Note alla storia

La nuova generazione è completamente una mia idea, poiché questa fan-fiction segue fedelmente la storia solo fino al quinto libro, poi ci sono mie variazioni.

Note al capitolo

Ho scelto di dividere il prologo in due parti poiché. altrimenti, sarebbe risultato troppo lungo.
Malfoy Manor, Springwell Lake, 30 Agosto 2013

Erano le sei di pomeriggio e il sole iniziava a tramontare, dipingendo di arancione la superficie di Springwell Lake, creando uno spettacolo della natura a portata di tutti. Il lago era famoso in tutta la Gran Bretagna come un’oasi di tranquillità, a meno di un’ora dalla caotica Londra. Erano molti i britannici che durante i fine settimana fuggivano dalla Capitale per cercare un po’ di pace sulle rive del lago. Ma c’era qualcuno che quello spettacolo poteva goderselo ogni giorno e, ogni volta che Draco Malfoy, si ritrovava ad ammirare un tramonto così, da far invidia a tutto il mondo, ringraziava sempre di aver deciso di comprare quel maniero in cui tutt’oggi viveva, ormai da tredici anni.
Quando aveva chiesto a Nelly Loxly, ormai la sua defunta moglie, di sposarsi le aveva imposto un’unica condizione: voleva vivere in pace e tranquillità. Non voleva vivere nel caos di Londra e tantomeno in uno striminzito appartamento, e neanche in un attico al centro. Voleva un maniero isolato e, soprattutto, lontano dai babbani. Se si fosse dovuto recare a Londra o a Hogsmade, o in un qualsiasi altro posto, lo avrebbe raggiunto tranquillamente con la materializzazione o la polvere volante, ma, quando fosse stato in casa, voleva la pace. Nelly non si oppose alla preferenza del futuro marito e visitarono tanti di quei manieri, da mandarli solo più in confusione, ma quando videro quello che sorgeva sulle rive di Springwell Lake, ogni dubbio sparì, fu amore a prima vista e in un paio di giorni si ritrovarono proprietari di un favoloso maniero a tre piani, dotato di camere immense e anche di una biblioteca che avrebbe fatto invidia a molti. E poi non c’era nulla di meglio che svegliarsi e vedere dalle finestre il bellissimo lago e, quando il tempo permetteva, correre e buttarsi nelle sue acque ghiacciate, che loro però amavano. Quante volte avevano passato la domenica su quelle rive a parlare o semplicemente in silenzio a leggere. Oppure a fare l’amore. E sicuramente una di quelle volte avevano concepito la loro favolosa bambina.
Purtroppo, si sa, non tutti possono aspirare al “Vissero per sempre felici e contenti” e con questo Draco dovette farci i conti ben presto. Nelly si godé il maniero veramente poco, non più di due anni, poi morì, per le mani dello stesso uomo che invece contribuì alla nascita di Draco: suo padre, Lucius Malfoy.
Era una calda giornata di Luglio, un’eccezione per il rigido clima britannico, quando nel loro maniero fecero irruzione lui e Maximillian Nott, il padre del suo compagno di scuola Theodore. Nelly era al nono mese di gravidanza, mancava veramente poco alla nascita della bambina, ma suo padre non sembrava essere felice di diventare nonno. Così, dopo esser fuggito da Azkaban, dove era stato rinchiuso per aver prestato servizio a Lord Voldemort, era andato a fare una visita, non proprio di cortesia, al figlio e alla nuora. E aveva ucciso Nelly. Miracolosamente, ancora Draco non riusciva a spiegarsi come, i medimaghi erano riusciti a salvare la creatura che portava in grembo, ma non lei, la sua Nelly.
Draco Malfoy non pensava di diventare padre così, non perdendo l’unica donna che avesse mai amato e, allo stesso tempo, conoscendo un’altra donna che sarebbe stata per lui così importante, unica, insostituibile: sua figlia, la sua unica ragione di vita.
Il primo anno fu tremendo per Draco, dover badare ad una creatura così indifesa e, nello stesso momento, dover superare il dolore di esser diventato vedovo così presto, a soli ventuno anni. E, come se non bastasse, dovette affrontare un processo per far sì che le accuse contro di lui, a seguito della morte di Lucius Malfoy, cadessero e si parlasse di legittima difesa: infatti, Draco, dopo aver assistito alla barbara uccisione della moglie, in un impeto di rabbia e disperazione, aveva preso il padre e lo aveva scaraventato giù dalla finestra, uccidendolo all’istante. Fortunatamente questa bega del processo si risolse abbastanza in fretta e Draco fu assolto per legittima difesa. Ma questo, come detto, fu solo una bega. Il problema più grande era tornare a casa e dover stare in quel maniero che sapeva di lei e badare a quella bambina con quei giganteschi occhi azzurri, come quelli di Nelly. Dovette ringraziare con tutto sé stesso sua madre, Narcissa Malfoy, i genitori di Nelly e il suo migliore amico, Blaise Zabini, per l’aiuto datogli in quel terribile anno, e anche in quelli successivi.
La rinascita vera e propria di Draco avvenne quando Meredith, così Draco aveva deciso di chiamare sua figlia, come avrebbe voluto Nelly, aveva poco più di un anno. Era un pomeriggio come un altro. Draco era seduto sul divano e sfogliava La Gazzetta del Profeta, mentre la figlia, con i ricciolini biondi che iniziavano a crescere sulla sua bella testolina, era seduta a terra a giocare, gorgogliando. Un rumore attirò poi l’attenzione del biondo e, abbassando il giornale, vide la bambina alzarsi piano in piedi. Rimase immobile ad osservarla, mentre lei iniziava a camminare incerta verso di lui, per poi praticamente attaccarsi alla sua gamba, alzando il viso verso il padre e sorridendogli. Draco le sorrise e fece per prenderla in braccio, ma si bloccò quando Meredith pronunciò una semplice parola: “Papà”. Con quella sua vocina squillante era riuscita a far sciogliere il cuore di Draco, che la prese in braccio e le baciò le guanciotte, facendo ridere la bambina per tutte quelle attenzioni. Era così tanto tempo che Draco non provava una felicità così grande e quella bambina ci era riuscita con una sorriso e quattro lettere: papà. Si ripeteva quella parola ancora nella testa, capendo che Meredith da quel giorno sarebbe stata la sua unica ragione di vita. E così fu. A costo di viziarla, non gli importava, lui sarebbe stato il padre migliore del mondo, il meglio a cui avrebbe potuto aspirare, ora c’era solo lei e nessun altro.

Il venerdì pomeriggio, al tramonto, era, senza alcun dubbio, il momento delle settimana preferito da Draco Malfoy. Dopo una stressante settimana lavorativa il poter comodamente distendersi su una sdraio in veranda, osservando il sole che tramontava e sorseggiando whisky, era la pace dei sensi, o comunque ci si avvicinava parecchio. Sì, abitare lì era stata una delle scelte migliori della sua vita, per lui e per i suoi nervi.
- Papà? – disse, una melodiosa voce alle sue spalle.
Draco girò il capo, quel poco che bastava per vedere una ragazzina, ferma davanti alla portafinestra ad osservarlo. I lunghi boccoli biondi che le ricadevano sulle spalle, coperte da una leggera camicia a quadri verdi e blu. Gli occhi erano azzurri e puri, che contrastavano così tanto con quelli del padre, grigi e intensi, privi di quella purezza da molto tempo ormai. Quanto assomigliava a Nelly. Gli stessi occhi, a volte le stesse espressioni, altre, addirittura, alcuni atteggiamenti. Se non fosse per la chioma bionda, sarebbe stata la copia esatta della moglie. E per questo molto spesso Draco si trovava a ringraziare che la figlia avesse ripreso la chioma bionda del padre e non quella corvina della madre; non avrebbe potuto sopportare quella visione, lo sapeva. Ma Meredith non aveva bene la consapevolezza di quanto potesse assomigliare alla madre. La prima cosa che si poteva notare a Malfoy Manor era la scarsa presenza di foto, ma, soprattutto, l’assenza di una qualsiasi foto della defunta moglie di Draco Malfoy. Non ce ne era una in tutta casa e, se ce ne fosse qualcuna, sicuramente si trovava dietro quella porta nera al secondo piano. Era l’unica stanza a cui a Meredith era interdetta l’entrata, sigillata da quando ne avesse memoria. Il padre era stato categorico: poteva andare ovunque in quella casa, tranne in quella camera. Nonostante la ragazza si fosse rassegnata alla consapevolezza che molto probabilmente non sarebbe mai entrata in quella stanza, non poteva accettare il fatto di non poter vedere neanche una foto della madre. Così, un pomeriggio, mentre era a casa dei nonni materni, Sally e Stephen Loxly, gli chiese, con tutta l’innocenza posseduta da una bambina di nove anni, se avessero alcune foto della madre da farle vedere. Entrambi rimasero un attimo basiti, poi annuirono tirando fuori un vecchio album di foto, pieno di immagini di questa affascinante creatura dai capelli corvini e gli occhi azzurri, da quando era piccola fino ai vent’anni. Rimase a lungo a fissare le foto, ma quella fu la prima e ultima volta che vide sua madre. Non ebbe più il coraggio di chiedere ai nonni di poter vedere le foto, avendo percepito la loro tristezza, quindi si accontentò del ricordo, anche se purtroppo, con il passare del tempo, stava pian piano svanendo e questo Meredith non riusciva a sopportarlo.

Draco sorrise alla figlia, poggiò il bicchiere, nel quale ormai era rimasto solo il ghiaccio, sul tavolinetto e si alzò, stiracchiandosi e chinandosi poi, dal suo un metro e ottanta e passa di altezza, per baciare la fronte della figlia.
- Dimmi – le rispose lui, mentre rientravano in casa e si chiudeva la portafinestra alle spalle, entrando nell’ampio salone perfettamente arredato.
- Sono quasi le sette e fra poco arriveranno gli ospiti. Direi che dovresti iniziare a prepararti – disse lei, osservando la divisa da Auror che il padre indossava.
Draco sorrise divertito: ecco la sua Nelly nel corpo di una bionda undicenne, anche ora era lì a dargli ordini.
- Stavo proprio per andare – disse lui tranquillo – E forse dovresti anche tu. Stai andando a tagliare la legna? – aggiunse, facendo una cenno verso la camicia della figlia.
Meredith sbarrò gli occhi.
- Papà! – esclamò – Non ti piace la mia camicia? Cosa.. – ma si zittì, vedendo il padre ridacchiare: l’aveva fregata un’altra volta.
- Ti sta benissimo – disse lui, dando una bacio sulla fronte alla figlia, con il visino imbronciato – Staresti benissimo anche con un sacco di iuta addosso – aggiunse sorridendo, per poi salire verso la sua camera per cambiarsi.
Meredith sorrise: anche con la moglie il padre era stato così romantico? Così pieno di attenzioni nei suoi confronti? Se così fosse, era normale che si fossero sposati, che lei avesse ceduto alla corte del biondo. Ma la ragazza sapeva ben poco sulla madre, Draco non era incline a parlarne e questo molte volte le aveva fatto pensare che forse non si amassero veramente come lei aveva sempre immaginato. Ma c’era un elemento che le toglieva ogni volta ogni dubbio: suo padre portava ancora la fede. Aveva smesso di portarla al dito quando lei aveva 6 anni ed ora la portava appesa al collo tramite una catenina, costantemente nascosta sotto i vestiti. E per lei questo significava che Draco avesse amato veramente molto suo madre e per questo avesse sofferto tanto, impedendogli ancora oggi di riuscire a parlarne tranquillamente. Sapeva poco della madre, ma avrebbe voluto sapere tutto, ogni cosa, ma le sembrava ormai impossibile.

Mentre Draco scendeva le scale, finendo di abbottonarsi la camicia bianca ai polsi, si chiedeva ancora come avesse fatto a farsi incastrare così da quel maledetto di Blaise. Draco Malfoy organizzare una cena a casa? Mai l’avrebbe pensato. Ed invece era quello che stava per accadere. Ma non era una tranquilla cena con il suo amico Blaise Zabini, sua moglie Hermione Granger, che aveva iniziato a sopportare, e il loro primogenito Ethan. No. Zabini aveva praticamente organizzato la cena, invitando Harry Potter con la moglie, Ginny Weasley, e figli, il fratello di quest’ultima, Ron Weasley, con quella stupida oca della moglie, Lavanda Brown, e i loro cinque figli(cinque!) e infine, ciliegina sulla torta, quella svitata di Luna Lovegood, da poco tornata in Inghilterra dopo aver vissuto a lungo in Irlanda, con il marito Rolf Scamander, un naturalista, e anche loro, ovviamente, figli a seguito. Quella cena si prospettava essere una delle peggiori a cui avesse partecipato. Ma l’avrebbe fatta pagare a Blaise, eccome se gliel’avrebbe fatta pagare.
Con questo pensiero, si avvicinò al mobiletto degli alcolici e si versò dello scotch: era l’unico modo per superare la serata.
Poco dopo giunsero gli Zabini, con l’undicenne Ethan che si avvicinò e saluto tranquillamente Draco dopodiché raggiunse Meredith. Quel ragazzo gli era sempre piaciuto. Era identico a Blaise, tranne per gli occhi dorati che aveva ripreso dalla mezzosangue. Aveva la stessa età della figlia, lui era nato neanche un mese dopo di lei e praticamente erano cresciuti insieme.
Il biondo si avvicinò tranquillamente all’amico, con un sorriso tirato e mettendogli in mano un bicchiere di whiskey.
- Zabini, strozzatici. – disse, non togliendosi il falso sorriso – La mia vendetta arriverà presto. –
- Oh, quante storie per una cena! – fu la risposta di Blaise, accompagnata da una risata – Vedrai che sarà una serata piacevole. Poi non sono sconosciuti, lavoriamo tutti insieme da una vita. Una cena tutti insieme al di fuori del lavoro ci vuole ogni tanto. E poi sono anni che non vedo la Lovegood.–
- Ma chi se ne frega della Lovegood! – esclamò, quasi come un bambino, tanto che nessuno si sarebbe meravigliato se avesse iniziato a battere i piedi a terra – Non me la sono filata per sette anni a Hogwarts, quanto pensi che me ne possa fregare ora? Poi ci sarà San Potter e Lenticchia e tutta la marmaglia di mocciosi rosci. Questa casa non è un asilo! – aggiunse disperato, immaginando già la confusione che si sarebbe creata. Altro che pace dei sensi!
Blaise rise e gli poggiò una mano sulla sua spalla, sorridendo e chiudendo il discorso. Si andò a sedere vicino a Hermione e le carezzò il ventre gonfio: fra qualche mese Ethan avrebbe avuto una sorellina. Per un attimo i suoi pensieri divagarono sulla gravidanza di Nelly e, per la prima volta, fu felice di trovarsi davanti Harry Potter, che lo distolse da quei ricordi. Insieme a lui c’erano la moglie Ginny e i due figli, Benjamin, dodici anni e pronto per iniziare il suo secondo anno ad Hogwarts, come Grifondoro, ovviamente, e il piccolo Samuel di nove anni. Entrambi i bambini erano mori con gli occhi verdi come il padre, eliminando il gene “capelli rossi”, marchio di fabbrica Weasley. Stessa cosa però non si poteva dire dei figli di Ron Weasley e Lavanda Brown. Infatti, poco dopo, comparve un esercito di testoline rosse da far accapponare la pelle a Malfoy. Davanti a tutti c’era Charlotte, una graziosa bambina di dieci anni, con una cascata di capelli rossi, lisci come spaghetti, e il viso pieno di lentiggini. Al fianco di Ron c’era un altro bambino altrettanto roscio e pieno di lentiggini, Zachary, di nove anni, e, a chiudere la schiera di marmocchi, le due terribili gemelle, Miranda e Mya, otto anni, che somigliavano molto alla madre, e, sperava per loro, che non diventassero stupide come lei. Infine, ancora profondamente addormentato all’interno della carrozzina c’era Simon, arrivato in famiglia da appena sei mesi.
Draco si avvicinò alla carrozzina, fermandosi ad osservare il bambino che dormiva beato.
- Certo che a voi non piace proprio leggere – commentò con il suo fare annoiato, beccandosi un’occhiataccia da entrambi.
In quel momento arrivò il pezzo forte della serata, la ciliegina sulla torta, e Draco non dimenticherà la mai l’espressione sbigottita della figlia quando fece il suo ingresso Luna Lovegood. L’ex Corvonero indossava una tunica verde e oro che le arrivava a metà polpaccio, mostrando la caviglia adornata di mille cavigliere piene di campanellini che suonavano ad ogni suo passo. E ovviamente erano presente gli immancabili orecchini e collane particolari e, alla mano sinistra, accanto alla fede nunziale, emergeva un anello con una gigantesca fragola sopra. Definire quella donna eccentrica era poco. Al suo fianco c’era il marito Rolf, anch’esso biondo, con una massa di capelli disordinati, vestito con camicia e pantaloni di lino e un paio di infradito(Ma dove pensavano di stare? Ad una festa in spiaggia?, si ritrovò a pensare Draco). Dietro di loro c’erano altre due teste bionde, in cui Draco riconobbe i due figli. Uno, il più alto e con lo sguardo quasi inquisitorio, avrebbe dovuto avere circa l’età della figlia, mentre l’altro, che invece appariva molto più timido, non superava i quattro anni. Dopo che Luna si prodigò a salutare tutti, abbracciando persino Draco, con profondo fastidio di quest ultimo, presentò il marito agli amici e i due figli: il primogenito rispondeva al nome di Darian, mentre il più piccolo era Noah. Undici bambini, contando anche la figlia, a Malfoy Manor: bene, il peggior incubo di Draco Malfoy poteva avere inizio!
Dopo i soliti convenevoli e le chiacchiere di circostanza, si sedettero a tavola per iniziare la cena e, con profondo disappunto di Hermione, si avvicinarono un paio di elfi domestici con gli antipasti.
- Mezzosangue – iniziò Draco, poggiando il bicchiere di vino, dopo aver notato l’espressione infastidita della mora – Se ti infastidiscono i miei elfi, non venire più qui, è semplice. E saresti pregata di non partorirmi sulla sedia –
- Papà! – esclamò sua figlia, quasi sconvolta.
- Che c’è? – chiese con aria falsamente innocente, poi sospirò continuando a vedere l’espressione corrucciata della figlia – Sì, ok. Non si dice mezzosangue – disse con tono strascicato e con un gesto annoiato, poi guardò Hermione – Perdonami, Granger – aggiunse per poi iniziare a mangiare, seguito a breve dagli altri.
- Allora? – iniziò Harry, guardando Ethan, Meredith e Darian – Pronti per Hogwarts? –
Ai tre ragazzini si illuminarono gli occhi: fra due giorni avrebbero iniziato a studiare presso una delle scuole di magia più famose al mondo ed erano tutti esaltatissimi. Ricordavano benissimo tutti e tre il giorno in cui avevano ricevuto la lettera e potevano dire, senza alcun dubbio, che fino a quel momento era stato uno dei più bei giorni della loro vita. Ethan e Meredith iniziarono ad esprimere le loro gioie e le loro curiosità con un tale entusiasmo che faceva venire a tutti un senso di nostalgia verso quella scuola, verso quei sette anni in cui ne avevano combinate veramente tante. Si passò poi ad una vivace discussione su quale fosse la casa migliore ed ognuno aveva da dire la sua: la rivalità tra Grifondoro e Serpeverde emerse, come se non fosse passato un giorno da quando si trovavano tra i banchi di scuola. Luna si limitò a dire tranquillamente la sua opinione, anche perché era in netta minoranza: due Serpeverde e sette Grifondoro, visto che anche Rolf era state smistato tra i grifoni al tempo.
Draco si girò poi verso la figlia, puntandole contro un dito, con fare inquisitorio.
- Penso che tu sarai una buona Serpeverde, come da tradizione, ma, nel caso non venissi assegnata a quella casa, sappi che accetterò solo che tu diventi una Corvonero o, al massimo, una Grifondoro. Se solo provi a diventare una Tassorosso, sarai diseredata, sappilo. –
La ragazzina sbarrò gli occhi, poi si strinse nelle spalle, mettendo il broncio, facendo ridere gli altri commensali.
- Non ascoltare quel bifolco di tuo padre! – esclamò Hermione – I Tassorosso sono persone leali e gran lavoratori. Si impegnano in tutto ciò che fanno. Ogni casa è diversa e bella per questo –
- Ma Serpeverde è la migliore – aggiunse tranquillo Blaise, facendo l’occhiolino ai tre ragazzi.
- Oh Blaise, non ti ci mettere anche tu! – esclamò esasperata la moglie.
Lui, di risposta si limitò a sorridere e baciarla sulla guancia, facendole sfuggire un sorriso.

La cena proseguì in tranquillità e alla fine si ritrovarono al tavolo solo i “grandi” più i quattro adolescenti: Meredith, Ethan, Benjamin e Darian. La ragazza osservava tranquilla quel gruppo di trentenni che parlava tranquillamente e scherzava come ai tempi di Hogwarts, come se il tempo non fosse cambiato e loro fossero più uniti di prima. Chissà se anche lei avrebbe creato delle amicizie così solide che sarebbero durate per sempre. Poi, improvvisamente un pensiero le attraversò la mente, forse un po’ malsano, ma doveva. Non le importava se suo padre si sarebbe arrabbiato, quella era l’occasione e, comunque, tra due giorni sarebbe partita per Hogwarts e la furia di Draco Malfoy non l’avrebbe potuta seguire fino a lì.
Continuò a sbucciarsi tranquillamente una mela, per poi alzare lo sguardo su Harry.
- Harry – iniziò tranquilla – Tu conoscevi bene mia madre, vero? –
E, a quella domanda, per poco il moro non si strozzò con un acino d’uva: sarebbe stato il colmo! Colui che era sfuggito all’anatema che uccide, morto soffocato con un acino d’uva: beffardo destino. Diede un paio di colpi di tosse, prima di bere un goccio d’acqua dal bicchiere che gli porgeva Ginny. Bevve piano, quasi a prendere tempo, mentre il gelo scendeva sulla tavola: il taboo era stato infranto, dopo anni, era uscito l’argomento “Nelly Loxly” davanti a Draco e Meredith.
- Sì, la conoscevo – iniziò Harry, incerto – Frequentavamo Hogwarts insieme, era anche lei una Grifondoro e.. Perché me lo stai chiedendo? –
- Perché so poco e niente su di lei e vorrei sapere altro. Mi parli di lei? –
- Non mi sembra il momento adatto. – fu la risposta gelida di suo padre.
- Perché? – esclamò Meredith, girandosi verso il padre, facendo ondeggiare sulla schiena i capelli biondi – Tu non mi hai mai detto nulla di lei! Ho undici anni e non so nulla su mia madre! Non pensi che sia giusto che io sappia qualcosa? –
Draco si irrigidì. Ecco cos’era lui: un fallimento. Un fallimento come marito, che non era riuscito a proteggere la moglie. E un fallimento come padre, avendo privato alla figlia di conoscere, a modo suo, la madre. La pesantezza della situazione fu percepita da tutti. Anche Ethan e Benjamin si guardarono un attimo tesi e con una pesantezza sullo stomaco: sapevano molto di più loro sulla madre di Meredith che lei.
Draco strinse forte il pugno, fino a far diventare le nocche bianche, non sapendo cosa dire, da dove iniziare. Ma ancora una volta ringraziò di avere un buon gusto in fatto di amici e ne ricevette subito la conferma.
- La conoscevamo tutti tua madre – iniziò Zabini tranquillo, attirando l’attenzione di tutti, in particolare quella di Meredith – Una forza della natura! Testarda e a volte sfrontata, dovevi vedere come teneva testa a tuo padre! – esclamò, facendo ridere tutti – Sai che i tuoi genitori inizialmente non si sopportavano? –
Meredith sbarrò gli occhi: no, questo non lo sapeva proprio; nella sua mente i suoi genitori erano sempre stati innamorati sin dal primo secondo in cui si erano visti, colpo di fulmine.
- Eh no – continuò Blaise – Non sai quante litigate, insulti e una volta tuo padre ha trascinato tua madre in bagno e gli ha messo la testa nel lavandino, facendole, letteralmente, una lavata di capo con l’acqua gelata. –
- Cosa? – esclamò lei, guardando il padre sconvolta.
Il biondo, che si era un po’ tranquillizzato, si limitò ad alzare le spalle e a borbottare un “Se l’era cercata”.
- Per non parlare della prima volta che si sono baciati! – ghignò Harry, provocando l’ilarità dei presenti.
- Chiudi quella bocca, Potter – sibilò il biondo ex Serpeverde.
- Quanto sarei voluto esserci anche io! – commentò Blaise, beccandosi un’occhiataccia da Draco.
- Cos’è successo? – chiese Meredith, curiosa.
- Allora – iniziò Ron – Era mattina presto. A breve ci sarebbero state le selezioni di Quidditch così, io, lei ed Harry andammo ad allenarci. All’improvviso spunta Malfoy che si era messo ad attaccare briga con Hermione, che era rimasta sugli spalti. Scendiamo, un paio di battute velenose tra Nelly e Malfoy e bam! Il biondastro prende Nelly per la testa e la bacia, lasciando tutti, ma soprattutto lei, di stucco! E poi tranquillamente si stacca, come se non fosse successo nulla, con la solita faccia da cavolo. E tua madre per poco non gli staccava la testa, l’abbiamo dovuta trattenere io e Harry! – finì, prima di iniziare a ridere insieme agli altri, mentre Draco tamburellava nervosamente le dita sul tavolo, borbottando cattiverie contro Potter e Weasley che avevano tirato fuori la storia.Meredith se la stava ridendo come una pazza e si sentiva così felice, mentre pian piano un’immagine della madre le si stava formando in testa.
- Scusa – iniziò, pensierosa – Se non si sopportavano così tanto, cosa è cambiato? –
- Beh sicuro, dopo che tuo padre ha salvato la vita di Nelly – intervenne Hermione e continuò, vedendo la curiosità della ragazza – Successe durante la prima partita di Quidditch dell’anno: Serpeverde contro Grifondoro. Tuo padre giocava nel ruolo di cercatore, mentre tua madre come cacciatrice. Un bolide beccò in pieno tua madre, facendola cadere giù dalla scopa, ma cadde fra le braccia di tuo padre, che era andato prontamente in suo soccorso. E poi ci fu il loro primo appuntamento ufficiale. –
- Ottenuto con il ricatto – precisò prontamente Harry.
- Chiudi quella bocca, Potter! Le avevo salvato la vita! Come minimo un appuntamento me lo doveva. – si lamentò Draco.
E continuò così per tutta la serata, parlando degli anni di Hogwarts e di quelli successivi, di tutte le loro avventure e disavventure.

Era mezzanotte passata quando Malfoy Manor si svuotò di tutta quella gente, tornando ad essere il tranquillo maniero di sempre. Meredith si volse verso il padre che stava vicino alle scale.
- Papà, senti mi spiace, ma.. – iniziò Meredith, prima che Draco la fermasse con un gesto della mano e le facesse segno di seguirlo.
Salirono al secondo piano e camminarono, finché non si ritrovarono davanti alla porta nera sigillata. Draco tirò fuori la bacchetta e, dopo aver sussurrato una formula magica, la porta si aprì. La figlia non poteva crederci: finalmente sarebbe riuscita ad entrare in quella stanza, che tanto l’aveva sempre incuriosita, scatenando la sua fantasia. Il padre aprì completamente la porta e poi con un gesto la invitò ad entrare. La stanza si illuminò dopo che Draco agitò la bacchetta, rivelando un ampio studio.
Davanti alla porta c’era un’ampia vetrata che dava sul lago, con un balconcino. A destra della porta c’era una libreria stracolma di libri e un divanetto su cui c’erano altri libri aperti su pagine a caso. Si avvicinò curiosa e vide che erano dizionari bilingue.
- Tua madre lavorava come assistente del responsabile dei rapporti del Ministero con l’estero, quindi molto spesso doveva tradurre delle lettere indirizzate ai Primi Ministri di altre nazioni – le spiegò Draco, mettendosi alle sue spalle.
La ragazza annuì per poi dedicare l’attenzione all’altro lato della stanza, occupato da una scrivania, anch’essa piena di libri, ma anche di porta foto e oggettini vari. Quello studio era immobile, sembrava che il tempo non fosse passato.
- Ho fatto un incantesimo per mantenerlo così – disse il padre, come se le avesse letto nel pensiero – Così, quando ci fossi rientrato, non avrei trovato un ammasso di polvere. –
Accennò un sorriso ripensando all’ultima volta che ci era entrato: dieci anni fa, un anno dopo la morte della moglie, dopodiché aveva deciso che non ci avrebbe più messo piede, troppo dolore, troppi ricordi, quasi si sentiva soffocare. Sospirò poi tornando a prestare attenzione alla figlia che si era messa in piedi dietro alla scrivania e stava osservando le due foto su di essa. Una era una foto di famiglia con i nonni e lo zio William, il fratello maggiore di Nelly, di parecchio tempo fa e l’altra erano i suoi genitori insieme. La guardò a lungo: un giovanissimo Draco Malfoy, stringeva tra le braccia una donna sorridente con una cascati di capelli corvini, mossi appena dal vento, e con due occhi celesti che avrebbero fatto sciogliere anche il cuore più freddo. Ma quello che incantò soprattutto Meredith erano i loro sorrisi. Nelly non sorrideva solo con le labbra, ma con tutto il viso, trasmetteva gioia e suo padre aveva un sorriso che lei aveva visto veramente poche volte.
- Era molto bella. – fu il semplice commento della ragazza, non riuscendo a staccare gli occhi dalla foto.
- Bellissima – rispose Draco sovrappensiero – Ti faccio vedere altre foto – disse lui, chinandosi davanti ai cassetti della scrivania e tirando fuori un album fotografico bianco.
Si andarono a sedere sul divanetto, facendosi spazio, poi lui poggiò l’album sulle gambe ed iniziò a sfogliarlo. Le prime foto erano Nelly da piccola, una bambina minuta con due occhioni azzurri quasi più grandi del viso. Andando avanti nelle foto Nelly cresceva, con il sorriso stampato sul viso. Arrivarono a quando avesse dovuto avere circa l’età di Meredith e, in quel momento, fu chiaro anche a lei la loro estrema somiglianza: se non fosse stato per i capelli neri della madre, avrebbe pensato di trovarsi davanti una sua foto. Girò pagina e fu attratta da un volto che non aveva mai visto: sua madre era seduta a terra e, al suo fianco, c’era una ragazza bionda, che salutava verso la macchina fotografica.
- Chi è? – chiese, indicando quest’ultima.
- E’ Mila – fu la risposta di Draco guardando la foto – Era una delle migliori amiche di tua madre ai tempi di Durmstrang. Ha frequentato quella scuola per cinque anni, finché i tuoi nonni hanno vissuto lì per lavoro, poi sono tornati qui e lei ha finito gli studi ad Hogwarts. Di Mila sicuramente non ricordi. Ogni tanto quand’eri piccola ci incontravamo, poi piano i contatti si sono persi, alla fine lei era amica di Nelly e io e lei non avevamo molto rapporto. Se vuoi conoscerla posso contattarla, dovrebbe vivere qui in Inghilterra con il marito. –
Meredith annuì distrattamente continuando a girare le pagine. Dopo una serie di foto di Durmstrang, arrivarono quelle che tanto aspettava: quelle degli anni di Hogwarts. Vedere Harry, Hermione, Ron, Blaise e suo padre così giovani e spensierati, la fece sorridere. C’erano molte foto dei suoi genitori, ma anche altre con Hermione e gli altri. Poco dopo però giunsero le foto che furono per sempre le preferite di Meredith: quelle del matrimonio. Sua madre era splendida. Indossava un abito con un’ampia gonna che la faceva somigliare ad una principessa. Un corpetto bianco con delle righe verticali blu e da lì, inoltre, partivano una scia di rose, anch’esse blu. Magnifica. I capelli lasciati sciolti e al collo solo una collana con un piccolo brillante. Rimase imbambolata a fissare quella magnifica donna e lo stesso fece anche Draco, che dopo un po’ si schiarì la gola e parlò, per alleviare la tensione.
- Ha attraversato la navata in lacrime. Dovevi vedere come piangeva – disse ridendo – Le ho detto che se la faceva stare così male sposarmi, potevamo anche lasciar stare –
Meredith rise con lui, continuando a girare le pagine dell’album, vedendo le foto del loro viaggio di nozze in giro per gli Stati Uniti d’America e poi comparvero le foto della gravidanza. Dopo un primo momento di esaltazione nel vedere sua madre con il pancione, ancor più felice del solito, sentì un peso allo stomaco, sapendo che la fine era vicina. Infatti l’album si concludeva in un modo straziante, che dieci anni fa aveva distrutto Draco, dandogli la triste consapevolezza che non avrebbe più visto la moglie. Una pagina vuota con una didascalia “Io, Draco e Meredith”. La ragazza rimase a lungo a fissare quello spazio vuoto, finché il padre non le chiuse l’album davanti e stringendole una mano.
- Meredith – iniziò piano – Non fare il mio stesso errore. Non ti lasciar sconfiggere dal dolore. –
- Papà io.. Mi dispiace – iniziò la ragazza – La mamma potrebbe essere ancora viva, se.. Io.. Mi dispiace –
- No – la bloccò Draco, stringendola a sé e sentendola iniziare a piangere – Non devi pensare una cosa del genere. Mai. Tu sei la cosa più bella che mi sia capitata. La mia ragione di vita. Sei tu che mi hai tirato su, quando pensavo di non potermi più rialzare. Sono io a doverti chiedere scusa. Avevo così paura di soffrire ancora che ho preferito chiudere Nelly qui dentro, pensando che mi avrebbe dato un minimo di sollievo. Ma così ho impedito anche a te di conoscere quella fantastica donna che ti ha donato la vita. Spero che un giorno potrai perdonarmi per questo. –
Rimasero a lungo in quella posizione, in silenzio, poi ricominciarono a parlare e Meredith iniziò a fargli altre domande sulla madre, sul loro matrimonio e sulla vita insieme.
Quando decisero che fosse giunta l’ora di ritirarsi nelle proprie camere erano quasi le quattro di mattina.
- Quando vuoi, potrai entrare a tuo piacimento in questa stanza – disse Draco, mentre si chiudeva la porta alle spalle, ma senza sigillarla.
La ragazza gli sorrise e gli baciò la guancia.
- Buonanotte. Ti voglio bene, papà. –
- Anch’io ti voglio bene – rispose Draco, prima di veder sparire la figlia nella sua stanza.
Si toccò istintivamente la fede appesa al collo e sentì come un calore sotto le dita, come se la sua Nelly gli stesse stringendo la mano e sospirò felice, chiudendo gli occhi, immaginandosi ancora il suo grande amore che lo abbracciava.

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