- E se finalmente ti addormenterai, il Boccino prenderai.
Aveva funzionato. Quel fagottino dai capelli neri arruffati che, fino a qualche minuto prima strillava come una pianta giovane di Mandragola, ora respirava silenziosamente ad occhi chiusi, agitando le minuscole manine in cerca di qualcosa che solo lui poteva vedere. Era incredibile: si addormentava esclusivamente se gli cantavano quella strampalata ninna nanna sul Quidditch inventata da James. Era decisamente suo figlio.
Si diresse verso la cameretta del bambino e lo poggiò delicatamente nella culla, cercando di non fare movimenti bruschi che avrebbero causato il ritorno della Mini Mandragola Umana .
Tendendo l'orecchio verso la culla, si allontanò ed entrò nella propria stanza da letto: era veramente in disordine, vestiti appallottolati non solo invadevano gran parte del materasso ma si arrampicavano anche sui vari mobili che arredavano la camera. Tunia l'avrebbe guardata con ancora più disprezzo del solito se avesse visto le condizioni della casa, e a nulla sarebbe valso spiegarle che il suo Harry le rubava gran parte del tempo che avrebbe normalmente dedicato alle pulizie: non avrebbe capito, visto che per tener buono quel cucciolo di pachiderma di suo figlio bastava la giusta combinazione di televisione e dolci assortiti.
Decise di non pensare alla sorella, era troppo stanca anche per sentirsi amareggiata e, con la promessa di rassettare dopo cena, spostò un maglione di James e un suo paio di pantaloni un po' più a destra e si sdraiò a braccia aperte su quel disordinato ma invitante materasso.
Distesa sul letto, sfinita, chiuse gli occhi per pochi secondi, quando sentì un rumore provenire dalla camera di Harry; si alzò di scatto, ma arrivata là non vi era traccia di disastro e il suo maschietto dormiva beato. Probabilmente si era solo lamentato nel sonno. Gli sfiorò delicatamente il viso con l'indice: ora dormiva sereno, lo notava dal sorrisetto che si era formato in quella bocca minuscola.
Si sentì una di quelle mamme apprensive che vivono solo per il proprio bimbo, eppure non poteva essere biasimata da nessuno, neppure da Tunia... Ecco che ripensava a lei, benché le facesse male, benché sua sorella la ferisse in continuazione: se solo fosse riuscita a comprendere la gravità della situazione. Come poteva stare tranquilla se da mesi viveva col terrore di un attacco da parte di Voldemort? Si guardò nello specchio a forma di stella della camera del bambino: i lunghi capelli rosso scuro erano legati distrattamente in uno chignon che, per qualche magia involontaria, non si era ancora disfatto, mentre gli occhi verdi erano contornati dal occhiaie scure, che le erano state gentilmente offerte in omaggio dalle lunghe notti insonni di Harry.
Lily sentì di aver decisamente bisogno di un bagno rilassante, di una mezz'ora solo per sé, ma non azzardò a concedersela fino al rientro di James.
Lo stesso panico involontario ed esagerato di qualche minuto prima la invase nuovamente. Guardò l'orologio: suo marito era uscito per andare da Remus quattro ore prima. Se da una parte gli era grato di non partecipare ai pleniluni dell'amico per non correre rischi e lasciarla da sola, limitandosi ad andare ad accertarsi del suo stato solo il giorno dopo, dall'altra ogni volta che lo vedeva uscire da casa con il Mantello dell'Invisibilità si sentiva terrorizzata dall'idea che qualcosa andasse storto e non tornasse.
Non gli avrebbe mai chiesto di abbandonare i Malandrini, lei stessa in quel momento avrebbe voluto essere con Remus e James, e le visite che lui, Sirius e Peter riuscivano a fare, portavano sempre la gioia nella loro casa, nel loro nascondiglio.
Scostò la tenda su cui erano disegnati scope e boccini che si muovevano in continuazione, che naturalmente era stata scelta e stregata dal signor Potter per il suo primogenito, e guardò dalla finestra della camera di Harry che dava sulla strada: l'inverno quell'anno era stato ancora più rigido del solito e un alto strato di neve ammantava ancora le vie di Godric Hallow. Lily ne fu infastidita visto che la neve non faceva altro che minare l'infallibilità del Mantello dell'Invisibilità nel celare suo marito ad occhi indiscreti, anche se ad onor del vero James Potter aveva da tempo imparato a non lasciare tracce inopportune del suo passaggio. Non fece in tempo a concludere tale pensiero che sentì provenire dal piano di sotto un inconfondibile suono: apparteneva ad uno strumento che aveva regalato loro Silente che, in caso di visite inopportune, suonava un allarme spacca timpani, ma quando si trattava di persone di casa emetteva solo un delicato tintinnio.
Tintinnava dolcemente.
Lily corse velocemente giù per le scale, visto che solitamente i rumorosi ritorni di James erano correlati al pianto di Harry che puntualmente si svegliava. Quando suo marito riapparve da sotto il Mantello gli impedì di parlare, sigillandogli la bocca con il proprio palmo della mano e mimando con le labbra che Harry dormiva.
Tuttavia tutte quelle precauzioni le sembrarono inutili quando, tolta la mano, vide che il ragazzo di fronte a lei che aveva annuito con scarso entusiasmo, non dava segno di aver alcuna voglia di manifestare il proprio ritorno con il solito entusiasmo. James si limitò a baciarla delicatamente sulle labbra, con uno sguardo mesto e a sedersi vicino al camino per riscaldarsi. Sua moglie lo seguì.
- James, come sta Remus?
- Oh Lunastorta sta bene, almeno fisicamente. Felpato un po' meno.
- Cosa è successo a Sirius?
- Beh, è ridotto maluccio.
Silenzio.
- Ti decidi a spiegarti, o devo ascoltare i tuoi monosillabi per molto tempo?
- No, ora ti racconto. Sai che Sirius sta da Remus sia poter stare insieme durante le sue trasformazioni che per essere rintracciati più facilmente, sopratutto da Silente. Comunque, anche altre persone sanno che possono trovarlo lì e una delle ragazze di Felpato ha avuto la malaugurata idea di fargli una visita a sorpresa proprio ieri notte.
Lily, che iniziava a capire cosa fosse successo, sgranò gli occhi.
- Remus era nella soffitta che si stava trasformando quando Sirius, dopo aver sentito che qualcuno suonava alla porta, andò di corsa ad aprire, per poi ritrovarsi di fronte questa biondina che teneva in mano una bottiglia di whisky incendiario e gli diceva che le notti di plenilunio si passavano in compagnia.
James sorrise debolmente fissando il fuoco.
- Ovviamente questo noi l'abbiamo imparato molto tempo fa, ma non per la ragione che intendeva la ragazza.
Un amaro sarcasmo, che non aveva nulla a che vedere col tono sognante che usava solitamente per descrivere le avventure passate dei Malandrini, accompagnò quelle parole
- Sirius ha fatto appena in tempo a mandare via senza tanti complimenti quella ragazza ma Remus aveva già fiutato la sua presenza. Ha attaccato Felpato quando ancora era in forma umana e, una volta trasformato, non era così felice di rivedere il suo amico peloso: è stata una lunga notte.
- Santo Cielo! Sirius è molto ferito?
- Gli ci vorranno un paio di giorni per riprendersi del tutto. Non è però quello il problema, abbiamo imparato da un po' come rimetterci in sesto dopo la luna piena. Remus è sconvolto. Si sente più sbagliato che mai perché se non ci fosse stato Sirius avrebbe attaccato quella ragazza, e a nulla serve che gli spieghiamo che è proprio per quello che stiamo con lui durante la luna piena. O almeno stavamo. Visto che neanche Codaliscia si fa vedere da almeno due pleniluni.
Lily ascoltò in silenzio, aspettando che quell'amarezza svanisse dalla persona di James, ma non accadde e suo marito rimase in silenzio senza neanche guardarla, fissando i ceppi che ardevano come se nulla gli importasse maggiormente. Non le aveva neanche chiesto di Harry. Ora aveva davvero bisogno di quel bagno caldo, di un momento solo per se stessa, visto che l'uomo che aveva di fronte non aveva affatto intenzione di renderla partecipe dei suoi pensieri.
- James, vorrei farmi un bagno caldo, baderesti a Harry per una mezz'oretta?
James si limitò ad annuire per poi dirigersi verso le scale. Lily lo fissò corrucciata: solo stamattina ad una frase del genere si sarebbe aspettata una proposta scherzosa da parte del marito di condividere un bagno caldo, così da unire l'utile al dilettevole, accompagnata da uno sguardo malizioso degli occhi nocciola dietro le lenti degli occhiali. No, al momento James Potter non aveva proprio intenzione di condividere nulla con la moglie, e ciò la rendeva nervosa.
Salì anche lei le scale dirigendosi nella propria camera e pensando a quali abiti comodi indossare dopo il bagno. Effettuata la scelta, si recò in bagno e nel tragitto esaminò la situazione nella camera di Harry: se il suo bambino dormiva sereno nella culla, il padre, seduto sulla poltrona alla destra della culla, meno sereno che mai, osservava fuori dalla finestra.
Lily seppellì l'impulso di entrare, decidendo che per mezzora aveva bisogno di staccare, tanto aveva l'impressione che suo marito non avrebbe cambiato magicamente umore da un minuto all'altro. Persa in questi pensieri era arrivata in bagno: si spogliò ed entrò nell'invitante e profumata vasca color avorio colma di bolle, e fu beato oblio.
Esattamente ventisette minuti dopo, Lily Potter stava asciugandosi i capelli quando sentì l'inconfondibile suono di un pianto che proveniva dalla stanza del suo bambino. Ma quando, con i capelli ancora grondanti, arrivò sul ciglio della porta vide che il pianto non apparteneva ad Harry, che ancora dormiva beato, bensì a James, che si teneva il viso con entrambe le mani da cui cadevano incessanti le lacrime.
Lily corse verso di lui per poi sedersi sulle ginocchia davanti a suo marito, accarezzandogli dolcemente le ginocchia. Non era pronta ad un'immagine del genere. Non sapeva che dire.
- James, amore.
Gli sfiorò le mani.
- James, cosa succede? Parlami.
Le ultime parole suonarono involontariamente come un ordine, e per rimediare aggiunse:
- James, amore mio, sfogati con me. Non tenermi distante. Ti prego.
Alla terza volta che Lily disse il suo nome, James alzò lo sguardo per incrociarlo con quello della donna e si asciugò gli occhi con la manica della giacca. Appena vide la mano sinistra libera Lily ne approfittò per stringergliela dolcemente. Passarono altri due o forse tre minuti di silenzio, intervallati solamente da Harry che rideva nel sonno, prima che James parlasse.
- Mi sento un fallito. Non sono un buon marito, non sono un buon padre, non sono neanche più un buon amico. Non so fino a quando riuscirò a proteggervi da Voldemort e benché ce la stia mettendo tutta tu non riesci a dormire la notte. Ho smesso di stare con i miei amici nei pleniluni, e quando vado a trovarli non sono di alcun aiuto perché mi sento una merda, se solo penso che ti ho lasciato da sola per due o tre ore. Sono un egoista.
Alcune lacrime iniziarono a solcargli il volto.
- Harry piange se entro in casa, l'unica cosa buona che ho fatto per lui è inventarmi quella stupida ninna nanna. E non riesci neanche a staccare per mezzora che hai paura che succeda qualcosa, e sei stanca e nervosa. Tutto questo perché non sono un marito decente.
Lily l'ascoltò impassibile. Quando il marito non riuscì più a sostenere il suo sguardo, gli prese il viso e lo costrinse a guardarla negli occhi.
- Hai finito di dire stronzate? Perché di tutta questa marea di parole innaffiate da lacrime non ce n'è una che abbia senso.
Per un secondo si pentì di essere stata nuovamente troppo dura, ma continuò:
- Sei andato tu a bussare alla porta di Villa Voldemort e chiedergli “Scusa, Signore Oscuro, non è che avresti voglia di dare la caccia alla mia famiglia?” Non credo proprio. Poi aspetta... Ah giusto! Non saresti neanche un buon padre. Certo, perché è un caso che Harry dorma solo con la tua ninna nanna o che quando torni si sveglia appena sente la tua voce perché ogni minuto passato a dormire quando c'è il suo papà in casa lo considera sprecato? E io quando non ci sei ho paura, non per me, ma per te, idiota con gli occhiali! Se c'è una persona egoista tra noi due sono io, dato che ti chiedo di stare sempre più tempo in casa a discapito dei tuoi amici. Ma chissà perché ti avrò mai chiesto un sacrificio del genere? Forse, dico forse, perché mi sento sicura solo quando sto con mio marito, con l'uomo che amo e che ho sposato! Ma è un ragionamento troppo complicato, devo ammetterlo.
Appena riprese fiato, Lily si ritrovò in piedi a meno di mezzo metro da James, con le mani ancora in aria. Si accorse di aver urlato: ciò iniziava a turbare un fino a quel momento sorprendentemente tranquillo Harry e, visto che non era il momento di consolare il pianto di quel bambino, dato che doveva occuparsi dell'altro di vent'anni che le sedeva davanti, respirò profondamente e si mise a sedere per terra davanti al marito.
Riprese cercando di controllarsi:
- James, io ti amo. Anche ora che mi stai facendo perdere la pazienza. Anche prima quando neanche mi degnavi di uno sguardo, perché stavi rimuginando su questa marea di cavolate. Ci sono voluti circa sei anni perché tu diventassi l'uomo che sei adesso e giuro che, nonostante il tuo comportamento che in quegli anni non mi faceva impazzire, sei la persona migliore che potessi incontrare, Potter.
- Non farti sentire da Mocciosus... Scusa Lily.
James era talmente rincuorato dalle parole di sua moglie che non riuscì a trattenere quell'inopportuno riferimento all'ex migliore amico di Lily. E proprio mentre il sorriso della donna che era apparso quando l'aveva chiamato per cognome, si spegneva, la vide: davanti a lui c'era Lily Evans, e i suoi meravigliosi occhi verdi lo guardavano con la stessa asprezza che avevano mostrato per tanti anni ad Hogwarts. James sapeva che non doveva nominare né Mocciosus, né Petunia, visto che erano le due persone da cui sua moglie si era sentita più ferita durante la sua vita. Fortunatamente per lui Lily decise che non era il momento giusto per permettere a Severus di intaccare il loro rapporto, al momento abbastanza sotto pressione, e ricomponendosi disse:
- Cosa è? Hai ritrovato l'ironia? Comunque non importa. Non è il momento, e non credo che noi due ci troveremo mai d'accordo su... su quell'argomento. Ma sinceramente non è importante. Ora stiamo parlando di noi due, del fatto che dopo tre anni che stiamo assieme, dopo esserci sposati, dopo aver avuto Harry, tu abbia dei dubbi.
- Lily... Io non ho dei dubbi, o almeno non ne ho riguardo al nostro amore, o riguardo a Harry. Vi amo più della mia stessa vita e non potrebbe essere altrimenti. Il problema è che non sono un buon padre e tanto meno un buon marito.
- Quindi ciò che ti ho detto fino ad ora è stato inutile? Insomma, ho parlato alla poltrona!
- No, è che...
- Senti James, no, è che... nulla. Io, te e Harry. Nulla è più importante di questo, neppure le paure che ci soffocano. Abbiamo lottato fino ad oggi e continueremo a farlo per noi e per nostro figlio, per far sì che cresca sereno e amato. Fidati di me, amore, se ti dico che non ho alcun dubbio sul fatto che grazie a te lo sarà. Fidati di me.
Nuovamente silenzio.
- Non piangevo da... non so neanche io da quanto.
- Non è una vergogna, sei solo sotto pressione.
- Forse un po'. Come farei senza di te, Lily?
- Credo che tu non debba neanche preoccuparti di questa eventualità, James.
Era successo: quel muro che avevano eretto senza neanche accorgersene, quella paura di dimostrare all'altra persona le proprie paure, quel gelo che non avevano niente a che fare con la neve, era svaniti, sciolti dalle inaspettate lacrime di James Potter.
- Certo che se raccontassi a Sirius questa scena non ci crederebbe! - scherzò Lily, sedendosi sul bracciolo sinistro della poltrona e abbracciando il marito.
- Sai che mi trascinerebbe di forza in una piazza affollata, mi darebbe in mano un boccino e mi intimerebbe di fare lo spaccone come al solito! In barba alla sicurezza!
- James Potter che si preoccupa della sicurezza? Oddio, devo sul serio avvertire Sirius!
Fece finta di fuggire di corsa, lasciando un braccio dietro in modo che James potesse trattenerla. Il ragazzo non si lasciò sfuggire l'occasione e, restando seduto, con la destrezza del Cercatore, la afferrò in un attimo e la tirò a sé facendola sedere delicatamente sulle sue ginocchia.
- James Potter è cambiato. Lo sa, signora Potter?
- Lo so, ed è anche per quello che mi puoi chiamare signora Potter!
- Ehi, non ero tutto da buttare!
- Uhm... Direi di no!
Gli scompigliò i capelli già disordinati per loro natura e lo baciò.
- Ti amo, Evans.
- Ti conviene, Potter.
Fu lui a baciarla stavolta, affondando una mano sui lunghi capelli di lei.
- Aspetta, James. D'ora in poi niente più paura segrete, niente più fissazioni inutili e stupide. D'accordo?
- Si.
- Bene. Manda un gufo ai ragazzi e invitali a pranzo per domenica!
- Davvero?
- Certo, a parte il fatto che mi mancano, Harry deve imparare ad avere attorno il suo padrino, anche se ho il sospetto che, appena questa stupida guerra sarà finita e non dovremo più nasconderci, si stancherà di avere così tante persone sempre attorno!
- Harry è mio figlio, e credo che gli sarà impossibile stancarsi dei Malandrini! … un membro onorario dalla nascita.
Vi era una tale dolcezza nel modo in cui guardava Harry che sua moglie non poté fare a meno di tornare nella stanza e baciarlo.
- Dai vai a spedire la lettera che io preparo la vasca da bagno.
- Scusa, non ti eri appena uscita dal bagno?
- Si, ma quella vasca era grande e mi sono sentita così sola che non mi sono rilassata per niente.
Gli occhi verdi fissarono quelli nocciola per un paio di secondi.
- Qua non abbiamo un solo membro onorario dei Malandrini.
Mentre lo diceva un sorrisetto apparve sul viso di lui.
- Corro a scrivere la lettera! Ricordati, tanta schiuma!
Lily lo guardò scendere le scale, con lo stesso sguardo che prima aveva suo marito nei confronti del loro primogenito. James Potter che piange perché troppo insicuro di sé... Ha ragione Silente, dove la magia non riesce, l'amore può.

Posta una recensione

Devi fare il login (registrati) per recensire.