Note alla storia

I personaggi, neanche a dirlo, appartengono alla Rowling. Audrey Ruston, anche se di nome appartiene sempre a mamma Row, è un mio personaggio. Non ve ne appropriate, o scoprirete il Lupo Mannaro che è in me.

Il titolo della storia e dei capitoli sono ispirati a quelli dei volumetti di Charlie Brown, che amo e venero (quelli che ho in casa sono edizioni degli anni '70, è un amore di famiglia). Percy in fondo è un po' Charlie Brown, quando vuole.

Buona lettura, Rowi.

Note al capitolo

Ecco qui il prologo, breve breve, tanto per stuzzicarvi un po'. Diavolo, Perce!
Fin dall’adolescenza, era chiaro a tutti che Bill Weasley perdeva raramente la pazienza. Gli anni passati in Egitto a cercare tesori nascosti nella profondità delle tombe più buie gli avevano insegnato a mantenere la calma e a focalizzarsi sull’obiettivo piuttosto che sugli impedimenti che incontrava, e la guerra aveva fatto il resto: il risultato era un mago adulto coscienzioso e attento, per quanto amante degli scherzi, che adorava il suo lavoro e, soprattutto, la famiglia.
Per questo l’arrivo in fretta e furia del suddetto Bill Weasley alla Tana in un pomeriggio d’estate lasciò i genitori di stucco. «Bill, che ti succede? Sembri posseduto» commentò Arthur nel vedere il suo primogenito, mettendo via la Gazzetta del Profeta che stava sfogliando. Non aveva bisogno di cercare i risultati delle ultime partite di Quidditch per sapere che la sua squadra preferita, i Cannoni di Chudley, avevano riportato un’altra deludente sconfitta. Era la forza dell’abitudine, e della rassegnazione ormai, che lo portava a tifare ancora per quei disperati.
Dall’altra parte del salotto, Molly stava per cominciare il solito interrogatorio sulla sua bellissima nipotina, come se non la vedesse da un paio d’anni, quando lo sguardo truce del figlio la fermò.
«Convoca la riunione di famiglia, presto!» disse Bill con rabbia, quasi urlando; la sua voce sembrava sintomo d’isteria. I suoi genitori si alzarono all’unisono, preoccupati: non avevano mai visto il mago in quello stato.
«Ma si può sapere che ti è preso?» domandò ancora la madre, adesso piuttosto allarmata. Perché quella richiesta così improvvisa?
La riunione di famiglia era un avvenimento eccezionale; almeno, i Weasley si trovavano tutti alla Tana con consorti e fidanzati ogni domenica per il pranzo, come minimo, ma occorreva un motivo davvero critico se Molly o uno dei suoi figli richiedeva di chiamare all’improvviso gli altri senza un’occasione particolare per decidere insieme come affrontare al meglio il problema.
Tra gli annali si ricordava un raduno senza precedenti in occasione dell’imminente partenza per la Romania di Charlie, a cui la madre era tanto contraria al punto di chiedere un consiglio perfino a Zia Muriel pur di trattenere il figlio in patria.
Ormai un evento simile non avveniva da parecchio tempo, segno della pace e della tranquillità conquistate dal mondo magico con la fine della seconda guerra, per questo Molly era così ansiosa di conoscere perché il suo primogenito avesse tanta fretta: dalle sue condizioni, sembrava imminente una catastrofe a livello mondiale.
La risposta di Bill fu semplice, rapida e laconica. Anche piuttosto esasperata, a parere di Arthur. «Percy».
Questo spiegava molte cose. «Oh», esclamò il padre senza aggiungere altro, mentre con la moglie scambiava uno sguardo pieno d’intesa: il momento tanto temuto era dunque giunto, alla fine. «D’accordo, dacci dieci minuti e avvisiamo via camino i tuoi fratelli».
Mentre sua moglie si metteva in moto per chiamare a raccolta i ragazzi, il signor Weasley fece cenno al figlio di seguirlo in cucina per offrirgli una Burrobirra, dandogli una pacca sulla spalla con fare comprensivo. Aveva fatto bene a rivolgersi a loro: certe questioni andavano affrontate in famiglia.

Note di fine capitolo

Allora, vi ho interessati? Ditemi come vi sembra...

Adoro organizzare riunioni di famiglia del clan Weasley, mi ricordano sempre un consiglio di guerra. Se l'oggetto della discussione fossi io, avrei seriamente paura...

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