Note alla storia

Solo più avanti si capirà perchè ho scelto come titolo questa splendida canzone di Beatles...

Note al capitolo

E' solo un'introduzione, perdonatemi se non è un gran chè.

 

Angelina si recava di rado a Hogsmade, e ogni volta, andava a soggiornare alla Testa di Porco: i Tre Manici di Scopa era sempre troppo affollato e lei preferiva evitare il contatto con la gente, soprattutto con la gente che conosceva.

Ormai per lei era una tradizione andare a Hogwarts in quel periodo dell'anno e non solo  per discutere con la McGranitt le forniture annuali per le squadre di Quidditch.

 

Due anni prima Angelina si era recata a Hogwarts con la morte nel cuore perché doveva prendere una decisione e non aveva idea di cosa fare.

Aveva trascorso tutta la notte di fronte alla tomba del suo primo amore che se n'era andato appena due mesi prima piangendo tutte le sue lacrime e chiedendosi cosa doveva fare della sua vita.

Quando aveva visto l'immagine sulla foto che sorrideva e le faceva l'occhiolino aveva capito. Si era asciugata gli occhi col dorso della mano ed era tornata alla Testa di Porco.

Così aveva deciso si andare avanti con la propria vita: aveva risposto ad un annuncio sulla Gazzetta del Profeta: "Accessori di prima qualità per il Quidditch" cercava un'impiegata per la propria sede distaccata e lei aveva davvero bisogno di cambiare aria: aveva salutato amici e genitori ed era andata a vivere a Sheffield. Certo non era molto distante da Londra, non per una Strega per lo meno, ma le permetteva di diradare i contatti con gli altri, perché aveva bisogno di rimettere insieme i pezzi della sua vita e doveva farlo da sola.

 

E sin dal primo anno aveva deciso di soggiornare alla Testa di Porco, Albeforth Silente non faceva domande e le lasciava sempre la stanza più tranquilla e luminosa.

Nel corso di quei due anni aveva anche cominciato a renderla un luogo vivibile per i tre giorni che Angelina vi trascorreva.

Quell'anno Angelina gli scrisse per annunciare il suo arrivo dicendo che avrebbe avuto un accompagnatore.

Quando Albeforth l'aveva vista entrare con il suo accompagnatore aveva alzato un sopracciglio e aveva sorriso.

Ora aveva finalmente trovato un equilibrio nella sua vita ed era pronta ad andare a trovare la McGranitt con il suo accompagnatore.

Giunse nell'ufficio della Preside giusto per l'ora del tè.

- Buongiorno Signorina Johnson - esordì la McGranitt sentendola entrare.

Poi osservò attentamente il suo accompagnatore e chiese: - Non ne sapevo nulla, come mai?

Angelina rispose: - Non potevo lasciarlo a casa dei miei genitori, l'ultima volta aveva solo quattro mesi ed è riuscito a disintegrare i loro nervi meglio di quanto sia stata capace di fare io in ventitré anni di vita.

Poi rivolgendosi al suo accompagnatore ancora fermamente appeso alla sua mano disse sorridendo: - Forza saluta questa Professoressa, è una persona molto importante!

- Tao.

- E come ti chiami signorino? - Domandò la McGranitt sorridendo.

- Fed! 

Il sorriso le morì sulle labbra. Ed osservando più attentamente il bambino si rese conto che eccettuato il colore dei capelli e della carnagione era identico al padre.

Angelina interruppe quel momento di silenzio imbarazzante: - Se non le dispiace le sarei grata se potessimo discutere rapidamente delle scorte della scuola, appena Fred prende confidenza con un luogo è in grado di distruggerlo nel giro di pochi secondi.

- Non si preoccupi signorina Johnson, ho tenuto a bada suo nonno, suo padre e una mandria di Weasley nella mia vita, credo di essere in grado di farlo anche con lui.

Detto ciò gli offrì un biscotto e lo posizionò sulla scrivania in modo che fosse facilmente controllabile, non appena il bambino si azzardava a muoversi con un rapido colpo di bacchetta lo faceva levitare per aria facendogli fare un paio di capriole e poi lo faceva sedere nuovamente sulla scrivania provocando nel bambino un accesso di risa incontrollabile.

Nonostante la sua innata capacità a trattare con gli eredi di Arthur Weasley la McGranitt decise di sbrigare le pratiche per le nuove forniture il più velocemente possibile e poi accompagnò Angelina e il piccolo Fred fuori dalla scuola.

Angelina diede un'occhiata al cimitero di Hogwarts e la McGranitt le mise una mano sulla spalla e la accompagnò.

- Sono due anni che non ci vengo. Quella notte ho deciso di vivere la mia vita senza pesare sugli altri: ho deciso di crescere Fred da sola.

- Quindi i Weasley non sanno di lui?

- No e desidero che non lo sappiano.

- Ma perché?

- Perché altrimenti si sentirebbero obbligati nei miei confronti e io non voglio che succeda, soprattutto non voglio che George si senta obbligato verso di noi. Può immaginare cosa potrebbe voler dire questo per tutti loro?

Parlando erano arrivate davanti alla tomba di Fred. Il bambino si era avvicinato e aveva toccato con la manina la fotografia che si muoveva sulla lapide, poi voltandosi verso la mamma aveva chiesto:- Pa'?

Angelina sorridendo aveva risposto: - Sì, è papà, proprio come sulla foto che hai nella tua cameretta.

La McGranitt si asciugò una lacrima galeotta che era appena scivolata sulla sua guancia. Poi rivolgendosi alla sua ex alunna chiese: - Sei sicura che la scelta che hai fatto sia la migliore?

- Non lo so, me lo chiedo tutti i giorni, è lui a darmi la forza di andare avanti e per il momento non sono in grado di pensare a lungo termine, vado avanti giorno per giorno.  

La Professoressa annuì, Angelina le strinse la mano e prese in braccio il piccolo Fred che ormai era stanco e si era seduto ad osservare attentamente la foto del padre.

Angelina tornò a Hogsmade, sarebbe partita solo il mattino dopo e così decise di fare un salto a Mielandia, tanto per riuscire a tenere sveglio Fred e a fargli mangiare qualcosa: per una volta, anche se erano schifezze, non sarebbe stato un problema.

Il problema in realtà fu riuscire a trascinare Fred fuori dal negozio, era sulla porta e quasi esasperata, quando si scontrò contro l'ultima persona che avrebbe desiderato incontrare.

- Mi sc... Angelina! Che piacere!

- Hermione, è passato un secolo!

- Ma che carino, è tuo? - chiese indicando il bambino.

- Sì.     

Poi, rivolgendosi al piccolo: - E tu come ti chiami?

- Fed! - disse il bimbo con un inconfondibile ghigno.

Hermione impallidì e colse istantaneamente cosa le rendeva così familiare il volto di quel bambino.

Aveva visto un viso identico a quello di quel bambino ogni fine settimana per due anni in una fotografia che si trovava su una mensola del camino della Tana. Amava quella foto perché raffigurava i gemelli quando erano molto piccoli e Arthur le aveva detto che l'avevano scattata in uno dei rari momenti in cui entrambi dormivano.

- Angelina, perché non...

- Scusami Hermione, ma devo andare.

Detto ciò la ragazza uscì trascinandosi dietro il piccolo che non capiva come mai la mamma avesse tutta quella fretta.

Note di fine capitolo

Povera Angelina, speriamo che hermione continui ad essere la persona discreta che era quando frequentavano Hogwarts...

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