Il mondo si fa muto, quasi trattenesse il respiro nel vederti cadere.
L’urto con l’asfalto è violento, una fitta straziante, una stilettata che penetra con veemenza nel ginocchio, causandoti un’acuta scossa di dolore che ti pervade, ti intorpidisce, ti stordisce. Le forze ti hanno abbandonato: non ti senti più padrone del tuo corpo che si sta arrendendo a loro, tradendo la tua volontà.
Il respiro si affanna, lo senti ansimare nelle orecchie, caotico, irregolare, scandito da quei battiti angosciati e furiosi di un cuore che grida ancora guerra, che vuole vendetta sebbene sia stremato e “sanguinante”. Brucia di sofferenza, di disperazione, dilaniato da uno strazio che ti rende cieco al mondo che ti circonda, ma non a quel corpo esanime riverso sul catrame, lì, davanti a te. I suoi occhi così orgogliosi, appagati. È come se ti affacciassi sulla tua sorte, come se potessi contemplare il destino che ti attende per affrontare la fine con più serenità. Perché in fondo sei già morto. Sei morto con quella sua amara risata che si è spenta in un soffio, con quell’ultimo sguardo che ha voluto rivolgerti. Hai espirato nel momento in cui la Morte è giunta per Gideon.
Eppure vai a fuoco. Senti il viso pulsare, accaldato al punto che ogni angolo del tuo corpo, ogni terminazione nervosa, arde. Senti il sudore colare copioso, a diluire il sangue che imbratta i tuoi lineamenti, ad irritare occhi troppo stanchi per poter piangere; non per i morti, ma per i vivi.
Piccoli visi costellati da efelidi, occhi ridenti, voci squillanti, felici. È per loroche vorresti versar lacrime, per quelle cinque facce deformate da infantili boccacce e bronci capricciosi. Per quel lorostupore davanti ad un mondo che amano senza essere contraccambiati; per la loroansia e la loroeuforia nell’attendere Gideon e te per poter andare a dormire, incapaci di prender sonno senza i vostri racconti. Vorresti piangere non perché temi per le loro vite, sai che sono forti, se la caveranno. Piangeresti perché qualunque cosa ti attenderà doponon avrà senso senza quei sorrisi.
La vita è tutto ciò che ti resta da offrirgli e speri sia abbastanza.
Non hai mai desiderato essere un Eroe, ma non sarai mai un arrendevole. Non sarà in ginocchio che loroti avranno, non sarà con la disperazione che ti affosseranno. A stento riesci a trattenere la bacchetta, ma essa è parte inscindibile di te e non potranno separarvi. Senti che quel tocco ti da sollievo, senti che leifreme di desiderio, ti supplica di non lasciare incompiuta l’opera che aveteiniziato.
Sei ancora vivo perché tupossa tener fede alla tuavolontà.
Torni ad udire il grido furente della Magia, lotti non per salvarti, ma per portarne unaltronella tomba con te. Poi è un attimo, inafferrabile e tutto si tinge di verde.
La caduta è lenta, sei pesante.
L’urto con l’asfalto è violento, ma non è doloroso.
L’orologio d’oro da cui non ti separavi mai si ammacca. Segna le nove di sera.

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