Note al capitolo

 

Ispirato a una storia vera.

La one-shot è stata scritta per il challenge di Kukiness: "Chi, con chi, che cosa facevano"

Remus fece ruotare il liquido scuro all’interno della bottiglia. Non aveva neppure avuto bisogno di scartarla per sondarne il contenuto: la carta da regalo con cui Teddy aveva cercato di rivestirla lasciava il vetro nudo in più punti.
“E... dove l’hai presa?” chiese, sforzandosi di nascondere la preoccupazione dietro a un’espressione di gratitudine il più possibile sincera. Quel dono, seppur potenzialmente letale, rimaneva una dimostrazione d’affetto del suo adorato bambino, e non intendeva ferirlo.
“Nella cantina di Harry,” gli rispose Teddy, dondolandosi sui talloni. “Dice che tra i Babbani è una cosa molto costosa.”
Remus si lasciò sfuggire uno sguardo in direzione del visetto carico di entusiasmo e aspettativa. Grave errore, ne era consapevole.
“Ok,” mormorò, facendosi coraggio. Tirò fuori la bacchetta dalla cintura e Appellò un bicchiere. “Ora assaggio... sono sicuro che sarà buonissimo.”
Tonks gli mise una mano sul braccio, bisbigliandogli:
“Sicuro, sicuro? Ti ricordi il ‘cucciolo’ che mi ha regalato al mio compleanno? Cioè, non mi fraintendere, è stato molto dolce a infilarlo sotto al mio cuscino mentre dormivamo per farmi una sorpresa.”
“Sì, per fortuna è bastata l’imbottitura di quello a saziarlo e non ti ha mangiato anche la faccia...” osservò lui, reprimendo un brivido.
“Alzate la voce, non sento!” protestò Teddy. Aveva intercettato il bicchiere in volo e lo stava posando con un sorrisone davanti al papà.
“Dicevamo che sei un bimbo molto, ehm... generoso,” gli spiegò Remus, versandosi un po’ della bevanda. L’odore era fortissimo, pungeva occhi e naso. In confronto il Whisky Incendiario era acqua fresca.
In fondo non poteva avere un sapore peggiore della Pozione Antilupo, si disse, prendendone un lungo sorso.
 

***

 
“Mi dispiace di non essere arrivato in tempo...”
Harry strascicò le scarpe sul linoleum verdino della sala d’aspetto, sfuggendo il suo sguardo. “Sopravvaluto spesso le conoscenze dei maghi riguardo alle cose Babbane, mi succede anche con Arthur… quando Teddy ha visto la tanica e me ne ha chiesto una bottiglia credevo servisse sul serio a Remus. Non come bibita, però!” sospirò, deciso a proseguire col suo monologo. “Ho realizzato di aver commesso un errore solo quando ho raccontato a Hermione cosa era successo e lei si è messa le mani nei capelli…”
Tonks si strinse nelle spalle, gli incidenti erano all’ordine del giorno con un piccolo mago intraprendente che girava per casa: aveva imparato da tempo a prenderli con filosofia.
“Oh, andrà bene, vedrai. Remus ha uno stomaco di ferro.”
“Non credo che tu abbia capito cosa Teddy gli ha fatto bere...” osservò lui poco convinto.
“No, infatti,” ammise sinceramente lei. “Come hai detto che si chiama quella roba puzzolente?”
Lui si fissò i piedi, a disagio.
“Ehm… benzina,” scandì, con tutta l’aria di star supplicando il pavimento di inghiottirlo.
 

***

 
Remus fece leva sulle braccia, mettendosi a sedere sulla barella che la donna vestita di verde gli aveva indicato.
Quando Harry si era Materializzato all’improvviso sul suo tavolo da pranzo, gli era quasi preso un colpo. Il ragazzo aveva allargato gli occhi, strappandogli il bicchiere di mano con un gesto isterico e gettandolo a terra, sgomento come se si stesse portando alle labbra un’Acromantula.
“Appena in tempo!” aveva sospirato, riprendendo un po’ di colore.
“Superstizioso, eh?” l’aveva apostrofato Tonks con una strizzatina d’occhio.
“Come?”
“Tracannare due bicchieri di fila senza offrirne uno a un ospite porta malissimo, lo sanno tutti... è per via di quello che è successo una volta a Merlin...”
Harry non aveva preso affatto bene scoprire che, prima del suo arrivo, nel suo stomaco era già finito un bicchiere della bevanda, e aveva insistito per portarlo all’ospedale Babbano malgrado Remus avesse cercato in tutti i modi di convincerlo che si sentiva benissimo. Saporaccio in bocca a parte, naturalmente.
Un uomo che indossava un lungo camice bianco lo raggiunse, prese una sedia e si accomodò di fronte a lui, sul viso un sorriso affabile.
“Buongiorno, signor Lupin,” disse gentilmente, prendendogli una mano tra le sue.
Remus s’irrigidì, non immaginava che i Guaritori Babbani fossero così espansivi.
“Mi vuol dire perché l’ha fatto? Con me può parlare,” proseguì l’altro, la voce dolce di chi stava parlando a un bimbo piccolo.
“Perché ho fatto... cosa?” tentò lui, sempre più a disagio. Temeva di violare lo Statuto di Segretezza, rendendo palese quanto fosse ignorante riguardo alle fantasiose pratiche mediche Babbane.
“Su, su. Negare non serve a nulla. Spero saremo d’accordo: bere benzina non è la soluzione ai suoi problemi.”
Remus annuì con convinzione. Ovvio che non lo era.
“Bravo ragazzo. Bisogna essere ragionevoli,” si piegò verso di lui, ignorando i suoi tentativi per liberarsi la mano. “Ora mi dica cosa l’ha spinta a farlo.”
Remus si strinse nelle spalle.
“Ha importanza?”
L’uomo sospirò, scuotendo il capo con rimprovero.
“Non può tenersi tutto dentro. È per via di sua moglie?” fece il gesto di lanciare un’occhiata fuori dalla porta. “L’ho vista, è molto giovane e carina.”
Remus aggrottò la fronte.
“E con questo?”
“Ha scoperto che la tradisce?”
“Certo che no!” ringhiò, facendo indietreggiare l’altro uomo. Doveva aver assunto involontariamente un’aria poco rassicurante, perché vide calare sul suo volto un’ombra, come se avesse appena capito di aver sottovalutato la sua pericolosità.
Cercò subito di ricomporsi, e Remus si impose di darsi una calmata. Non intendeva spaventarlo, ma non poteva insinuare con tale leggerezza che Tonks era una poco di buono, e senza nemmeno conoscerla!
“D’accordo...” borbottò. “Allora vuole spiegarmi...”
“È stato mio figlio,” ammise, cercando di essere il più gentile possibile.
“Un ribelle, non è vero?”
Remus pensò al suo bimbo di cinque anni. Definirlo ‘ribelle’ gli pareva un po’ eccessivo.
“È piccolo,” lo giustificò. Non voleva fare nulla di male, in fondo.
“Vero,” sembrò rinsavire il dottore. “Allora è sua moglie a spingerlo sulla cattiva strada e lei non riesce a dare loro un freno? È questo che la turba?”
“Francamente, è questa conversazione a turbarmi.”
Il dottore sembrò offeso nel vedere i proprio sforzi non solo non riconosciuti, ma addirittura denigrati.
“Non finga di non capire, suo figlio ha i capelli verdi,” rispose piccato.
Remus si morse le labbra. In effetti quello era strano anche tra i maghi.
Optò per la diplomazia.
“È una scelta condivisa. Mia e di Dora, intendo.”
“Tingere i capelli a un bimbo così piccolo?”
“Non è illegale, no?” proseguì cauto, temendo di aver infranto chissà quali leggi Babbane.
Il dottore si spazientì
“Allora mi vuole dare una spiegazione plausibile del suo gesto? Se ha tentato il suicidio bevendo benzina, deve pur avere un qualche problema!”
 

***

“Ti lasciano andare?”
Remus annuì.
“Sto bene, mi hanno ricoverato d’urgenza solo per via di un piccolo equivoco.”
Harry sembrò molto sollevato dalla notizia.
“E non ti hanno dato nessuna cura?”
“Mmm… mi hanno solo suggerito di non fumare… ma sono quasi certo che mi stessero prendendo in giro!”

Note di fine capitolo

D’effetto la frase d’apertura, eh? Era da una vita che volevo usarla XD
Comunque, per la cronaca, nella realtà è stato mio padre a bersi la benzina per sbaglio (non chiedetemi come ha fatto a non accorgersene subito dall’odore :-P rimane tutt’oggi un mistero) e sì, all’ospedale l’hanno fatto parlare con lo psicologo, convinti che volesse suicidarsi XD

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