Note al capitolo

Ed ecco il terzo capitolo... ho tardato un pò, ma alla fine eccolo qui... recensite... baci
Capitolo 3: L’incontro

Il sole era oramai allo zenith, quando Ron staccò per la pausa pranzo. Sua madre insisteva ancora a farlo mangiare alla Tana, aveva paura di perdere i contatti con il figlio, così lo invitava a pranzo e se non poteva, mandava decine di lettere.
Ma non era l’unico, infatti, anche gli altri componenti della famiglia erano lì, tranne Percy e Charlie, il primo per cause di lavoro e rapporti con il padre e fratelli, il secondo perché attualmente è in Romania… dico attualmente perché è ritornato a vivere in Inghilterra con la sua fidanzata, ma è stato intrattenuto da qualche affare con il suo superiore.
Bill e Fleur avevano costruito il loro nido d’amore non molto lontano dalla Tana e per questo motivo erano sempre lì a pranzo.
Ginny viveva con Harry e non si vedeva molto in casa, ma quel giorno era là.
Fred e Gorge erano i più assidui frequentatori, volevano troppo bene alla madre e, anche se avevano entrambi le fidanzate, non mancavano mai a pranzo.
Forse stare lì con loro era la cosa più bella che gli fosse capitato quel giorno… dopo che aveva spedito la lettera a Hermione con la conferma del suo arrivo a Hogwarts per il pomeriggio, Ron si sentiva teso e sudava visibilmente. Era seduto sopra al divano della sala con il viso tra le mani e uno sguardo vacuo. Ginny lo guardava dalla soglia della porta, indecisa sul da farsi. Lo vedeva molto stanco e stressato da giorni ma oggi era il culmine. Fissava sempre lo stesso punto, mentre entrambe le gambe tremavano come se fossero soggette ad una maledizione. Il tutto era accompagnato da continui sbuffi isterici.
Preoccupata, si sedette di fronte e gli mise una mano sul capo come per vedere se aveva la febbre.

- Che hai fatto? Ti senti bene? - disse impensierita.

- Sì, sto bene. È solo un po’ di stress, ho tanto lavoro e non ho dormito un granché questa notte. Dicendo ciò, si girò verso la sorella e vide che lo fissava con aria che diceva "non-sai-mentire".

- Non è vero. Che ti succede? A me lo puoi dire, sono o non sono tua sorella?

Le raccontò tutta la storia della lettera e dei suoi pensieri fin quando non intervenne.

- Ron, tu sei ancora stra-cotto di Hermione!

- E che cosa te lo fa pensare?

- Semplicemente perché stai sudando come un matto, eri così tutte le volte che ti avvicinavi a dichiararti.

- Non credo che stavolta sia così, non dopo quello che è successo.

- Beh allora perché mi hai raccontato tutto questo?

- Perché mi serviva una persona con cui parlarne… credo.

- Sei un caso irrecuperabile.

- Chi è un caso irrecuperabile, non starai parlando del nostro Ronnino! - intervenne Fred, mentre si avvicinava insieme a George.

- Oh stai zitto tu! - rispose Ron acidamente.

- Guarda che sappiamo cosa ti prende - disse Gorge seriamente, afferrando una sedia e mettendosi alla sinistra del fratello minore - Non riesci a dimenticare Hermione perché ti senti ancora in colpa per quello che è successo sei anni fa.

- E rivederla ti spaventa! Non è una cosa facile a dire il vero, però potevi fare a meno di metterle le corna! - aggiunse Fred, che invece si mise alla sinistra.

- Io non ho messo le corna proprio a nessuno! E poi mica stavamo insieme? Beh, sì… ci siamo presi una volta la mano, ma è finito tutto lì.

- Aspetta, Ron, non ci sto capendo niente – disse un George piuttosto confuso – se veramente stavi concludendo qualcosa con Hermione, allora perché sei andato con Romilda?

- IO NON SONO ANDATO CON NESSUNO! NE CON HERMIONE, NE CON ROMILDA! – rispose Ron arrabbiato.

- Oh Merlino… allora sei ancora… ver…

- NO! Non lo sono. Ma a te cosa interessa! In ogni modo, sono affari miei, Ginny!

- Va bene. Lasciamo stare quest’aneddoto. Ritorniamo alla storia.

Raccontò tutto quello che era successo quella maledetta notte. I tre rimasero di sasso e quando Ron finì di raccontare a loro la storia Ginny disse - Ma che aspetti a parlare con lei e spiegarvi!

- Non lo so, ho paura di come reagisce se accenno a quella storia… oggi dovrei andare a Hogwarts a firmare delle pratiche e sarò obbligato ad incontrarla…

- Allora approfittane! - intervenne Bill che intanto si era unito al gruppo d’ascolto, lasciando Fleur con la madre a cucinare.

- Bill! Come hai potuto mollare mamma con Fleur! – disse Ginny preoccupata per la genitrice, mentre raccapriccianti immagini scorrevano nella mente, dove la madre era intrappolata da una Fleur della grandezza di Grop che brandiva una padella e diceva che doveva preparare la cena per Bill.

- Guarda che adesso vanno molto d’accordo. Da quando ha scoperto che è molto brava a cucinare, ha rivalutato che lei è effettivamente una buona moglie per me, e che non le dispiace la sua presenza.

- Rimane lo stesso una snob altezzosa con la puzza sotto il naso.

- Ginny, non ti permetto di parlare così di Fleur. Posso capire che non ti sia simpatica, ma è pur sempre mia moglie. Ma ritornando a Ron… devi approfittare di quest’occasione.

- Ma come faccio, ho paura! Non voglio ritrovarmi un altro stormo di canarini assassini!

- Non preoccuparti… forse invece dei canarini ti scaglierà contro degli avvoltoi!

- Molto confortante! - rispose Ron alla battuta di George, che rideva insieme al suo gemello.

- Non li ascoltare. Piuttosto tu provaci lo stesso, in fondo se lei ci tiene ancora a te sarà pronta ad ascoltarti senza costrizioni - finì Bill.

- E se non lo fa?

- Beh… non lo so… - un sonoro crack annunciò che era ritornato il signor Weasley dal lavoro e Bill si distrasse per qualche attimo, fino a quando non incrociò lo sguardo del fratello disperato e sull’orlo del suicidio.

- No, non ti preoccupare. Non lo farà.

- Cosa te lo fa pensare. – chiese scettico Ron.

- Il fatto che, per sette anni, siete stati sempre appiccicati. Anche se litigavate continuamente, non può aver dimenticato tutto.

- Mmm…

- Ron – Ginny gli aveva preso una mano e adesso gli accarezzava la spalla – non ti preoccupare, andrà tutto bene.

- Speriamo… - rispose Ron leggermente più su di morale.

- Ragazzi! Dai venite a tavola che è pronto! - La voce della signora Weasley risuonò per tutte le stanze della casa.

- Bill, vieni che ti ho preporoto la tua bistecca al songue! - seguì la voce di Fleur.

- L’adoro! - disse il più grande dei Weasley correndo verso la cucina.

- La odio! - rispose una schifata Ginny, mentre il resto della famiglia ridacchiava alle sue spalle.
Ron parve riprendersi un po’, ma non durò molto. Non appena scattarono le tre ricominciò ad agitarsi.
Al lavoro era talmente nervoso che se aveva qualcosa in mano, questa cadeva rompendosi o, nei migliori dei casi, tremava o ruzzolava per terra.
Un piccolo promemoria ora si era posato sopra la targa sulla scrivania. Ron preoccupato lo prese e lo distese, sul tavolino pieno di carte, per leggere il suo contenuto. Un tuffo al cuore gli venne dopo aver letto il piccolo appunto. Era il Ministro in persona a mandarglielo e ricordava che era in netto ritardo all’incontro a Hogwarts con la vice- preside. Guardò l’orologio e constatò che aveva un ritardo di mezz’ora. Senza pensarci due volte, prese il mantello e si smaterializzò.
Il caldo e affollato ufficio fu sostituito in un secondo da due enormi cancelli, chiusi da grovigli di funi metalliche, e contorniate da alti faggi secolari. Dietro di essa un imponente struttura si ergeva in tutta la sua bellezza antica. Hogwarts faceva proprio un bell’effetto, vista da là.
Non sapendo come districare quei nodi, Ron si mise a pensare come avvisare la preside del suo arrivo. Non aveva un gufo a portata di mano e i piccoli promemoria viaggiavano solo all’interno del Ministero… poi si ricordò di una cosa che gli disse Harry. Prese la bacchetta e disse – Expecto Patronum!
Un piccolo esserino argenteo uscì dalla bacchetta. Assomigliava ad una donnola…
Fece per accarezzarla e dopo le disse sottovoce di andare dalla Preside e di avvisarla del suo arrivo. Non dovette aspettare molto. Dopo cinque minuti una giovane Corvonero avanzava spedita verso di lui. La ragazza picchiettò le funi con la bacchetta, e queste presero a muoversi. Una volta sciolte, Ron potè entrare dentro. La giovane si avvicinò, tese la mano e la strinse con la sua dicendo.

– Benvenuto a Hogwarts. Mi chiamo Elisabeth Bellow e sono un Prefetto di Corvonero. La nostra vice-preside la sta aspettando. Se vuole seguirmi… - disse indicando il gran portone d’ingresso. Ron fece sì con il capo e si accinse a raggiungere il portone preceduto dalla ragazza.
Il cuore batteva a mille e ad ogni passo sembrava che avesse percorso un chilometro.
Che doveva fare?
Come si doveva comportare?
La ragazza lo portò in sala professori, lo fece accomodare e gli assicurò che la vice – preside sarebbe arrivata tra pochi minuti. Il danno è stato fatto. Ora doveva aspettare solo le conseguenze.


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Non ancora arriva! Non perde mai il vizio di fare tardi! Adesso mi sentirà, quando viene… oddio, mi si è rovinata la coda! Che faccio? Mi serve il pettine e…
Ma perché ti preoccupi di come stanno i capelli… in fondo mica ti stai facendo bella per lui…
E’ solo per sentirsi più ordinata e per dare una bell’impressione…
Ti stai facendo bella per lui.
NO! Non lo farei mai… è solo per apparire più…
Più?… più bella per lui?
NO, e ancora NO!
O sì…
Smettila!
Perché ti stai creando tutti questi problemi! Non avrai l’intenzione di innamorarti di nuovo di lui?
Non lo sò… era così dolce con me…
E lo è stato anche quando stava pomiciando con Romilda…
Stronzo! No, non m’innamorerò ancora di lui… Oddio! Arriva! Come sto? I capelli ok, il viso... devo eliminare queste occhiaie e… chi se né frega, non c’è più tempo.

Mentre dalla sua finestra si vedeva un’ombra rossiccia addentrarsi nel parco della scuola, Hermione si guardava nervosamente davanti allo specchio e si tormentava i capelli già abbastanza arruffati.
Qualcuno bussava alla porta.
- Avanti.

- Buonasera professoressa, c’è un impiegato del Ministero che la cerca… è in sala professori - disse la ragazza Prefetto di Corvonero, nel momento in cui entrò dentro la stanza.

- Oh, grazie Bellow. Vado subito.

- Professoressa, posso dirle una cosa? Senza offesa, ma ha proprio dei buoni gusti in fatto d’uomini! Prima l’Auror, adesso l’impiegato del Ministero…

- Cinque punti in meno per Corvonero, a causa di quello che ha detto, e altri cinque per il calzino sceso, signorina Bellow. – Rispose Hermione senza batter ciglio e uscendo dalla stanza per andare in sala professori, mentre la ragazza si aggiustava il calzino e imprecava verso la sua insegnante.
Intanto che camminava, sentiva qualcosa di strano all’altezza dello stomaco, come un macigno. Non sapeva spiegarne il motivo, ma adesso le sembrava anche che i corridoi si fossero accorciati per non farla arrivare in ritardo. Questo non fu una cosa positiva. Stava maledicendo qualunque cosa le passava per la mente, anche un’armatura dove era andata ad inciampare.
Non appena arrivò davanti alla porta sentì di avere qualcosa in gola, forse era agitazione. Fece un gran respiro ed entrò.
Lo vide seduto su una sedia, mentre preparava i documenti per far partire gli alunni. Era più bello, di quanto se ne ricordava, portava un maglioncino azzurro a righe blu e dei jeans strappati all’altezza della coscia sinistra e del ginocchio destro(moda Babbana, si vedeva) e i suoi capelli erano più fiammeggianti che mai. Aveva anche notato un piccolo luccichio all’orecchio. Solo dopo si accorse che era un orecchino, di basso valore, ma faceva la sua figura.

Mamma mia… che faccio… non posso stare qui impalata a guardarlo per quanto mi piacerebbe… MA CHE DICI! Sono completamente rincretinita…

Quando lui si girò per vederla, Hermione sobbalzò… non ricordava che i suoi occhi erano così attraenti, forse era stato proprio quello a farla innamorare. Arrossì in un lampo sentendo il suo sguardo nuovamente sopra di lei, ma non fu l’unica, infatti anche il ragazzo era in imbarazzo tanto che il suo viso non era più riconoscibile tra i capelli.

- Ciao, da… da quanto… tempo che… che non ci… ci…ci vedia…mo… - Ron non era proprio cambiato, era ancora il ragazzo dolce e carino di quando andavano a scuola.

- Sì ciao. Dove sono le pratiche, non voglio perdere molto tempo su queste cose, ho ben altro da fare. Su, avanti che aspetta a darmi i documenti? - non voleva parlare così acidamente, ma era l’unica soluzione per farlo andare via e non far prendere il sopravvento a sentimenti repressi da tempo, aveva sofferto troppo per lui e non voleva che succedesse di nuovo.

- Oh, sì… i documenti… devono essere qui dentro e… oddio scusami non volevo. - inavvertitamente aveva fatto rovesciare un vaso di fiori addosso a Hermione.

- No, niente - erano le uniche parole che le vennero da dire, anche avrebbe voluto maledirlo.

- Bene… e… ecco le pratiche - disse lui imbarazzato, mentre la ragazza si asciugava le vesti con un colpo di bacchetta - devi mettere una firma qui… e qui… qui… e ancora qui. I francesi sono molto pignoli per queste cose sai.

- Già…

Ti prego fa che non incominci a dire che vuole parlarmi…

- Scusa, ma con che cosa firmo? – chiese stizzita Hermione.

Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego.

- Eh… si, la penna era qui, ma…non so… dove sia andata… ah eccola!

Nel momento che Ron le porse la penna, le loro mani si sfiorarono. Hermione ritrasse subito la sua insieme alla piuma come per evitare un contagio di qualche malattia e si mise a firmare. Sentiva il segno del contatto con la sua mano bruciare, come se un carbone ardente fosse stato ficcato là sopra. Capiva perché le faceva quell’effetto, la sua mano era calda, mentre lei era un ghiacciolo. Ma non era solo quello. Avrebbe tanto voluto che non succedesse, ma non poteva fermare i sentimenti che aveva controllato con tanta cura da anni. Mentre firmava sentiva ancora il suo sguardo attraversarla avidamente, come per non scordarsi chi era e com’era fatta.

- Ecco fatto. Ho firmato tutto. Adesso se non le dispiace devo andarmene perché devo sbrigare delle faccende per la preside e non voglio perdere altro tempo. La saluto - gli porse la mano e la strinse.
Dopo aver salutato si diresse verso la porta, ma qualcosa la tratteneva per un braccio. Si girò e vide Ron che bloccava ancora la mano. Aveva un’espressione indecifrabile e la fissava dritto negli occhi come per leggerle nella mente. Poi disse

– Hermione…

Ti prego! Per favore, fa che non…

- Noi due dobbiamo parlare di una cosa…

L’ha fatto!

- Spero che mi voglia ascoltare. Innanzi tutto perché mi dai del lei visto che ci conosciamo da molto tempo.

- Non capisco… di che stai parlando…

- Come non capisci? Sembra che stai parlando con uno sconosciuto. Cos’è! Sette anni di scuola, non sono bastati per farmi entrare nella tua ristrettissima cerchia dei conoscenti?

- Beh… io… veramente…

Ho cavoli! Mi sono cacciata in un bel pasticcio! Senza parlare che l’ho fatto anche arrabbiare…

- Veramente cosa! Sono cinque anni che non so più niente di te e non credere che…

Ma fu fermato dall’arrivo della professoressa Sprite.

- Oh, scusate tanto. Ho interrotto qualcosa?

- No Pomona, Ron se ne stava proprio andando adesso. È venuto per farmi firmare queste pratiche. - rispose repentina Hermione.

- Signor Weasley come va il lavoro al Ministero?è arrivata la mia richiesta per costruire una nuova serra?

- Non lo so. Non lavoro in quel reparto. Dovrebbe chiedere a mio fratello Percy, lui è incaricato a queste cose. Bene io non ho più niente da fare qui e visto che la signorina Granger deve andare a sbrigare le sue faccende, la saluto e vi auguro buona fortuna per il torneo - Disse un Ron inviperito per essere stato ignorato. Lanciando un altro sguardo glaciale sussurrò vicino all’orecchio della ragazza.

– Ci vediamo!

Quando fu sparito dalla vista, Hermione potè prendere un respiro di sollievo e sedersi su una sedia per riflettere.

- Perché era così arrabbiato? - Disse con un fil di voce la Sprite.

- Perché non l’ho ascoltato, mentre mi diceva una cosa che riguardava noi due.

Appoggiò la testa contro lo schienale e chiuse gli occhi.
Perché stava così?
Perché non reagiva a quella sensazione che adesso stava prendendo il sopravvento?
Perché non è riuscita a scordarselo?
Perché il solo vederlo la metteva in imbarazzo?

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