Note al capitolo

Questa fanfiction è stata scritta da sunny june 46 in occasione del ficexchange Celebrate the Season with Draco and Hermione, indotto dalla community livejournal dmhgficexchange a fine 2005. Scopo dello scambio è scrivere per un altro partecipante una fanfiction (one-shot o a capitoli) seguendo delle direttive e evitando dei paletti ben precisi. Nel caso di What Malfoys do Best troverete le richieste a cui doveva sottostare al termine della one-shot.

Per maggiori informazioni su come funzionano questi ficexchange, contattemi pure.

L'avvertimento Nomi Originali fa riferimento all'uso del nome originale di una squadra di Quidditch e del soprannome "Weasel", in italiano "Donnola"

Buona lettura,
Kit_05
WHAT MALFOYS DO BEST - QUELLO CHE I MALFOY FANNO MEGLIO



[Ora -1]

Swoosh

“Malfoy, che diavolo stai facendo qui?” Questo fu l’ospitale benvenuto con cui, appena dopo essere sbucato fuori dal camino e mentre strofinavo via l’inevitabile cenere sui miei vestiti, venni accolto nella casa dell’Eroe-Vi-Prego-Adoratemi Potter.

“Nessun dannato affare tuo, Weasel”, replicai, contemplando quanto mi circondava.
Potter stava reclinato pigramente su una poltrona di pelle nera, aveva indosso null’altro che un paio di boxer grigi e una canottiera. Weasley, anche lui stravaccato su una poltrona simile, non appariva molto meglio con una felpa dei Cannoni e un paio di slavati jeans. Osservai i miei pantaloni finemente intessuti e la mia camicia perfettamente inamidata. La differenza sociale era ancora ovvia – bene.

Come zombie, Potter e Weasley stavano fissando lo schermo piatto della televisione che io avevo portato a Potter come regalo per la nuova casa due anni prima. L’avevo fatta costruire perché funzionasse con la magia, invece che quella primitiva risorsa di energia usata dai Babbani, così non solo poteva funzionare in una casa magica, ma poteva anche trasmettere programmi magici, come l’attuale partita di Quidditch, Cannoni vs. Wasps, da cui i due uomini erano assorbiti.

“Birra, Malfoy?” chiese Potter e, senza perdersi un secondo della partita, raggiunse un mini-refrigeratore accanto a sé, estrasse una burrobirra e me la offrì, mentre io mi lasciavo cadere su un divanetto, sempre di pelle nera, tra le due poltrone. Non ero seduto proprio in maniera dignitosa, ma sapete come si dice, “le cattive compagnie corrompono i bravi ragazzi” – e le buone maniere.

Accettai la bevanda offerta e ne presi un gran sorso. “Non hai nulla di più forte, Potter?”

“No” rispose stizzito.

Weasley ridacchiò. “Luna non vuole che giri alcool per casa. Se lei non può berlo, non può berlo neanche Harry.”.

Potter lanciò un’occhiataccia a Weasley, ma non fece nulla per smentire l’affermazione del rosso.

Fin da quando aveva impalmato Luna, Potter era stato costretto a rinunciare a vizio su vizio. All’inizio erano stati tutti i dolci – se doveva ingrassare, aveva detto, voleva farlo naturalmente; qualunque cosa questo voglia dire. Poi erano state le imprecazioni. Apparentemente i bambini posso sentire tutto dal ventre materno; vorrà dire che casa mia non sarà proprio un monastero. E ora… niente alcool? Cosa rimaneva ormai a Potter per poter definirsi ancora un uomo?

Cough”, mi sbattei un pugno sul petto, “cough-cough”. Ghignai e buttai giù un'altra sorsata della mia burro-non-molto-birra.

Potter stese il suo braccio verso di me in un gesto veramente osceno. Devo dire che ho visto di meglio.

“Ma sta zitto, Malfoy. Hermione ti tiene per le palle fin dal primo giorno.”.

Sputacchiai nel mio bicchiere. Avrebbe potuto essere preso come un “Wow, che senso dell’umorismo, nemico quattrocchi. Io sono l’uomo di casa mia: U-O-M-O uomo!”… ma, in realtà, voleva veramente dire un “Non ricordarmelo, sto facendo del mio meglio per dimenticarlo”… Ma non c’era bisogno che questo lo sapesse qualcuno.

Avevo intenzione di preparare una memorabile ritorsione nei confronti di Potter, ma in quel momento i Wasps riuscirono a segnare un gol contro i Cannoni, portandosi in testa e provocando un coro di gemiti da parte del Fantastico Duo e mia.

Weasley imprecò e gettò la sua vuota bottiglia di burrobirra a destra dello schermo. Notai che un mucchio di cocci di vetro era già sparso sul pavimento – quel suo caratteraccio doveva avere risvolti parecchio costosi. Nessuna domanda sul perché Pansy usasse incantesimi leganti su tutto.

Continuammo a guardare la partita in silenzio, una regola ferrea nell’arte del guardare lo sport. I rumori potrebbero distruggere il delicato equilibrio nell’aria, liberando energia malevola nelle correnti che può manifestarsi a centinaia di miglia di distanza su un campo da Quidditch, provocando la perdita della Pluffa da parte del Cacciatore dei Cannoni. O la mancata parata da parte del Portiere dei Wasps; cosa che sarebbe magnifica, ma non vale la pena correre il rischio.

Occasionalmente Weasley imprecava sonoramente e scagliava oggetti a caso, ma questo non provoca problemi, perchè è noto che le imprecazioni si propagano a basse frequenze e non provocano scossoni apprezzabili all’equilibrio. Potter si toglieva gli occhiali e si strofinava gli occhi ogni volta che il Cercatore dei Cannoni faceva una mossa particolarmente stupida e io, non potendo sopportare il Quidditch giocato male, balzavo in piedi minacciando di scagliare una maledizione sul Portiere dei Cannoni, solo per rendermi conto che lanciare una maledizione sulla televisione non solo sarebbe stato ridicolo, ma ci avrebbe anche impedito di vedere la partita. Una tragedia, insomma.

Fortunatamente i Cannoni riuscirono a segnare tre gol uno in fila all’altro, ritornando a condurre e rinfocolando la nostra fiducia.

“Allora, che stai facendo qui, Malfoy?” chiese Potter, voltando la sua testa verso di me per la prima volta.

“Giusto, non dovresti star aiutando Hermione con qualcosa?” aggiunse Weasley, grattandosi senza vergogna.

Guardai Weasley, dalla sua mano alla sua modesta faccia, arricciai un labbro e decisi che era meglio lasciar perdere. Mi girai verso Potter. “Le ho detto che stavo andando in bagno.”

“Venti minuti fa?”

“Dovevo andarci veramente.”

Weasley ridacchiò ancora, poi gemette quando i Battitori dei Wasps riuscirono a mettere fuori gioco il miglior Cacciatore dei Cannoni.

I Battitori dei Cannoni si vendicarono contro i Wasps randellando l’inferno contro il loro Portiere. Ben presto una rissa scoppiò in mezzo al campo tra le due squadre. Mi sovvennero immediatamente alla mente le tre o quattro baruffe che avevo personalmente causato sul campo ai miei tempi. Bei giorni, quelli.

Eravamo così coinvolti dalla mischia sulla schermo, incoraggiando i Battitori dei Cannoni ad usare le loro mazze in maniera non molto ortodossa contro i nasi dei Cacciatori dei Wasps, che non notammo l’arrivo di un gufo e il suo picchiettare alla finestra, sollecita richiesta ad essere ammesso all’interno.

Tap. Tap. Tap.

La baraonda, infine, si calmò e una ventina di tiri di rigore furono divisi tra le due squadre. I Cannoni erano ancora avanti di tre gol. La stanza si riempì nuovamente di gioia.

Tap. Tap. Tap.

“Gufo” notò Weasley, tracannando la sua nuova burrobirra.

“Tieni”, Potter gliene lanciò un’altra.

Tap. Tap. Tap.

“E’ ancora lì” sottolineò Weasley.

“Ovvio che è lì”, replicai. Iniziai a grattarmi inconsciamente, poi mi resi conto di quello che stavo facendo. Ritirai la mano, come se mi fossi scottato. Mi feci un appunto mentale per chiedere a Hermione qualcosa sul fenomeno della Grattata Contagiosa e se per caso era correlato all’Effetto Domino per lo Sbadiglio. Guardai torvamente prima la mia mano e poi Weasley, che intanto stava nuovamente dando prova della sua saggezza sparando una serie di imprecazioni contro la televisione, tali che avrebbero fatto arrossire anche un Auror.

Tap! Tap! Tap!

“Non vai a prenderla?” chiese Weasley a Potter.

“Certo che no, ho preso io l’ultima.”

“Malfoy?” chiese ancora il rosso.

“Sei tu il più vicino” feci presente.

TAP! TAP! TAP!



TAP! TAP! TAP!




“Va bene!” sbottò Weasley esasperato, alzandosi e aprendo la finestra al gufo.

“Babbeo”, lo derisi.

“Mi devi cinque galeoni, Ron” disse Potter, che ovviamente doveva aver fatto una scommessa con Weasley su chi per primo si sarebbe alzato dalle poltrone. Menti semplici, semplici piaceri.

Mi sarebbe piaciuto saperlo, però. Avrei puntato il doppio.

“E’ per te Malfoy –“

“Naturale che lo è –“ chi altri potrebbe scrivere a Weasley, a parte la sua mogliettina piagnucolosa? E per Potter il secondo attacco delle lettere dei fan non era previsto prima di un’ora – le poste avevano deciso di raccogliere tutte le lettere due volte al giorno e spedirgliele con un albatro.

”Ed è da parte di Hermione –“

“Ovvio –“ quella mia piccola donnina… sempre a mandarmi note amorevoli.

“- ed è una Strillettera.”

“Cert— cosa? Cosa?” Saltai in piedi dal divano, come se qualcuno mi avesse sollevato di peso e afferrai la busta rossa dalle mani di Weasley, che stava ridendo, chiaramente a mie spese. Supposi che, in fondo, andasse bene così. Quello potevo sopportarlo.

”Non sei trasparente, Malfoy” si lamentò Potter, contorcendosi sulla poltrona per poter vedere ancora la televisione, aggirando il mio corpo.

Imprecai sonoramente e iniziai a spezzettare la Strillettera in minuscoli pezzettini, poi li gettai nel fuoco del camino, afferrai una manciata di Polvere Volante, gridai “Il Maniero!” e, con una vampata di fiamme verdi, me ne andai.

***


[Ora 0]

Swoosh.

Con cautela fuoriuscii dal camino e guardai alla mia destra e alla mia sinistra. Nessuno in vista… phew.

Iniziai ad attraversare il pavimento piastrellato del salone di ricevimento, maledicendo le mie scarpe che stavano facendo un inconfondibile tip-tap che mi avrebbe di certo tradito. Sollevai la bacchetta per silenziarle con un incantesimo e –

“Dove sei stato?”

Dannazione.

Scoperto.

“Ciao Hermione, sei stupenda sta-“

”Risparmiamelo”, mi interruppe, silenziandomi con un gesto della mano. Se hai bisogno di far stare zitto un uomo senza usare la magia, lascia fare a una donna. “Qualunque cosa tu abbia da dire, qualunque scusa potresti avere per avermi lasciata sola, non voglio sentirla.”

Aprii la bocca per parlare, ma lei mi bloccò di nuovo.

“No, non voglio sentirla”, il tono era piuttosto brusco. “Capisco perfettamente. Volevi solo sottolineare la tua dominanza maschile lasciandomi a casa mentre tu eri fuori, facendo il bulletto con i tuoi amici, vantandovi delle ultime uccisioni e aizzando il vostro ego – va bene, lo capisco. Avevi bisogno di una conferma. Avevi bisogni di ricordarti che sei ancora l’uomo di casa –“

Stavo per negare veementemente tutto, quando mi affondò un dito nello sterno in maniera a dir poco dolorosa.

“- ma lascia che io dica qualcosa a te, Draco Malfoy. Mentre tu eri fuori a festeggiare la tua mascolinità con quei tuoi piccoli amici –“

“Quelli sarebbero amici tuoi…”

“- quisquilie”, mi liquidò con un gesto della mano, “Mentre tu eri fuori, io ho lavorato duramente per finire la camera dei bambini così che tua figlia avrà un posto dove dormire quando lei finalmente arriverà.”

“Lui…” mormorai sottovoce.

“Il minimo che avresti potuto fare”, riprese, sottolineando ogni parola con dei colpi al mio sterno, “sarebbe stato” colpo “portarmi” colpo “a casa” colpo “del cioccolato!”

Oh le gioie – gli orrori, sarebbe meglio dire – nell’avere una irritabile, intelligente, irritante fino alla nausea… moglie incinta.

Il peso in più potevo sopportarlo: stava bene – rotonda e bellissima. Potevo gestire anche le voglie pazze – mi c’era voluto un po’ di tempo, ma le più stravaganti salse da spargere sul pane, le sardine e i sottoaceti possono veramente essere abbastanza sexy. Gli ormoni erano un piccolo problema, ma ci si poteva lavorare. Lei li aveva, io li ignoravo. Ma le ditate e i colpi erano un’abitudine che avrei preferito non prendesse.

“Malfoy!”

“Cosa!” sussultai. Hermione era a metà scalone e mi stava lanciando delle occhiatacce che significavano chiaramente ‘seguimi’.

Mi trascinai dietro di lei, facendo i gradini due alla volta, per precauzione. Il mio petto faceva male ed ero certo ci fosse un livido. Presi in considerazione l’idea di fare delle foto di documentazione e spedirle al Dipartimento della Giustizia Magica, ufficio Affari Domestici, ma poi mi resi conto che lei aveva tutto il dannato Ministero legato al suo mignolo – ecco un’altra cosa per cui ringraziare Potter e i suoi amichetti Auror.

Ed ecco quello che avevo ottenuto a sposare il Ministro della Magia.

Non mi lasciava essere cattivo la metà di quello che mi sarebbe piaciuto. Avevo dovuto imparare a gestire il mio malcontento.

Borbottai, imprecai e mi lamentai per tutto il percorso come un bambino petulante, dannazione.

Mi fermai davanti a una porta giusto di fronte alla camera padronale – una porta che conduceva a una delle più piccole stanze della casa. Le prigioni? No.

La camera dei bambini.

Presi un profondo respiro e entrai.

“Cosa diavolo…?” mormorai, guardandomi intorno shockato. Rosa, tanto, tanto rosa. Fiocchi, Merlino, c’erano fiocchetti e – oh, no. No. No. No.

“NO!” gridai, mentre finalmente anche la mia moglie gravida barcollava nella stanza, respirando affannosamente.

”No, cosa?” mi chiese, le pupille che si stringevano decantando la loro sfida.

“No”, risposi puntando un coniglio imbottito, “a questo!” Poi lo gettai dall’altra parte della stanza per chiarire il concetto.

“E’ un coniglietto”, roteò gli occhi.

“Esattamente.”

“Hai dei problemi con i coniglietti, Malfoy?” sollevò il collo in segno di sfida.

Incrociai le braccia. “Sì, ne ho” disse, e poi come se avessi un secondo pensiero, aggiunsi: “Granger.”

“Bene, questo è quello che ti meriti per aver lasciato a me le decorazioni, Malfoy. Avresti potuto dare un parere in merito, ma mi hai lasciato… Tu mi hai lasciato!

“Okay, ma ora sono qui e dico no conigli!

“E cosa suggeriresti, invece?”

“Draghi”, risposi come se fosse un dato di fatto.

Lei mi guardò in maniera derisoria. Io la fissai indignato. “Nessuna figlia mia dormirà in una stanza piena di draghi. Le verrebbero gli incubi!”

“No, lui non li avrà!”

“Sì, lei li avrà!”

“No”, sputai tra i denti stretti, “lui non li avrà.”

Hermione si eresse in tutta la sua altezza, cosa non difficile, bisogna dire. “Sì… lei… li avrà.”

“Va bene!”

“HA!”

“Ma –“, mi corressi velocemente, “i conigli se ne stanno fuori! No conigli.”

Hermione sbuffò. “Niente draghi.”

Veramente, non riesco a capire perchè non le possano piacere i Draghi. Io gli piaccio, no? L’anello nuziale al suo dito dovrebbe indicare questo, no? E il mio nome, dopotutto, è Draco…

“Orsacchiotti?” suggerì Hermione, dopo qualche istante.

Considerai l’animale. Gli orsi possono essere fieri e cattivi, soffici e teneri. Potevano andare. “Suppongo che siano accettabili.”

”Bene allora”, fece svolazzare la sua bacchetta e i conigli furono sostituiti da orsacchiotti dai tenui colori pastello.

“Cambia il colore.”

“No” s’imputò e mi colpì, ancora.

Alzai la mia mano per una ritorsione, un buffetto poteva andare bene.

“Ow!”

“Ma non t’ho ancora toccata!”

Lei mi fissò poi annaspò ancora. “Owww!”

“No, sul serio, non t’ho nemmeno toccata e non c’è nussun altro qui intorno per fare così –“

“Non quel tipo di ‘ow’, idiota!” urlò Hermione. “Questo tipo di ‘ow’!” indicò il suo ventre.

Oh.

“Non rimanere fermo impalato, Draco – fa qualcosa!” gemette, tenendosi lo stomaco.

“Fare cosa?” Non è che avessi mai avuto un bambino, prima: non sapevo cosa fare. Non è come se questa fosse una cosa che ti insegnano. Non c’è un corso Educazione Prenatale Bimbi a Hogwarts. Maledizione, sono stato introdotto ai fatti della vita da Zia Bella… ed ecco… non è stata un’esperienza piacevole. Porto ancora le cicatrici emotive. In ogni caso, Bella non ha mai avuto dei figli, quindi, veramente, Hermione si stava aspettando troppo da me –

“Vai a prendere la borsa, Draco!”

“Cosa – ora?”

“No, la prossima settimana – certo che ora!” mi riprese sarcasticamente.

“Ma non stai per avere il bimbo adesso adesso?” dissi incredulo. Non ci sono di solito un cinque o sei falsi allarmi prima di quello vero?

“Beh, non in questo esatto momento – ma sì! Sì, sto per avere la bimba!”

“Oh… Merlino!”

Prima di rendermi conto di quello che stavo facendo, mi catapultai fuori dalla cameretta e entrai nella nostra stanza matrimoniale, dove afferrai una borsa da notte per la permanenza di Hermione in ospedale e corsi giù per le scale verso l’ingresso, oltrepassai Hermione che stava caracollando lentamente giù per i gradini, e saettai nella sala di ricevimento.

Presi una manciata di Polvere Volante, balzai nel camino e urlai “Al St. Mungo!”


***



[Ora 1]

L’atrio del St. Mungo era sorprendentemente vuoto, un fatto per cui io ero immensamente grato – detesto le code. Un Malfoy non aspetta nessun uomo (né donna, né elfo, né goblin, beh avete afferrato l’idea).

Mi incamminai verso il banco della reception con la maggior dignità e grazia che riuscii a trovare, nonostante il mio cuore stesse battendo come un tamburo nel mio petto.

“Noi stiamo per avere un bambino” dissi alla receptionist.

Lei mi squadrò, poi controllò chi c’era alla mia destra e alla mia sinistra. “Noi?” chiese.

Mi guardai attorno.

Merda.

Swoosh.

“Draco Malfoy, sei un cretino eccezionale” le dolci parole di Hermione mentre barcollava fuori dal camino. Corsi al suo fianco e la aiutai ad avvicinarsi alla reception.

Fortunatamente, l’infermiera mi risparmiò ulteriori imbarazzi e tirò fuori una sedia per Hermione. “Mettetevi qui, Ministro”, disse.

Hermione si sedette sulla sedia con la stessa eleganza di un elefante marino. Ricompensò l’infermiera con un sorriso e poi mi fissò con una delle sue migliori occhiatacce. “Malfoy, posso fidarmi di te perché informi la famiglia o devo chiamare Harry e farlo fare a lui?”

Montai in collera. Potter è molte cose – brutto, arrogante, più fortunato del diavolo per essere riuscito a sopravvivere a Volde-quel che era – ma una cosa non lo è né mai lo sarà… ed è essere il marito di Hermione! Quello è un lavoro mio e mio solo.

“Posso farlo io” affermai. Baciai mia moglie su una guancia e la osservai mentre la portavano giù per il corridoio.

Afferrai un po’ di polvere, la buttai tra le fiamme, ci infilai la mia testa e chiamai “Harry Potter”.

Pochi secondi e il brutto muso di Potter mi fissava dall’altra parte del camino. “Sei nei guai, Malfoy’” chiese, gli occhi che gli luccicavano di gioia. Sadico bastardo.

“Guarda, sono al St. Mungo –“

La testa di Weasley si materializzò alla mia vista. “Merda, t’ha fatto male, eh?”

Scossi la testa mentre i due ritardati ridacchiavano. Deficienti.

“No, idioti – Hermione ha iniziato il travaglio.”

“Oh wow…”

“Già, quindi, Weasley notifica alla truppa. Potter, chiama i Granger.”

Sono un leader nato. Delegare mi viene naturale come il respiro.

“E tu cosa fai?” indagò Potter.

Io vado ad avvertire mia mamma.” Ghignai al suo sguardo trovo.

E con quello feci cadere la connessione.


***



[Ora 6]

Le contrazioni stavano aumentando e la pazienza di Hermione stava per finire. Mi aveva già chiamato bastardo più volte di quante potessi contarne con tutte le dita di mani e piedi e avevo dovuto scansarmi un quattro o cinque volte per evitare che le tazza con il ghiaccio collidesse con il mio bel viso. Naturalmente questo solo dopo che le avevo confiscato la bacchetta.

Mi massaggiai distrattamente la testa, dove un cubetto di ghiaccio era riuscito a colpire il suo obiettivo qualche minuto prima. Mi riscossi dal mio, temporaneo, stordimento quando mia moglie emise uno strillo che avrebbe potuto rivaleggiare con la madre mezza banshee di Finningan.

“Respira, Hermione, respira…”

Artigliò in un pugno un pezzo della mia camicia e mi avvicinò a sé, mentre si contorceva nell’agonia. “La prossima” ringhio “volta” gemito “che mi dici” lamento “di respirare” sospiro “io ti” urlo “UCCIDO!”

Continuò a urlare mentre la contrazione raggiungeva il suo apice, stringendo il suo pugno sulla mia camicia così forte da ostruire la circolazione sanguigna verso il mio cervello.

“Hermione” tossii.

Non mi sentì. Cercai di allentare la sua mano, ma era come pietra.

“Her– Hermione…” ripetei senza fiato.

La sua presa si fece infinitesimamente meno ferrea, ma io stavo iniziando a vedere puntini bianchi e neri…

“’Mione…”, poco ossigeno, la mente confusa…

E poi… solo oscurità.


***


[Ora 7]

Sentii delle risate. No… erano più degli sghignazzi.

Sentii delle voci, ma le parole erano vaghe. Non riuscivo a comprenderle…

“Hermione… contrazione… svenuto… finocchio…”

“Ehi, questo non è vero.”

Conoscevo quella voce.

“P-Pansy? Cosa diavolo stai facendo qui?” Dissi aprendo lentamente un occhio. Un faccia mi sovrastava… era la cosa più orribile che avessi mai visto. “Merlino, Weasley, allontanati da me!”

“Uff, è vivo – te l’avevo detto” disse a qualcuno, non sono sicuro a chi.

”Tutto bene, Draco?”

Mi girai verso Pansy che era di fianco a me. Ero in un letto. In un letto d’ospedale. Cosa?

Mi misi a sedere velocemente, la stanza stava girando. Mi afferrai la testa tra le mani per farla smettere.

“Fred, George, smettetela di far girare la stanza. Abbiamo detto che era divertente la prima volta, ma ora state solo facendo star male la gente”, la voce inconfondibile di Molly Weasley.

Gemetti – ero circondato. Almeno la stanza era tornata ad essere ferma.

“Quindi tua moglie ha iniziato il travaglio e tu sei svenuto. Non riesci proprio a passare un giorno senza essere al centro dell’attenzione, eh Draco?”

“Fottiti, Pansy” dissi mentre allungavo le gambe fuori dal letto e tentavo di rimettermi in piedi.

Niente giramenti, gambe salde, mente lucida. Primo controllo okay. Secondo controllo idem.

“Dove sono?” chiesi guardandomi intorno. Non era una camera d’ospedale, ma io prima ero certamente sdraiato in una stanza d’ospedale…

“Deve aver colpito la testa più forte di quanto non pensassimo”, disse uno dei due gemelli – Fred o George, a chi importava? Stesso DNA? Stessa persona.

“Ascolta attentamente, Malfoy, sei in un ospedale”, disse l’altro.

“Sei appena stato sottoposto a un’operazione per il cambiamento di sesso –“

“E devi solo abituarti un po’ –“

“Ma, bisogna dire, che hai il miglior set di costole che abbia mai visto –“

“E anche il tuo grazioso visino non è così male –“

Poi uno dei due mi diede un buffetto sulla guancia. L’intera stanza stava ridendo.

Assunsi un gran cipiglio e brandii la mia bacchetta verso la faccia di uno dei due gemelli. “Portatemi da mia moglie e perderete la vostra virilità” minacciai.

I diavoli rossi deglutirono. “Non volevi dire ‘o’?”

“No.”


***



[Ore 14]


“Quanto ci vuole ancora?” chiesi alla Medimaga quando entrò per la settima volta a controllare la dilatazione di Hermione.

“E’ solo a sei centimetri, Signor Malfoy. Deve arrivare a dieci” affermò in un tono che portava in sé il messaggio sottointeso ‘chiedimelo ancora una volta e ti strozzo’.

“Non si possono affrettare un po’ i tempi?”

“E, vi prego, ditemi: come potrei farlo?”

“Beh, non lo so”, feci ampi gesti, “magari con la magia? Sei una strega, vero?” Socchiusi gli occhi. Avevo dei sospetti.

La Medimaga mi squadrò, chiaramente offesa dall’accusa.

“Draco, smettila di arguire con la guaritrice” s’intromise Hermione debolmente. Guardai il suo corpo stanco, il sudore che le colava dal volto arrossato. Respirava faticosamente e i suoi occhi erano socchiusi, come se il sonno potesse presto scendere su di lei.

Mi sedetti nuovamente a lato del suo letto e le tolsi delicatamente i capelli del viso. “Mi dispiace, amore. Vorrei solo che tutto finisca presto.”

Mi soppesò per un minuto, prima di chiudere gli occhi. “I Cannoni hanno perso, Malfoy” disse docilmente.

“Cosa?!?! Chi te l’ha detto?”

“Harry…”

“Potter…” ringhiai.

Dannazione. Beh, avevo sperato che il bimbo nascesse prima della fine della partita – erano passate quasi sette ore da quando mi ero ripreso dal mio ‘incidente’ e avrei voluto rimanere a guardare un po’ il match, ma le urla di Hermione, che potevo sentire al di sopra di tutti i rumori che mi circondavano, mi avevano condotto, con un certo senso di colpa, indietro.

Maledissi di nuovo Potter, sottovoce. Gli dovevo dieci galeoni.

Guardai di nuovo Hermione. Mi stava osservando, esausta. Lacrime le striavano il viso. Un senso di colpa mi sommerse di nuovo. Mi chinai sul letto, racchiusi le sue guance tra le mie mani e la baciai teneramente; poi posai la mia testa di fianco alla sua sul fradicio cuscino.

“Sarà presto finito, bimba” sussurrai. Sorrise della mia scelta di parole.

Mi chinai per baciarle la tempia e –

Wham!

La porta si spalancò e una macchia rossa volò nella stanza, atterrando, con poca grazia, nella sedia all’altro lato del letto di Hermione, prendendo dentro la quinta tazza con il ghiaccio e spostando leggermente il letto a sinistra.

“Hermione! Ho appena saputo la notizia!” trillò Ginny prendendo una mano di Hermione tra le sue. Fissai quella sfacciata testa rossa che stava malmenando mia moglie.

“Non t’ha avvisato Draco?” le chiese Hermione, tutto d’un fiato.

“No” rispose Ginny arrabbiata, scoccandomi la sua miglior occhiata assassina. “E neanche Harry o Ron. L’ho saputo da Flebo solo perché mi ha chiesto se facevo da babysitter per Gabrielle e Ann Marie mentre lei veniva qui. Come se io non volessi essere qui!” sbuffò indignata, poi si addolcì un po’. “Non potevo starmene seduta immobile, mentre la mia migliore amica dà alla luce la sua prima figlia.”

“Figlio…” puntualizzai sottovoce. La femmina-Weasel mi fissò di nuovo.

“Non posso crederci che permetti che ti tocchi”, mormorò in quello che non era proprio un mormorio, visto che potei udirla perfettamente.

Accartocciai la mia faccia risentito. Mi sembrava di ricordare che a Hermione piacesse essere toccata da me. Infatti, c’erano occasioni in cui implorava perché lo facessi…

“Oh, Ginny, non è così cattivo” disse Hermione.

Cosa? Sì, lo sono. Io sono cattivo. Fino alla punta delle unghie dei piedi, sono cattivo. Sono cattivo fin nel nucleo. Io sono…

Giusto.

“Va bene, Hermione. Lo so quanto ti piacciono le opere di carità” Ginny mi scoccò uno sguardo derisorio. “Comunque, è meglio che vada prima che la Medimaga mi mandi fuori a calci.”

“No, ti prego, rimani” strascicai. “Mi stavo divertendo un mondo.”

Decidendo di ignorarmi, la lei-Weasel piantò un bacio sulla guancia di mia moglie e, con la minaccia di rientrare a controllare la situazione più tardi, se ne andò.

Che liberazione! Pensai, mentre ripulivo la guancia di Hermione dalla traccia di rossetto.

“Mi piacerebbe se voi due riusciste a sopportarvi”, meditò Hermione con voce soffice.

"Ma ci siamo già io e te che ci sopportiamo. E' il massimo che l'inferno può reggere" dissi io, asciugando la faccia di Hermione con un panno.

Mi sorrise con ironia, prima che il suo volto si contorcesse nuovamente all'avvento di una nuova contrazione.

Si ricominciava.
*****


[Ore 16]

"AHHHHHHHHHHHHHHHHH!"

"Fa male! Fa male! Oh Dio, fa male!"

"Owwwwwww! Fatelo smettere... per piacere, fatelo smettere..."

"Oh taci, Malfoy! La tua mano starà benone. Dammi qua," scattò Medimaga. Mi afferrò la mano e vi puntò contro la bacchetta. Mi sentii istantaneamente meglio.

Cinque contrazioni in quattro minuti avevano ridotto la mia mano in una condizione miserbaile... e faceva male, mica potevo non lamentarmi, no? Solo perché Hermione s'era rifiutata di fare una epidurale non significava necessariamente che anche tutti gli altri fossero masochisti...

"Ohhh... ohhhh... oh Dio... ohhh" cominciò a gemere Hermione, un'altra contrazione stava iniziando.

"Andiamo, Hermione, puoi farcela, puoi sopportarlo" la incoraggiai, mentre le asciugavo le ciglia.

La contrazione crebbe d'intensità e Hermione tese una mano, cercando la mia. Con esitazione gliela feci artigliare -

Errore, grosso errore, ma non potevo permettere che i miei lamenti egoistici superassero le grida di mia moglie.

"Andiamo bimba, ci sei quasi, andiamo" dissi attraverso i denti stretti. Hermione stava ansimando pesantemente, si vedevano le vene del suo collo e il sudore colava dal suo volto come da un rubinetto.

Finalmente la contrazione scemò e lei ritornò a stendersi tranquilla. Mi lasciò andare la mano e io tentai di far ritornare a defluire il sangue.

Hermione voltò lentamente il suo viso verso di me, gli occhi semichiusi, il petto pesante ad ogni respiro.

"Draco", sospirò, quasi inaudibile.

Mi chinai più vicino a lei.

Repentinamente artigliò la mia camicia con una mossa famigliare che mi fece provare una spiacevole sensazione di deja vu.

"Mai, mai, tu non mi toccherai MAI più!" sibilò, spingendo via il mio petto con un colpo. Mi lasciai cadere di nuovo nella sedia.

Phew.

Bene, andava bene - se toccarla significava che in nove mesi io sarei svenuto, preso per i fondelli dai miei amici, rotto una mano, e sofferto un'altra sconfitta dei Cannoni, allora -

Chi stavo prendendo in giro?

Ne valeva la pena. Maledettamente.

"Okay, Ministro. Avete raggiunto la piena dilatazione, siete pronta?" chiese la Medimaga.

"Sei pronta, amore?" chiesi anch'io, scostandole i capelli dal volto. Era intrisa di sudore, i suoi capelli fradici come il suo corpo, e il suo viso era appiccicoso e pallido, a parte per il violento rosso delle sue guance.

Non l'avevo mai vista così stupenda.

Lei mi sorrise e annuì.

Io annnuii alla Medimaga e dissi, "Andiamo."

"E’ tutto a posto, Hermione, devi iniziare a spingere. Al tre. Uno, due, tre..."

Hermione spinse con tutte le sue forse, poi annaspò e ricadette indietro.

"Molto bene, Hermione" commentò la Medimaga. "Ancora."

E ancora, mia moglie usò tutte le sue energie in quel singolo atto per portare alla luce il mio bambino...

Mio figlio...

Figlio...

Cavolo!

"Andiamo, bimbo, andiamo, Hermione, andiamo" cantilenai, solo parzialmente conscio di quello che stavo dicendo.

Stavo per avere un figlio. Stavamo per avere un figlio.

Pochi minuti ancora e sarei stato il padre del figlio di Hermione Granger.

Merlino, mi sarebbe piaciuto incontrare chiunque fosse l'inventore dell'ironia...

"Signor Malfoy."

"Huh?" farfugliai, riprendedomi dallo stato di catalessi in cui ero caduto.

"Si vede la testa del bimbo, volete vedere la nascita di vostro figlio?" mi chiese la Medimaga.

In silenzio e tenendole ancora la mano, mi allungai per poter vedere tra le gambe di Hermione.

Era... terrificante.

E stupendo.

Stupendo e terrificante.

Oh mio Dio... la testa.

"Spingi, Hermione."

E una spalla. Ahi, qualcosa si stava facendo largo - doveva far male...

"Ancora una volta, Hermione."

Merlino... era... era mio... whoa, mancava qualcosa!

"Congratulazioni Hermione. Hai avuto una bellissima, in piena salute, figlia."

Fissai imbambolato la Medimaga mentre passava mia figlia all'infermiera vicina, che la pulì, mormorò qualche incantesimo sul suo minuscolo corpicino, e la avvolse in una coperta. Poi si girò, mi sorrise e me la pose tra le braccia.

"Congratulazioni, Signor Malfoy", disse, ma io ero troppo intontito per ringraziarla.

Mia figlia stava piangendo dolcemente.

Era l'essere più bello che avessi mai visto. Era anche quello più minuscolo. Non poteva pesare più di qualche grammo. La tenni come se fosse di porcellana. Non volevo che nulla le facesse del male. Era perfetta.

"Draco, voglio vederla" disse Hermione, con voce roca. Portai mia figlia - nostra figlia - da mia moglie e l'adagiai gentilmente tra braccia di sua madre.

Hermione sorrise al piccolo visino di nostra figlia e poi sorrise a me. "E' magnifica" sussurrò, completamente rapita dalla sua creazione - dalla nostra creazione.

"Cosa questa cosina orribile?" le sorrisi di rimando. "E' bellissima..."

Definitivamente, ne valeva la pena.


****


[Ore 20]

La famiglia affollava la camera di Hermione - una stanza privata, confortevole e spaziosa. Uno dei tanti privilegi dell'essere Ministro della Magia. Le madri, ovvero Molly Weasley, Kate Granger e mia madre, Narcissa - attorniavano Hermione, chiocciando come galline intorno all'ultima arrivata.

Anche le donne più giovani - la Lei-Weasel, Luna, Pansy e Fleur - erano intorno a Hermione, ridacchiando nervosamente al bebé e lanciando furtive occhiate ai rispettivi mariti. Luna si stava accarezzando assentamente il suo ventre sporgente, sorridendo sorniona a Potter.

Io ero fermo in un angolo, ad osservare, quando il marito della Lei-Weasel invase il mio spazio.

"Beh, Malfoy, sei un uomo fortunato" strascicò.

"E perché mai?" sollevai le sopracciglia.

Zabini ghignò di gusto. "Non ti assomiglia per niente."

"Nonsense" aggiunse uno dei gemelli, cingendo le mie spalle con un braccio. Mi irrigidii immediatamente. "Malfoy è molto carino", continuò, dandomi di nuovo un buffetto sulla guancia.

Mi scrollai di dosso il suo braccio, mentre lui e Zabini scoppiavano a ridere. Gli fissai con la mia migliore occhiataccia, poi avanzai verso il letto. Divisi le donne come Mosè aveva fatto con il Mar Rosso, e mi sedetti sul materasso accanto a mia moglie.

Feci scorrere un mio dito sulla pelle liscia e soffice del volto addormentato di mia figlia. Corrugò la fronte, accartocciò il suo piccolo nasino in una maniera molto simile alla madre, e aprì uno degli occhi, poi l'altro. E mi guardò.

Non riuscivo a respirare. Stava guardando proprio me.

"Ti amo", mormorai, mentre baciavo la mia bimba.

Poi dissi la stessa cosa e baciai mia moglie.

Le donne sospirano e ridacchiarono nervosamente, come giovani adolescenti malate d'amore, poi, una per una, andarono ad acchiappare i loro mariti, probabilmente persuadendoli a procreare.

Avrebbero potuto fare di peggio.

“Come la chiamiamo?”

”Non abbiamo mai pensato a dei nomi, vero?” chiesi.

“Eravamo troppo impegnati a litigare.”

“Beh, è quello che facciamo meglio.”

Hermione abbassò gli occhi su nostra figlia. “No, non lo è” disse, poi alzò lo sguardo su di me, sorridendo. “Questo è quello che facciamo meglio.” Cullò la neonata, tenendola stretta, vicina al suo corpo.

Io guardai la nostra bellissima, senza nome, bimba sbattere gli occhi, mentre apriva e stringeva la sua minuscola mano. Posai un pezzettino della stoffa del mio vestito nel suo palmo e lei lo strinse con forza.

Aveva ragione.

Fare bellissimi figli è quello che i Malfoy fanno meglio.

Come me, ad esempio.

*Wink..*


The End

************************




Le richieste a cui questa one-shot doveva sottostare erano le seguenti:

Tre cose da includere: Blaise/Ginny, un ritrovo, bambini
Tre cose da evitare: Stupri/incesti, fine triste, troppo pucci pucci.
Rating: Qualunque

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