Note alla storia

Questa storia è stata scritta per la sfida Drunk Challenge di Writers Arena, o meglio della piattaforma LJ di Writers Arena: http://community.livejournal.com/writersarena/ Special thanks a chi l'ha letta in anteprima e l'ha apprezzata. Sono sempre i miei adorabili quattro gatti di msn, loro sanno di essere loro XD
La storia è stata scritta un anno fa, ma mi ero inspiegabilmente dimenticata di postarla...
Si cresce davvero la prima volta che si ride di se stessi. (Ethel Barrymore)


Dopo la fine della guerra Draco Malfoy era cambiato. Dopo gli errori, la paura e il terrore aveva scelto di crescere, aveva imparato che non era dar retta ad uno psicopatico che avrebbe fatto di lui un uomo, e che tutto ha un prezzo nella vita, anche alto. Ragione per cui si era sentito baciato dalla fortuna quando, dopo aver frequentato per anni Pansy Parkinson, si era ritrovato sposato ad una donna bella e intelligente come Astoria, e si era ritrovato perfino papà di un bel bimbetto.
Leggermente più affettuoso di quanto suo padre non fosse stato con lui, Draco aveva deliberatamente scelto di mantenere il contegno dell’uomo serio e impegnato, ma soprattutto dell’uomo che aveva parecchio da nascondere e molto da farsi perdonare.
- Sei troppo serio Draco. – l’ammoniva spesso sua moglie, scotendo la testa quando lo vedeva incapace di trattare Scorpius come il bambino di cinque anni che era.
Nonostante i suoi innumerevoli difetti come padre, Draco era diventato l’idolo del suo bambino, che non chiedeva mai altro se non racconti delle sue “avventure”, come le chiamava il piccolo.
- Papà! Raccontami della scuola, dai! – domandava insistentemente prima di essere mandato a letto.
- Non preferiresti una fiaba della buonanotte come tutti i bambini, Scorpius? Tua madre sarebbe felicissima di raccontartela. – replicava sovente l’interpellato, osservando con aria disperata Astoria. Di solito si riusciva a far cedere il bambino, ma una sera, chissà come, Scorpius decise di impuntarsi proprio come ogni degno rampollo Purosangue è in grado di fare.
- Io voglio la scuola! – strillò dal tappeto, tirando i pantaloni del padre.
- Scorpius…
- Papà! – insistette il piccolo.
- Suvvia Draco, per una sera… - tentò Astoria, conciliante.
- Per una sera che poi diventeranno tutte? No!
- Immagino che tu da bambino non abbia mai fatto un capriccio simile, educato com’eri…
Colpito e affondato. Draco era stato un bambino molto viziato, e non c’era poi modo di negarlo, quando sua madre passava intere serate a raccontare alla nuora episodi infamanti della sua infanzia. Donne e bambini erano un binomio pericoloso.
Si schiarì la voce e non fece commenti.
- Papàààà – chiamò ancora una volta Scorpius, deciso a non mollare.
- Oh Scorpius, credimi, non c’è niente di interessante da raccontare sui miei anni a scuola: studiavo, facevo i compiti, giocavo a Quidditch e cose così. Niente che meriti di finire nelle mie memorie. – spiegò frettolosamente.
Il bambino sporse un labbro, mortalmente offeso, e lanciò il suo peluche a forma di unicorno lontano da sé, indispettito. – Hogwarts è il posto più bello del mondo. Mamma me lo ha detto, qualcosa ci sarà da raccontare!
- Perché non ti racconta qualcosa tua madre, allora?
- Ma la mamma me lo racconta tutti i giorni, tu mai!
Astoria seguiva silenziosamente il battibecco di padre e figlio. Era seduta anche lei per terra, con la schiena appoggiata al divano, e sfogliava con aria disinteressata una rivista. Forse era giunto il momento di dare una mano al piccolo Scorpius.
- Dai, Draco, non metterti a litigare con un bambino, accontentalo. Potresti raccontargli della tua carriera come cercatore, o di quella volta…
- Quale volta? Quale? – chiese il piccolino curioso.
Draco la fissava con sconcerto: la sua carriera sportiva, gli doleva dirlo, non era mai stata granchè; temeva dunque di scoprire quale fosse l’episodio a cui sua moglie sembrava voler fare riferimento.
- Quella volta che il tuo papà è diventato un bellissimo furetto bianco! – esclamò Astoria, con un sorriso dolce quanto letale.
Draco impietrì, mentre il figlio, ai suoi piedi, cominciava a cantilenare: - Che bello! Un papà furetto! Come hai fatto? Sei un Animagus? Fai il furetto per me adesso, ti preeeego!
Magari fosse stato un Animagus, pensò Malfoy, si sarebbe risparmiato un’onta non da poco. Lanciò un’occhiata truce alla moglie, che si era rimessa a leggere tranquilla, e poi guardò suo figlio, adorante e smanioso di conoscere la storia che avrebbe distrutto quell’idolo che era attualmente suo padre.
- Be’, ecco… è successo che… - Draco si sentiva in imbarazzo, e gli occhi del bambino che lo fissavano avidi non erano d’alcun aiuto. – Non sono un Animagus, Scorpius, non posso trasformarmi in un furetto davanti a te.
- Oh… - fece il bambino, deluso. – E perché no?
- Diventare un furetto non è mai stata l’aspirazione principale della mia vita. – spiegò il mago, non pensando che il bambino non avrebbe colto l’ironia delle sue parole.
- Perché no? I furetti sono carini. – ribattè Scorpius, causando un accesso di risa alla madre, che tentò di soffocarle con scarso successo.
- Be’? E’ vero? – si giustificò lei, tentando di non guardare in faccia il marito.
- Al di là della carineria dei furetti… - disse Draco, sempre più a disagio, - se avessi dovuto scegliere non avrei di sicuro scelto quello, come animale.
- Ah, davvero? E cosa avresti scelto? – domandò il bambino. – A me piacciono i coniglietti, l’avresti fatto il coniglietto?
- Meglio qualcosa di più grande…
- L’elefante?
- No, Scorpius. Se un mago deve prendersi la briga di diventare un Animagus deve veramente valerne la pena, tanto varrebbe potersi trasformare in un drago o qualcosa così. – l’ingenuità di suo figlio era tale da suscitargli contemporaneamente stizza e tenerezza.
- Perché non lo diventi, allora? Così poi mi insegni come si fa, e mi porti sul dorso a fare le gite! Verrebbe anche la mamma, vero? – esclamò entusiasta il bambino, con occhi scintillanti.
- Verrei di corsa. – gli diede corda Astoria, - Faresti questo per noi, Draco?
Morgana, che vile insinuazione! Avrebbe dato il suo sangue, per loro, ma non avrebbe dato di certo credito a delle prese in giro. Passi suo figlio, ma Astoria no!
- E’ molto più comodo viaggiare con la scopa volante. – replicò l’interessato, gelido. – Non ho grande interesse a fare da animale da soma, e poi le scope sono incredibilmente più veloci e divertenti.
- Ma io chiedevo un drago piccino picciò. – tentò nuovamente Scorpius. Fissò ancora il padre, ma compreso che non avrebbe ottenuto niente altro su quel fronte, tornò sui suoi passi. – Se non sei un Animagus e non ti piacerebbe esserlo, che c’entra il furetto?
- Sì, Draco, smettila di farti pregare così, raccontaci. Non c’è niente di male, in fondo.
- Oh, e va bene! – sbottò Draco, messo all’angolo. – Ma non sarà un bel racconto.
- Io scommetto di sì. – fece il bambino.
E così, incredibilmente e contro ogni istinto di autoconservazione della propria dignità, Malfoy si ritrovò a raccontare. – Be’, vedi… - iniziò, - ero al quarto anno, e all’epoca avevamo un professore di Difesa contro le Arti Oscure che aveva metodi poco tradizionali. – lasciò correre sul fatto che si trattava di Barty Crouch sotto mentite spoglie, perché avrebbe allungato e complicato notevolmente la spiegazione, e quello che lui desiderava in quel momento era una morte rapida e indolore.
- I suoi metodi si estendevano sia alle spiegazioni, sia al suo modo di punire noi studenti.
- Era cattivo? – domandò il bambino.
- Diciamo così. – Draco si morse la lingua. Anche suo padre poteva corrispondere a quella infantile concezione di “cattivo”: considerati i suoi trascorsi era veramente complicato raccontare al figlio episodi della sua gioventù. – Un giorno eravamo nel cortile di Hogwarts, all’aperto, e ho avuto qualche screzio con un Grifondoro antipatico… - avrebbe fatto volentieri i nomi, ma parlar male del Salvatore del Mondo Magico non era stata una buona idea negli ultimi dieci anni. – Il professore mi sorprese con dei miei compagni mentre attaccavo briga e per punirmi decise di fare qualcosa che considerava molto divertente…
- In effetti è molto divertente. – si intromise Astoria con aria innocente. Malfoy arrossì e finse di non sentirla.
- E… ? – Scorpius intanto era tutto fremente di curiosità, tanto che non riusciva quasi a stare fermo.
- Che… ecco… - che un fulmine lo uccidesse sul colpo, per Merlino! – mi ha… ecco… trasformato in un furetto. – buttò lì tutto d’un fiato.
- E allora tu che hai fatto?
Mio dio, non era un bimbo, era un mostro assetato della sua vergogna!
- Be’, quando un uomo viene Trasfigurato… tende… tende a… non ragionare come una persona e…
- Quello che papà vuole dirti è che una volta Trasfigurato in furetto si è comportato né più né meno che come un vero e proprio furetto. – venne in aiuto Astoria.
- Davvero? – Scorpius ora era sovreccitato. – E com’è stato?
- Non un granchè. – pigolò Draco, senza aggiungere altro.
- Perché?
- Perché… - Merlino, non poteva, non poteva proprio dirglielo. Era imbarazzante da morire! – Perché… - tentò di nuovo. – come furetto ero spaventato da tutta quella gente e dal professore che mi fissava, così… così mi sono… ecco, come dire… mi sono infilato dentro i pantaloni di uno degli amici che erano con me, nel… nel tentativo di nascondermi il più possibile. – finì di parlare e si ritrovò stanco come se avesse corso per chilometri. Si sentiva umiliato come mai era stato, ma Astoria sorrideva e Scorpius, sotto di lui, aveva avuto un risolino timido, come se avesse letto l’imbarazzo del padre e cercasse di non aumentarlo.
- Non è stato bello. Io non vorrei ritrovarmi nei pantaloni di qualcuno. Avevi ragione. – disse il bambino, imbronciato. – Però è buffo, no?
Il sorriso del figlio era così sincero che Draco ne fu quasi sorpreso. Era ancora il mito del suo piccolo bambino, che aveva compreso come l’aneddoto non fosse dei più felici, e che aveva cercato di consolarlo, a suo modo. Fu un colpo, piacevole ma pur sempre un colpo.
Improvvisamente rivisse nella sua testa l’episodio non come il protagonista umiliato, ma come lo spettatore divertito, e scoppiò a ridere da solo. Era stato un ragazzino idiota, ed era stato giustamente punito, per questo, da un pazzo assetato di sangue. Ripensandoci, Crouch aveva anche avuto la mano leggera, e un senso dell’umorismo non comune nei pluriassassini. – E’ stato buffo, hai ragione! – prese in braccio il piccolo e lo mise sul divano, accanto a sé. – Dovevi vedere il mio povero amico, si contorceva come un indemoniato perché io mordevo e graffiavo, mentre mi arrampicavo su di lui!
Scorpius rise. – Come sono riusciti a farti uscire di lì?
- Hanno pensato di adoperare una scopa per mandarmi via, ma alla fine me la sono sbrigata da me.
- Povero papà! – esclamò il bambino, continuando a ridere. – Trasformerai anche me in un furetto se non faccio il bravo?
- Oh sì, Scorpius, sei avvisato!
Astoria non si era mossa, e si era unita alla risata generale senza farsi notare, per non disturbare padre e figlio. Era felice che un bambino di cinque anni avesse fatto finalmente capire a un adulto che non era il caso di prendersi troppo sul serio.
- Lo sai, anche la tua mamma mi ha visto, lei era al primo anno. Giusto, Astoria?
- Il furetto più bello mai visto. – confermò la donna. Vide Winiefred, l’elfo domestico, in attesa all’ingresso del salone per portare Scorpius a dormire. Gli fece segno di ripassare più tardi: in quel momento era meglio che Scorpius restasse con gli adulti a divertirsi alle spalle del suo papà.

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