Note alla storia

Prima fic Next-gen. In realtà non sono del tutto convinta di poterla classificare così. I protagonisti dovevano essere i figli dei celebri personaggi di J.K.Rowling, e così difatti è, ma, tramite questi, la storia dei genitori viene inevitabilmente fuori.

Come dire... tutti i salmi finiscono in gloria XD

Per quanto riguarda la sistemazione "della prole" nelle varie Case, ho abbracciato la visione di Ladyhawke nella sua fic "Posta via gufo". Come le dissi mi trova d'accordo:D

Buona lettura^^ :)

 

Non sapeva se fosse quel profumo intenso di mimose che gli pizzicava il naso, o il sole alto nel cielo limpido che rendeva calda quella giornata. Ma, nonostante fosse ancora distante 50 chilometri da Hogwarts, si sentiva già immerso in quell'atmosfera primaverile nella quale trascorreva le ore libere, tra una lezione e l'altra, con Ron ed Hermione.

Passò i restanti venti minuti a rimuginare su ricordi, perso in immagini che rivivevano nei suoi occhi verdi, catturato da voci che rimbombavano nelle sue orecchie. Così nitide e reali, in ogni sfumatura, in ogni acuto o sussurro...

Erano i suoi ricordi scolpiti nella sua mente.

Non aveva voluto Materializzarsi, né tanto meno usare la Metropolvere. Non aveva neppure accettato la proposta di Ron di tornarci con la macchina magica di suo padre, insieme.

Era voluto andare da solo, così ogni anno, con il solo mezzo che sempre l'avrebbe portato lì. Espresso per Hogwarts, partenza King Kross, binario 9 ¾.

Il treno si fermò con un leggero sussulto, dai finestrini salì un denso fumo bianco, mentre lo sfiatare della locomotiva copriva il rumore delle porte che venivano aperte.

Gli studenti che erano tornati a casa per le vacanze di Pasqua scesero dal treno, alcuni stiracchiandosi, altri sbadigliando.

Appena giù dal suo vagone guardò in alto, verso le montagne.

Sorrise, mentre veniva sorpassato dai ragazzi che si avviavano verso le carrozze e che, di tanto in tanto, si giravano per guardarlo con sospetto e curiosità.

Quando fu dentro a quelle mura, come di consueto, la prima cosa che fece fu dare un'occhiata alle clessidre.

Storse il naso quando vide che i rubini rossi e verdi raggiungevano la stessa altezza, e pestò leggermente il piede a terra quando si accorse che addirittura Serpeverde aveva un leggerissimo vantaggio.

D'un tratto però rilassò il viso e si abbandonò ad una silenziosa risata. Non poteva permettersi di essere così di parte.

Ancora non ci era abituato, ma doveva essere felice invece: la casa di Albus era in vantaggio.

Povero James però...

Oltrepassò le clessidre per recarsi nell'ufficio del preside. Pensando a dove potessero essere in quel momento i suoi figli, loro non erano tornati a casa per Pasqua. Per motivi differenti dicevano che quei cinque giorni di vacanza sarebbero stati più lo stress del andare e del tornare che altro...

E in effetti non poteva dare loro torto. Pochi erano quelli ad ossequiare quelle vacanze, sin da quando c'era lui ad Hogwarts.

Si ritrovò a fissare i Gargoyle in pietra. Con le mani in tasca restò a fissarli per qualche secondo, poi con un sospiro recitò la parola d'ordine comunicatagli.

 

 

La Sala Grande si era quasi svuotata e solo un quarto delle quattro Case del castello era quello che rimaneva della grande folla che, poco tempo prima, aveva preso d'assalto tavoli e panche.

Un bambino dai folti capelli neri si dirigeva a passo spedito verso il tavolo dei Grifondoro. Due grandi occhi verdi scrutavano i ragazzi seduti, lo stesso verde colorava la spilla appuntata al suo petto.

"James!"

Un ragazzino si voltò disinvolto verso la voce che lo chiamava, sbilanciandosi indietro con la schiena, con fare spavaldo, mentre guardava il fratello più piccolo avvicinarsi.

"Che c'è?"

"Oggi arriva papà, vero? L'hai visto?"

James scosse leggermente il capo.

"Non vedi l'ora di fargli vedere la tua spilla, non è vero?"

Albus spostò lo sguardo con sufficienza.

"E se non dovesse piacergli?" provò, fissandolo intensamente negli occhi con fare provocatorio e divertito.

"Smettila con questa storia. Non attacca più. Papà me l'ha detto, non c'è nessun problema. Serpeverde ha solo guadagnato un ottimo studente" rispose sicuro, gonfiando appena le guance e guardando trovo il fratello maggiore.

"Ah sì? Allora stanno peggio di quanto pensassimo."

Rispose questo ironicamente, premendogli il naso con l'indice in un gesto affettuoso, mentre i suoi amici seduti là accanto ridacchiavano dai loro piatti.

Tuttavia, a differenza di quello che si aspettava, James vide spuntare sul volto del fratello un sorrisetto impudente.

"Intanto stiamo vincendo..."

Detto questo Albus si girò e andò via. Non dando la possibilità al Grifondoro di rispondere che, da parte sua, rimase a guardarlo mentre si allontanava.

"Ehi! Albus! Stai diventando troppo come loro!"

Ridacchiò, sentendo James che gli urlava dietro i suoi propositi per "riportalo sulla buona via", e raggiunse il gruppo dei suoi compagni che stava per abbandonare la Sala Grande e scendere nei sotterranei.

Una nuova lezione stava per cominciare...

 

 

 

"Perché solo loro? Non è giusto!"

"Infatti! Anche noi facciamo lezioni di Difesa..."

Un ronzio confuso di voci riempiva l'aula ancora vuota. Gli studenti del primo anno erano già seduti ai loro posti, aspettando che il professore di Pozioni entrasse in classe, e, avendo saputo della novità, si lamentavano dell'ingiusta esclusione.

"Ma non siamo solo noi. Anche quelli del secondo, del terzo, del quarto e del quinto anno!"

Cercava di spiegare, alzando la voce, una bambina Corvonero.

"Vero!" sussurrava un ragazzino di Serpeverde al suo compagno.

"E' solo per gli studenti degli ultimi due anni..."

Intanto, in tutto quello scalpore, Albus Severus Potter cercava di passare inosservato, ritirato sul suo banco, indaffarato tra pergamene e piume.

Dall'altro lato aveva più volte incontrato lo sguardo rassicurante e un tantino divertito della sua amica, Rosie, così come in quel momento.

Sospirò ancora, sorridendo di rimando.

Quando la lezione finì si precipitò fuori dall'aula. Si era stufato di rispondere a domande e di soddisfare curiosità altrui. Che lui fosse uno dei figli di Harry Potter sembrava essere stato un fatto appurato e digerito.

Oramai mancavano pochi mesi alla fine dell'anno, e pensava di aver superato la fase in cui veniva indicato, scrutato, e continuamente interpellato da sconosciuti del primo come dell'ultimo anno, di tutte le Case.

Sapeva che il suo smistamento a Serpeverde era stata la principale causa concorrente (alle sue origini) per tutta quella "notorietà", ed ora quel piccolo fatto aveva riacceso l'interesse che la gente sembrava provare verso lui e la sua famiglia.

Risalì le scale dei sotterranei e si diresse fuori, verso le serre, per la lezione di Erbologia assieme ai Grifondoro.

Avvicinandosi vide che un folto gruppo di ragazzi stava in quel momento uscendo dalla serra numero 5: l'anno di James, il secondo.

"Ehi Potter!"

Una voce derisoria lo raggiunse.

Albus si voltò. Un suo compagno di casa, Scorpius Malfoy, gli si stava avvicinando. Il pesante mantello nero a coprirlo, la carnagione pallida, i capelli biondissimi ordinatamente pettinati all'indietro. Un sorrisetto malevolo e ilare a incurvargli le labbra.

"Perché scappi come un coniglio? Paura di tanta popolarità?"

Albus scosse la testa.

"Forse qualcuno pensa che sia colpa della tua presenza, se tuo padre non viene a farci lezione..."

D'un tratto la sua voce sfumò, mentre sussultava appena vedendo un uomo avvicinarsi ad Albus, posargli una mano sulla spalle, e guardarlo da dietro quegli occhiali tondi con diffidenza.

"Papà!"

Harry portò lo sguardo su suo figlio, sorridendo, intravedendo la cravatta verde e argento da sotto la tunica e osservando la spilla di Serpeverde appuntata sul petto di Albus.

"Come va, Albus?" disse scompigliandogli i capelli.

"Bene! E' tutto oggi che ti cerco!"

Il sorriso del bambino arrivava da un angolo all'altro del viso, sembrava completamente essersi scordato delle presenza del compagno di Casa.

Quando aveva visto quel ragazzino magro e biondo passargli accanto e superarlo nell'ingresso del castello, per poi uscire fuori e avvicinarsi a gran passo verso un bambino che aveva riconosciuto essere suo figlio, era stato come trovarsi in un Pensatoio.

"Ehi! Potter!"

A rivivere i propri ricordi, osservando se stesso oramai quasi trent'anni prima.

Purtroppo però era la realtà quella che vedeva.

Il ragazzino dai folti e scompigliati capelli neri non era lui, ma suo figlio. E il bambino biondo non era Draco Malfoy.

Possibile che certe cose non cambiassero mai?

Guardò ancora l'altro bambino, era rimasto in silenzio a scrutarlo per tutto il tempo. E anche in quel momento continuava a farlo.

Non sapeva se avesse fatto bene ad intervenire in quella che forse era una battaglia che suo figlio avrebbe voluto vincere da solo. Ma, l'istinto paterno, supponeva, l'aveva spinto a percorrere quei pochi metri che li dividevano e a posare una mano sulla spalla di Albus, in segno di sostengo, e forse anche in segno di minaccia per quel bambinetto tanto simile al padre.

Albus gli stava parlando, ma il filo dei suoi pensieri l'aveva portato altrove, così cercò di capire qualcosa del fiume di parole che il bambino stava pronunciando.

"Tutti vogliono fare lezione con te!

"Scorpius diceva che forse è per la mia presenza che-"

"Non credo" rispose lapidario.

"Che problema c'è, Albus?"continuò, calmo, non staccando gli occhi di dosso dal figlio di Draco Malfoy.

"Nessuno, perché?" chiese dubbioso. Salvo poi, riprendere a parlare come nulla fosse.

"Ah! Ti presento Scorpius, papà!"

Sbattè gli occhi, pensando di non aver sentito bene. Perplesso nel vedere suo figlio parlare in maniera quasi amichevole con Scorpius Malfoy e quest'ultimo, poi, tendere educatamente la piccola mano verso di lui, chinando leggermente il capo in un saluto.

"Signor Potter."

Restò immobile per qualche secondo, durante il quale credette di aver colto un ombra d'incertezza e timore nei giovani occhi grigi. Strinse poi la piccola mano, accennando ad un leggero sorriso.

"Scorpius, piacere."

"Compagni di stanza, forse?" disse osservando prima l'uno e poi l'altro.

Albus scosse la testa.

"No, no. Solo di Casa e di anno."

"Capisco".

Capiva che credendo di essere in un Pensatoio non aveva fatto caso a dettagli importanti. Non aveva fatto caso ai colori uguali che i due bambini vestivano. Non aveva prestato la giusta attenzione al sorriso di uno e all'espressione tutt'altro che rabbiosa dell'altro mentre lo ascoltava.

Lasciandogli la mano, vide il bambino deglutire un attimo e poi parlare. La voce era sottile e dal tono educato.

"Dicevo che qualcuno potrebbe credere che sia la presenza del figlio... a non permetterle di fare lezione in una classe."

"So che è così per gli insegnanti. Ma lei non è un vero e proprio insegnante... quindi non saprei..."

"La verità è che noi del primo non abbiamo ancora bisogno di lezioni di Difesa da Harry Potter."

"Hai ragione... In parte.

"Io non insegno solo Incantesimi. A me chiedono anche una testimonianza della Guerra. Tant'è vero che volevano inserirmi in una delle noiosissime lezioni del professor Ruf. Dopo tanto tempo mi chiedo come faccia ancora... Ma, in ogni caso, ho rifiutato.

"Quelle di Difesa sono sempre molto più entusiasmanti."

I due ragazzini ridacchiarono.

"Ma tutti sanno come è andata la guerra! Perché ogni volta te lo richiedono? Che noia!"

"La testimonianza di un sopravvissuto è sempre migliore di un libro di testo.

"Oltretutto, Albus, tu la conosci così bene perché sei mio figlio. Ma non per tutti e così e col tempo potrai capire più a fondo questa guerra che credi di conoscere a memoria..."

Mentre suo figlio rifletteva non molto convinto sulle sue parole, Scorpius Malfoy continuava a scrutarlo, come indeciso su cosa pensare, mostrando sempre modesto distacco e diffidenza.

Questa volta distolse lo sguardo bruscamente quando incontrò i suoi occhi e si rivolse ad Albus.

"Io vado a lezione. Se non vieni lo dico al professore."

"No, arrivo tra poco."

Con un altro educato cenno del capo Scorpius salutò e andò via.

"E' tuo amico?" disse non appena il bambino si fu allontanato.

Albus alzò le spalle.

"Non so... Non proprio..."

"Che vuoi dire? Non ti stava prendendo in giro prima, quando sono arrivato?"

"No..." disse con una risatina leggera.

"Fa sempre così. Sembra maligno, ma alla fine... è tranquillo."

"Tranquillo..."

" Stava scherzando. Credo... E' un po' ambiguo. Ma è l'unico che da quando sono arrivato ad Hogwarts non mi ha mai chiesto niente su di te."

"Davvero?"

Arricciò le labbra in un sorriso. Immaginava il perché.

"Sì, ed è stato un gran sollievo poter parlare con qualcuno che non mi chiedesse di te. Con tutto il rispetto."

"No, no. Prego" rispose ridendo.

"Vado anch'io. Se no chi lo sente Paciock! Rischio anche di far perdere punti a Serpeverde."

"Porta rispetto a Neville! Non ti scordare che è un nostro grande amico!"

Il bambino si morse leggermente il labbro, con espressione birichina.

"Sì. Lo so, lo so. Ma ora è anche un professore, e qualche volta mi è sembrato che a noi di Serpeverde togliesse punti ingiustamente!"

"Non dire scemenze. Neville è una persona corretta. Ora vai, sbrigati. Non voglio che arrivi tardi alla sua lezione."

"Ci vediamo, papà!"

Rimase ad osservare suo figlio correre verso le serre. Pensando a Neville e a tutti i punti che Piton aveva tolto a Grifondoro sfruttando la sua incapacità in Pozioni. Arrivando alla conclusione che quello che gli aveva raccontato Albus, in fondo, poteva essere vero.

La voglia di una piccola rivincita, ogni tanto, poteva colpire anche le persone più buone e oneste come Neville.

 

 

Erano quasi le cinque quando, avendo finito l'ultima lezione della giornata con i Tassorosso, Harry stava girovagando per il castello. In cerca di ricordi, aspettando di andare a cena.

Era passato davanti alla Sala Comune dei Grifondoro, dei Corvonero (ricordava la ricerca disperata del Diadema e quella stanza affascinante alla quale aveva potuto dedicare poca attenzione). Aveva attraversato il corridoio del settimo piano, passando di fronte al quadro con i Troll perennemente impegnati in una lezione di danza classica. Guardando la parete bianca, non potè non fermarsi a pensare a tutto quello che lo legava alla, ormai scomparsa, Stanza delle Necessità.

E poi quel corridoio... Poco più avanti, il puntò dove morì Fred.

Molti erano i ricordi stupendi e felici che lo legavano a quel luogo, ma non poteva scordare quelli altrettanto terribili e dolorosi.

Poi ancora: l'aula di Trasfigurazione della McGranitt, quella di Divinazione, il quadro della natura morta (la pera da solleticare), l'aula di Pozioni, la Sala Comune dei Serpeverde (Albus si era stupito molto quando gli aveva detto di conoscerla). Era arrivato persino alla Guferia e, passando per la capanna di Hagrid, che aveva già salutato quella mattina, si avviò per il campo di Quidditch.

Quando fu dentro, respirò a pieni polmoni l'aria fresca. Investito dal vento che sempre si abbatteva su quell'enorme costruzione, più o meno violentemente, e dalle ultime luci di un tramonto che aveva colorato il cielo di un intenso indaco.

Chiudendo gli occhi, in quel silenzio, poteva ancora sentire il clamore della folla.

A distoglierlo dai suoi ricordi fu una voce. Era la voce di un bambino, alla quale poi se ne aggiunse un'altra, e provenivano entrambe da uno dei corridoi che portavano agli spogliatoi, quello a destra.

Tese l'orecchio e riconobbe la voce di Albus.

"Se riusciremo ad entrare nella squadra io sarò il Cercatore!"

"Noi del primo non possiamo. Quante volte te lo devo dire?

"E' comunque il Cercatore sarò io."

La seconda voce, anche quella riconobbe.

"Mio padre è entrato nella squadra dei Grifondoro già dal primo anno.

"E il Cercatore lo sarò io! Mio padre lo era..."

"Anche mio padre lo era. Ed era quello di Serpeverde, non di Grifondoro... Quindi lo sarò io!"

"No. Io!"

"Oh... Non fare il bambino."

"Anche tu sei un bambino."

Rise silenziosamente ascoltando quella strana conversazione.

"Sarà molto semplice deciderlo. Alle selezioni il migliore batterà l'altro."

Dopo una pausa Scorpius ricominciò.

"Ciò vuol dire che ti batterò."

"Non credo proprio."

"Vedremo" disse assottigliando gli occhi.

"Sì, vedremo. Ma se imbrogli come fate spesso... E come avete fatto anche con il povero Hagrid! Non si meritava di essere preso in giro così!"

"Come fate, come avete fatto... Ma non sei uno di noi?"

"Certo!"

"Da come parli sembri più un Grifondoro!

"E poi quello ad Hagrid era solo uno stupido scherzo."

"Scherzi brutti! E io sono stato smistato a Serpeverde, quindi sono un Serpeverde! Ma anche se fossi un Grifodoro, quale sarebbe il problema?"

L'altro rise.

"Scherzi? Noi non parliamo con i Grifondoro."

"Io con mio fratello ci parlo. E anche con mia madre, con mio padre e con tutta la mia famiglia."

"Sei un caso a parte..." disse con un misto di rassegnazione e disgusto.

Albus squadrò l'altro, appoggiato alla parete del corridoio, sentendosi a disagio in quella conversazione.

"La tua famiglia è tutta di Serpeverde?"

"Mia madre era Corvonero."

"E se tu fossi finito in un'altra casa?" chiese titubante. Guadagnandosi uno sguardo incuriosito dell'altro.

"Che ne so...magari a Grifondoro!"

Scorpius si lasciò andare ad una sonora risata.

"Impossibile!"

"I tuoi che avrebbero fatto secondo te?"

"Non lo so! Non vale nemmeno la pena pesarci. Era semplicemente impossibile, infatti..."

Albus rimase qualche secondo in silenzio, annuendo.

"I miei non hanno detto nulla. Nonostante l'intera famiglia fosse stata smistata a Grifondoro."

L'altro alzò le spalle.

"Tuo padre è Harry Potter, no?"

"E allora?"

"Allora dovrebbe odiare i Serpeverde. Suo figlio che viene smistato nella nostra Casa, per forza doveva fare scalpore."

"E perché mai? E'una Casa come le altre, no?"

"Non direi. Lord Voldemort era un Serpeverde. Tutti i maghi che tuo padre combatteva lo erano..."

"Ma... non per forza i Serpeverde sono maghi oscuri. Forse di più un tempo, quando c'era Voldemort... Ma ora... "

"Sì, hai ragione."

"Tu sei orgoglioso di essere un Serpeverde?"

"Certo! Io volevo esserlo. Mio padre lo era."

"La tua famiglia è stata dalla parte di Voldemort, vero?"

Harry ascoltò con interesse il silenzio che seguì a quella domanda, poi la serafica risposta.

"Sì... Per quanto ne so."

"Non ti hanno mai raccontato della guerra?" domandò sorpreso.

"Certo che sì. Ma la sera come favola mi raccontavano qualcos'altro!"

"Be'..." arrossì leggermente, spiazzato da tanta aggressività. Cercando di capire dove avesse sbagliato, e perchè quella domanda era parsa tanto inopportuna.

"Mio padre dice che non è tanto semplice. Che adesso sono piccolo per capire tutto, ma che un giorno dovrò sapere e sarà lui a dirmi come sono andate le cose... Intanto dice di non farmi influenzare da ciò che possono dire gli altri."

Albus sembrava soppesare le parole del compagno, poi sbottò in un tono di sufficienza.

"Eppure non capisco cosa ci sia di così difficile nel dire se era dalla parte di mio padre o no..."

"Non è così semplice."

"Non so.

"Come è andata la guerra e come è finita lo sanno tutti. Sanno tutti quante persone sono morte. Ho perso mio zio, e mio cugino Ted ha perso i genitori... In realtà non è proprio come mio cugino ma..."

"Si parla sempre e solo di questo. La testimonianza di Harry Potter non potrebbe raccontare nient'altro, vero?"

"Che vuoi dire?"

"La guerra dal punto di vista dei Grifondoro. Di Harry Potter e dei suoi amici, dell'Ordine della Fenice. Delle morti degli eroi, della cattiveria dei Mangiamorte..."

"E cosa altro si dovrebbe dire, scusa?"

"C'è anche un altro aspetto della questione. La guerra non l'ha combattuta solo tuo padre!"

"Non ti sto capendo. E forse è meglio che non lo faccia!"

"Ah! Lascia stare! Per ora seguirò il consiglio di mio padre. Quindi scusa se non sono rammaricato come gli altri dal non poter ascoltare l'Odissea di tuo padre che, dopo tante difficoltà, sconfigge il Signore Oscuro e vince."

Scorpius si avviò verso i dormitori, lasciandosi alle spalle un Albus perplesso che rifletteva sulle parole "Signore Oscuro" e "Odissea".

"Andiamo! Tra poco è pronta la cena."

La voce di Scorpius Malfoy che chiamava suo figlio fu l'ultima cosa che sentì. Poi il campo da Quidditch fu riempito nuovamente dal solo frusciare del vento.

Tornando al castello rifletté a lungo sulle parole di quel bambino. Pensò a quanto si fosse impersonificato in suo figlio, durante quella discussione.

"E cosa altro si dovrebbe dire?"

Lui, Harry Potter, possibile che con il tempo si fosse fatto accecare dalle lodi tessute e dalle belle parole sprecate?

"C'è anche un altro aspetto della questione."

C'era. Lo sapeva bene.

Non l'aveva scordato, non poteva.

L'aveva semplicemente accantonato, perdendosi nella sua storia, nella sua vita tutt'altro che facile e serena. Peccando di egocentrismo, forse. Cedendo alle lusinghe, probabilmente.

Non era mai stato quel tipo di persona, ed era certo che non lo fosse diventato. Ma, raccontando ciò che la gente voleva ascoltare, aveva finito per rubare alla storia una parte di verità.

L'altra faccia della medaglia, la croce, che non doveva essere oscurata dalla prima. Quella della testa d'oro.

Così, quando fu seduto in Sala Grande, al tavolo dei professori, a guardare tutti gli studenti di Hogwarts. Quando sotto l'invito del preside e lo scalpitare della folla, che batteva mani e piedi, Harry Potter dovette raccontare "un aneddoto" ("Solo uno. Uno, raccontato dal Salvatore del Mondo Magico in persona. Quello che ricorda e che le va di narrarci, signor Potter. Di sicuro rimarrà impresso nelle menti dei nostri giovani studenti più di tutte le parole scritte su di un libro stampato.") guardò verso il lungo tavolo dei Serpeverde e ricordò le parole di quel bambino, il figlio di Draco Malfoy, che l'aveva fatto riflettere.

Ricordò quando, con sorpresa, durante la fatidica battaglia, aveva visto qualche spilla verde e argento brillare sui petti dei combattenti. Qualcuno era tornato.

Ricordò un ragazzo terrorizzato, costretto a Cruciare un uomo sotto occhi di sangue che lo minacciavano di morte. Che minacciavano la sua famiglia.

Ricordò una donna, tra i Mangiamorte, che mentì al suo Signore. E lo fece per suo figlio.

Ricordò, andando più indietro nel tempo, un Black di nome Regulus che si ribellò e che andò perciò incontro alla morte. E il fratello di questo ultimo che, scandalo per la sua famiglia!, finì a Grifondoro. Lo stesso che combatté con quel coraggio che segnò l'intera sua vita; prima la prigionia ad Azkaban, poi gli anni della fuga e, alla fine, ne era sicuro, anche la morte.

Ricordò un'altra Black: Andromeda. E non la madre di Ninfadora Tonks, morta combattendo. Ma ricordò Andromeda Black in Tonks, un'altra Serpeverde.

Ricordò un uomo che condannò la sua vita al limbo tra bene e male. Tra l'essere un eroe e un traditore. Ricordò Severus Piton e si accorse che tutto quello non poteva essere ignorato.

Non tutti erano eroi (forse in realtà nessuno lo era). Ma il loro dolore, al pari del suo e di quello di altri, non doveva essere dimenticato.

"Serpeverde."

Il silenzio calò nella grande sala. Gli studenti della casa interessata, che mostravano solo un discreto interesse per la sua presenza ma che, forse più di tutti gli altri, lo osservavano di sottecchi e sussurravano al suo passaggio, si voltarono a guardarlo, incuriositi e spaventati al contempo.

"Serpeverde?"

Ripetè titubante il preside.

Harry annuì.

"Sì. Serpeverde. C'erano anche loro in questa guerra, no?"

Guardò l'intera sala, scorgendo dubbiosi accenni, e tornò poi sul tavolo dagli stendardi verde e argento, provando a trovare chi cercava.

Albus era lì, lo guardava stranito e Scorpius Hyperion Malfoy, un'espressione sbigottita, era seduto poco dopo. Lo guardò e sorrise al suo indirizzo, lasciando il bambino ancora più confuso e incredulo, prima di iniziare il suo racconto.

Note di fine capitolo

La Rowling in una delle tante interviste su DH ha detto di non vedere male Harry Potter che va, saltuariamente, a fare lezioni di Difesa ad Hogwarts. E così, colta la palla al balzo, ho inserito questo particolare post epilogo nella storia.

Come ho detto sopra questa è una fic Next-gen sì e no. Il tema sviluppato in questa maniera è anche il frutto della discussione affrontata nella chat di Accio venerdì 8 sera: il ruolo dei Serpeverde nella guerra magica.

Ho voluto ricordare qualcosa anche di loro^^

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