1. La maschera del Mangiamorte
Il duello tra la professoressa McGranitt e l’odiato Piton era serrato e Harry lo stava seguendo col cuore che batteva forte, nascosto con Luna sotto il Mantello dell’invisibilità a difenderla dagli incantesimi che dardeggiavano tutto intorno a loro.
Come altre volte gli era già parso, il ragazzo aveva l’impressione che Piton sapesse che erano sotto il mantello, quasi potesse vederli o, comunque, percepire la loro presenza. Proprio in quell’istante, Piton si liberò dalla stretta dell’armatura cui l’incanto del professor Vitious aveva dato vita e la spedì in volo contro i suoi quattro avversari; per evitarla Harry dovette tuffarsi di lato con Luna perdendo però la copertura del Mantello.
Con mossa fulminea, Piton si slanciò in avanti ed agguantò per un braccio Luna, quindi arretrò veloce facendosene scudo.
- Vigliacco, VIGLIACCO![1] – urlò la professoressa McGranitt puntando la bacchetta. - Combatti, invece di nasconderti dietro ad una ragazzina!
Un'ombra cupa passò per un attimo nello sguardo del mago che strinse le labbra sottili e rimase muto, il volto pallido che sembrava scolpito nel marmo. Con la bacchetta puntata sugli avversari in una mano e l'altro braccio che immobilizzava Luna, continuò ad arretrare finché raggiunse la porta di un'aula che spalancò con un calcio; entrò veloce trascinandosi dietro la studentessa che scalciava cercando, senza alcun successo, di intralciargli i movimenti e si richiuse la porta alle spalle sigillandola con la magia.
Pochi istanti dopo, Minerva irruppe nell'aula seguita da Potter e dagli altri professori:
- Mi aspettavo un Colloportusmolto più potente, da parte tua, Severus. – inveì con scherno l’anziana insegnante. – E’ stato fin troppo facile infrangerlo, anche per una vecchia strega come me!
Piton era con Luna dall’altro lato dell’aula, vicino alla finestra aperta; Harry ebbe la strana impressione che i suoi occhi neri scintillassero, come se tutto si stesse svolgendo seguendo il preciso schema preordinato dal mago che, con tutta tranquillità, sollevò Luna, stranamente acquiescente, e la mise a sedere sul davanzale, i piedi penzoloni nel vuoto:
- Bene, Minerva, visto che vieni a disturbare i miei piani, - disse Piton con voce fredda, il volto pallido impassibile salvo lo strano scintillio degli occhi neri, - mi obblighi ad alzare la posta. – concluse, puntando la bacchetta su Luna, incosciente, e facendola levitare appena fuori dal davanzale della finestra, sospesa nel vuoto.
Alle spalle di Harry la professoressa Sprite diede un urlo, mentre la McGranitt si coprì la bocca con la mano soffocando il proprio.
- La Lovegood non mi interessa. - sibilò il mago, gli occhi neri penetranti fissi su Harry. - Voglio Potter!
Il ragazzo non fece in tempo a parlare che la McGranitt si era già parata davanti a lui a sua difesa:
- Prendi me come ostaggio, bastardo assassino, – esclamò la strega con odio, - e avrai la tua fuga assicurata.
- Non è la fuga il mio scopo, Minerva. – rispose lentamente Piton, quasi le parole gli uscissero a fatica dalle labbra sottili, gli occhi neri di nuovo cupi e privi di ogni luce. – Voglio Potter. Ho bisogno di parlargli.
- Parlargli? – esclamò sbalordita la McGranitt spalancando gli occhi.
- Sì, ho informazioni essenziali per il ragazzo. – ribadì Piton, sempre più pallido.
Per un lungo istante rimasero tutti in silenzio, poi Harry fece un passo avanti e superò la professoressa avvicinandosi al mago.
- No, Harry, non puoi farlo: Piton ti consegnerà a Voldemort! – esclamò la strega cercando di fermarlo.
- Se non lo faccio, Piton ucciderà Luna. – rispose il ragazzo guardando il volto pallido e imperscrutabile del mago che si apriva appena in un vittorioso sorriso obliquo, come se avesse previsto tutto fin dall’inizio.
- Expelliarmus!
La bacchetta di Harry volò rapida nelle mani di Piton che la ripose nel mantello e tornò a puntare la propria sulla McGranitt, mentre il corpo di Luna continuava ad ondeggiare nel nulla fuori dalla finestra:
- Minerva, sono costretto a chiederti di allontanarti. – ordinò il mago.
La strega rimase immobile, la bocca ridotta ad una sottile fessura e gli occhi verdi che stillavano odio misto a delusione.
Piton afferrò Harry con un braccio e, indicando il corpo di Luna, ordinò secco:
- Sali sul davanzale!
La professoressa Sprite urlò di nuovo, mentre Lumacorno gemette ancora ansante per la corsa.
- Lurido assassino e traditore! – lo insultò il piccolo Vitious, impotente davanti al ricatto dell’altro.
Mentre Harry saliva sul davanzale senza mai togliere gli occhi dal volto di Piton, pallido e indecifrabile, Minerva diede in un piccolo gemito:
– Come puoi fare una cosa del genere? - mormorò con voce tremante. - Proprio tu, Severus…
- Ha ucciso anche Albus… - piagnucolò la professoressa Sprite scrollando la testa senza più alcuna speranza.
In piedi sul davanzale, Harry vide Piton esitare per un fugace istante: i suoi occhi si fecero più neri e un’ombra come di dolore dilagò sul suo volto incupendone il pallore. Al successivo battito di ciglia il viso del mago era di nuovo imperscrutabile, gli occhi neri spenti e vuoti:
- Non posso fare altro, Minerva. - rispose in un sussurro strozzato che gli graffiò la gola.
Con un balzo il mago salì sul davanzale e afferrò Harry per un braccio, quindi diresse la punta della bacchetta su Luna e guidò dolcemente il suo corpo fino ad adagiarlo davanti alla McGranitt.
- La Lovegood sta bene e non si è accorta di nulla, Minerva, - spiegò Piton fissando l’anziana insegnante, - devi solo risvegliarla dal torpore magico che le ho indotto.
La strega ricambiò il penetrante sguardo e per un lungo istante vi furono solo immobilità e silenzio, mentre a Harry sembrò di scorgere ancora l’ombra del dolore percorrere greve il volto pallido del mago che, alla fine, scrollò il capo sospirando:
- Devo solo parlargli… – furono le ultime, intense parole del mago mentre, stringendo Potter tra le braccia, si slanciava con impeto fuori dalla finestra.
Passato il primo istante di panico, in cui Harry aveva creduto che Piton avesse deciso di ucciderlo scaraventandolo giù dalla finestra, il ragazzo si trovò strettamente bloccato tra le braccia ossute, ma non per questo prive di forza, del suo professore che, a quanto pareva, non aveva alcun bisogno di una scopa per volare: si trattava senz’altro dello stesso incanto di volo padroneggiato da Voldemort la notte in cui i Sette Potter erano usciti in volo dal numero quattro di Privet Drive.
Harry cercò allora di divincolarsi, ma la stretta del professore era ferrea, rafforzata probabilmente anche da un incantesimo di blocco. Il ragazzo continuò così a scalciare e a battere bugni sul petto del mago, ma senza alcun successo.
- Stai fermo, Potter. – sbuffò infine Piton stizzito, - cadere da questa altezza non è una soluzione di fuga percorribile.
Harry guardò di sotto e vide i tetti del castello allontanarsi veloci mentre le punte dei primi alberi della Foresta Proibita si avvicinavano nella notte. In effetti, quel bastardo di Piton non aveva torto: ma sfuggire alla sua presa e sfracellarsi a terra gli avrebbe però impedito di consegnarlo a Voldemort prendendosi tutto l’onore della sua cattura. E sicuramente non sarebbe stata una morte peggiore di quella che Voldemort aveva in serbo per lui.
Con rinnovata energia il ragazzo cercò ancora di liberarsi causando un brusco sbandamento nel volo del mago:
- Non costringermi a schiantarti, Potter! – sibilò spazientito stringendolo ancor più in una ferrea morsa, fin quasi a soffocarlo. – Come ho già detto, ho essenziali informazioni da rivelarti, e nessuna intenzione di consegnarti all’Oscuro, come ti ostini invece a credere.
Possibile che Piton riuscisse a leggergli nella mente anche in quel frangente?
Con un ultimo sforzo disperato, Harry richiamò a sé tutte le proprie energie: raccolse di scatto le gambe e puntò entrambe i piedi sulle cosce del mago, spingendo quanto più forte possibile, quasi volesse spiccare un salto nel vuoto. Allo stesso tempo, spinse con forza con le braccia contro il torace magro del professore che, colto di sorpresa dal nuovo, subitaneo attacco, per un brevissimo istante perse la concentrazione: il suo volo subì un improvviso intoppo e il ragazzo con un’ultima contorsione sgusciò via dalla presa delle sue braccia precipitando nel buio della notte con un lungo urlo di terrore.
Severus scosse la testa con forza, irritato; ripreso il controllo del volo, si lanciò a capofitto verso il terreno, l’incanto di localizzazione già sulle labbra: una debole luce azzurrina tremolò molto più sotto di lui e il mago vi si diresse alla massima velocità, mentre l’incanto di levitazione, scaturito dalla punta della sua bacchetta come un argenteo filo di ragnatela, raggiungeva il puntino luminoso rallentando progressivamente la caduta e spegnendo anche l’urlo di Harry.
Solo a pochi metri da terra il mago riuscì ad agguantare il ragazzo, sbiancato e tremante, e lo depose rudemente sul terreno, sano e salvo, tenendolo sotto la mira della propria bacchetta:
- Evidentemente sei più stupido di quanto io pensassi, Potter! – sibilò, il fiato corto per la tensione del salvataggio. – Ci tieni proprio così tanto a morire?
- Deve portarmi vivo da Voldemort? Sono questi gli ordini del suo padrone? – chiese con forzata impudenza. – E’ per questo che si dà tanto da fare per salvarmi la vita?
Per un lungo momento Piton lo fissò in silenzio con uno sguardo nero e penetrante. Non sembrava neppure irritato, ma c’era una strana luce nei suoi occhi che Harry non seppe interpretare:
- No, Potter, non è questo il motivo. – rispose infine, secco.
Incredulo, il ragazzo lo sfidò con sguardo bellicoso, avanzando con il petto fino ad incontrare la punta della bacchetta.
- Ho una promessa da mantenere… - sussurrò cupo Piton, quasi parlasse solo con se stesso.
Quindi il mago mosse rapido il polso facendo flettere la bacchetta e Harry si ritrovò spinto con violenza all’indietro: barcollò, cercando di non perdere l’equilibrio finché i suoi piedi non inciamparono nelle radici esposte di un grande albero e rovinò con il sedere per terra.
- Certo che se queste sono tutte le capacità magiche di cui dispone il Prescelto, - sussurrò Piton con suadente ironia, - temo che non abbiamo molte possibilità di vittoria, questa notte. – concluse, sollevando un sopracciglio ed avvicinandosi al ragazzo, la bacchetta sempre puntata sul suo petto.
- Abbiamo? – rimarcò Harry con rabbia. – Da quando stiamo dalla stessa parte?
- Da sempre, Potter. – affermò serio il mago. – Da sempre.
- E’ difficile credere alle parole di un bastardo traditore! – gridò Harry cercando senza successo di rialzarsi. – Di un assassino.
Una vena pulsò vistosamente alla tempia di Piton mentre il professore stringeva le mascelle e si avvicinava di più al ragazzo incombendo minacciosamente sopra di lui:
- Come ho già avuto più volte modo di dirti, - scandì lentamente, - ho essenziali informazioni da comunicarti.
Si squadrarono in silenzio per un lungo istante, poi Piton aggiunse secco:
- Informazioni da parte di Silente.
Il ragazzo scattò in avanti finché, di nuovo, il suo petto si scontrò contro la punta della bacchetta del mago che si divertiva a prenderlo in giro:
- Lei lo ha ucciso! – gridò Harry fuori di sé. - Silente si fidava e lei ha tradito la fiducia di un povero vecchio! – concluse con voce strozzata.
Le labbra sottili del professore si stirarono in un sorriso obliquo:
- Ci sono tanti modi per definire Silente, questo è indubbio, - sussurrò mellifluo, - ma povero vecchio mi sembra del tutto inadatto…
All’improvviso, uno strano ed incomprensibile sorriso apparve sulle labbra del mago ed i suoi occhi neri scintillarono:
- E ad Albus non sarebbe per nulla piaciuto!
Harry fissò stralunato il suo professore e quel sorriso mai visto prima d’allora sul suo volto pallido. Un sorriso che, incredibilmente, gli ricordava il calore dell’affetto e che appariva invece orribile sulle labbra di un assassino.