“Allora come stanno i prigionieri?”
“Disperati, come al solito. I dissennatori non li lasciano in pace.”
“Anche Black?”
“Lui più degli altri. Ma con effetti diversi…”
“E cioè?”
“Tutti i prigionieri di solito urlano, o impazziscono, borbottando frasi senza senso. Lui no.”
“E cosa fa, allora?”
“Niente. Rimane seduto, tranquillo. Ormai non dice una parola da settimane.”
“Come se non gli facessero nulla”
“Purtroppo. E dire che lui se lo meriterebbe più di ogni altro.”


Hanno ragione.
Io merito più di ogni altro di stare qui.
Per aver lasciato che accadesse.
Per aver dato la mia fiducia alla persona sbagliata.
Per non averla data a chi lo meritava.
Per aver agito in nome di tutti, ma in realtà solo per il mio egoismo.
Per non aver saputo difendere i miei compagni dai miei errori.
Per tutte queste ragioni, io, ora, rimarrò qui.
Mi seppellirò in questa buia cella e mi negherò il mondo.
Sono innocente di ciò che mi accusano, ma di ben più gravi crimini sono colpevole.
I miei peccati sono troppo pesanti per essere urlati,e troppo comodo sarebbe percorrere la via della pazzia per dimenticarli. Non lo farò, sarebbe una debolezza da parte mia.
E io non voglio più essere debole. In passato mi è già costato troppo.
A scuola.
Ero il simbolo della debolezza, anche se nessuno sembrava accorgersene. E’ un adolescente, dicevano, è normale che si comporti così.
Come un piccolo bastardo presuntuoso.
No, non era giusto,ma non mi importava.
Credevo che la mia fosse forza, Dio che sciocco ero.
E pensare che Remus me lo diceva sempre. Non fare lo stupido. Non esagerare. Rifletti, prima di agire. Datti una calmata. Cerca di essere più maturo. Non fare i capricci. Non sei più un bambino. Comincia a comportarti da adulto.
Li ricordo ancora tutti.
D’altronde me li ripeteva in continuazione. Anche a James, certo. Ma soprattutto a me. Ero io il combinaguai del gruppo. Poi James mi seguiva a ruota. Ma ero io l’ispiratore. Io la causa di ogni problema. E Remus la soluzione. Quante volte ci ha tirato fuori dai guai! Quante volte ci ha coperto, di fronte ai professori, per evitarci punizioni terribili, salvo poi farcele rimpiangere durante le sue infinite prediche, che non mancavano mai alla fine di ogni nostra più innocente azione.
Ma, dopotutto, cosa posso sapere io dell’innocenza?
Ogni mia azione aveva un doppio fine, sempre nascosto e sempre egoistico. Come un vero Slytherin. Come tutta la mia famiglia. E pensare che li criticavo tanto.
Con che coraggio lo facevo, io che sono come loro? Io che sono uno di loro?
Perdono. Perdono. Perdono.
E’ tutto ciò che chiedo, ma so di non meritarlo. Io sono la prima persona a non darmelo.
Perdonami James per aver proposto una vipera travestita da amico come tuo custode.
Perdonami Lily per averti consegnata tra le braccia del nostro nemico.
Perdonami Harry per averti rovinato la vita.
Perdonami Remus per non aver mai pensato ai tuoi sentimenti.
Perdonami Severus per averti buttato tanto odio addosso.
Già, Severus. La mia vittima preferita. L’unica, a dire il vero. Se ho fatto scherzi ad altre persone non me li ricordo. Ma i suoi sì. Non posso dimenticarli. Perché fatti con odio.
James li trovava sinceramente divertenti, era un immaturo. Ma io no. Io ero maturo. Io capivo. Sapevo quanto quegli scherzi fossero umilianti, feroci, crudeli. Ed ero felice. E Remus lo sapeva. Per questo se la prendeva con me. Per questo mi redarguiva sempre. Ma sperava cambiassi.
Fino al giorno in cui toccai il fondo.
Sfidai Severus a seguirmi al platano picchiatore, durante una notte di luna piena. Gli dissi che se era un uomo avrebbe dovuto avere il coraggio di seguirmi nel cunicolo,fino alla stamberga strillante.
E lui ovviamente lo fece. Non me l’avrebbe mai data vinta. Più tardi mi sarei giustificato dicendo che era colpa sua,che era stato stupido a seguirmi.
In realtà al suo posto avrei fatto lo stesso.
Lo feci salire fino all’ultimo piano, dove si trovava Remus. Arrivammo giusto in tempo per la mutazione. A poco a poco vedemmo gli abiti strapparsi e la pelle sparire,per far posto alla pelliccia scura. La sua bocca allungarsi fino a diventare un muso feroce, e i suoi canini splendere alla luna.
Un perfetto lupo mannaro.
Lanciò un lungo, profondo ululato,prima di decidere di banchettare con noi. Su di noi. Solo di noi.
Se in quel momento non fosse arrivato James saremmo tutti morti. Io, Severus e anche Remus.
Si sarebbe sicuramente ucciso piuttosto che vivere con la colpa di aver ucciso degli esseri umani.
Fu James a salvarci. L’infantile James Potter, che era stato tanto maturo da capire ciò che “l’adulto” Sirius Black non riusciva a comprendere.
Avevo tradito un amico e messo in pericolo delle vite umane solo per egoismo.
Perché di quello si trattava. E sempre per quello mi rifiutai di ammettere le mie colpe, e quando Dumbledore mi impose di chiedere scusa, non lo feci. Anzi, ebbi anche la faccia tosta di atteggiarmi ad amico preoccupato: Sicuramente lo dirà a qualcuno, dissi, dobbiamo impedirglielo. Si sa, uno Slytherin farebbe qualunque cosa per rovinare un Gryffindor.
Ma non andò così.
Dumbledore gli fece promettere di non parlarne mai. E lui promise.
Non ne parlò mai con nessuno.
Che colpo fu, la mattina dopo, scoprire che nessuno sapeva della nostra “avventura notturna”.
Severus era stato più misericordioso di quanto io sarei mai potuto essere in tutta la mia vita. Se avesse parlato, avrebbe mandato qui ad Azkaban sia me che James, i suoi peggiori nemici, il preside, che non aveva mai apprezzato, e rovinato il nome dei Gryffindor con uno scandalo senza precedenti. Senza contare che avrebbe distrutto la vita di Remus.
Avrebbe riportato una vittoria senza precedenti, per sé e per gli Slytherin.
Ma non lo fece. Si accontentò di darmi una lezione, tacendo.
Dimostrandomi di essere lui l’unico vero uomo tra di noi.Avendo pietà della licantropia di Remus e, soprattutto, della mia stupidità.
Ma ancora non capivo.
Qualche giorno dopo, incrociammo Severus in un corridoio. Ci guardò con odio. Tutti, senza distinzione. Anche Remus, che prima trovava solo, a detta sua, vagamente irritante.
Avevo vinto.
Ebbene sì,era questo il mio obbiettivo. Separarli per sempre.
Lo so, non erano mai stati insieme. Forse non si erano mai parlati veramente. Ma Remus sapeva che loro due erano più simili di quanto chiunque credesse. E aveva cominciato a fare qualche discreto tentativo di fare amicizia.
Sempre nella biblioteca, un posto che amavano entrambi.
Severus aveva sempre rifiutato qualsiasi approccio ma, per quanto fosse testardo, prima o poi si sarebbe reso conto anche lui della verità. Sarebbero stati ottimi amici. Avrebbero parlato di tante cose, visitato mostre, letto articoli e libri enormi e complicati.
Non come me.
Io sono sempre stato un po’ stupido, consideravo la cultura e l’arte qualcosa di inutile, che non doveva avere a che fare con me. I miei unici argomenti di conversazione erano le ragazze e il quiddich. Con te, poi, solo compiti, lezioni ed insegnanti.
Mi sono chiesto tante volte cosa ci trovassi in me. Tu eri il mondo, io solo una macchia nera sopra di te, che cercava di sommergerti, nonostante sapesse, così, di rovinarti.
Ma i sentimenti sono irrazionali. Senza controllo. E io ti amavo.
Solo per questo lo feci. Per amore. E gelosia.
Per gelosia odiavo Severus, e coi miei scherzi speravo di ridicolizzarlo ai tuoi occhi.
Ma non funzionava. Tu te la prendevi con me, ma contro di lui non dicevi mai nulla. Lo difendevi, addirittura. E io dentro morivo.
Ero sicuro, ogni cosa buona su Severus era un passo in più verso di lui, e uno che ti allontanava da me.
Non mi accontentai di fare del male a chi non centrava nulla, ma ne feci addirittura a te.
Sapevo quanto essere un licantropo fosse problematico per te, sapevo quello che la società pensasse di quelli come te, sapevo quello che ti sarebbe potuto succedere se ti avessero scoperto.
Ma quel giorno non ci pensai.
Me ne dimenticai quanto ti vidi, per caso, in riva al lago con lui.
Per la prima volta stavate parlando davvero.
Niente d’importante, in realtà. Stavate solo discutendo di un progetto che avreste dovuto consegnare al professor Flitwick per fine mese.
Ma mi bastò a desiderare di vederlo morto. Per la prima volta la gelosia mi accecò davvero, e decisi di allontanarvi del tutto,per sempre. Mostrandogli qualcosa che la sua mente acuta e penetrante non avrebbe mai immaginato.
Il vero aspetto del suo nuovo amico.
Ero un idiota, e lo sono ancora. Gioì del suo odio nei tuoi confronti,nonostante sapessi quanto ti facesse male. E cercai anche di consolarti, di dirti che lui non meritava la tua amicizia, se non sapeva accettarti per quello che eri.
E non ti chiesi mai scusa.
Ma tu mi perdonasti lo stesso. E fu tutto come prima.
James, Peter, tu ed io. Soprattutto tu ed io.
E continuammo così, anche dopo la scuola.
Avrei dovuto dirti ciò che provavo, darti una spiegazione, ma non lo feci mai. E ancora non sai quanto tu sia stato importante per me. Quanto lo sei ancora.
Ma da me non saprai nulla. Io non ti merito. Né ti ho mai meritato. Ora lo so.
Avrei dovuto lasciarti a Severus anche se, forse, non sarebbe successo nulla fra voi. Ma almeno avresti avuto un amico migliore. Degno di te.
Per questo rimarrò qui, fino alla fine dei miei giorni, amandoti e pentendomi per ciò che feci nella mia vita.
Perdonami James per aver proposto una vipera travestita da amico come tuo custode.
Perdonami Lily per averti consegnata tra le braccia del nostro nemico.
Perdonami Harry per averti rovinato la vita.
Perdonami Remus per non aver mai pensato ai tuoi sentimenti.
Perdonami Severus per averti buttato tanto odio addosso
Perdonatemi, Tutti.
Perdonami James per aver proposto una vipera travestita da amico come tuo custode.
Perdonami Lily per averti consegnata tra le braccia del nostro nemico.
Perdonami Harry per averti rovinato la vita.
Perdonami Remus per non aver mai pensato ai tuoi sentimenti.
Perdonami Severus per averti buttato tanto odio addosso.
Perdonatemi, Tutti.
Perdonami…

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