Mattina di Natale di honey

Percy entrò a piedi nudi in camera per vestirsi e vide il jeans e la camicia che aveva indossato la sera  prima, pieno di aspettative felici, gettati negligentemente per terra. Un moto di rabbia gli fece puntare la bacchetta sui vestiti “Ignis” e un getto di fuoco bruciò quegli abiti che gli ricordavano la delusione.


Categoria: Post-OOP Personaggi: Percy Weasley
Era: Harry a Hogwarts (1991-1998)
Generi: Comico
Lunghezza: Flash Fiction (260-1000)
Pairing: Altro
Avvertimenti: Momento Mancante
Sfide: Nessuno
Series: Nessuno
Capitoli: 1 Completa:Parole: 614 Read: 3109 Pubblicata: 02/06/08 Aggiornata: 06/06/08
Note alla storia:
Continuazione di "Il Natale di Percy"
Mattina di Natale di honey
Note dell'autore:
Continuazione de "Il Natale di Percy"

Alzò le palpebre di qualche centimetro, appena quanto bastava per vedere la luce, e subito le richiuse con un lamento: il mal di testa suonava la batteria scuotendo forte il cervello. Forse bere le due bottiglie di vino non era stata una buona idea… Cercò di alzarsi, ma ricadde sul cuscino: oltre alla batteria qualcuno aveva azionato una trottola sia in testa che nello stomaco. Fece appena a tempo a girarsi prima di vomitare sul pavimento e ricadere, sfinito, sul letto disfatto. No, certo non era stata una buona idea finire la cena preparata per due tutto da solo. Riuscì ad alzarsi e posò il piede nudo nella pozza calda del suo vomito.

“Merlino, anche questa!”.

La bacchetta, la bacchetta dove diavolo era finita? Girò a fatica gli occhi: sentiva degli spilli pungere partendo dagli occhi salendo su, su fino alle tempie. Finalmente gli si snebbiò la vista e vide la punta della bacchetta sporgere dal cuscino affianco al suo.

“Accio bacchetta”

La voce roca gli echeggiò in testa come un gong mentre la bacchetta volò per la stanza. Alzò in ritardo la mano e la punta lo colpì dritto nell’occhio sinistro.

“Bene, anche un occhio nero. Mi mancava.”

Riuscì in qualche modo ad afferrare la bacchetta prima che cadesse.

“Evanesco.”

E il pavimento fu ripulito. Entrò in bagno per infilarsi sotto la doccia e a tentoni trovò la manopola per aprire l’acqua: uno scroscio gelato l’assalì.

“Argh!” Annaspò sotto il getto gelato cercando di ruotare la manopola, ma tremava troppo per coordinare i movimenti e rinunciò a provare ancora, rimanendo così a tremare fino a quando il batterista nel suo cervello non fu annegato. Chiuse l’acqua e si avvolse nell’accappatoio, recuperò la bacchetta dal bordo del lavandino e le impresse un movimento rotatorio: dalla punta uscì aria calda che lo asciugò e lo riscaldò. Percy entrò a piedi nudi in camera per vestirsi e vide il jeans e la camicia che aveva indossato la sera prima, pieno di aspettative felici, gettati negligentemente per terra. Un moto di rabbia gli fece puntare la bacchetta sui vestiti

“Ignis!”

E un getto di fuoco bruciò quegli abiti che gli ricordavano la delusione. Una scintilla gli cadde sul piede sinistro, scottandolo. Iniziò a saltellare per la stanza, sacramentando, mantenendosi il piede ustionato. L’alluce destro urtò contro il piede del letto. Il dolore lo fece sbilanciare e cadde seduto a terra.

“Porc… Acc… che risveglio. Meglio che mi vesta al più presto.”

Indossò le prime cose che gli capitarono in mano ed entrò in soggiorno: un disastro. La cera era colata dalle candele spandendosi a terra, il fuoco nel caminetto era spento, la finestra aperta e la stanza gelata. Si affrettò a chiudere i vetri e a fare divampare le fiamme nel caminetto e notò sulla tavola la scatola con il regalo preparato per Penelope.

“Meglio metterlo da parte, non è il caso di sprecare altro denaro quando ritornerà.” Si avvicinò per prenderlo e mentre cercava un posto per riporlo, il suo sguardo si posò sull’albero di Natale: non c’era neanche un pacchetto sotto. Cadde seduto di botto sul divano, a spalle chine, con lo sguardo fisso allo spazio dove in altri tempi avrebbe visto pacchi colorati e realizzò in quel momento che aveva tagliato i ponti con la famiglia. Neanche un regalo. Anche zia Muriel si era dimenticata di lui e, per quanto assurdo potesse sembrare, gli mancavano perfino gli scherzi dei gemelli. Il suo sguardo tornò all’albero di Natale. Raddrizzò le spalle e scosse la testa.

“Non sarà facile perdonarli per avermi lasciato solo, ma se capiranno il loro errore e chiederanno scusa, chissà…”

Note finali:
Percy è sempre un perfetto imbecille!
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