Note alla storia
Cosa succede quando due fanwriter molto puntigliose si incontrano con la voglia di non prendersi assolutamente sul serio? Cosa succede quando una delle due, in questo caso io, parte per la tangente esprimendo il fastidio che prova nei confronti di una ship in particolare ed inizia a stilare manifesti di protesta e rivoluzione?
Quattro battute senza senso fatte solo per ridere e l'altra, nonostante sia una sostenitrice di tale ship, la segue a ruota in questo baratro di perdizione.
Questa storia nasce senza pretese, scritta per farsi quattro risate e con la speranza che anche voi lettori possiate trovarla divertente.
ATTENZIONE:
Questa storia contiene una discreta quantità di comunissime parolacce.
Niente di speciale, comunque.
Note al capitolo
Scritta a quattro mani da me e da Madame_Padfoot
Questa storia non va assolutamente presa con serietà, avevamo voglia di divertirci esplorando l'assurdo ed è nata, praticamente da sola! Spero possiate trovarla divertente quanto lo è stato per noi scriverla, buona lettura!
Monogrammi e fazzoletti di cotone
I lunghi corridoi di marmo scuro del Ministero della Magia, così austeri e ordinati, parvero un infinito, enorme ed intricato labirinto agli occhi dell’uomo che, pur conoscendo quel luogo ormai come le sue tasche, quella mattina vi si muoveva all'interno impaziente e disorientato.
Draco Malfoy percorse a grandi passi la distanza, ormai breve, che lo separava dalla sua meta.
Aprì bruscamente la porta di un ufficio e vi si fiondò all'interno. Giunto al centro della stanza, sbatté il pugno della mano destra, con estrema rabbia, sul piano in mogano di una pregiata scrivania, lasciandovi sopra un oggetto: sembrava un semplice fazzoletto di cotone, color panna, su di un angolo del quale si potevano scorgere le lettere “H.P.”, ricamate con un dozzinale filo bordeaux.
Il giovane uomo biondo lanciò, quindi, uno sguardo raggelante e colmo d'odio verso colui che stava al di là della scrivania.
Se uno sguardo potesse uccidere, quello lo avrebbe fatto di sicuro.
Cominciò a parlare, rabbioso ma misurato: «Questa come hai intenzione di spiegarmela, Potter? Dimmi cosa diavolo è questo coso! Spero vivamente che tu sia in grado di darmi una valida ed esaustiva risposta…»
Dall'altro lato un Harry Potter completamente scioccato, confuso e preso alla sprovvista, ma soprattutto parecchio confuso, osservò con attenzione l'oggetto e lo riconobbe come proprio. «Pare che sia un fazzoletto di cotone, Malfoy; credevo sapessi di cosa si tratta: non è certo alta tecnologia babbana! E ti dirò di più: è anche mio! Se adesso avessi voglia di spiegarmi come sia finito in tuo possesso, sarebbe anche una cosa carina da parte tua...»
L'altro sgranò gli occhi e rispose in tono leggermente più alterato di prima «Mi prendi per il culo Potter? Stai seriamente scherzando col fuoco: continua e ti ammazzo qua dentro! Non sei nella posizione di poter scherzare… Dal momento che questo fottutissimo fazzoletto di cotone l'ho trovato sul fottutissimo pavimento della mia fottutissima camera da letto. Adesso confessa, brutto stronzo! Cosa cazzo sei venuto a fare a casa mia? Nella mia stanza da letto? Eh? Ti sbatti mia moglie, Potter?» disse avvicinandosi pericolosamente all’altro, che indietreggiava intimorito e preoccupato, nel tentativo di allontanarsi dalle mani del biondo pericolosamente vicine al suo collo.
«Ma-Malfoy! Ce-ce-cerca di… Calmarti. Sono sicurissimo… Che c'è una spi-spiegazione… Lo-logica p-per tutto questo. Ti giuro che non sono mai entrato in casa tua, men che meno nella tua… Camera da letto, te lo giuro!»
«Me lo giuri? Stai continuando a prendermi per il culo, Potter? Su cosa me lo giuri? Sulla tua defunta mammina? Io ti spacco il culo, Potter! Quanto è vero Salazar, io ti ammazzo, a costo di marcire ad Azkaban per il resto dei miei giorni!»
«Malfoy! Ma come te lo devo dire? Ti giuro che non sono mai entrato in casa tua! Non mi ricordo nemmeno che faccia abbia tua moglie. Forse non ci ho nemmeno mai parlato! Ti giuro che stai prendendo un granchio! Ti giuro… Ti giuro su… » Potter parlava in maniera frenetica e con molta agitazione in corpo, prese un respiro profondo e poi continuò «… su Ginny!»
Malfoy lo guardò, parecchio dubbioso: «Potter, io ti spacco la faccia! Ti starai rendendo conto da solo che il tuo giurare sulla tua mogliettina adorata non giustifica minimamente la presenza di quel coso in casa mia, vero?» disse, indicando il fazzoletto di cotone, che era rimasto sul piano della scrivania di Harry.
Quest'ultimo guardò Draco, pensieroso, prese in mano il fazzoletto e cominciò ad esaminarlo attentamente; si rivolse di nuovo a Malfoy, ma questa volta il suo sguardo era sconvolto, sussurrò flebilmente: «Ginny…»
«Che cazzo stai dicendo, Potter? Ti sei incantato? Cosa cazzo c'entra, adesso, tua moglie?»
«Zitto Malfoy, devi stare zitto! Non capisci un cazzo, imbecille! Questo cazzo di fazzoletto, lo avevo dato io a Ginny! Lo porta sempre con sé!» il Salvatore del Mondo Magico cedette all'isteria.
«Oh, andiamo Potter, ti stai arrampicando sugli specchi! Questa è la scusa più stupida che potessi inventarti, cosa sarebbe dovuta venire a fare tua moglie a casa mia, nella camera da letto mia e di mia mo-» i due uomini si guardarono, entrambi molto turbati, e deglutirono contemporaneamente in maniera molto rumorosa.
Dopo una lunga pausa, Harry prese la parola: «Stai pensando anche tu quello che sto pensando io, Malfoy?»
«Ma... Ma non può essere! Insomma! Mia moglie... Tua moglie... Ma, no! No, non è possibile!» blaterò il biondo.
«Malfoy, io sono sicurissimo di non aver mai avuto niente a che fare con tua moglie, sono anche assolutamente certo che questo sia il fazzoletto che io ho dato a Ginny, quindi, a meno che mia moglie non sia entrata in quella stanza con te...»
«Ma sei pazzo? Credi veramente che potrei mai farmela con la Weasley? Ma che schifo!» l'espressione sulla faccia di Malfoy era eloquente.
«Ehi! Modera i termini! È di mia moglie che stai parlando! In ogni caso, questa tua reazione sincera e spontanea mi rincuora. Dall’altro lato, però, non ci lascia altre alternative. Mia moglie è stata lì, questo è certo, probabilmente con tua moglie...»
«E con chi sennò? Con me non di certo! Quindi tu credi che veramente... Loro? Beh, è la cosa più logica sicuramente, ma io... No! Mi rifiuto di crederci, Potter! Ritengo assolutamente improbabile che mia moglie e tua moglie… Insomma... Hai capito no? Perché Astoria avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Abbiamo un'ottima intesa, tra di noi va tutto bene, non le ho mai fatto mancare niente, non so se mi spiego... Potter? Potter! Dimmi qualcosa, maledizione!»
Dopo un'altra lunga pausa ed una serie di respiri profondi Potter trovò la forza di parlare:
«Do-dobbiamo sapere, Malfoy. Ne dobbiamo essere assolutamente certi! E grazie, ci tenevo proprio tanto a conoscere i particolari della tua vita amorosa… »
Draco guardò l'uomo di fronte a lui per un lungo e interminabile istante, cercando di capire il da farsi: sicuramente Potter aveva ragione, ma... Quale umiliazione sarebbe stata per lui? Ma soprattutto quale sofferenza. La sua Astoria, a letto con... Con... No, non voleva neppure pensarci. Pervaso da un senso di nausea, riportò lo sguardo sul moro.
«E sia, Potter. Prenditi un permesso. Ci andremo ora».
«Ora?» domandò l'altro, un po' incerto.
«Si, ora, stupido Grifondoro. I ragazzi sono a Hogwarts e noi dovremmo essere a lavoro. Astoria potrebbe essere a casa. La mattina non sempre va in redazione».
«Ginny dovrebbe essere ancora agli allenamenti… »
«Lo scopriremo! – rispose Draco, poi guardando il moro con disappunto aggiunse – Scommetto che non ricordi dove sia il Malfoy Manor?»
Harry scosse il capo in segno di diniego; Draco sbuffò, gli mise una mano sulla spalla e, con un'espressione di puro fastidio, si smaterializzò con lui davanti al portone della sua magione.
Entrarono e, il più silenziosamente possibile, salirono l'immensa scalinata, diretti alla camera da letto padronale, dalla quale sentirono provenire distintamente delle risatine. Risatine femminili. Draco, rosso in viso, si bloccò ma venne incoraggiato da Potter, alle sue spalle: «Avanti, apri!» gli sussurrò.
Malfoy spalancò la porta e vide la moglie, con indosso solo un elegante e lussuoso completo di lingerie verde smeraldo, che dannazione, le aveva regalato lui, intenta a sculacciare una divertita Ginny Weasley, anche lei solo in intimo, nero.
Astoria si bloccò, vedendo suo marito e Harry Potter che le guardavano scioccati sul ciglio della porta.
«Draco! C-che ci f-fai qui? – disse Astoria, balbettando – Oh, amore, n-non è come sembra...».
Astoria non balbettava. Mai.
Anche Ginny guardò verso l'uscio e riconoscendo il marito gridò «Harry!» atterrita e imbarazzata allo stesso tempo.
Harry guardava sbigottito le due donne, rosse in viso, bloccate ancora l'una sull'altra. Non aveva mai visto Ginny così... Così intraprendente, così sensuale: se non fosse stato per il fatto di averla trovata in quella posizione, sulle ginocchia della moglie di Malfoy, avrebbe potuto trovare la situazione persino eccitante.
Dal canto suo Draco si era appoggiato al muro, lo sguardo perso, una mano sul cuore e l'altra tra i capelli.
Ginny si alzò dalle gambe di Astoria e, imbarazzata come non mai, cominciò a fissare il pavimento; anche Astoria si alzò dal letto, ma anziché andare dal marito, che stava per avere un attacco di cuore, si avvicinò a Ginny, sussurrandole: «Tutto bene, tesoro?»
«Tesoro? – urlò Draco, pallido in volto – TESORO? Astoria, merito una spiegazione! Meritiamo una spiegazione! Sia io che Potter… Per quanto poco me ne importi di lui. Voi due avete… Siete… Oh, porco Godric! Non riesco nemmeno a dirlo. Mi hai tradito!» strillò istericamente.
Potter ancora non riusciva a dire nulla e guardava a bocca aperta la moglie che abbracciava Astoria Malfoy.
«Dì qualcosa anche tu, Potter!» disse Draco, esasperato.
«Ora calmati, Draco. Sì, insomma... Ti ho tradito e sì, ti ho tradito con Ginny Weasley!»
Diverse cose accaddero contemporaneamente: Ginny sussultò, Draco urlò e, con un tonfo sordo, Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico, perse conoscenza, cadendo come un sacco di patate sulla morbida moquette della camera da letto dei coniugi Malfoy.
Harry si risvegliò. I contorni attorno a lui erano confusi, ma poi riconobbe la sagoma della moglie, china su di lui.
«Oh, Ginny. Amore mio. Ho fatto un sogno… Spaventoso… Orribile. Merlino, se era orribile!»
«Se hai sognato le nostre mogli che si sollazzavano nel mio letto, non era affatto un sogno, gran pezzo d' idiota!» gli urlò la voce di Malfoy.
Harry, ancora confuso, si voltò verso il biondo; spostò lo sguardo su Astoria Malfoy, coperta da una vestaglia di seta verde smeraldo, per poi fissarlo sulla moglie, la quale indossava una vestaglia verde scuro con minuziosi dettagli argentati, indubbiamente troppo grande per lei.
«Si, Harry. È vero. Sono stata con Astoria, ma – ora rivolta a Draco – possiamo spiegare...» Malfoy la guardò furente: «Ah sì? Allora illuminaci Weasley. Da quanto cazzo di tempo va avanti questa fottutissima storia?». Astoria si intromise, cercando di far calmare il marito: «Draco, ti prego, non trattarla così… Tu… Tu hai ragione, vi dobbiamo una spiegazione… Ecco… Ricordi quella volta in cui ti dissi che avrei dovuto intervistare una giocatrice delle Holyhead Harpies?». Ginny lanciò alla donna un’occhiata complice e continuò al posto suo «Ero io. Ci siamo viste alla Gazzetta, per l’intervista… Poi abbiamo parlato a lungo, dei ragazzi che erano appena partiti e del fatto che ci mancassero molto; abbiamo parlato di Albus e Scorpius, della loro amicizia e del fatto che si volessero tanto bene… E…» ma si interruppe.
«E? “E” cosa? Cazzo Weasley, parla! Cazzo!» sbraitò Draco, con gli occhi stralunati. Astoria si frappose tra il marito e la donna: «E parlando parlando, abbiamo scoperto di avere tante cose in comune. E… Insomma, ad un certo punto è scattato qualcosa.» Ginny guardò Astoria, con uno sguardo intenso: «Non sappiamo neppure noi come sia successo, ma è successo...»
In tutto ciò, Harry non riuscì a dire una sola parola: i suoi occhi verdi erano spalancati e le mani tremavano incessantemente.
Malfoy continuava a sbraitare «Ma siete coscienti di quello che state dicendo? Voi siete pazze! Astoria! TU! Come hai potuto farmi questo?» ma si bloccò, sentendo balbettare Potter: «M-M-Ma t-t-tu hai fa-fa-fa-fatto quell’intervista qua-quando è partito Albus!»
«Già sei mesi?» urlò Malfoy
«Non intendevo la partenza di quest’anno, Malfoy! Ginny è stata intervistata da tua moglie quando i nostri figli sono partiti per il primo anno!»
Draco sembrò momentaneamente disorientato, ma in un istante i suoi occhi color del ghiaccio si accesero delle fiamme dell’inferno: «TRE ANNI? Tre fottutissimi cazzo di anni? Come ho fatto a non accorgermi di nulla? E tu, Potter? Come hai fatto tu? Dove è andato a finire tutto il tuo fiuto da segugio?»
Ma Harry non rispose: fissava immobile le due donne, che si stringevano l’una all’altra, mortificate. Malfoy richiamò nuovamente la sua attenzione: «Dannazione Potter! Queste due… Queste… Dì qualcosa, cazzo! Ci tradiscono da tre anni! E tu, Astoria? Non hai altro da dire, eh? Stai muta e la abbracci, poverina! Dovresti abbracciare me! Sono io tuo marito! Le fai persino usare la mia vestaglia! Tu sei mia moglie e quella è la mia fottutissima vestaglia!» strillò sempre più isterico.
Harry lo guardò, spaesato e muto: non riusciva a credere che la sua amata Ginny, la donna che amava tantissimo, fosse stata capace di un simile tradimento.
Malfoy non ragionava più e in preda alla disperazione guardò Potter, dicendogli: «Dannazione Potter! Hai perso la parola? Io… Basta, basta, basta! Non ce la faccio. Non posso stare qui un secondo di più!» Harry lanciò alla moglie un fugace sguardo da cane bastonato, poi si rivolse al biondo: «Hai ragione, Malfoy. Andiamocene da qui». E detto questo si diresse verso l’uscita, seguito a ruota da Draco, entrambi lasciarono il Malfoy Manor senza dire una sola parola alle loro mogli.
* * *
A Grimmauld Place due uomini stavano bevendo come spugne. Avevano fatto in modo che nessuno potesse materializzarsi lì e non rispondevano a nessuno. Erano già alla seconda bottiglia di Whiskey Incendiario ed si abbracciavano come due amiconi di vecchia data, cantando a squarciagola ognuno la propria versione di “Perché Weasley è il nostro Re”, ma confondendo le parole.
«Chissà cosa ci ha trovato Astoria in tua moglie, Potter… »
«Beh, potremmo provare tra noi» disse Harry, avvicinandosi lentamente a Draco, ma furono entrambi scossi da profondi conati di vomito.
«DECISAMENTE NO!» urlarono contemporaneamente.
* * *
Nel frattempo le due donne, dopo essersi ricomposte, si erano decise a rintracciare i mariti.
Dopo averli cercati in lungo e in largo senza risultati provarono ad andare nell’ultimo luogo che gli sarebbe mai potuto venire in mente, il più improbabile.
Si trovarono, così, davanti all'ingresso del numero 12 di Grimmauld Place, in cui evidentemente i due si erano rintanati; passarono ore interminabili, bussando impetuosamente alla porta ed invocando, invano, i nomi dei due uomini.
Nulla. Nessuna risposta.
Le stavano apertamente ignorando. Sentirono gli schiamazzi provenire dall'interno dell'abitazione; bussarono più forte e più forte ancora; il sole calò, il cielo si scurì: si fece sera ma nessuno si degnò di aprire.
«Basta, è inutile continuare così! Finiremo solo per attirare l'attenzione del vicinato più di quanto non abbiamo già fatto, l’ultima cosa che vogliamo è che questa voce arrivi a uno di quegli scarafaggi del Settimanale delle Streghe e che ci sbattano in prima pagina, sai che scoop! Non ci resta che aspettare.» disse Astoria, in tono perentorio ma allo stesso tempo comprensivo, alla rossa mentre con calma si sedette su uno dei gradini antistanti la porta invitandola dolcemente a fare lo stesso. Ginny, titubante e sconsolata, si sedette accanto all'amante.
«Come fai ad essere così tranquilla Astoria? E se dovessero decidere di non parlarci mai più? Io... Oddio... Harry è pur sempre mio marito! Il padre dei miei figli... Come farò? Come?»
«Shhh...» Astoria troncò il discorso di Ginevra, che stava diventando isterica, e cercò di tranquillizzarla: «Andrà tutto bene, stai tranquilla, non è il momento di perdere il controllo...» le disse portando un braccio attorno alle spalle della donna ed accarezzandogliene delicatamente una.
«Tu sei davvero così tranquilla?» domandò la rossa, stupita.
«No tesoro, ma non dobbiamo cedere all'isterismo adesso, fidati. Sono preoccupata quanto te: non potrei vivere senza Draco... L'unica cosa che possiamo fare è stare qui, calme calme, ad aspettare che si decidano ad aprire quella maledetta porta!»
«Non potrei vivere senza Draco» disse Ginny scimmiottando il tono di Astoria.
«Che c'è adesso? Sei veramente gelosa di mio marito?»
«Dico solo che se lo ami tanto… Allora noi cosa siamo?»
«Ginevra Weasley, ti ho già abbondantemente spiegato che sono due cose diverse: il fatto che io continui ad amare lui non sminuisce i sentimenti che provo per te e lo sai bene. Quindi adesso falla finita, perché l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno, in questo momento, è che tu ti metta a fare la bambina gelosa!»
La rossa stava per ribattere ma la sua attenzione fu attirata da una coppia che si avvicinava pericolosamente a loro.
«Oh, no!» sussurrò alzandosi, Astoria la guardò confusa e lei le indicò i due che camminavano lungo il vialetto.
«Ron e Hermione! Li avevamo invitati qui a cena, stasera… Oddio, ma che ore sono? Me ne ero completamente dimenticata! Oddio, come faremo? Merlino, arrivano! Sono troppo vicini! Ci hanno viste!»
Astoria si alzò e bloccò le braccia della rossa, che gesticolava animatamente. Con un tono che non lasciava spazio per controbattere, le disse: «Basta. Mantenere. La. Calma.»
Le fece abbassare le braccia, mollò la presa e continuò, più comprensiva: «Respira profondamente e rimani calma. Andrà tutto bene».
Ronald Weasley e Hermione Granger giunsero sul vialetto d'ingresso di casa Potter, ma la scena che si parò davanti a loro era alquanto insolita: Ginevra Weasley era visibilmente agitata e di fronte a lei stava una donna, dall'aria familiare, che tentava di tranquillizzarla. Ron, dal canto suo, sembrò non accorgersi di nulla e, quando furono arrivati davanti alle due donne, salutò allegramente la sorella: «Ehilà sorellina! Che ci fai qui fuori? Ci aspettavi addirittura sulla porta?» disse mentre la stritolava in un abbraccio spezza ossa.
Liberatasi dalla presa del fratello, la donna cercò di rispondere qualcosa di sensato: «Ehm... no, cioè… È passata la mia amica… Qui… Ecco... E siete arrivati voi, perciò...» disse, ma senza un apparente risultato.
L'uomo guardò la sorella leggermente confuso, tuttavia non diede troppo peso al suo comportamento e dunque si rivolse alla donna misteriosa, dicendo: «Mi scusi, sono un maleducato, Ron, Ron Weasley, piacere! Ma il suo viso non mi è nuovo, non vorrei aver fatto una brutta figura... Ci conosciamo già?»
La donna strinse la mano che lui le stava porgendo in segno di saluto, poi in tono cordiale e pacato disse: «Oh, no, nessuna brutta figura, davvero! Credo che non ci fossimo mai presentati in precedenza. Astoria Malfoy, piacere. E basta con questi formalismi, andavamo nella stessa scuola e siamo quasi coetanei, puoi darmi del tu, altrimenti mi farai sentire vecchia...»
Ron rise, divertito dalle parole della donna: «Ok, allora piacere di conoscerti Astoria-COSA?»
Adesso aveva realizzato.
Hermione intervenne prontamente «Ronald Weasley! Ti sembra modo? Che motivo hai di gridare?»
Lui sembrava sotto shock «Ma Hermione… Hai sentito anche tu… Ha detto… Ma… Ma… MALFOY!»
«Certo che ho sentito, e quindi? Avrà detto Malfoy perché “forse” è la moglie di Draco Malfoy, no? Hai presente? Due persone normali, adulte, come noi, che non si comportano più come quando andavano a scuola...»
Ron storse il naso: «Sì sì, ok, ho capito! – disse, poi rivolto alla donna – Scusami tanto, Astoria: non avrei dovuto reagire così. In ogni caso mi sfugge il motivo della tua presenza qui: non sapevo che fossi amica di Ginny… » Si rivolse, quindi, alla sorella: «Eh, Ginny, potevi dirmelo che eri amica sua, non ti mangiavo mica!»
La rossa tossicchiò «Eh certo, sì... Mi sarà passato di mente… »
«Beh, che stiamo ancora a fare qua fuori? Entriamo in casa no?» incalzò il rosso con rinnovata allegria.
«Sì, certo... Cioè, no... Non ancora, perché ecco... Giusto il tempo di...» la donna annaspava, non sapeva cosa dire e la sua amante non le era certo d'aiuto: la guardò supplichevole, ma lei le rispose con un eloquente sguardo che diceva proprio “Non so dove sbattere la testa”.
Lo sguardo disperato di Ginevra non passò inosservato all'occhio attento di Hermione Granger la quale con apprensione le disse: «Ginny, cara, è tutto a posto? È successo qualcosa? Perché non possiamo entrare in casa? Ti senti bene?»
«Sì… No… Cioè, non lo so… Io… »; quindi si intromise Ron: «Ginny che diavolo ti prende?»
La rossa cedette ed esplose; istericamente cominciò a gracchiare: «Succede che non possiamo entrare in casa, Ron! Non possiamo! La porta è bloccata ed Harry è lì dentro, con Malfoy! Non ci vogliono aprire! È da stamattina che va avanti così! Non so più che fare!»
Stava per scoppiare a piangere.
Astoria la guardò afflitta: sul suo volto si leggeva a chiare lettere un “Menomale che doveva restare calma”.
Ron Weasley guardava parecchio turbato e confuso la sorella: «Ginny… Che vuol dire che non vogliono aprire? Dimmi la verità! È colpa di Malfoy, vero? Ha sequestrato Harry e adesso lo sta torturando?»
Ed ecco che anche Astoria Malfoy, nata Greengrass, perse quel briciolo di autocontrollo che le era rimasto.
«COME TI PERMETTI? Non azzardarti mai più a dire una cosa simile riguardo mio marito! È diventato un uomo onesto, una persona rispettabile, un padre e un marito esemplare! Non puoi andare in giro a dire questo genere di cose! Sono calunnie belle e buone!» Respirò profondamente, per provare a calmarsi, e tentò di proseguire: «E comunque loro non ci aprono... Ecco... Perché abbiamo litigato...»
Ron la guardò sospettoso mentre Hermione, tacitamente, lo costringeva a rivolgersi alla donna con toni più pacati.
«Ok... Sì... Io, non avrei dovuto dirlo... Ma continuo a non capire cosa c'entrano Harry e Ginny se tu e il tuo maritino esemplare avete litigato...?»
«Beh...ecco...» cominciò a balbettare Ginny. Astoria, inconsciamente, cercò di sostenerla, prendendole la mano. «Dai, coraggio, Ginny... ー le disse ー Ormai le persone che meritavano davvero di saperlo lo sanno. E adesso sono barricati in casa a fare Merlino solo sa cosa… »
Ginny annuì, vigorosamente, e alzando lo sguardo solo verso Hermione disse semplicemente: «Ho tradito Harry».
Diverse furono le reazioni: Astoria sospirò di sollievo, Ron contrasse la mascella e strabuzzò gli occhi, mentre Hermione arrossì di botto.
«È per questo che Malfoy e Harry sono chiusi in casa? Perché lo hai tradito? Con quel furetto borioso di Malfoy? Ma cosa ti dice la testa!» urlò Ron istericamente e, dirigendosi verso la porta, chiamò a gran voce «Harry! HARRY! APRI CHE TI AIUTO A PICCHIARLO A QUESTO MALED-» ma venne interrotto da Ginny che lo bloccò subito, impastoiandolo.
«Ma che ti prende? Sei pazzo? Urlare in quel modo!»
«Ah, io sarei pazzo? E tu! Come hai potuto tradire Harry con Malfoy! Con Malfoy! Dopo tutto quello abbiamo passato? Come hai potuto?!»
«Ron, abbi la decenza di tacere» urlò improvvisamente Hermione, anticipando un'Astoria intenzionata a schiantare l'uomo. «Ancora una volta la tua mente acuta e penetrante si è applicata e sei arrivato alla conclusione sbagliata! Non ha detto che ha tradito Harry con Draco Malfoy... Quindi...»
«E allora con chi, eh Hermione?» ma la donna arrossì di nuovo.
Al suo posto parlò Astoria «Con me!».
Ora anche il corpo svenuto di Ron intralciava il passaggio. Dopo averlo fatto rinvenire, Hermione lo fece sedere sul marciapiede e, con fare deciso, si diresse davanti al portone urlando: «HARRY! APRITE IMMEDIATAMENTE LA PORTA O LA BOMBARDO E TU SAI CHE LO FARÒ! CONTERÒ FINO A TRE.» ma non ottenne risposta. «Molto bene, allora. UNO... DUE...».
La serratura scattò e apparve Harry, instabile sulle gambe e con un sorriso tremolante.
«Sciaaaao Herrrrrmioune! Che bella so-rpresa! Che sci fai quiiii? Oh vedo che sciè anc-he Sginny qui! Sciao Ginny! Sciao signora moglie di Malfoy. Draco e io sci stavamo faccendo un hic... Un hic... Un goscietto» e si mise a ridere.
«Chi sciè alla porta Po-po-po-potter? ー disse Draco, arrivato anche lui sulla soglia ー Uh, la Grenscer... Ma guarda un po'. Con la nuova coppia! Feliscitazioni! Olè!» urlò, brindando con una bottiglia vuota di burrobirra. «Qui abbiamo finito il fischi... Wrisky... Pisky... Vabbè, potete portarcene un altro pochetto? Ma, ooooh! Guardate! Sciè Weasley lì! Poveretto! Cosa sciè, lenti-hic-hicchia? Anche tua moglie se la fa con Astoria?» disse poi ridendo e abbracciando Harry, che lo seguiva a ruota.
L’insolito duo continuava a sghignazzare sguaiatamente senza un apparente motivo; in mezzo alle risa Potter si rivolse al biondo: «Che fascia-mo, Ma-ha-alfoy? Li laassiamo entrare? Que-hesti, ci sguastano la fehstaah!»
«Sen-za una nuoh-va botti-bottigla di sbrhiskey, nooooooh!» fece eco Draco.
Hermione Granger stava decisamente perdendo la pazienza: «Siete degli irresponsabili! Oh, Merlino, è rivoltante! Puzzate come una distilleria illegale! Spostatevi immediatamente e fateci entrare in casa!» il suo tono non ammetteva repliche. I due uomini tentarono di protestare, cercando di dire qualcosa che suonava come un “Ah, quindi saremmo noi gli irresponsabili?” ma l’occhiataccia eloquente che rivolse loro la Granger li convinse a desistere; barcollando all’indietro liberarono il passaggio e fecero entrare il gruppetto. Per ultimo entrò Ron Weasley, che era ancora visibilmente turbato ma ebbe la forza di scostare leggermente un lembo del suo giaccone, mostrando ai due uomini il collo di una bottiglia di Ogden Stravecchio e strizzando un occhio nella loro direzione.
Hermione marciò in quello che doveva essere l’accogliente salone dei Potter, ma che in realtà sembrava essere più una topaia: le tende erano tirate e la sala era completamente buia; il pavimento era ricoperto di briciole, sacchetti di dolci vari, caramelle Tuttigusti+1 mangiucchiate; l’elegante divano borgogna, tanto desiderato da Ginny, era macchiato in più punti. A quanto pareva, i due avevano non solo letteralmente svuotato il mobile bar, ma anche dato fondo alle scorte di dolci dei piccoli Potter.
Le tre donne si tolsero i soprabiti, mentre Ron rimase col giaccone addosso; la condizione di Harry e Draco era pietosa: ciondolavano dietro loro, spettinati, le camicie mezze sbottonate e imbrattate di qualcosa che si sicuramente si erano versati addosso.
Hermione guardò, con faccia schifata, la sporcizia, sollevando con disgusto una bottiglia vuota di Whiskey Incendiario. Si voltò verso Harry e Draco, incredula: «Ma cosa diamine avete combinato? — strepitò, battendo i piedi per terra — Vi è dato di volta il cervello? Guardate cosa avete combinato! E guardate comi vi siete ridotti…»
I due uomini interpellati non risposero, si limitarono a sedersi imitando gli altri; le tre donne presero posto sul divano mentre loro due si gettarono a peso morto sulle poltrone antistanti ad esso. Ron, incerto sul da farsi, prese una sedia dal tavolo da pranzo e si accomodò vicino a quei due relitti che un tempo erano Harry Potter e Draco Malfoy: questi guardavano tutti con sguardo vacuo e con un sorriso ebete.
Ginny poggiò una mano sulla seduta del divano e sentì qualcosa di umido ed appiccicoso; la sua bocca si distorse in un’espressione di disgusto: «Ma che diavolo? Harry! — strepitò rivolta al marito — Il mio divano! Cosa avete fatto al mio divano?»
Nel sentire queste parole Hermione e Astoria si scambiarono uno sguardo che diceva chiaramente “Lo ha detto davvero?”; Ron strabuzzò gli occhi, Draco trattenne una risata, mentre Harry la guardò, con un’espressione stupita e confusa:« Il divano? Ahahaha! — disse, sghignazzando — IL DIVANO? Ma cara… Ci siamo solo divertiti un po’. E poi… Sul serio? Dopo tutto quello che hai fatto pensi al solo fottuto divano?»
Draco non riuscì più a trattenersi e dovette dire la sua: «Andiamo Weasley! Credevo avessi gusti migliori... Tutto questo casino per quel divano orrendo? Che t’importa del divano? Tanto Astoria te ne compra uno nuovo... — il suo tono, da sarcastico, diventò improvvisamente piagnucoloso e si rivolse alla moglie — Astoria… Tu… Mistificatrice! Mi… Mi hai ingannato per tre anni! Mi hai… Mi hai tradito con quella! Perché, Astoria? Perché? Cos’ha lei che io non ho?» scoppiò definitivamente in un pianto isterico.
Harry, vedendo Malfoy in quello stato si sentì stringere il cuore: in fondo anche lui stava vivendo la stessa identica situazione. Si avvicinò al biondo e, con grande stupore di tutti, lo abbracciò: «Guardate cosa avete fatto al povero Draco! Monelle! Non si fa così… Cattive e monelle! Sì, mannaggia Merlino, mannaggia! Ci avete ingannato per tre anni, trastullandovi allegramente sotto il nostro naso! Credevate fossimo dei fessi? Pensavate forse di tenerlo nascosto per sempre? Cosa vi abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo? EH? Eh, Ginny? Cos’è che non ti andava più bene? Il divano, forse? La nostra casa non era più abbastanza grande? Ai nostri figli non ci pensi? Cosa diavolo è scattato nella tua testa? Cosa ci hai visto in quella?»
Potter scoppiò in lacrime, subito consolato da Malfoy che lo abbracciò a sua volta e gli batté affettuosamente una mano sulla spalla per infondergli coraggio.
Ron Weasley forse non aveva ancora capito bene la gravità della situazione, poiché esordì dicendo: «Cosa ci ha visto? Harry, ma dico! Ma l’hai vista?»
Nel sentire le parole del marito Hermione si schiaffò una mano sulla faccia pensando: “Ho sposato un idiota!”.
Harry sembrò non averlo sentito, troppo preso a calmare e farsi calmare da Malfoy.
Quest’ultimo, grazie al suo supporto aveva riacquistato un po’ di sicurezza, e con tono pungente parlò: «Bene, abbiamo capito che, a discapito di ciò che si potrebbe pensare, voi Weasley avete buon gusto… — poi l’ira prese il sopravvento — Ma DANNAZIONE! E mia moglie quella! MIA moglie! Come diavolo ti salta in mente di fare, in mia presenza, un apprezzamento del genere nei confronti di MIA MOGLIE?» disse scostando Harry ed alzandosi repentinamente dalla poltrona per avvicinarsi, minaccioso, al rosso. «Io ti spacco quella faccia da lenticchia che ti ritrovi Weasley!» barcollando tentò di sferrargli un pugno. A quanto pare, però, l’alcool che aveva in corpo decise che quell’azione non sarebbe dovuta andare a buon fine: Draco Malfoy franò praticamente addosso ad un Ronald Weasley parecchio turbato che, colto alla sprovvista, cercò di afferrarlo e di mantenere l’equilibrio.
Hermione sbuffò infastidita, si alzò dal divano, prese Harry per un braccio e si avvicinò agli altri due: «Adesso basta! Voi tre mi avete proprio stufata! Andate in cucina e cercate di calmare i bollenti spiriti!» disse spingendo gli uomini verso l’altra stanza. I tre protestarono variamente; il marito disse qualcosa del tipo “Ma Hermione?!”, Potter piagnucolò una sorta di “Ma io non ho fatto niente!” e Malfoy biascicò un “Ho capito io perché ci stanno cacciando, non bisogna fidarsi di queste tre! Vogliono restare sole per divertirsi a fare i loro sporchi giochetti!”.
* * *
I tre si trovarono in cucina, immediatamente dopo aver sentito Hermione sbattere la porta ed allontanarsi di nuovo verso il soggiorno, Ronald “il furbacchione” Weasley tirò fuori dalle tasche interne del suo giaccone la bottiglia che prima aveva fatto intravedere agli altri due e la pose sul tavolo insieme ad una scatola di sigari della Cornovaglia.
«Li avevo portati per il dopocena… Ma… In situazioni come questa non c’è nulla di meglio di un buon sigaro accompagnato da un goccetto di Ogden Stravecchio!» Harry e Draco parvero apprezzare parecchio quei doni e, incoraggiati dal rosso, presero ognuno un sigaro, lo accesero e cominciarono a versarsi copiosamente da bere.
* * *
Hermione guardò le due donne sul divano, con un’espressione incredula e dura allo stesso tempo. «Ma si può sapere cosa è successo? Vediamo se ho capito bene: voi due avete una relazione segreta da tre anni a questa parte? Come è successo?»
Ginny era sofferente all’idea di dover spiegare di nuovo tutto quanto e Astoria se ne accorse; parlò al posto suo, tranquillamente: «Oh, Granger, è successo e basta. Inizialmente è nata come una piacevole amicizia, ma a un certo punto… Andiamo, sai anche tu come succedono certe cose…!»
«Beh, a dire il vero… No, non ne ho la minima idea. Io ho sempre amato Ron, non potrei mai tradirlo. Con nessuno. — poi rivolta a Ginny — Tu hai inseguito Harry per anni, lo hai amato dal primo giorno in cui l’hai visto, hai fatto di tutto pur di averlo… E alla fine lo ripaghi così? Ma perché? Non sarà che… Non sarà che non lo ami più?» Ginny esitò «Io… Io non lo so, io credo… Io lo amo ancora! Tra me e lui non è cambiato niente… Non… Non è la stessa cosa…!» Hermione la guardò dubbiosa «Come non è la stessa cosa? Che vuoi dire?» la rossa stava per risponderle ma venne anticipata da Astoria: «Vuol dire esattamente quello che ha detto. Sono due cose completamente differenti e una non sostituisce l’altra. Io amo ancora mio marito come il primo giorno, per me non esiste altro uomo oltre lui... Eppure c’è lei...» lei sembrava molto più sicura di Ginny nel dire queste parole.
Hermione le fissò ancora: troppo razionale per comprendere quelle oscure dinamiche, cercava in qualunque modo una motivazione al comportamento dell’amica. «Ginny, fammi capire… Forse tu e Harry non riuscite più a…» ma divenne subito rossa, così come la cognata.
«No, ma che dici Hermione. Io e Harry… Lo facc-... Andiam-...» Astoria vide che Ginny si trovava in difficoltà e decise di intervenire: «Forse Ginevra vuole dire che lei e suo marito non hanno alcun problema nei loro momenti d’intimità… Puoi dirlo tranquillamente Ginny, sai benissimo che non sono gelosa del rapporto che hai con lui... Del resto anche io e Draco abbiamo una vita molto movimentata — disse, strizzando l’occhio in direzione di Hermione — o almeno, l’avevamo fino a questa mattina...»
Hermione, rassegnata, si sedette su una delle due poltrone opposte al divano dove stavano loro, la stessa su cui prima era seduto Harry ; guardò l’amica e disse solo: «Sei felice?»
Ginny l’osservò brevemente, portando poi lo sguardo su Astoria: «Non lo so… Devo ammettere che non lo so. Ma questa… Cosa, mi fa stare bene».
La riccia giunse la mani di fronte a sé, vi poggiò il viso e sospirò: «Va bene. Va bene, sto incominciando a capire. Tu sei mia amica, mia cognata… E posso accettarlo… Ma adesso? Cosa farete tu e Harry? E tu, Astoria, con tuo marito?»
Prima che le due potessero rispondere, forti schiamazzi e uno strano odore giunsero dalla cucina, seguiti da risate incontrollate. Le tre donne si alzarono contemporaneamente ed in coro dissero «Merlino! Che diavolo stanno combinando quelli, là dentro?»
“Perché Weasley è il nostro re,
di sigari ne ha portati tre!
Così noi cantiam perché
Perché Weasley è il nostro re!
Lui di whiskey ha un bottiglion
che ci cura il malumor!
E berremo noi perché
Perché Weasley è il nostro re!”
Questo era il coro che sentivano distintamente provenire dall’altra stanza.
Tutte e tre si precipitarono verso la porta della cucina, spalancandola: un’ondata di fumo denso e grigio le investì, facendole tossire.
«Draco, che sta succedendo?» cercò di dire Astoria, con le lacrime agli occhi.
I tre uomini si accorsero quindi della loro presenza; stavolta anche Ron sembrava essere particolarmente allegro e rubicondo in viso. Harry era stravaccato su Draco, il quale teneva un braccio attorno alle sua vita, nel tentativo di sorreggerlo, mentre con la mano libera agitava in aria un bicchiere e cantava, insieme al moro, l’inno di cui sopra.
Ginny strabuzzò gli occhi, sia perché la nube di fumo era davvero troppo densa sia perché mai si sarebbe aspettata di assistere ad una scena simile: Harry e Draco erano davvero vicini. Troppo vicini. «Ma cosa Merlino state facendo?» mentre la rossa balbettava queste parole Astoria si precipitò addosso al marito, separandolo da Potter, che ci rimase molto male: «No, cattiva! Non portarmi via anche lui!» «Io non ti ho portato via proprio nessuno, Potter! Lascia stare mio marito!» Draco scoppiò in una fragorosa risata e disse «Questa è bella! Cosa c’è tesoruccio? Adesso sei gelosa??? Adesso te lo ricordi che sono tuo marito? Guarda, guarda! Non provocarmi donna! — si avvicinò leggermente ad Harry — Guarda che faccio, adesso gli do pure un bacino a Potter!» disse avvicinandosi ancora di più alle labbra dell’altro che, confuso com’era, non stava opponendo la minima resistenza.
Ginny si fiondò a dividerli: «Non osare, Malfoy! Tocca mio marito e ti uccido!»
«Un po’ ipocrita da parte tua, sorellina!» disse Ron, che intanto rideva con le lacrime. Draco, trattenuto per un braccio da Astoria, rise ancora e blaterò: «LO CAPITE COSA SI PROVA, ADESSO?»
Ginny cercò di fare sedere il marito, che intanto si allungava nel tentativo di raggiungere Malfoy, che allo stesso tempo cercava di sgusciare dalla presa della moglie per poter stare vicino al suo nuovo compagno di sventura: «Harry! No, lascialo! Lascia Harry!» piagnucolò rivolto alla rossa.
«Draco smettila! — gli intimò Astoria — Se state facendo tutta questa scena per ripicca non è necessario proseguire oltre, siete stati abbastanza chiari!»
Ma i due uomini erano più forti delle mogli: in fondo erano due Auror ben allenati e riuscirono presto a divincolarsi dalle loro grinfie. Harry e Draco si riavvicinarono di nuovo, sotto lo sguardo attonito di Hermione e quello divertito di Ron.
«Draco! — sospirò Harry — Non dare ascolto a quella donnaccia di tua moglie! È una rovina-famiglie!»
Malfoy lo guardò inizialmente spaesato, per poi passare alla furia cieca: «Non osare mai più parlare così di mia moglie! Mai! Hai capito? Ti gonfio di botte, Potter! Ti spacco il culo!» e urlato ciò, si avventò sul povero Harry, facendolo cadere e sovrastandolo «Tua moglie è una rovina-famiglie, Potter!». Il moro cercava di schivare i pugni maldestri che Malfoy sferrava alla cieca contro di lui mentre diceva: «Dr-dra-draco cerca di calmarti! Loro ci hanno traditi! Ci hanno ingannato! Io non… Aiutooo! Levatemelo di dosso!»
Ron corse dai due, cercando di sollevare e trattenere Malfoy, mentre Hermione cercò di aiutare Harry a ricomporsi. Ginny, ferma sul suo posto, non riusciva a muovere un solo muscolo, ma guardava Astoria, paralizzata tanto quanto lei. Entrambe avrebbero voluto aiutare i rispettivi mariti, ma le offese che si erano sentite rivolgere le fecero desistere. Hermione, dopo aver rimesso in piedi Harry, lo trascinò vicino Ginny e, prendendo anche lei per un braccio, li portò fuori dalla cucina; gli altri poterono sentire i loro passi percorrere le scale e poi una porta chiudersi rumorosamente al piano superiore.
«ADESSO STATE QUI E CERCATE DI CHIARIRVI, IDIOTI!» urlò la donna, prima di tornare al piano inferiore. Rientrò in cucina e disse: «Ron, vieni con me, lasciamoli soli — si rivolse, quindi, all’altra coppia — in quanto a voi due...»
«Sì, abbiamo capito — rispose prontamente Astoria — vero Draco?». L’uomo assentì tacitamente. I Weasley uscirono dalla stanza chiudendo la porta e lasciarono i coniugi Malfoy a sbrigarsela tra loro.
Ron e Hermione si sedettero sul divano del soggiorno. Lei guardava costernata l’ambiente circostante, ancora a soqquadro mentre lui, in tono serio, le disse: «Cosa accadrà adesso?»
Hermione alzò le spalle e sbuffò: «Cosa vuoi che ne sappia io? Dai tempo al tempo».
Note di fine capitolo
Cosa mai potrà succedere adesso? Se siete interessati a conoscere gli sviluppi di questa intricata vicenda fatecelo sapere tramite il mezzo che più vi aggrada e noi ci prodigheremo per farvi felici!
Nota bene:
Questa storia è stata pubblicata anche su EFP, la troverete tranquillamente a qui sul profilo di Madame_Padfoot che lì prende il nome di Madame_Padfoot93
Inoltre si trova anche su Wattpad, pubblicata sul mio profilo.
Concludiamo dicendo che, ovviamente, i personaggi di questa storia non appartengono a noi, bensì a J.K. Rowling, come tutti sappiamo.