Una sagoma dietro la pioggia. Chi era? Chi poteva essere?
C’era qualcosa di strano, qualcosa di familiare in tutto ciò. Forse era soltanto la sua immaginazione. Eppure quella persona, dietro la pioggia…

Appena svegliata, aveva sentito freddo ai piedi.
Aveva impiego qualche minuto, dopo essersi destata, per aprire gli occhi e a scoprire che qualcuno le aveva tolto le coperte durante la notte e le aveva appese alle finestre in modo che la luce del sole non penetrasse nella stanza, e non la svegliasse. Aveva di nuovo saltato delle lezioni importanti; chissà che ore erano…
Aveva ignorato la scritta “Ben svegliata, Stralunata!” impressa a caratteri magici iridescenti sulle coperte che fungevano come stendardo derisorio, ed era scesa per recarsi a lezione.

Il cielo non rifletteva affatto il candore della neve che aveva ricoperto il parco di Hogwarts. Tutt’altro: era plumbeo e nuvoloso, a tratti d’un grigio talmente scuro da apparire nero. Il sole non riusciva a sbiancare neanche un poco la distesa funerea del cielo invernale.
Il lago era ghiacciato e i ragazzi pattinavano.
Nevicava un po’.
I fiocchi candidi danzavano in cielo come stanchi, poi cadevano a terra. Non erano come la pioggia, che quando si scontrava come una superficie dello stesso suo materiale la spezzava, ne increspava la superficie. Quando la neve cadeva su altra neve e al suo tocco freddo rispondeva il freddo del tocco dei fiocchi caduti prima di lei, non era quasi possibile percepirne con lo sguardo l’infrangersi. Né tanto meno si udiva. Sembrava essere assorbita dalla morbida neve.
Tuttavia il punto dove lei si trovava non aveva niente a che vedere con quel candore.
La neve era in realtà sporca di fango, e perciò era marrone, sudicia, smottata dalle impronte che avevano lasciato il segno della suola delle scarpe che l’avevano calpestata disfacendone la morbida linea perfetta sulla collina.
L’erba ghiacciata giaceva come mummificata sotto lo strato di ghiaccio apparentemente dolce. Le piccole mani nude scavavano disperatamente nella neve fangosa, ingrata. Il sangue si era gelato nei vasi sanguigni, quasi. Il freddo pungeva sulla pelle come avrebbe punto un pugno di chiodi. Non c’era aria dei tristezza nei suoi occhi. Né di disperazione. Né di febbrile timore d’aver perso il suo prezioso oggetto.
Era calma e aveva gli occhi stralunati, leggermente sporgenti dalle orbite, nella sua espressione di eterna sorpresa.
Sagome umane sembravano dormire sotto la neve, anzi, erano cadaveri, perché non respiravano, era inverno e gli allegri studenti calpestavano il cadavere della terra morta per il freddo. Ecco i fianchi, la collina lì davanti, ecco le natiche. Sopra, le spalle di qualche gigante dalle forme sinuose accavallato sull’altro cadavere. La testa e i capelli fluenti.
Tutto sepolto dalla neve.
I tuoni rombavano. Presto avrebbe piovuto.
Non spazzare la neve; non voglio vedere quei cadaveri.

Un piccolo merlo stava sul ramo dell’albero spoglio. Le ramificazioni della pianta parevano quasi dita scheletriche profilate nella straordinaria profondità del cielo nuvoloso. Ricordava i giorni estivi che le mettevano uguale tristezza: il cielo azzurro era accecante, piatto, e aveva un colore tanto invadente da apparire finto. E le piante, le erbacce in giardino, i fili d’erba, soccombevano, prosciugati dal caldo secco, mentre i grossi alberi germogliavano e i loro frutti cadevano presto a terra dove marcivano e venivano divorati dagli insetti.
E tutto era sudato e tutto odorava di febbre e di devastazione, in estate. E la bara nera risplendeva tanto che toglieva la vista. Era lucida come un grosso scarabeo con la croce d’oro nel mezzo. La gente sudava negli abiti luttuosi. La gente? Poca gente.
Non si rendeva bene conto di cosa fosse successo. Forse non era successo niente, come le aveva detto sua madre. Però qualcosa le diceva che sua madre non avrebbe più pronunciato altre frasi?
Che cosa era successo, insomma? Luna contemplò la scatolina dove aveva rinchiuso il grosso insetto nero trovato per strada. Dei Maghi l’avevano stregato e ora le sue lunghissime antenne alle estremità risplendevano di globi iridescenti di luce, come candele magiche. Guardò di nuovo l’esiguo corteo funebre. Possibile che davvero…?

Luna alzò gli occhi al cielo. Il ramo striminzito dell’albero, sì, il ramo secco. E il volatile che pigolava infreddolito.
Ora, qui?
Le sembrava così strano…
L’uccellino pigolò un’ultima volta, dopodiché spalancò le ali e cercando di volare via cadde invece nella neve lercia di fango bagnato, mentre cadevano con lui i primi schizzi di pioggia. Luna fissava gli schizzi di pioggia con la stessa intensità con la quale aveva osservato l’uccellino cadere, e si sentiva triste dentro, aveva sognato un grosso insetto nero al centro del corteo funebre e tutto odorava di sudore e di lacrime roventi consumate in silenzio.
Corse a raccogliere l’uccellino morto. Prese un fil di ferro che aveva in tasca e lo fece passare con precisione attraverso i fori nel cranio dell’animaletto, che corrispondevano alle orecchie. Annodò il fil di ferro intorno all’elastico che le stringeva in vita la vecchia gonna lisa dell’uniforme e lasciò che il corpicino piumato pendesse come un portachiavi.
Ah, quanto significava per lei…! Era certa che tutti l’avrebbero capito.
Non era possibile che nessuno comprendesse la perfezione di quell’istante!
Stava iniziando a piovere troppo forte. Ormai era fradicia.
La pioggia, no. Non voglio che piova.
Portatemi via.

Col torpore era tornata la sagoma dietro la pioggia, che le faceva cenno con la mano di seguirla, di avvicinarsi. Poteva crederci. Sapeva che poteva crederci. Era semplicemente impossibile percepire qualche dubbio circa la realtà di quella figura… ma l’identità non le era altrettanto chiara.
L’uccellino si librava ora nel cielo e alla cintura di Luna aveva lasciato soltanto il corpo esangue e le piume arruffate incrostate di ghiaccio.

E la pioggia batteva sui vetri… La pioggia che scioglieva la neve. La spazzava via. Liberava il cammino. Luna non voleva aprire gli occhi; non voleva vedere il cadavere della natura apparire dissepolto lentamente da sotto l’abbraccio mortale ma senz’altro magnanimo della neve invernale.
D’estate la natura seccava.
D’inverno annegava nel freddo e lì cadeva morta.
D’autunno gli alberi perdevano le foglie che si decomponevano sul terreno fangoso dei boschi.
Ma, ah, la primavera… oh, quanto mancava mai alla primavera? Luna sarebbe impazzita se non fosse giunta la primavera. Sapeva che l’uccellino era volato in quei cieli dov’era sempre primavera. Avrebbe tanto voluto che lui potesse parlare e raccontarle com’era… com’era vivere lì e librarsi nel cielo caldo, vivo, ma uguale, mai piatto, il cielo bellissimo di aprile o di maggio.
Non seguiva la lezione mentre osservava la pioggia sul vetro. Doveva essersi nuovamente assopita. O forse aveva soltanto chiuso gli occhi per un istante e aveva avuto comunque modo di rivedere quella figura dietro la pioggia.
Era lì che sospirava rassegnata e si chiudeva in sé stessa come una vecchia perché nessuno poteva vederla, ed era triste.
Ma chi sei?, avrebbe voluto chiederle Luna; Voglio conoscerti!
Ma la figura continuava a guardarla con espressione eterea, e tutto d’un tratto spalancava gli occhi come terrorizzata, e le sembrava che le spuntassero i peli come a un cane, scappava con le orecchie basse, ricurva, e la coda fra le zampe, ma Luna la sentiva ancora sussurrare nel sonno, sentiva la sua voce infantile e spaventata soffiare fuori dal drappo nero fluttuante nell’aria ferma.


*


Tutto a un tratto.
Senza il tempo per pensare. Non ce n’era bisogno, no?

Luna si sente leggè, sa di stare ascendendo verso il Cielo… o forse è il Cielo che discende gentilmente su di lei che non può volare, che ha le ali spezzate e merita lo stesso il Paradiso? O forse no… forse la piccola Luna si sta immaginando tutto?
No, deve essere…
Forse…?
La luce bianca la avvolge, o forse non è nemmeno bianca, forse è soltanto la felicità del suo spirito che aveva un colore del genere. E lei adesso è felice, vede tutto sotto la luce della sua felicità. Tutto poi si fa rosato e i contorni svaniscono e vengono sostituiti da una pioggia di petali di tutti i colori pastello che lei conosca.
Poi tante voci le ridono intorno, ma non sono risate beffarde, oh no!, sono risate carine e affabili, che la fanno sentire bene, e anche un po’ più amata, forse…
È tutto semplice, d’un tratto, semplice e puro come la fede più naturale del più naturale degli uomini. È apparso tutto così com’è. Sì, è bello! Sì, sì, bellissimo!
E lo scarabeo nero è sparito. Non c’è più un corteo funebre ma tante persone tutte vestite di felicità che le vengono incontro e un grande frullio di grandi ali di tonalità abbaglianti del rosa.
Ma dov’è la figura dietro la pioggia?
Dov’è la mamma? Dev’essere qui, lo so, è qui!
No, Luna, amore mio, sii felice, sorridi e non guardarti intorno, tesoro splendente… la mamma l’hai lasciata lontana, dimentica la mamma…
No, no, abbiamo lasciato la mamma!
Ma il globo di felicità si allontana dalla Terra degli uomini e sale verso il Paradiso. La figura dietro la pioggia… la mamma! Tu non eri morta, mamma! Eri lì, eri sempre stata lì!

Luna, l’avevi pur sentita sussurrare, insieme agli altri dietro il velo!








MANGIAMORTE ATTACCANO LA SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS.
Nessun sopravvissuto, il mondo magico nel caos, nessuna direttiva dal Ministero.

La prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria è stata attaccata da una squadra di Mangiamorte che l’hanno bruciata e non hanno lasciato un solo superstite, fatta eccezione per il professor Albus Silente, del quale però non si è trovata traccia. Il mondo magico è nel caos. Si parla di mancanza di “polso” da parte del Ministero della Magia e di scarsa preparazione del personale scolastico. Sono stati rinvenuti soltanto cadaveri di Maghi e Streghe purosangue; gli altri sono scomparsi, e le autorità li stanno ancora cercando.
“Non contiamo di ritrovarli,” confessa costernato il capo degli Auror, “Se i Mangiamorte hanno deciso di farli sparire, è probabile che li abbiano bruciati, seppelliti o fatti a pezzi.”
Di nessun conforto sono queste parole per le famiglie. Ora che perfino il Ragazzo-che-era-Sopravvissuto, Harry Potter, è stato ucciso, esistono ancora speranze di fermare Voldemort?

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