "Ma era la prima volta che temevi di aver combinato un guaio di quel genere?" chiese, tornando a sedersi.
"No, per niente... era la terza. La prima volta mi è successo al sesto anno, febbraio mi pare. Avevo rotto con i miei l'estate prima e l'eredità di mio zio Alphard è arrivata quando ho compiuto diciassette anni, per cui ero anche squattrinato, per modo di dire. Per fortuna l'allarme è rientrato subito, ma avevo già avuto il tempo di valutare le ipotesi più improbabili. La seconda forse la ricorderai vagamente, è stata a gennaio del settimo, quando tu uscivi da poco con James. La differenza con le altre volte sta nel fatto che allora ci stavo con le ragazze in questione, quindi diciamo che si è creata una situazione abbastanza normale. Non mi era mai successo che la mia ex, che poi neanche si può definire tale visto che ci siamo frequentati per una settimana a dir tanto, mi venisse a cercare per dirmi di un ritardo. Quando l'ho vista quasi non mi ricordavo il nome, e mi chiedeva di occuparmi di lei e il bambino, in caso. Una cosa surreale" prese un altro biscotto e rimase per un attimo a vagare con lo sguardo per la stanza, prima di aggiungere "Comunque, a parte le bravate che ho collezionato... so che anche tua sorella è incinta... be', ecco, magari non ti va di parlarne, ma...".
"Ah, figurati. Sì, anche Petunia è incinta, dovrebbe nascere a giorni credo. Con lei non ho contatti da un bel po', ci siamo scambiate un biglietto di auguri per Natale e poi mi ha mandato due righe per il compleanno, per il resto non abbiamo più nessun rapporto da anni. Ho saputo che era incinta da mia madre, lei tenta ancora di fare da ponte sperando che si possa ricreare uno straccio di rapporto tra noi, ma temo sia tempo sprecato. I nostri rapporti si sono incrinati quando ho ricevuto la lettera per Hogwarts, e da allora è stata soltanto una discesa per i successivi tre o quattro anni, dopo di che soltanto il nulla, una desolazione. Andavo a casa e lei non mi parlava, mi ignorava a tavola e faceva di tutto per non incontrarmi se poteva. Poi quando facevo il quinto anno si è fidanzata con quel tricheco pallone gonfiato di suo marito, e ogni speranza di poter recuperare è andata direttamente a farsi fottere. L'anno scorso, quando ho annunciato che io e James ci saremmo sposati, mia madre ha insistito perché si organizzasse un pranzo in cui potessi presentarlo anche a Petunia e Vernon. E' stato un vero incubo: i miei cercavano di fare conversazione, mentre noi quattro eravamo in totale imbarazzo. E la cosa assurda è che James e Vernon parlavano, mentre noi due stavamo mute, lei rigida come se avesse ingoiato una spada, io raggelata a guardarla”.
"L'hai più rivista poi?".
"Sì, altre due volte. La prima è stata al nostro matrimonio, l'ho intravista all'uscita, ma è rimasta poco, non è venuta al pranzo; la seconda è stata a dicembre: ero andata dai miei perché non li vedevo da un pezzo, ma non ho fatto in tempo ad avvertire e quindi l'ho colta di sorpresa... non ha potuto andarsene prima che arrivassi come fa di solito. Stava prendendo il tè con mia madre e non ha potuto dileguarsi subito, quindi siamo state insieme per una mezz'ora, ma poi ha trovato una scusa ed è andata via di gran carriera... lontana dalla sua sorellina appestata" disse Lily, la voce carica di amarezza. "Sirius, ti va di trasferirci in salotto? Mi fa un po' male la schiena" aggiunse, alzandosi e passandosi una mano sui reni. "Vuoi che porti del succo, o preferisci una birra?".
"Una birra, grazie" rispose Sirius, richiudendo la scatola dei biscotti e seguendola verso il salotto. "Fantastico, una Grimbergen!" esclamò, prendendo la bottiglia e sprofondando nella poltrona.
"Ti piace?".
"Sì".
"Meno male, perché avevo solo quella e la Eineken, ma James dice che questa è più buona... io non l'ho assaggiata però" fece Lily, sedendosi sul divano e sistemandosi un cuscino dietro la schiena. "Comunque per il discorso di Petunia" proseguì "E' stato un sollievo quando si è sposata, ora riesco ad andare a casa dei miei senza incontrarla quasi tutte le volte, evitando scene spiacevoli come quella di dicembre scorso. Parlava con mia madre e mi guardava a malapena, quasi facessi parte dell'arredamento. Non mi ha chiesto niente, figurarsi se si può essere informata sul mio matrimonio o sulla mia vita in generale".
"Per fortuna che dopo la scuola sei stata poco a casa dei tuoi... voglio dire, mi dispiace per loro, ma per quanto riguarda tua sorella credo stiate entrambe meglio l'una senza l'altra" disse Sirius, prendendo una sorsata di birra.
"Sì, infatti ho passato praticamente tutto il tempo prima del suo matrimonio da James, quando non ero in servizio per l'Ordine. Mi sentivo a casa lì, non c'era nessuno che mi fosse ostile o mi ignorasse ostentatamente".
"Ti capisco, è stato lo stesso per me... i primi tempi che sono stato da loro non mi pareva vero che si potesse avere un pranzo normale durante il quale parlare senza tirarsi frecciate, fermarsi la sera in salotto a parlare di qualunque cosa o vedere una faccia sorridente scendendo la mattina. A casa mia a pranzo mia madre mi rivolgeva la parola soltanto per riprendermi o criticarmi, la sera mi eclissavo appena possibile quando non c'erano ospiti e la mattina mia madre aveva sempre qualcosa da ridire, per cui mi è sembrato incredibile che si potesse avere una vita così diversa. Dorea è stata come una seconda madre per me, senz'altro meglio della prima, sul confronto tra Charlus e mio padre non mi soffermo nemmeno".
"Io non ho genitori come i tuoi, ma anch'io ho trovato lì un calore che a casa mia, a causa dei problemi con mia sorella, non riuscivo a godere da anni".
Restarono in silenzio, soltanto il fischio del vento in lontananza turbava la quiete. Poco dopo, dei passi risuonarono sulla ghiaia del giardino e una chiave girò nella toppa.
"Sono tornato" salutò James, richiudendo la porta e fermandosi ad appendere la giacca prima di entrare in salotto. "Sono tornato prima del previsto, credo" disse, versandosi del liquore e andando a sedersi accanto alla moglie. "Come stai, amore?" le chiese, accostandosi per baciarla.
"Bene, mi fa solo un po' male la schiena" rispose Lily, ricambiando ed approfondendo il bacio. "Ma a te come è andata?".
"C'è stato un imprevisto, per questo abbiamo finito un po' prima" fece James, vago.
"James, che imprevisto? Non mi far preoccupare!" chiese lei, ansiosa.
"C'è stato uno scontro, Lily, ma non è successo niente, stiamo tutti bene".
"Me lo diresti se fosse successo qualcosa?" domandò Lily, cercando lo sguardo del marito.
James esitò per un attimo, prima di rispondere. "Sì, purtroppo dovrei dirtelo, anche se non vorrei" mormorò, posando le labbra sul bicchiere che reggeva in mano e trangugiandone buona parte del contenuto. "Comunque se hai mal di schiena forse è meglio se vai a letto, io ti raggiungo tra un attimo" aggiunse, finendo il liquore e poggiando il bicchiere sul pavimento.
"Forse hai ragione, meglio che vada" fece lei, alzandosi. "Sirius, tu resti a dormire?".
"No, vado da Frances, non ci vediamo da troppo tempo".
"E sono in crisi d'astinenza acuta" gli fece il verso James, ridacchiando.
"Grazie per l'integrazione, ci voleva un chiarimento" fece Sirius, unendosi alla risata.
"Ah, allora ti saluto adesso" disse Lily, sorridendo a sua volta e scoccando due baci sulla guancia dell'amico. "Buona notte... o meglio, nottata" aggiunse, prima di uscire dalla stanza. Si udirono i suoi passi sulle scale e poi il rumore dell'acqua al piano di sopra.
"Davvero è andato tutto bene, James?" chiese Sirius, appena Lily fu fuori portata d'orecchio.
"Sì, più o meno".
"Dimmi cosa è successo".
"C'è stata un'imboscata, ci hanno aggrediti alle spalle".
"Maledetti bastardi, tipico loro.".
"Fabian è rimasto ferito..." disse James, alzandosi per versarsi altro liquore e tornando al suo posto.
"E' grave?".
"No, pare che due giorni di riposo possano bastare...".
"Dai, dimmi cosa c'è, cos'altro è successo?" chiese Sirius, raddrizzandosi sulla poltrona e mandando giù gli ultimi sorsi di birra.
"Niente, solo che ero con Violet e mi ha parlato di suo figlio... non voglio che il mio debba vivere con la paura che succeda qualcosa a me o a Lily, un giorno". Sospirò, prima di riprendere. "Comunque è solo un momento così, meglio che ci dorma sopra... e che tu vada da Frances, prima che ti dia per disperso" concluse.
"Ok, vado va... e tu cerca di star su, questa guerra non può durare in eterno, anche se a volte lo temo anch'io".
Rimasero per alcuni secondi a guardarsi negli occhi, poi Sirius si avviò verso la porta ed uscì, voltandosi per un gesto di saluto, prima di sparire nella notte.

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