Così te ne sei andato. Non ti sei girato neanche quando ti ho chiamato, la voce rotta dal pianto.

Come diavolo ho fatto ad innamorarmi di te?

Stupido, immaturo, insensibile…

Ma ti ho amato da quel momento – ricordi? – in cui ti dibattevi tentando di liberarti dalle spire del Tranello del Diavolo, in quel nostro magico primo anno.

Anche allora ti parlavo, cercavo di convincerti e tu non mi hai dato retta.

Quante volte ho cercato, da allora, di farmi vedere!

Mi hai guardato sempre senza realmente vedermi, come se fossi un vetro.

Poi, qualche mese fa, dopo il matrimonio di Bill, la tua mano nella mia mi ha dato tutto il conforto ed il calore del mondo.

Il mio cuore batteva all’unisono con il tuo.

Ero certa che tu mi vedessi come realmente sono: una ragazza innamorata e felice di esserlo.

Poi ti sei comportato ancora una volta da stupido, immaturo, geloso.

E dire che credevo che fosse uno stadio superato dall’anno del Torneo!

Ti sono corsa dietro.

Ho invocato il tuo nome come se potesse darmi la vita, ti ho cercato come un assetato cerca l’acqua nel deserto.

Ma l’unica acqua è questa salata che mi cade dagli occhi.

Non mi hai sentito.

La mia voce non è riuscita a raggiungere il tuo cuore.

O forse era troppo debole per penetrare la corazza di stupidità che ti ha ricoperto.

So solo che sei andato via, senza girarti, portandoti via il mio sole e la mia speranza.

Sono immersa nella nebbia del mio dolore e la mia anima urla la sua solitudine.

Note di fine capitolo

Ron è appena andato via.

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