Note al capitolo

Ciao a tutti! è la prima volta che esploro il sito e questa è la mia prima fanfiction su Harry Potter pubblicata qui. Spero che vi piaccia!

 

Mini

 

Harry

 

 

Si svegliò all'improvviso, sudato e con il fiatone di chi ha corso per chilometri.

Mettendosi seduto e guardandosi rapidamente attorno notò che nessuno si era svegliato. Tornò a sdraiarsi, esausto.

Era successo di nuovo, l'aveva sognata ancora. Non l'aveva mai vista, non la conosceva, ma sapeva esattamente di chi si trattava e quel pensiero lo uccideva dentro ogni volta. Il sogno era sempre lo stesso, non cambiava nemmeno di una virgola. Tutto era iniziato quel giorno, circa due mesi prima.

 

 

 

 

Se fosse stato per lui non avrebbe più messo piede a Hogwarts, non dopo la lunga battaglia che aveva portato via così tante vite. In tanti però non sembravano della sua stessa idea: prima Hermione, poi la signora Weasley, la Professoressa McGrannit e perfino Kingsley Shacklebolt avevano insistito perché tornasse a completare il settimo anno di studi. Così, più per sfinimento che per reale desiderio, si era ritrovato a riempire il suo vecchio baule con i libri, il materiale per le pozioni e la divisa, pronto per un altro anno, l'ultimo, in vista dei gufo.

Nonostante tutto era stato anche felice di tornare. La scuola, che era stata debitamente ricostruita, ora non sembrava più tanto terrificante. Tra quelle mura, oltre alla tristezza dovuta alle perdite, sentiva la speranza e la felicità per un nuovo futuro.

D'altra parte, come aveva immaginato, c'era ben poco tempo per i rimpianti. Le lezioni erano complesse, gli incantesimi e le pozioni erano aumentati di livello e richiedevano tutta l'attenzione e l'impegno degli studenti, che si ritrovavano a trascorrere molte ore sui libri o con la bacchetta in mano, impedendogli di pensare ad altre cose oltre alle materie di studio.

Quella mattina, il professor Vitious propose alla sua classe un'esercitazione molto particolare. Aveva preparato una serie di fiale trasparenti e aveva fatto portare, direttamente dall'ufficio che era stato di Silente, ora occupato dalla McGrannit, il pensatoio che Harry conosceva bene.

Oggi ci eserciteremo in un incantesimo apparentemente semplice, ma che necessita di un'elevata concentrazione. Si tratta di prelevare dei ricordi dalla mente di un altro mago. Chi di voi intraprenderà la carriera di Auror avrà a che fare molto spesso con i ricordi e dovrà riuscire a estrapolare quelli giusti, senza errori.”

Si levò un mormorio eccitato, ma Vitious lo zittì alzando le braccia.

Per oggi vi limiterete a estrarre i vostri ricordi. In questo modo.”

Il professore puntò la bacchetta contro la propria tempia mentre con l'altra mano teneva vicina la fiala vuota e chiuse gli occhi.

Si tratta di un incantesimo non verbale e per farlo vi basterà concentrarvi sul ricordo che volete estrarre.”

Così dicendo, allontanò la bacchetta, facendone fuoriuscire un filo argentato che delicatamente depose nella fiala che teneva nell'altra mano.

Questo è un ricordo. Ovviamente non serve a nulla finché è qui dentro. Per poterlo davvero utilizzare, lo si deve versare in un pensatoio, come questo. Il ricordo va buttato nell'acqua e per poterlo osservare va immersa la testa.”

Si voltò e indicò con la punta della bacchetta il grande bacile di pietra.

Ora, provate voi!” esclamò “Prendete la fiala e tenetela in mano accanto alla tempia, in modo da non farvi sfuggire il ricordo! Come primo tentativo, potete estrarne uno qualsiasi, quello che preferite. L'importante è che sia intero e comprensibile.”

Harry, imitato da tutti gli altri, aveva eseguito. Un lungo filo argentato era uscito dalla sua tempia ed era finito ordinatamente sulla fiala. Aveva pensato di voler vedere un ricordo felice, qualcosa che magari aveva dimenticato, giusto per non dare per scontato i momenti che, anche in quegli anni difficili, lo avevano spinto ad andare avanti.

Guardandosi attorno notò che non tutti ce l'avevano fatta e si sentì orgoglioso per questo. Ovviamente Hermione, seduta al suo fianco, sorrideva altrettanto fiera.

Bene, bene.” mormorò il professore, passando tra i banchi “Chi di voi è riuscito a estrarre il suo ricordo si alzi e si avvicini al pensatoio. Uno alla volta potrete osservarlo e constatare se è integro o meno. Per la valutazione mi basterà osservare i movimenti del ricordo sull'acqua, non mi sarà necessario guardarli, se vi preoccupate per la vostra privacy.”

Hermione fu la prima ad avvicinarsi. Vuotò la fiala sul bacile e vi immerse la testa. Ne emerse qualche minuto dopo, rossa in viso e visibilmente felice. Harry si chiese quale ricordo avesse estratto.

Coraggio, signor Potter, tocca a lei!”

Harry, felice come raramente si era sentito in vita sua, lasciò scivolare il ricordo nel bacile e, senza timore, vi immerse la testa.

 

 

 

 

Tremò ripensando a quel giorno. Ciò che aveva visto doveva essere felice, era felice … ma allora perché, una volta tornato alla realtà, non aveva potuto fare a meno di fermare le lacrime? Perché quel ricordo, così bello, aveva il gusto amaro della disperazione? Si era insinuato nei suoi sogni, inquinandoli, come un cioccolatino prelibato, ripieno però di veleno, che ti delizia il palato prima di ucciderti.

Così, da due mesi, si trascinava lungo i corridoi, irriconoscibile ormai. Il pallore della pelle contrastava ancor di più sotto i suoi capelli neri e gli occhi verdissimi, cerchiati da tante notti in bianco. Nessuno osava parlargli, nessuno si era preso la briga di chiedergli perché stesse così male. Non si trattava di egoismo o disinteresse, d'altra parte non era l'unico a dover convivere con i fantasmi di quella battaglia. Ron ed Hermione avevano imparato che, in casi come quello, era meglio che fosse lui ad avvicinarsi per primo, perché odiava essere soffocato dalle attenzioni indesiderate, e lui lo apprezzava, ma presto sarebbe crollato. Aveva bisogno di aiuto.

Guardò l'ora, era ancora troppo presto. Da una parte voleva continuare a dormire, ma dall'altra aveva ancora il terrore di rivivere quel sogno così bello e spaventoso insieme. Chiuse gli occhi, magari poteva provare a rilassarsi senza dormire realmente … speranza vana. Il suo fisico era provato, necessitava di quel sonno che da troppo tempo gli veniva negato. Così, nonostante Harry tentasse con tutte le sue forze di restare aggrappato alla realtà, scivolò piano nel sonno e nel sogno.

 

Si trovava in un giardino, pieno di fiori e alberi, ma non era solo. Qualcuno si avvicinò a lui e lo chiamò.

Harry! Harry! Vieni a giocare! Dai! Vieni a giocare con me!”

La voce di una ragazza lo raggiunse, facendolo voltare. Era bella, aveva lunghi capelli rossi e gli occhi nocciola. Gli sorrideva con affetto, ridendo.

Lui la guardò, la riconobbe e scoppiò a ridere, felice di vederla

Sei tu?” le chiese, sei davvero tu?”

Sì, chi altri potrei essere?” domandò lei, stupita “Non fare lo stupido!”

Harry scoppiò a ridere, ma non riuscì a muoversi. Anche se voleva davvero andare da lei, le sue gambe non obbedivano, si sentiva immobilizzato, incapace di fare un solo passo. La gioia si trasformò in panico, mentre la voce della ragazza si faceva sempre più lontana e la sua figura più indistinta.

Andiamo, Harry! Non restare lì impalato! Ti sto aspettando!”

 

Ancora una volta, Harry si svegliò. Il sudore aveva appiccicato il pigiama alla pelle e gli era venuto un forte mal di testa. Ormai il sonno era svanito del tutto. Si guardò attorno, nessuno dei suoi compagni di stanza si era svegliato. Con un sospiro si alzò e si vestì, nonostante fossero solo le cinque del mattino.

Uscì nel cortile e da lì raggiunse la riva del lago. Una fresca brezza gli colpì il viso, portando via ogni residuo di stanchezza. Si accovacciò accanto ad un grande albero, nascosto rispetto alla scuola, e scoppiò in lacrime.

 

 

 

 

Il sole aveva iniziato a scaldare il suo viso e capì di essersi addormentato ancora una volta, senza accorgersene, stavolta senza sognare per fortuna. Controllò l'orologio e si accorse di aver dormito un paio d'ore. Ormai doveva essere pronta la colazione. Lentamente si avviò verso il castello e, raggiunta la Sala Grande, si avvicinò ai suoi amici. Hermione e Ginny sembrano preoccupate e anche Ron, che solitamente non pensava ad altro che al cibo, parlava con Neville e Luna, apparentemente agitato. Quando lo videro si voltarono verso di lui.

“Harry! Miseriaccia, dove ...”

Quando Harry si avvicinò di più, nessuno poté evitare di vedere che aveva pianto.

“Harry ...” mormorò Hermione, alzandosi e raggiungendolo “Cos'è successo?”

Lui non rispose, non voleva rispondere, non voleva dire a nessuno cosa aveva visto, quale sogno lo stesse tormentando, ma qualcuno lo avrebbe fatto al suo posto.

Ginny si alzò a sua volta e, superata Hermione, abbracciò di slancio Harry.

“Mi dispiace … mi dispiace così tanto … io non avrei dovuto, ma ...”

Tutti gli sguardi dei presenti si rivolsero alla ragazza, che sciolse l'abbraccio per guardare negli occhi il ragazzo che amava.

“Non avrei dovuto ...” ripeté “ … ma l'ho fatto e non me ne pento.”

“Di cosa stai parlando?” mormorò Harry, sempre più confuso.

“L'ho visto.” rispose lei, ingoiando le nuove lacrime che stavano per sopraffarla “Ho visto il tuo ricordo.”

Harry aggrottò le sopracciglia e aprì la bocca per parlare, ma lei lo interruppe.
“Ho capito che era stato quello a farti male, a impedirti di dormire bene … Stai così da quando lo hai visto … e ho capito che l'unico modo per aiutarti era vederlo a mia volta, così sono entrata nel tuo dormitorio, ho frugato nel tuo baule e l'ho trovato.”

Harry serrò le labbra. Sembrava sul punto di mettersi ad urlare o a prendere a pugni qualcosa. Il suo viso e i suoi occhi si stavano facendo sempre più rossi, tanto che Ron fu sul punto di alzarsi se mai avesse osato mettere le mani addosso alla sua sorellina.
“M-mi dispiace … mi dispiace tanto, Harry, ma ...”

Non ci fu nessun pugno, nessuno schiaffo. Harry le si avvicinò e l'abbracciò.

“Ginny … non so cosa farei, senza di te …”

Non pianse, non quella volta. Aveva già versato tante, troppe lacrime, in quel momento aveva solo voglia di sentirsi amato e di dare il suo amore a lei.

“Mi dispiace … sarei dovuto venire io da te, tanto tempo fa, ma ...”

Lei sciolse l'abbraccio per poterlo di nuovo guardare e gli posò un dito sulle labbra.

“Non qui ...”

Si voltarono leggermente. Tutti li stavano fissando, ma a lui non importò. Come quel giorno, senza averlo premeditato, senza pensare, la baciò. Era un bacio di gratitudine, d'amore, di speranza. Lei rispose al bacio e lo approfondì appena, prima di staccarsi per prenderlo per mano.

“C'è una cosa che dobbiamo fare.”

Harry non capì, ma decise di fidarsi.

“Di cosa parli?” domandò Hermione, scocciata per non riuscire a seguire il filo del discorso.

“Te lo diremo.” sussurrò Ginny, la gola ancora chiusa per l'emozione.

La ragazza prese Harry per mano e, insieme, si allontanarono.

 

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