Note alla storia

Ciao a tutti, eccomi qui con una nuova shot. Dunque, questa storia è nata per il contest "Benvenuti al Ministero!" di Schnusschen: la sfida consisteva nell'incentrare la fic in un ufficio del Ministero a scelta, a cui era poi associato un prompt. Io ho scelto il Registro Lupi Mannari, con il prompt "inchiostro rosso", e ho usato anche le informazioni di "Animali fantastici, dove trovarli", il libriccino di Newt Scamandro, per ambientare meglio l'ufficio. Ho voluto un po' mischiare le carte, temendo che scegliere uno dei due Licantropi "celebri" della saga come protagonista (Fenrir o Remus) sarebbe stato un po' scontato. Così, Remus c'è comunque, però ho voluto concentrarmi sulla registrazione di un altro Mannaro, quello verdognolo e sfigatino che s'intravede nel quinto libro in camera con Arthur al San Mungo. L'ho reso gallese, a partire dal nome: Iefan, che è la versione locale di John. Il cognome, mentre cercavo una parola gallese che significasse lupo, è in realtà una contrazione di Blaidd Drwg, Bad Wolf, e altro non è che un piccolo omaggio all'episodio 11x01 di Doctor Who, "Boom Town". Anche il nome dell'altro personaggio, è una storpiatura di un certo pianeta alieno dal nome difficile da pronunciare, vediamo se qualcuno sa dirmi qual è! XD
Beh, ecco, mi sembra tutto. Mi auguro che vi piaccia, grazie alla giudiciA che mi ha concesso tutte le proroghe del mondo (non si dovrebbe scrivere sotto esami... O non si dovrebbero avere esami quando si scrive T____T), anche per il suo splendido giudizio. Buona lettura! :)

A essere troppo buoni, ci si rimette soltanto. Era curioso che suo padre avesse iniziato a ripetere quella frase dopo il suo incidente. Il signor Lupin aveva mai voluto rivelare il motivo per cui Greyback si era voluto rivalere sul suo unico figlio, nemmeno a lui.

Non che conoscere il perché gli avrebbe semplificato la vita, pensò Remus mentre finiva di prepararsi, ma almeno avrebbe potuto affrontare ogni giorno con un interrogativo in meno. Non aveva importanza, ma da quando i Weasley gli avevano parlato di quel Licantropo contagiato da poco, o meglio, da quando l’aveva incontrato… In mente continuava a rivedere l’ospedale, le reazioni di suo padre, la depressione che aveva colto sua madre quando si era resa conto che il suo bambino non sarebbe più tornato normale.

Non la notte dell’aggressione, che nella sua memoria si era appannata in un vortice di angoscia, dolore e paura senza altri ricordi più nitidi. A quella Remus pensava a ogni trasformazione, per cui quel giorno l’accantonò come se si trattasse solo di un fastidio di poco conto.

Ed era arrivato il momento che in assoluto il mago aveva temuto più di ogni altro, quello che lo avrebbe messo davvero in difficoltà: tuttavia, aveva promesso al suo nuovo, sventurato amico che sarebbe stato al suo fianco, per cui non si sarebbe sottratto. Non aveva detto a nessuno cosa avrebbero fatto quel giorno, se non a Sirius: voleva bene a tutti i suoi compagni – con l’eccezione di Mundungus di certo… E un rapporto molto discutibile con Moody – tuttavia nessuno di loro avrebbe potuto aiutarlo in quella situazione, nemmeno Felpato. Semplicemente perché loro non avrebbero capito.

- Non ci devi andare per forza, lo sai? – Come richiamato con un Incantesimo di Appello, Sirius Black comparve dal nulla sulla soglia, appoggiandosi pigramente allo stipite della porta. – È Capodanno, suvvia… Non vorrai passarlo col contagiato?

Remus ignorò il proprio fastidio, così come la punta di gelosia che aveva avvertito nella voce dell’amico, e prese il cappotto. – Non posso lasciarlo solo in questo momento, credimi. È una cosa che non si dovrebbe mai fare da soli.

- Avrà una famiglia, no? – replicò il padrone di casa, che non aveva intenzione di demordere.

- Nessuno è ancora andato a trovarlo in ospedale, credi sul serio che lo raggiungeranno in Ministero per la Registrazione?

Domanda dalla risposta talmente scontata che perfino quel testone di Sirius si zittì.

Remus si domandò se non fosse stato antipatico: la Luna si avvicinava, facendogli perdere il suo solito autocontrollo. – Davvero, nessuno dovrebbe mai affrontare un simile momento senza qualcuno vicino.

- Rimane il fatto che questa non è una tua responsabilità. Non è un tuo amico, né un parente…

Era sempre stato un cane geloso, pensò Lunastorta riconoscendo gli atteggiamenti che l’altro metteva su nei confronti di James, molti anni prima: qualcuno tentava di mettersi tra lui e il suo migliore amico? Era guerra. Solo Lily era riuscita a farsi spazio, ma questo perché a una donna del genere nemmeno un botolo di quarta categoria come Sirius Black avrebbe potuto dire di no.

- Io avrei voluto un Licantropo più vecchio e consapevole che mi guidasse, quand’è toccato a me – spiegò pazientemente come se avesse avuto a che fare con un bambino. – Non sarebbe stato più facile… Ma più sopportabile, almeno.

Per niente colpito, Sirius sbadigliò e incrociò le braccia sul petto: – Tu eri un bambino, lui è un uomo adulto. Dovrebbe cavarsela da solo.

- Il morso ci rende tutti bambini, non credere – Remus si sedette sul letto, improvvisamente stanco. Tutte le emozioni negative legate al passato, che aveva cercato di reprimere negli ultimi giorni, ora rispondevano all’invito dell’amico a essere più egoista, soffocandolo. – Diventando un Licantropo, devi abbandonare buona parte della conoscenza del mondo che possiedi. Ricominciare molte cose da capo. Imparare a sopportare la trasformazione… Siamo tutti bambini – ripeté alla fine prima di sospirare.

- Vuoi che venga con te? – propose l’altro prima di trasformarsi di colpo nel cane nero e andare a fare le feste all’amico, ansimando come un terranova.

Remus sorrise e gli grattò le orecchie, ma poi scosse il capo: - Pensi che sia una buona idea fare una passeggiatina al Ministero? Sono sicuro che lì dentro incroceremmo almeno una o due persone che potrebbero riconoscere i segni di un Animagus, sai.

Non avrebbe saputo descrivere l’espressione mesta con cui il suo amico tornò umano, se non come delusione totale. Rimase seduto sul pavimento polveroso, senza guardarlo.

- Volevo solo aiutarti…

Certo, e approfittare della mia situazione per mettere il muso fuori di qui. Remus non diede voce a quel pensiero fastidioso, sapendo che comunque Sirius si preoccupava davvero per lui. Tuttavia, non potevano rischiare un simile azzardo e, in tutta onestà, il Licantropo era contento che l’ultimo membro della sua famiglia non assistesse a quanto sarebbe accaduto di lì a poco.

- Allora fatti trovare qui al mio ritorno – gli disse con gentilezza. – Avrò bisogno di un amico.

E a quel punto prese la porta, deciso a non indugiare oltre prima che Sirius in un modo o nell’altro riuscisse a trovare il modo per convincerlo a rimanere.

- E dove vuoi che vada? – sentì gridare dal pianerottolo. Nonostante la situazione dell’ultimo Black non fosse propriamente rosea, Remus non riuscì a trattenere un sorriso.

Le cabine del telefono non avrebbero dovuto incutergli timore. Di questo Remus era sicuro. Eppure, cincischiando davanti all’entrata camuffata del Ministero della Magia, il Licantropo non poteva fare a meno di sentirsi fortemente a disagio, per non dire un po’ spaventato.

Non era una novità: ogni sua visita era legata alla Licantropia, per cui non amava ricordare i momenti passati lì, più precisamente nell’Ufficio per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche, la reggia dei suoi incubi. Con le ultime disposizioni in aggiunta al Codice di Condotta volute da Dolores Umbridge, poi, il Ministero gli scatenava anche una rabbia considerevole. Dubitava che quella megera avesse mai visto anche solo da lontano un Lupo Mannaro, tuttavia era considerata qualificata per rovinare la vita a ogni uomo o donna che, disgraziatamente, rientrava nella categoria.

Non che prima fosse così semplice per lui trovare un impiego, ma ora doveva portare un visto e registrare al Ministero ogni nuovo lavoro, oltre a riportare ogni immancabile licenziamento, poiché era obbligato a confessare la sua natura a ogni colloquio per un posto, così da non ingannare e mettere nessuno in pericolo. Poco importava che lui ricevesse rifiuti su rifiuti e che le sue magre finanze fossero allo stremo, era stato decretato che l’unica cosa importante fosse proteggere i maghi, e che i Licantropi morissero pure di stenti.

Per fortuna aveva potuto tagliare sull’affitto grazie all’ospitalità di Sirius, ma Remus si detestava per aver accettato quella sistemazione, sebbene continuasse a ripetere che era solo temporanea. Era un uomo adulto e voleva provvedere a se stesso, ma ciò gli era impedito da maghi senz’anima o compassione.

Ad andare ancora avanti con simili politiche, i suoi pari sarebbero diventati sempre più aggressivi, affamati e pronti ad aggredire innocenti pur di nutrirsi… E gli umani avrebbero inasprito le repressioni, senza comprendere le cause del nuovo ciclo di violenze. Era un circolo senza soluzione che si era ripetuto più volte nel corso della storia, ma da cui non s’imparava mai.

– Ehi, Remus!

Eccolo. Iefan Blaiddrwg, Licantropo da tre settimane e prossimo alla sua prima Luna Piena. Pallido e dall’aspetto sofferente, tuttavia il mago aveva un’aria decisamente migliore rispetto ai giorni precedenti, e i Guaritori sostenevano fosse merito della compagnia inaspettata. Remus non sapeva spiegarsi perché il suo nuovo simile non avesse accettato il supporto offerto dal San Mungo e dal Ministero – c’era un ufficio a parte per il sostegno psicologico – perché era stato evidente fin dal primo sguardo che aveva un bisogno disperato di comprensione… Ed ecco perché non riusciva ad abbandonarlo al proprio destino a cuor leggero.

Probabilmente, si disse Remus, se i dipendenti di quella sezione fossero stati a loro volta Licantropi sarebbe stato più facile instaurare un rapporto, ma i maghi normali sembravano non capirlo.

– Ti trovo meglio – disse a voce alta quando Iefan si avvicinò. – I Guaritori ti hanno lasciato venire da solo?

Non era insolito, infatti, che i Licantropi maledetti da poco fossero scortati da un Auror o da un dipendente del Ministero, per assicurarsi che non fuggissero. Lui stesso era stato accompagnato da uno dei primi ausiliari della sezione di supporto, più che altro perché le autorità magiche sapevano che spesso i genitori di bambini contagiati, nel disperato tentativo di dar loro una vita quanto più normale fosse possibile, cercavano di evitare la registrazione e di nascondere i piccoli…

Era dura per un padre o una madre sognare per anni il proprio figlio a Hogwarts e con una luminosa carriera davanti, per poi scoprire che anche solo che l'istruzione gli sarebbe stata negata, poiché la società magica era da sempre incentrata sulla protezione degli umani. La Umbridge non aveva inventato nulla.

Iefan, tuttavia, sembrava relativamente tranquillo, sebbene non fosse una novità: da quando l'aveva visto a Natale, su invito dei Weasley, Remus aveva notato che era come rassegnato. La solitudine in particolare lo aveva depresso molto, come la consapevolezza che la sua famiglia aveva preferito non rovinarsi le feste piuttosto che assisterlo in ospedale in un momento tanto critico della sua vita.

Accadeva di frequente, almeno erano storie abbastanza comuni tra i Mannari che aveva conosciuto: la cultura magica trattava i Licantropi come paria ed era pensiero di molti che dal momento del morso la persona maledetta dovesse tagliare ogni contatto con la sua vita precedente, chi per paura, chi per proteggere la famiglia, e i più beceri per non essere al centro di una sorta di scandalo, ignorando che l'emarginato in realtà era la vera vittima… Non era sempre così, ma a sentire quei racconti Remus si rendeva conto di quanto fosse stato fortunato nella sua disgrazia. Prima, i suoi genitori si erano battuti strenuamente per lui: da quel che ne sapeva, era l'unico Licantropo ad aver studiato a Hogwarts dopo la maledizione. L'unico morso da bambino che sapeva maneggiare una bacchetta. E a scuola aveva incontrato le persone più importanti della sua vita, gli amici che avrebbe considerato per sempre la sua vera famiglia.

Sì, era stato davvero fortunato.

Iefan si strinse nelle spalle, sentendosi chiedere se ci fossero stati problemi al momento della dimissione: - Sto bene, ho già passato troppo tempo a letto. Ti ringrazio per esserti offerto di venire a prendermi al San Mungo, ma avevo bisogno di stare solo per ragionare un po’.

E valutare ogni possibilità di fuga, aggiunse Remus mentalmente. Lo comprendeva, così come capiva la sua paura, ma era felice di vederlo. Il suo appuntamento al Ministero era stato fissato fin dal suo ricovero in ospedale, con l’obbligo di presentarsi per non avere la squadra di cattura alle calcagna, specie con la Luna incombente.

- L’importante è che sia tutto a posto. Sarà meglio andare – rispose però con tranquillità, indicando la cabina telefonica che celava l'accesso al Ministero della Magia. Era un invito valido per entrambi, poiché nessuno dei due moriva dalla voglia di scendere là sotto.

Remus aveva spiegato cosa sarebbe successo in Dipartimento, più precisamente alla Divisione Animali, Esseri e Spiriti, ma Iefan avrebbe dovuto affrontarlo sulla propria pelle, il che era un tanto diverso.

Ad ogni modo, rimanere davanti alla cabina apparentemente fuori servizio non sarebbe servito a nulla. Mise una mano sulla spalla del giovane, aprì la porta rossa malandata e compose la parola d'ordine.

62442. Magia.

Era insultante solo quel piccolo gesto, ai suoi occhi, per chi come loro per il Ministero avrebbe dovuto rimanere ben lontano da bacchette e incantesimi.

- Nome e scopo della visita – domandò sgarbatamente la voce della strega centralinista.

- Iefan Blaiddwrg – dichiarò il nuovo Licantropo con voce titubante, improvvisamente spaventato. – Sono qui per iscrivermi al Registro dei Lupi Mannari.

Doveva essere una motivazione insolita, pensò Remus, perché la donna dall'altra parte impiegò quasi un minuto per rispondere. Un'altra strega cresciuta con lo spauracchio del Lupo cattivo che sarebbe andato a rapirla e mangiarla di notte, tirò a indovinare.

- Ah sì, c'era un appunto sulla sua visita… E l'uomo con lei? – chiese poi, con un tono meno supponente ma comunque sempre poco amichevole.

- Remus Lupin, accompagno Iefan.

Si era già preparato a dover spiegare più nei dettagli, ma la strega sembrò soddisfatta della sua risposta e apparvero le piccole spille identificative per i due visitatori. Appena se le furono appuntate sui vestiti, la cabina li trasportò all'Atrio. Le domande pesanti sarebbero arrivate al Dipartimento, ragionò Remus.

Al Ministero c'era il solito via vai frenetico, maghi che uscivano a fiotti dagli ascensori e altri che vi salivano di corsa, e un gran traffico di appunti volanti che sfrecciavano da un piano all'altro. Nessuno badò a loro, com'era da aspettarsi.

- A questo punto mi sarei aspettato due Auror a prelevarmi – ammise Iefan notando che nessuno faceva caso a lui. Era frustrante, disse, sapere che la sua vita stava radicalmente cambiando e che a nessuno sembrava importare.

- Gli altri avranno spesso il terrore anche solo di respirare la stessa aria di un Licantropo, ma senza che gli sia rivelato neanche sapranno riconoscere la tua natura – gli disse Remus, comprendendo bene il suo disagio. – E chi capirà chi sei diventato, probabilmente farà finta di niente, per imbarazzo o paura, ma anche solo perché è molto più facile ignorare le cose poco piacevoli che s'incontrano. Dovrai farci l'abitudine… Dopo un po' penserai che riuscire a passare inosservato tra la gente è un lusso per cui tutti noi dovremmo essere grati.

Iefan stava lentamente riprendendosi dallo shock subito. Ora iniziava la fase difficile, accettare quanto gli fosse accaduto. Doveva fare del suo meglio subito, perché dopo la trasformazione sarebbe stata molto più dura. La prima Luna Piena era stata traumatica per tutti, anche per un mostro come Greyback.

Remus ancora non sapeva sostanzialmente nulla di lui, poiché aveva preferito evitare di porre troppo presto domande personali. Si era guadagnato un po' di fiducia da parte di Iefan proprio per il suo tatto, e per aver parlato quasi esclusivamente di se stesso e delle proprie esperienze di vita. Ci sarebbe stato tempo. Per ora sapeva soltanto che era gallese, gliel'aveva rivelato a mo' di spiegazione per il suo nome particolare, e che la sua famiglia era abbastanza numerosa… Ma i parenti che l'avevano lasciato da solo in ospedale non gli erano parsi un buon argomento di conversazione.

Un problema alla volta, la registrazione sarebbe stata già pesante di per sé.

Per raggiungere l'ascensore, i due girarono intorno alla fontana di Magici Fratelli e il suo nuovo amico si fermò a contemplarla, malinconico. - Noi non ci siamo lì.

- Sì che ci siamo, siamo maghi – lo corresse Remus, fissando il centauro d'oro. – Devi rimanere fermamente convinto di questo, Iefan, perché tra poco nell'Ufficio della registrazione lo metteranno in dubbio, perché secondo il Ministero siamo poco più che bestie. E per due notti ogni mese è così, ma questo non cambia le cose: hai la tua bacchetta, la magia è dentro di te e questo non possono togliertelo, per cui non dimenticarti mai chi sei. Sei un Licantropo da qualche tempo, ma prima di tutto sei un mago. E prima ancora un uomo, quindi non permettere loro di non trattarti come meriti.

Si era infervorato come non gli capitava da un pezzo, si rese conto dopo aver finito di parlare. Anche Iefan sembrava rimasto impressionato, da come lo osservava con i suoi penetranti occhi scuri: aveva inarcato un sopracciglio e pareva sorpreso e ironico allo stesso tempo.

Remus arrossì un poco, consapevole di infiammarsi molto per gli altri, ma di non essere poi capace di occuparsi di sé alla stessa maniera. Incoraggiava i Licantropi che incrociava, specie quelli più giovani e già sfiduciati, a combattere per avere una vita normale o quasi, mentre lui stesso si barcamenava tra stenti, lavori temporanei e miseri e mille altre difficoltà. Sirius gli rimproverava di essere troppo remissivo e rassegnato, e forse aveva ragione, ma Lupin sentiva di aver già ricevuto tanto dalla vita che non osava chiedere di più.

Era difficile però spiegare quel suo pensiero senza tirare in ballo i Malandrini e la loro decisione di diventare Animagus per lui, per cui si scusò senza sapere per cosa e indicò l'ascensore vicino a loro, che si era appena svuotato. Entrarono e Remus cercò di spiegarsi meglio mentre il mezzo ripartiva.

- Anche se la nuova situazione ti condizionerà in molte cose, non devi smettere di aspirare ad avere quanto di meglio la vita possa offrirti, Iefan. È solo il mio pensiero, ma anche da Licantropo ho avuto amici capaci di accettarmi come persona, mi sono innamorato e ho avuto gioia e soddisfazioni. Ci sarà anche il dolore, tanto, ma la tua esistenza non sarà solo tristezza e sofferenza. Per cui non convincerti del contrario.

- È che normalmente sei così pacato… Non me l'aspettavo – ammise Iefan facendogli capire che era tutto a posto. Al giovane sembrava incredibile che uno sconosciuto fosse così interessato a lui, era questo che lo lasciava basito. Condividevano una condizione terribile, ma anche così l'attaccamento del mago per convincerlo a non lasciarsi demoralizzare era davvero sorprendente. Non ce n'erano molti così, nemmeno tra gli umani normali.

- Ignorami, sono solo un vecchio lupo brontolone – concluse Remus con un sorriso. – Allora, quarto livello.

La porta dell'ascensore si aprì e i due si trovarono di fronte all'Ufficio per la Regolazione e il Controllo delle Creature Magiche, come la voce gracchiante dell'interfono ricordò loro. Remus fece strada al suo nuovo amico, spiegandogli come funzionassero lì le cose.

La divisione che li riguardava era la più grande, tolti gli uffici generici che si occupavano delle questioni generiche e di problemi che richiedevano anche competenze di altri Dipartimenti, come poteva essere la gestione dei Gufi postali, l'importazione di specie non autoctone in Gran Bretagna e la loro commercializzazione, la produzione di incantesimi o Pozioni che ledessero o combattessero effetti di morsi e graffi causati da Creature Magiche… C'erano due impiegati specializzati nel seguire ogni tipo di bufala o avvistamento paranormale uscisse sui giornali Babbani, per vedere se c'entrasse qualche animale di competenza dell'Ufficio e, in caso affermativo, studiare come intervenire e come mettere sotto silenzio la cosa.

La regolazione delle Creature era affidata alle varie divisioni. I Goblin avevano una sezione dedicata, visto che il loro ruolo nella società magica era fondamentale: bastava pensare alla Gringott, la cosiddetta "banca dei maghi" per capire quanto fosse importante mantenere buoni rapporti con loro.

Per chi non teneva i cordoni della borsa, c'era la Divisione Animali, Esseri e Spiriti. Per la regolamentazione dei Lupi Mannari erano stati istituiti diversi uffici, così come una squadra di Auror dislocata che si occupava unicamente di catturare e isolare i Licantropi pericolosi. Remus non aveva una grande opinione di loro, visto che l'esemplare più pericoloso, Fenrir Greyback, continuava a mordere bambini e ragazzi in piena libertà, ma era meglio non esprimere certi pareri sulla soglia della loro sezione.

- Sai un sacco di cose, hai lavorato qui? – gli domandò Iefan colpito. Camminava a pochi passi da Remus, guardandosi intorno con aria meravigliata, come uno scolaretto. Il Dipartimento sembrava enorme e, nonostante fosse sottoterra, molto luminoso. Le finestre magiche mostravano un bel cielo terso, segno che il Ministro quel giorno doveva essere di ottimo umore. Una serie di porte arancioni si snodava per un lungo corridoio di pietra, ma il colore diventava più scuro a seconda della pericolosità delle Creature di cui si occupavano i maghi che lavoravano nel singolo ufficio.

Inutile dire che la sezione per i Lupi Mannari era indicata con una porta nera.

- No, qui si occupano di Licantropi, ma non li inviterebbero mai a occupare una scrivania – rispose Remus con il massimo di diplomazia che gli fu possibile. Doveva trattenersi ed evitare di dare dei razzisti ai funzionari che avrebbero incontrato, come sempre. – È solo che, dopo quasi vent'anni di visite più o meno sporadiche, ho imparato anche dove tengono le scorte di cancelleria.

Saltarono gli uffici dedicati ai Servizi di Supporto ai Lupi Mannari, che si trovavano nella sottosezione "Esseri", e non "Animali" come gli altri uffici dedicati ai Licantropi: vi avrebbero effettuato una visita più tardi, disse Remus, ma in quel momento era meglio concentrarsi sul Registro.

Bussò alla porta ed entrò non appena udì una risposta. Iefan, alle sue spalle, rimase sorpreso: per i toni gravi che il suo nuovo amico aveva usato negli ultimi giorni, il Licantropo si era aspettato un'aula di tribunale vera e propria, magari anche una sedia con le catene, ma aveva sbagliato in pieno: si trovavano in una stanzetta piccola e angusta, con un solo dipendente dall'aria molto annoiata. Nessuna finestra magica qui, solo poche candele a creare un'atmosfera tetra e inquietante, senza neanche un oggetto personale che abbellisse anche solo un poco l'ambiente.

Era un ufficio anonimo e mal illuminato, niente di particolare, eppure Iefan sentì i brividi lungo la schiena.

L'occupante era un mago di mezza età: intento a verificare delle pergamene, aveva i capelli ingrigiti e un naso con una strana gobba, oltre a una strana verruca sulla fronte. La targhetta sulla sua scialba scrivania diceva 'Felix Patorius', senza titoli né riferimenti alla sua qualificazione.

- Signor Lupin, è finalmente venuto a registrare il suo cambio di domicilio? – domandò all'improvviso senza alzare lo sguardo dai fogli che stava leggendo. – Gentile da parte sua, stavo iniziando a pensare di dover tracciare i gufi che le invio.

Iefan spostò lo sguardo sul suo nuovo amico, che gli parve molto scocciato.

- Le ho già detto che quando troverò una sistemazione fissa, le comunicherò la mia nuova residenza: sono le vostre ultime disposizioni a rendere la cosa difficile, visto che nessuno vuole un affittuario Mannaro. Al momento sono ospite da un amico e non ho intenzione di usare il suo indirizzo – aggiunse Remus cercando di tenersi calmo, essendosi aspettato quella richiesta. Ad agosto aveva dovuto lasciare il suo appartamento, per mancanza di denaro, e dopo quei mesi ancora non aveva registrato un nuovo domicilio, facendo quel poco di ostruzione che gli riusciva, soprattutto perché sarebbe stato comico tentare di trascrivere l’indirizzo del quartier generale dell’Ordine sulla sua scheda. – Ho solo accompagnato il signor Blaiddwrg, che deve essere aggiunto al registro.

Solo a sentire il cognome di Iefan, Felix accantonò le sue carte e li osservò con attenzione, prima di mettere su un ghigno malevolo: - Non capita tutti i giorni che un Mannaro ne porti qui un altro… L'ha morso lei, per caso?

Era la domanda più sgradevole e perversa che il giovane gallese si fosse mai sentito rivolgere. La sua paura aumentò e cercò lo sguardo di Remus, non sapendo cosa rispondere.

Toccò al più vecchio e consapevole rispondere anche questa volta, sebbene a sua volta fosse sconvolto per quell’insinuazione: - Ci siamo conosciuti in ospedale, un mio amico era ricoverato in stanza con Iefan. Mi sono offerto di venire con lui, tutto qua. Possiamo sbrigare la pratica?

Il signor Patorius sembrava molto interessato al rapporto tra i due, la sua espressione lasciava supporre che stesse immaginando le cose più scabrose, ma Remus rimase fermo e attese che tirasse fuori l'enorme librone che faceva da registro dei Lupi Mannari.

Era davvero un tomo gigantesco, pensò Iefan, che rimase sconvolto quando vide come fossero compilate fitte le sue pagine: ogni riga un nome, un indirizzo, uno stato di famiglia… Più una serie di simboli che non riuscì a decifrare, ma che di certo avevano significati ben precisi per il funzionario seduto davanti a lui. E, alla fine, una piccola macchia color ruggine.

Nonostante la pergamena vecchia di secoli, la polvere e l'odore della cera, il naso del mago identificò che era sangue, e qualcosa dentro di lui sembrò gioirne. Fu disgustato, quando sentì improvvisamente il morso della fame, come se quelle piccole gocce rapprese fossero la premessa di un bel pezzo di carne fresca.

Ma non fu quello il dettaglio che lo sconvolse di più. Fino alle ultime dieci pagine, notò mentre Felix le sfogliava per trovare i dati più recenti, le registrazioni erano segnate in normale inchiostro nero. Negli ultimi anni, però, l'abitudine era stata cambiata.

- Che ne dice, Lupin, dell'inchiostro rosso? – chiese il mago del Ministero, come se leggesse i suoi pensieri. – È un'idea di Dolores Umbridge, dice che così è immediato ricordare che siete tutti assassini. Dovremmo chiamarvi tutti a cambiare la registrazione, non crede?

Dovette fare appello a tutto  il suo autocontrollo, ma Remus riuscì a non rispondere come il suo istinto gli suggeriva. Che essere spregevole: perché comportarsi così con un Licantropo maledetto da poco? Era ben oltre dargli un assaggio dei modi crudeli che avrebbe subito di lì in avanti, quell'uomo si divertiva nella sua misera autorità. Di certo era stato raccomandato da Dolores, era proprio il tipo di sottoposto che quella perfida donna doveva amare.

Vedendo che nessuno dei due rispondeva alle provocazioni, neanche Iefan, troppo spaventato per provare a ribattere, il signor Patorius si stancò in fretta anche di quel gioco maligno e estrasse penna e calamaio da un cassetto della scrivania. Passata la curiosità, il funzionario era quello che aveva più fretta di tutti di chiudere la questione.

- Deve fornirmi tutti i suoi dati anagrafici, signor Blaiddwrg, incluso un valido indirizzo di residenza, per comunicazioni ufficiali e altre formalità, a differenza del suo ostinato amico. Se conosce il nome del suo aggressore, potrà passare dalla Squadra di Cattura per denunciare l'accaduto e tentare di acciuffare quel criminale, sebbene sia molto difficile riuscirvi – spiegò il mago con voce improvvisamente piatta. – Ci serve inoltre sapere se ha dei figli, per valutare se sia meglio allontanarlo per precauzione.

- Non ne ho – rispose Iefan prima di ripetere nome e dichiarare età e quant'altro gli era richiesto. E comunque non saresti tu a decidere il destino della mia famiglia, stronzo.

Gli sembrava folle che il Ministero si permettesse d'intromettersi in quella maniera, senza preoccuparsi dei danni che poteva causare. Un Lupo Mannaro era pericoloso, ma chi era quel Felix Patorius per decidere del futuro di uno o più bambini, condannandoli magari a stare lontani dal padre? Ed crudele e ingiusto, di certo c'erano modi più complessi ma più equi di proteggere gli innocenti e allo stesso tempo non emarginare chi era stato morso…

Ben presto, una riga rossa in caratteri chiari e sottili brillava sulla pagina a metà, con tutte le generalità che riguardavano il Licantropo.

- Come il signor Lupin le avrà già detto, da settembre sono entrate in vigore nuove normative che vi riguardano: sarà sempre tenuto a informarsi e prendere visione di qualsiasi cambiamento degli statuti di Regolamentazione e attenervisi alla lettera.

- Tipo mettere al corrente ogni mio possibile datore di lavoro o padrone di casa della mia condizione, così da assicurarsi un rifiuto? – domandò Iefan sempre più infastidito. La paura era passata, ora che il disagio e la rabbia avevano preso il sopravvento. E il carattere orribile dell'uomo che gli stava di fronte non facilitava le cose.

- Precisamente: è per la sicurezza collettiva, sono certo che capirà. Ogni volta che cambierà domicilio, dovrà comunicarci il nuovo indirizzo, e anche il suo lavoro. La signora Umbridge ritiene che sia necessaria la massima trasparenza su tutto ciò che i Mannari fanno nella società magica – spiegò Felix con aria quasi commossa, prima di girare il registro verso il visitatore. – Ecco, avrei bisogno di una goccia del suo sangue: in questo modo lei garantisce che tutti i dati forniti sono autentici e che s'impegna a non nuocere, per quanto la sua nuova natura glielo consenta.

Passò un comune spillo a Iefan, che si punse un dito e lasciò cadere una macchiolina rosso scuro sulla pagina del registro. Per un attimo, credette che avrebbe avvertito un incantesimo attivarsi, una nuova traccia, ma non accadde nulla. I Mannari erano così di poco conto che non meritavano neanche una magia di controllo. Alle sue spalle, Remus osservava in silenzio: la procedura di per sé era terribilmente semplice, molto più che nei suoi ricordi, sebbene il calore e l'empatia degli addetti del Ministero fossero sempre commoventi.

- Tutto qui? – domandò l'altro quasi deluso.

Felix mormorò un incantesimo che fece comparire un soffio d'aria calda, per far asciugare più in fretta ciò che aveva appena scritto, senza di nuovo nemmeno guardare i due maghi che gli stavano di fronte: - Per il momento sì, i Giuristi del secondo livello purtroppo ancora non ci permette di tracciare le vostre bacchette, anche se sarebbe un utile strumento sebbene solo pochi di voi ne posseggano una. Dicono che lede i vostri diritti… Ma troveremo la maniera di aggirare questo ostacolo, stia tranquillo. Come le ho già detto, può passare dall'Unità di Cattura per deporre in modo da fornire una descrizione del Mannaro che l'ha morso, o passare alla sezione Esseri per i Servizi di Sostegno. Qui abbiamo finito. Buona giornata a entrambi, e mi faccia avere al più presto un indirizzo, signor Lupin, o le dovrò sguinzagliare dietro i miei amici sul campo.

Nessuno dei due proferì risposta, entrambi troppo ansiosi di lasciare lo sgradevole mago alle loro spalle. Quando la porta dell'ufficio Registro fu chiusa, Iefan prese di corsa il corridoio, deciso a uscire di lì al più presto.

- Ehi, aspettami! – gli gridò dietro Remus, inutilmente. Il giovane gallese lasciò il Dipartimento e prese un ascensore in procinto di ripartire. Lupin non poté fare altro che aspettare il successivo, certo di dove avrebbe trovato il mago.

Ed eccolo, infatti, lo vide non appena tornò nell'Atrio: seduto sul bordo della fontana, Iefan si fissava i piedi, del tutto demoralizzato.

- Sono troppo vecchio e malandato per correrti dietro – lo rimproverò Remus sedendosi al suo fianco. – Te l'avevo detto che non sarebbe stato piacevole, no? Anche se la parte burocratica in realtà sarebbe molto più leggera, se a gestirla ci fosse qualcuno dotato di un minimo di empatia.

- E tu ancora mi vieni a dire che posso avere una vita normale, quando queste sono le persone che dovrebbero aiutarci a realizzarla?! – sbottò il più giovane alzandosi in piedi di scatto.

Che poteva dire, che Felix Patorius era un'eccezione? No, Felix Patorius era la regola: pochi erano coloro che andavano oltre all'apparenza o al terrore che la loro natura scatenavamo ed era meglio che ci si abituasse quanto prima. Tuttavia, Remus non voleva abbatterlo ancora di più.

- Ascolta…

- No, sono stufo di ascoltare. Per oggi ho sentito abbastanza – e fece per andarsene, troppi sfibrato e frustrato per continuare la conversazione.

- E ora? Dove passerai la notte? – domandò Lupin, un po' preoccupato.

Iefan scosse il capo: - Ho ancora del denaro, una stanza in un albergo Babbano non dovrebbe infrangere le preziose disposizioni del Ministero.

Intelligente, aveva già trovato la pecca nelle crudeli regole della Umbridge: non si poteva confessare la propria natura a chi non aveva poteri magici, o si sarebbero infrante leggi ben più importanti.

- Ci vediamo domani, allora? La Luna Piena è vicina, devi prepararti.

Iefan disse di no, poiché era stanco, e si diresse verso un camino per raggiungere Diagon Alley. Aveva bisogno di stare da solo e metabolizzare l'accaduto.

Remus non si fece problemi e con un sorriso gli ripeté il saluto: - Ci vediamo domani, da Florian Fortebraccio alle cinque!

E dopo aver guardato il mago gallese sparire in una vampata verde di Metropolvere, il mago si alzò a sua volta, sapendo che non aveva più nulla da fare al Ministero, né nessuna scusa decente per passare dall'Ufficio Misteri per vedere chi lo stesse sorvegliando. Meglio andarsene.

- Eppure ti somiglia, Iefan, e te ne renderai conto anche tu – mormorò gettando un'ultima occhiata alla statua dorata della fontana che raffigurava il mago. Col tempo, avrebbe capito.

Remus tornò a Grimmauld Place un paio d'ore dopo, distrutto come previsto. Aveva camminato a lungo nel parco poco distante, per metabolizzare l’accaduto da solo… E depistare chiunque potesse essere sulle sue tracce. Era stata una giornata intensa e aveva davvero bisogno di riposare.

Entrò in casa cercando di fare poco rumore, ridacchiando al pensiero che, nel caso in cui quel simpaticone di Felix Patorius avesse inviato qualcuno a pedinarlo, non avrebbe ottenuto un bel niente per via dell'Incanto Fidelius che proteggeva il quartier generale dell'Ordine della Fenice. Quella forse era la parte migliore di tutta l’esperienza: il pensiero che, comunque, non avrebbe potuto assecondare quell'odioso burocrate nemmeno volendo.

Fortunatamente, il salotto era libero: i ragazzi dovevano essersi rintanati a giocare a scacchi o qualcosa del genere, Molly forse era di nuovo in ospedale… Si lasciò cadere sul divano, sfatto.

- Allora, hai sempre bisogno di un amico? – il talento di Sirius di comparire all'improvviso prima o poi gli avrebbe causato un infarto.

Tuttavia, Remus sorrise: - Più che mai – rispose con semplicità per far contento Sirius… E rendendosi conto che, in effetti, era assolutamente vero.

Si augurò che Iefan potesse trovare prima o poi dei compagni che lo aiutassero a portare il suo fardello semplicemente accettandolo, senza pregiudizi, senza paura… E che trovasse un po' di serenità. Era certo che il giorno dopo l’avrebbe trovato all’appuntamento, perché la prima Luna Piena avrebbe fatto paura, e anche in seguito avrebbe cercato di rimanere in contatto per stargli vicino come gli era possibile, sempre che lo volesse ancora come amico.

Ma, in quel momento, era felice di essere di nuovo con la sua famiglia: Harry al piano di sopra, al sicuro, e Sirius al suo fianco.

- Raccontami tutto – lo esortò l'amico, sedendosi al suo fianco.

Il Licantropo scosse il capo, deciso a cancellare quel brutto pomeriggio. Non valeva la pena di spiegare come il simpatico impiegato ministeriale avesse tentato di umiliarli e oltraggiarli senza vergogna, anche se Sirius che imprecava contro ignoti per il gusto di difenderlo a spada tratta… Beh, effettivamente sarebbe stato uno spettacolo impagabile.

- No, ho deciso che come proposito per il nuovo anno mi lamenterò meno per godermi di più le cose belle – disse semplicemente incrociando le braccia dietro la nuca.

- Lo trovo un ottimo proposito, Lunastorta, e approvo – ghignò Sirius sedendosi al suo fianco.

- Lo immaginavo, Felpato.

Finché aveva la sua famiglia, uomini senza cuore come Felix Patorius o Dolores Umbridge potevano anche provare a rovinargli la vita, ma erano destinati a fallire. Era fortunato, nella sua tragedia, e nessuna scritta in inchiostro rosso lo avrebbe convinto del contrario.

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