Note alla storia

Dio, ma quanto è ingiusto il mondo
Ama il tuo bel cavaliere, tu sei liscia come un’onda e io sponda di miserie.
Con la mia bruttezza insulto, la bellezza tua insolente;
La natura sbagliò tutto, mi ha fatto male, mi ha dimenticato
[..] Ma anche a noi, stracci della terra, la vita piacerebbe bella.
{ Notre dame de paris – R. Cocciante }

Ogni volta che si guardava allo specchio, Severus si accorgeva di un nuovo difetto: i capelli troppo lisci e perennemente unti nonostante i frequenti lavaggi, il naso pronunciato e fin troppo aquilino, le mani scheletriche quasi femminili, un fisico gracilino quanto quello di un asticello, la pelle biancastra da malaticcio, gli occhi stretti, i denti sporgenti, le rughe d’espressione.

La sicurezza in se stesso vacillava insistentemente ogni volta che si rifletteva in una qualsiasi superficie o che metteva un piede fuori dal suo guscio; restava fermo, quasi immobile, come una presenza impercettibile ad osservare dal suo piccolo e mostruoso buio il mondo passargli attraverso, e si ricordava di essere vivo solo quando, invece, si incrociava negli occhi di Lily.
Lily era bella: non vi era parola più banale e veritiera che “bella” per descriverla, ma era semplicemente così, era bella , anzi, la più bella . Era dolce, sorridente, vitale, allegra e si portava addosso quel paio di ragguardevoli occhioni verdi ad illuminargli il mondo. Trascorreva spesso del tempo ad osservarla in lontananza, ben nascosto, lei rideva con le sue amiche e correva spensierata sui verdi prati della scuola nelle ore di buca, era così bella anche quando parlottava con Potter. Quel maledetto James Potter.
  James era diametralmente il suo opposto: i capelli scompigliati gli donavano un’aria cool , il suo carisma era tale da attirare l’attenzione di chiunque e così mascherava sia la sua arroganza che la sua insubordinazione, aveva dei denti perfetti che mostrava sempre in quel sorriso ricco di charme, era alto e molto più muscoloso ed era affascinante. James era il sole brillante, mentre Severus era l’oscurità spaventosa: non c’era da meravigliarsi se tutti adulavano il Grifondoro e fossero, invece, spaventati dal Serpeverde. Tutti, tranne Lily: era l’unica a difenderlo sempre, a spada tratta si schierava contro quel prepotente quando lo faceva vittima di qualche brutto tiro e gli sorrideva rassicurante per confortarlo; era l’unica a non avere paura di lui e quel sorriso innocente, solo quello, bastava a farlo sentire meno difettoso. Merlino, quanto era stato crudele il destino. Tutte le cose belle si trovavano in James e le brutte in Severus, che invece era pronto a donare alla ragazza qualsiasi cosa senza indugi e senza remore, eppure sembrava non riuscire a strapparle un briciolo d’amore, mentre James, senza quel sentimento a gonfiargli l’anima, trovava nella ragazza la dolcezza più immediata e spontaea.
  Severus non era nessuno, era solo una battigia di bieca autocommiserazione e inadeguatezza, mentre James era tutto, un cavaliere senza macchia e paura, di bell’aspetto e coraggioso. Quanto era brutto il mondo, che non era stato in grado di connettere i loro cuori. Del resto, a pensarci, quanto l’avrebbe fatta sfigurare stando al suo fianco, lui così brutto e lei così bella? Non l’avrebbe mai amato, mai, e il cuore ruggiva colmo di collera e malinconia.
  “Vediamoci in biblioteca questa sera, alle undici e mezzo. Ti aspetto nella sezione di Erbologia. - Lily” Severus non poteva credere ai propri occhi quando quella mattina si vide recapitare quel bigliettino, tant’è che se li stropicciò più volte, incredulo: aveva un appuntamento con Lily!
Uno dei ricordi più belli che Severus avesse di Lily risaliva ai giorni antecedenti al loro arrivo ad Hogwarts: erano ancora piccoli e ingenui, e si godevano una brezza estiva mentre cercavano di fare pratica con la magia in attesa del loro primo anno ad Hogwarts. Conservava quel ricordo come se fosse la cosa più preziosa al mondo e, mentre percorreva le ampie scalinate della scuola facendo attenzione a non farsi beccare, ripensava proprio alla purezza e alla freschezza di quel ricordo. Per l’occasione, aveva trasfigurato una piuma in un giglio arancione, lo aveva decorato con un nastrino di raso verde smeraldo e lo custodiva gelosamente mentre saliva le scale per raggiungere la biblioteca. Era così emozionato di poter vedere la ragazza da sola che quasi gli tremavano le gambe, neanche quell’assurda fattura gambemolli di cui era spesso vittima lo faceva sentire così tremolante, era vivamente incredulo: forse Lily si stava rendendo conto per davvero che lui era migliore di James, forse la ragazza aveva capito la veridicità di quei sentimenti, forse gli aveva chiesto di incontrarsi perché preferiva lui, anche se non era così piacevole ed estroverso quanto l’altro.
  Severus oltrepassò i corridoi di una biblioteca completamente deserta a quell’ora e andò a passo spedito verso la sezione di Erbologia, ma rallentò a pochi passi prima di raggiungere la meta per darsi un contegno, per non far captare che lui proprio non vedeva l’ora di passare del tempo con la sua amica. C’era un’unica complicazione: non c’era nessuno. Controllò l’orario e scoprì che era stato puntuale come un orologio svizzero, e la sezione era quella giusta, Severus lo sapeva, aveva riletto quel biglietto più volte per sincerarsi che non fosse stata solo un’illusione, per essere sicuro di non aver preso una svista. Era vero, il biglietto esisteva e lui aveva sul serio un appuntamento con Lily, alle 23:30 in biblioteca. Deglutì teso, impacciato, e si accomodò su una delle sedie lì presenti, dopo aver poggiato con delicatezza il giglio sul tavolo occupato parzialmente da un libro; distrattamente, si ritrovò a leggere un passo da quel volume lasciato aperto da uno studente distratto: parlava delle proprietà dell’artemisia, e dell’utilizzo della stessa sia nelle pozioni mediche che negli infusi gastronomici, argomento che gli era molto a cuore vista l’ambizione carrieristica che aveva.

«Severus?» «Lily?»
  La voce del mago sembrò essere sorpresa: Lily era davvero brava con gli incantesimi, di questo ne era sicuro, eppure non riusciva a vederla lì di fronte, pur potendo ascoltare la sua voce. Era come un richiamo musicale, la voce più dolce che avesse mai ascoltato e sarebbe stato felice di poterla ascoltare per sempre.
  «Dove sei?» «Io… Sono qui dietro, Severus, ma promettimi di non oltrepassare la libreria.»
  Il Serpeverde si alzò dalla sedia e si guardò intorno, fece qualche passo verso la scansia e rimase fermo con la mano allungata a mezz’aria; Perché non poteva raggiungerla? Perché non poteva sedersi accanto a lei? Perché non poteva tornare indietro nel tempo, e stendersi accanto a lei sull’erba fresca? Perché doveva aspettare lì a due passi da lei?
  «Lily, io…» «Promettimelo, Sev!» «…va bene» riuscì a dire in tono sconfitto, e poggiò una mano su uno dei volumi lì presenti, in una vana consolazione, immaginando di poter sfiorare la sua pelle soffice, di poter passare le dita tra quei capelli così lucenti, di poter guardare il suo sorriso dolce; ma doveva accontentarsi. Era già tanto grato che Lily gli avesse dato un appuntamento. «Come mai mi hai fatto venire qui?» chiese, scivolando con la schiena lungo la libreria fino a sedersi a terra; immaginava che Lily fosse seduta proprio in quel punto ma dal lato opposto, che fosse nella sua stessa posizione, in una specie di specchio, che non volesse nient'altro che lui in quel momento, così era come star seduti spalla contro spalla. «Sono preoccupata, Sev, ho paura di non superare i G.U.F.O.!» «Non scherzare, Lily! Sei bravissima!» «…e ho litigato con James!» «James è un vero maiale» commentò vagamente il ragazzo, stringendosi nelle spalle; per un unico momento la rivide in un frame di quella mattina, in un istante in cui lei sorrideva a quel pomposo Grifondoro con quell’aria dolce e quello sguardo perso che invece non gli aveva mai rivolto. «Non dire così, non lo conosci bene. E’ solo che mi ha fatta arrabbiare!» «Cos’ha fatto?» «Ha quasi dato fuoco alla pergamena con i miei compiti e mi ha fatto fare una figura terribile con il professor Lumacorno!» «Sono sicuro che il professor Lumacorno abbia molta stima di te, Lily, non baderà a quello che ha fatto Potter. Di qualsiasi cosa si tratti, tu… Sei più brava.»
Il tono di voce di Severus era rassicurante, quasi flemmatico, ma stranamente sicuro di sè. Trascorsero circa un paio d’ore a parlare della loro giornata, e Severus quasi emise un riso quando lei fece una battuta sul naso del professor Silente. Era passata la mezzanotte da un bel po’, quando Severus sentì la ragazza sbadigliare.
  «Forse dovremmo andare a dormire, Lily, o domani mattina non riuscirai neanche a tenere gli occhi aperti!» «Credo tu abbia ragione, Sev»
  Ci fu un attimo di silenzio, rotto dai passi che il ragazzo fece alzandosi per rimettersi in posizione eretta; diede uno sguardo a quel fiore che le aveva portato e sospirò, perché non avrebbe potuto vedere il suo sorriso schiudersi per quel gesto, qualora ne fosse stata felice. «Buonanotte, Lily» proruppe il ragazzo, spezzando quel muro di silenzio, in maniera addirittura cavalleresca; aveva capito che lei non voleva farsi guardare e probabilmente nemmeno voleva vederlo, per questo era il caso di uscire per primo, per dare all’altra libertà di movimento. Un altro gesto che sarebbe passato inosservato.
  «Severus» «Sì?» «Vediamoci anche domani.»
 

I giorni passavano veloci, troppo, e Severus non riusciva più a capirci molto; il suo ingegno era sempre stato arguto, eppure, vedeva Lily correre e la sua gonna svolazzare ad ogni passo, la guardava ridere e ballare con James, giocava con i suoi amici disgustosamente grifondoro , tutti impettiti e vanitosi, ignorandolo completamente di giorno, per poi ricordarsi della sua esistenza solo di notte, tra i vecchi volumi polverosi della biblioteca. Era così che doveva sentirsi quando si era vittima di un confundus, coscienti di ciò che accade ma altrettanto consapevole di star vivendo qualcosa di irreale, eppure continuare a farlo.
  Di notte Lily era la sua migliore amica, gli riservava la dolcezza tipica della loro infanzia; non poteva guardarla in volto ma con un po' di fantasia poteva ammirare le sue gote arrossarsi, e le sue dita intrecciarsi e scorticarsi le pellicine intorno alle unghie delle mani; ascoltava la sua voce tiepida raccontargli delle sue giornate, o ricordare il tempo trascorso insieme; a dividerli c'era una libreria eppure poteva annusare il profumo del suo shampoo alle bacche rosse. Di giorno, invece, Lily era sfuggente come un ashwinder, lo salutava a stento e gli rivolgeva sguardi quasi gelidi mentre si allontanava con i suoi nuovi amici; il tono era frettoloso, e scappava alla prima occasione. Perchè lo trattava così? Non riusciva a spiegarselo. Severus non aveva avuto molte esperienze in merito, ma era sicuro che Lily fosse l’amore della sua vita, per lei avrebbe sacrificato la sua stessa esistenza e non poteva sopportare quel trattamento tanto superficiale, non dopo tutti i segreti che si erano confidati; il giovane serpeverde strinse tra le mani il pestino del suo fedele mortaio e con forza pestò il mix di erbe per triturare il suo ingrediente base per le pozioni. Almeno quelle avevano sempre una logica, quelle avevano delle istruzioni.
 

Severus aveva avuto modo di pensare a Lily in quei giorni; non che fosse una cosa che accadeva di rado, infatti il Serpeverde pensava spesso a quel sorriso dolce e caldo, ma in quei giorni aveva riflettuto sul fatto che fosse giunta ora di dichiarare i propri sentimenti per la ragazza. Non ne aveva mai avuto il coraggio, perchè non era un impavido e impulsivo Grifondoro, ma tutto quel tempo passato a chiacchierare in biblioteca lo aveva pian piano convinto che parlarle con chiarezza era una scelta giusta.
Si sistemò la camicia immacolata e raddrizzò il nodo della cravatta, recuperò l'ennesimo giglio arancione e uscì dalla Sala Comune con il cuore in gola. Chissà se e quali le parole gli sarebbero uscite dalla bocca; cercò di deglutire ma la gola gli si strinse e più saliva i gradini, più avvertiva un grosso peso sullo stomaco impedirgli di respirare. Qualche ragazza lo scrutò di sfuggita e qualcuno rideva a quell'immagine tanto ridicola, come se bastasse un nodo alla cravatta, o un fiore, o l'aver pettinato i capelli a mascherare cotanta bruttezza. Severus ingoiò tutte le angosce, le preoccupazioni e le risa trattenute dalle persone che incrociava lungo il tragitto e si avviò verso il posto in cui sapeva di poter incontrare la ragazza.
Lily era davvero sfinita dalla lezione di Trasfigurazione. Il professor Silente aveva parlato per ore senza mai fermarsi, e le era costata non poca fatica far riapparire un oggetto con un incantesimoevanescente: nonostante fosse una delle streghe più brillanti del proprio corso, era difficile per una Nata Babbana utilizzare la magia per tanto tempo senza accusare un po’ di spossatezza. Trattenne uno sbadiglio nell’uscire dall’aula, quando James la spintonò con una spallata.
«..sei un buzzurro, Potter!» «Evans, su, è stato un incidente… Però magari mi faccio perdonare offrendoti un succo di zucca fresco, ti va? Ti vedo un po’ stanca!» «No, grazie!» «Andiamo, Evans, era solo uno spintone!» «Perchè sei un prepotente, Potter, tu non fai altro che prendere in giro chiunque, e io non voglio bere con te il succo di zucca.» «Magari lo correggevo con una pozione corroborante e diventavi brava come me!»
  La ragazza roteò gli occhi seccata; James era senza dubbio uno studente brillante e anche un abile giocatore di Quidditch, ma aveva un comportamento borioso e arrogante, si vantava ad ogni occasione del suo talento con la scopa umiliando molti suoi compagni di scuola, tanto per mostrare agli altri la superiorità delle sue capacità. Questo senza considerare che una delle sue vittime preferite era il povero Severus, suo amico d’infanzia, che ultimamente sembrava non star passando proprio un bel periodo. Certo, Severus non era un santo: quella sua passione per le pozioni e le Arti Oscure, la sua appartenenza alla casata dei Serpeverde e il suo odio verso le altre forme di esseri viventi, lasciavano trasparire una certa malignità dal suo carattere ma Lily gli voleva bene e per questo, quando lo vide attraversare il corridoio del terzo piano, non esitò a corrergli incontro sorridente sotto lo sguardo geloso di James e quello annoiato di Sirius.
  «Hey Severus!» la ragazza gli si avvicinò allegra, contenta di rivederlo. «Lily» si limitò a dire, in un fugace cenno di saluto. Portò le mani dietro la schiena, come a voler nascondere il fiore che stava portando, e si morse un labbro dall'interno. «Come stai? E’ da un sacco di tempo che non ti vedo!» Lily rincarò la dose di gentilezza: sapeva che per smussare gli angoli di quel carattere spigoloso bisognava essere carini e pazienti, e, fortunatamente, la ragazza aveva un cuore grande e buono. «Ma se ci siamo visti ieri sera.» obiettò lui, sollevando un sopracciglio: ecco qui, di nuovo lo ignorava, come tutti i giorni. «Ieri sera?» «...in biblioteca!» «...in biblioteca?» «La smetti di ripetere tutto quello che dico?» «Ma non sono mai andata di sera in biblioteca!»
  Severus avvertì pian piano la confusione e la frustrazione farsi largo dentro di sé. Non dargli attenzione durante la giornata era comprensibile, ci aveva anche fatto l'abitudine, ma negare addirittura di essersi visti in biblioteca era un oltraggio, era troppo pure per lui. Il Serpeverde era abituato a non essere considerato e se riusciva a non dare peso alla banale popolarità, alla vanità, allo stupido conformismo, all’essere brutto e scorbutico, ma aveva pur sempre una dignità e quella nessuno era autorizzato a portargliela via, neanche Lily. D'istinto, cosa che non aveva mai usato, portò le mani a frugarsi nelle tasche e vi estrasse il primo biglietto che la ragazza gli aveva scritto; glielo porse con estrema lentezza e lei lo afferrò e lo lesse ad alta voce, assumendo man mano un tono sempre più scettico e interrogativo.
«Ma questo... Non l'ho scritto io!»
Fu solo in quel momento che Severus si concentrò su quello che di reale lo stava circondando: il profumo di Lily, Emily del terzo anno, Pix il poltergeist, un gruppetto di tassorosso del primo anno e poi... Sirius Black e James Potter. James Potter che rideva insieme al suo migliore amico.
  «Severus...» lo chiamò la ragazza «non so che dire, io... Deve esserci stato un equivoco, ma io non ho mai scritto questo biglietto.» «E allora con chi ho parlato tutto quel tempo? A chi ho regalato uno stupido giglio arancione?» chiese, mostrandole il fiore che anche quella mattina aveva portato con sè per regalarglielo e per dimostrarle che lui era ancora buono. La ragazza restò a bocca aperta guardando quel giglio e si sentì spaesata, confusa, senza parole.
«Chiunque fosse, non ero io... Mi dispiace...»
Severus non riusciva a capire quello che gli stava capitando, qualcosa di sgradevole si fece spazio all'interno del suo stomaco e sembrava voler vomitare e tornare nel suo antro oscuro, il suo porto sicuro, perchè in quel momento si sentiva alla deriva, in balia dell’angoscia e della disperazione.
  «Perchè non lo ammetti?» rispose il Serpeverde, adirato «Puoi dirlo che eri tu, che ora vuoi soltanto negarlo perchè siamo davanti a troppe persone e io non sono uno stupido grifondoro!» «Sei una stupida serpe, infatti!» intervenne prontamente Sirius, che insieme al suo fedele compare si era avvicinato ai due. «Sirius?» la ragazza, paradossalmente, sembrava essere ancora più spaesata. «Davvero credevi che Lily potesse scriverti?» chiese James, ridendo a crepapelle. Severus gli lanciò uno sguardo gelido, sperando di poter congelare quella sua linguaccia indisponente e di metterlo a tacere una buona volta. «E voi cosa fate qui?» domandò la ragazza, con un tono quasi esasperato visto che non sembrava capirci molto di quanto stava accadendo. «Volevamo fare uno scherzo a questo... Scherzo della natura! » rise James, seguito dal suo socio e da qualche studente nei paraggi. «Uno scherzo?»
  Uno scherzo? Severus indietreggiò, tremolante: non era da lui cedere alla rabbia, piuttosto se la sarebbe inglobata e l'avrebbe resa parte di sè, ma non poteva mettere Lily in una situazione di disagio, non più di quanto non lo fosse già finita inconsapevolmente. Era stato uno scherzo targato Potter Black, in fondo, solo un qualcosa alla quale doveva essere abituato, ordinaria amministrazione, eppure... Il suo cuore reagiva di collera come un lupo mannaro ululava alla luna piena e gli chiedeva di andarsene, di recuperare quello che restava della propria integrità morale e ritrarsi nella sala comune fino all’indomani.
«Non ti sei accorta che questo coso ti sbava dietro?» «Smettila, James!» «Andiamo, è così palese: questo coso dal naso lungo, questa palla al piede, non ha fatto altro che lamentarsi, ricordare i tempi andati, sembrava mia nonna!» «Più la mia, in realtà» aggiunse Sirius, ridendo.
  I ragazzi parlavano, le loro parole sembravano suonare sempre più ovattate alle orecchie del Serpeverde. Non era stato altro che uno scherzo , uno dei tanti di cui era vittima e di cui era carnefice, un semplice gioco adolescenziale, un qualcosa di tanto comune che si dava sempre per scontato ci fosse; tutti ridono, tutti giocano, tutti si fanno gli scherzi, eppure… Quello era oltre ogni previsione , non un semplice scherzo. Non l’avevano preso in giro, o messo a testa in giù, non lo avevano deriso davanti a tutte le persone, non gli avevano fatto notare del grosso naso di fronte a tutte le ragazze della scuola. Quella volta avevano giocato con i suoi sentimenti; evidentemente con un incantesimo o con qualche pozione avevano emulato la voce di Lily, con una scusa o sotto un qualche mantello del cavolo si erano nascosti e si erano presi gioco non di lui, ma dei suoi sentimenti, del suo cuore; avevano fatto come loro punto forte il suo punto debole, usando proprio quello che aveva nascosto, non perchè se ne vergognasse, bensì perchè il sorriso della ragazza era l’unico motivo che aveva per vivere e voleva proteggerne l’integra bellezza all’interno dei propri ricordi.
  Loro, invece, con una superficialità e una noncuranza tale da far invidia alla più subdola delle belve, se ne erano impossessati e lo avevano umiliato proprio di fronte a Lily. Senza nemmeno contare le volte in cui sicuramente ne avevano riso alle spalle nei loro dormitori. «Siete dei vigliacchi» li insultò, come se quella parola potesse essere forte, ed effettivamente per un nobile grifondoro essere definito “vigliacco” voleva dire essere finito sul fondo della bottiglia di idromele «Siete così vili, e deboli, che soltanto prendermi per i fondelli vi fa sentire forti, e cool… Siete solo vuoti, avete bisogno di tirare scherzi per sentire che valete qualcosa. In realtà non valete niente. Per tutti questi anni mi avete fatto svolgere la funzione di specchio, come se il fatto che fossi brutto, o dal naso pronunciato, avesse la proprietà di riflettere la vostra figura a grandezza doppia, ma in realtà… Siete più piccoli di un asticello.» riuscì a finire la frase con un tono di voce fermo sorprendendo anche se stesso, ma se ne andò via prima di dar loro modo di rispondere, prima di essere deriso nuovamente, prima che qualsiasi altra parola potesse uscire dalle loro labbra bruciasse quel che rimaneva della sua dignità.
 

Ogni volta che si guardava allo specchio, Severus si accorgeva di un nuovo difetto: i capelli troppo lisci e perennemente unti nonostante i frequenti lavaggi, il naso pronunciato e fin troppo aquilino, le mani scheletriche quasi femminili, un fisico gracilino quanto quello di un asticello, la pelle biancastra da malaticcio, gli occhi stretti, i denti sporgenti, le rughe d’espressione. Merlino, quanto era stato crudele il destino. Quella mattina Lily correva sui prati innevati e si ritrovò tra le braccia di James, lei era bella come un arcobaleno dopo la tempesta e lui era brutto, come quel kraken nel lago nero. Cosa fosse quel peso allo stomaco, quella sensazione deleteria di non essere corrisposto, compreso, accettato si faceva sempre più largo dentro di sè, voleva solo sparissero tutti. Tutti, ma non Lily. Lui la amava, nonostante la consapevolezza che lei non le avrebbe mai sorriso in quel modo; l’amava e l’avrebbe amata, sempre.

Note di fine capitolo

Storia scritta per il contest “Raccontami una fiaba” , pacchetto “Il gobbo di Notre Dame”. Mi sono ispirata al musical "Notre dame de Paris", per il quale ho una fissa veramente pazzesca (l’ho anche visto al teatro, una sensazione unica!) e trovo che Severus e Lily abbiano molto in comune con Esmeralda e Quasimodo, quindi mi sono divertita molto nella stesura di questa storia. 
Piton sarebbe Quasimodo, Lily invece Esmeralda e James il caro Febo.  Che dire.. Spero vi piaccia ♥

Posta una recensione

Devi fare il login (registrati) per recensire.