Note alla storia

Una sorta di "prequel" della Serpe Argentata(scritto parallelamente ad essa), cioè cosa successe nel mio personale AU dal 1996 al 1998. Buona Lettura a chi è interessato...
Amo molti dei personaggi della saga di Harry Potter, che purtroppo non sono sopravvissuti alla penna( si sa ne ferisce di più lei, della spada)di Mrs Rowling, quindi ho deciso di ridare loro la vita, nel mio personalissimo AU.
Ho attinto un po' all'universo della Rowling (interviste comprese.) un po' alle varie tradizioni pagane e mitologiche.
Sempre nel rispetto dei personaggi creati da lei, cercando, come posso, di scriverli il più vicino possibile all'idea originaria dell'autrice. Senza stravolgimenti di Pairong o OOC.
In personaggi non sono mieie ma sono di proprietà di:Harry Potter & co. © J.K. Rowling, Warner Bros, Salani Editore. Tutti i diritti riservati.
Non sono usati a scopo di lucro.

Note al capitolo

Ma che importa l'eternità della dannazione a chi ha provato, in un secondo, l'infinito della gioia? (Charles Baudelaire Lo Spleen di Parigi)
L’ufficio dei misteri era l’unico a lavorare a quell’ora tarda, due indicibili, un’anziana donna e un uomo alto dall’aria severa, avevano registrato da mesi fenomeni particolarmente inusuali nella stanza della morte: i soliti sussurri provenienti dall’arco, in alcune sere diventavano vere e proprie grida di terrore.

Non essendoci mai stato un precedente, il fatto preoccupava parecchio  i due studiosi. Avevano provato anche a porre la questione a Rufus Scrimegeour, ma con tutto quel trambusto dovuto dal ritorno dell’Oscuro Signore, le loro richieste erano state cestinate, ancor prima che qualcuno desse loro un’occhiata.

Quella notte le urla erano diventate a dir poco assordanti, tanto che a Igraine McDougal era scoppiato un insopportabile mal di testa, il suo collega invece non sembrava soffrirne particolarmente.

“Moloch, si può sapere come fai a rimanere impassibile a questo frastuono?” Domandò la donna, incredula. L’uomo non le rispose, continuava a fissare il velo imperterrito come se lei non avesse proferito parola. Allora gli diede un energico scossone, l’uomo trasalì e con aria interrogativa si tolse un tappo di cera dall’orecchio destro.

“Cosa c’è?”Domandò a voce incredibilmente alta, la donna evitò di riformulare la domanda: odiava la mancanza di professionalità del suo giovane collega, erano cinquant’anni che lavorava all’ufficio dei misteri come Indicibile, semplicemente detestava la leggerezza dei più giovani, che non capivano la sacralità di quel luogo.

“Igraine, sai qualche mese fa? Quando c’è stata la battaglia …” La donna alzò gli occhi al cielo, il solo pensiero che qualcuno avesse dissacrato il dipartimento dei misteri la faceva a dir poco imbestialire, lì dentro erano contenuti i più grandi e meravigliosi misteri della magia, una cosa del genere, quando era giovane, non sarebbe mai potuta succedere ne era sicura al cento per cento.

“Sì la battaglia, e con ciò?” Aveva un tono di voce freddo e palesemente seccato. “Qui c’è caduto un uomo, e non uno qualunque, Sirius Black, quello che era stato rinchiuso ad Azkaban per tutti quegli anni che poi si è scoperto innocente…” La donna agitò le mani spazientita facendogli segno di andare avanti con la storia. Sapeva chi era Sirius Black, non c’era bisogno di qualcuno che le facesse da narratore per quella vicenda.

“Non era mai successo che qualcuno ci cadesse dentro, solo le anime dei morti sostano di là dal velo, se quell’uomo non fosse morto?”. Igraine strabuzzò gli occhi, come aveva fatto a non pensarci lei? Entrambi si misero all’ascolto con più attenzione, non erano urla casuali quelle, qualcuno stava chiedendo aiuto. Solo che i soliti sussurri delle anime dei morti, erano diventati sibili assordanti come se cercassero di coprire la voce che tentava disperatamente di distinguersi.

“Per gli Dei! Vuoi dirmi che nel Regno dei morti c’è intrappolato Sirius Black? E’ questa la tua teoria Abercrombie?” Lui annuì gravemente, Igraine scartabellò nei suoi ricordi alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla a capire se c’erano stati casi simili prima di allora.

“L’arco non è sempre stato al Ministero della Magia, venne portato qui all’inizio dell’anno mille, per proteggerlo dall’ingordigia Babbana. Se avessero saputo dell’esistenza delle porte del Regno dei morti, puoi immaginare cosa sarebbe potuto accadere …”

Rabbrividì al solo pensiero. Nemmeno i maghi, tranne alcuni pochi eruditi ai misteri della Morte stessa, erano a conoscenza di tali portali. La Nera Signora, che in ogni credenza e religione prendeva i nomi più svariati, viveva in una dimensione parallela a quella dei viventi, solo lei e alcuni dei suoi figli più orrendi, come i Dissennatori potevano attraversare tali portali senza subire danni.

“Lo sai cosa dobbiamo fare: evocare la Morte per capire il perché di queste grida. Sono mesi che te lo sto dicendo”. Moloch aveva alzato la voce, mentre Igraine fissava la punta dei suoi piedi, lo sguardo colmo di rabbia e vergogna al tempo stesso.

“Quello che vuoi fare è folle. La Morte non è misericordiosa o caritatevole. E’ una fredda sovrana di un Regno desolato  e ricolmo di esseri spregevoli. La madre di Dissennatori, Vampiri e Banshee. Io l’ho vista sai? Non voglio ripetere quell’esperienza”.

L’uomo non sembrava ascoltare le parole della strega, le afferrò il braccio con forza e la strattonò, obbligandola a fissarlo negli occhi.

“Igraine, potrebbe esserci un uomo vivo là dentro. Non è un servo della morte come noi Negromanti, o un suo figlio. E’ solo, in un luogo terribile, non ha già patito abbastanza? Tormentato dai Dissennatori ingiustamente, per tredici anni ad Azkaban? Invochiamo la Morte. E’ l’unica cosa da fare. I nostri studi non possono essere usati solo per scopi accademici se è in pericolo la vita di un uomo”. Igraine si sentiva mostruosamente in colpa, Annuiva con lo sguardo vacuo, sapeva a cosa sarebbero andati incontro, cosa che invece il suo giovane collega ignorava completamente.

Chiamò a sé un' antica pergamena con un semplice incantesimo di Appello, non si conosceva esattamente la data in cui fosse stata scritta, né chi avesse prodotto tale documento, prima di finire nelle mani degli Indicibili si era tramandata da padre in figlio. Rilegata in pelle umana e scritta col sangue, era l’unico strumento in grado di evocare la Morte.

”Questa pergamena è l’unica cosa che può evocare la Morte stessa, lei arriverà e tu desidererai di non averlo mai fatto. Sciocco buonista che non sei altro! Ma visto che ci tieni tanto a rendere giustizia a quell’uomo, evocala  tu stesso. Li sai leggere i geroglifici no?” Moloch strappò la pergamena dalla mano della donna con rabbia. Certo che sapeva leggere i geroglifici, era un Indicibile e un Negromante, conosceva tutti i linguaggi in cui ogni mistero magico, riguardante la Morte, era stato scritto.

Cominciò a leggere ma la donna con uno sbuffo scocciato lo fermò, sbraitandogli addosso:”Devi bagnare l’occhio chiuso con il sangue! Così e solo così puoi iniziare il rito. La morte è golosa di sangue e di dolore non lo sapevi? Ah… certo, ci vuole una vecchia come me per svelarti come fare il TUO lavoro.”

L’uomo decise di ignorare Igraine e le sue prediche fastidiose, si punse l’indice con il fermacravatta e una goccia di sangue aprì un occhio spaventoso giallo come quello di un gufo, che lui erroneamente aveva scambiato per un difetto nella pergamena.

Recitò la formule perfettamente, era il primo del suo corso in egittologia e finalmente i suoi studi gli sarebbero serviti a qualcosa. In un attimo l’aria si fece gelida, ed una nube nera scaturì dall’arco, i due Indicibili si ripararono dietro ai loro mantelli, Igraine ebbe la tentazione di fuggire, ma qualcosa che non comprese, la trattenne a smaterializzarsi il più lontano possibile. Moloch tremava come una foglia, la Morte era giunta. Aveva grandi ali ricoperte di occhi, un velo sul volto, interamente vestita di nero  circondata dai suoi figli prediletti: I Dissennatori. Come se l’effetto non fosse abbastanza spaventoso, reggeva nelle mani scheletriche dagli artigli ricurvi, un’enorme falce grondante sangue.

“Così ci rivediamo Igraine McDougal. - Disse La Morte con la sua voce in grado di terrorizzare chiunque.- E’ da quando mi invocasti per riavere indietro la vita del tuo amato Ruben che non ti vedo. Come stai? Dimmi…” Igraine la guardò sprezzante, senza degnarla di una risposta. I Dissennatori cominciarono a farla sentire sola e abbandonata dal mondo, una sensazione terribile, i giochetti di quella sadica entità non erano cambiati negli anni, poteva anche rinnovare il suo repertorio dopo tutto.

Non poteva cambiare il suo essere Negromante, ma credeva che la Morte l’avesse scelta per servirla, per il gusto di asservirsi di una persona che odiava farlo, se ci si metteva, poi, la morte del suo grande amore Ruben VanHammer, il quadro era semplicemente completo.

“Regina del Regno dei morti, noi ti abbiamo invocata per un uomo che disgraziatamente è finito nel tuo regno…” La Morte si avvicinò a Moloch, il quale rabbrividì.

 Sentiva, come viscidi serpenti arrampicarglisi lungo la schiena, i Dissennatori poi rendevano l’aria gelida e ricoprivano di ghiaccio tutta la stanza del velo, in quell’istante desiderò di non averla mai richiamata dal suo regno.

“Sirius Black, mia Signora.” Disse in un sospiro tremulo, annuendo meccanicamente. Nel frattempo Igraine si era accucciata su se stessa, cercando di difendersi dai perentori attacchi silenziosi dei Dissennatori. La morte alzò la mano scheletrica e la sensazione di totale assenza di amore cessò nel cuore dell’anziana strega.

“C’è un vivente nel mio Regno? La questione è alquanto interessante.”Allargò le mani e una apparve uno squarcio nella dimensione dei viventi, come una sorta di finestra nel suo Regno, cercava tracce corporee tramite la potenza della sua mente sovrannaturale. Intanto si potevano vedere esseri orribili: Le Banshee straziavano gli spiriti di giovani donne, i Dissennatori, invece, torturavano le anime di quelli alle quali erano state tolte grazie ai loro baci putrescenti.

Moloch si spaventò nel vedere quelle scene, e se i Dissennatori avessero baciato Black? Per lui non ci sarebbe stato più nulla da fare.

“Non ti preoccupare mago, nel mio Regno, i Dissennatori non possono risucchiare le anime dei mortali, perché in teoria non ce ne dovrebbero essere. Servono come traghetto delle anime indegne, dalla terra dei vivi al mio regno. Un patto fatto con i maghi secoli e secoli fa ormai. Forse credo di aver trovato qualcosa di vivo ma non sembra un umano.”

Lo squarcio intradimensionale mostrò un cane in carne e ossa trottare su una spiaggia che pullulava di spiriti di colore azzurrognolo. La morte sollevò le ali per osservare meglio quella strana creatura, che gli era passata totalmente inosservata, Moloch era certo che si trattasse di Sirius Black.

Era stata resta nota  la sua attitudine ad essere un Animagus nella biografia uscita da poco di Rita Skeeter: “Sirius Black feroce assassino o innocente vittima del potere?”

“Furbo questo vostro amico, per sfuggire ai miei figli si è trasformato in un cane … In effetti non può esserci un vivente nel mio mondo, come ci è finito?” Moloch raccontò con dovizia di particolari quello che era successo in quella stanza quattro mesi prima, la Morte ascoltò in silenzio sollevò il velo mostrando un viso repellente bianco come l’avorio e liscio come marmo. Aveva solo una bocca gigantesca con due fila di denti acuminati e una lingua serpentina.

 L’orribile bocca si piegò in un sorriso zannuto e si rivolse a Moloch con fare mellifluo:“Rivuoi Black nel vostro regno, dico bene? Mortale, dimmi, cosa sei disposto a darmi in cambio?” L’uomo sbarrò gli occhi, terrorizzato, lei gli si avvicinò e accarezzò il suo pomo d’Adamo con i suoi artigli acuminati. Stava tremando, Igraine lo fissò disgustata, la sua ingenuità le dava il voltastomaco.

“Non credo di avere nulla da darvi, mi dispiace. Volete per caso qualcosa che è in nostro potere donarvi? Mi appello alla vostra pietà: quell’uomo è vivo è stato rinchiuso ad Azkaban per anni ingiustamente ed ora è confinato da solo nel vostro regno. E’ contro natura che debba soffrire così !”

La morte rise mostrando tutti i suoi terribili denti. “Abbiamo un idealista.- Gracchiò divertita .– Voglio colui che nacque Tom Riddle, e che ora chiamate Lord Voldemort. Mi è sfuggito troppe volte. Siete in grado di assicurarmi che avrò la sua anima? Sono più di vent’anni che aspetto la sua venuta nel mio regno …” .

Moloch non sapeva cosa dire, ma si trattava della vita di un uomo contro la morte di un essere che di umano non aveva più nulla ormai. I problema principe della faccenda era uno soltanto: come diavolo avrebbe fatto ad uccidere l’Oscuro Signore? “Non credo di aver e il potere di uccidere con le mie stessi mani Colui che non deve essere nominato io non…”. Igraine alzò gli occhi al cielo, la stupidità del suo collega la stupiva ogni minuto di più. In quanto Indicibile da più di cinquant’anni conosceva perfettamente ogni angolo di quel luogo misterioso e parlò dopo esser rimasta in silenzio tutto il tempo.

“C’è una profezia a riguardo, parla di un prescelto designato eguale all’oscuro Lord, solo lui può distruggere Colui che non deve essere nominato, noi possiamo aiutarlo. Sirius Black è il padrino di quest’ultimo e ha tutte le ragioni per volere la morte dell’Oscuro Signore. Se farai tornare quest’uomo ti consegneremo Colui che sfuggì con ogni mezzo a te mia signora, e potrai riservargli il trattamento che più ti aggrada per l’eternità.” La morte ci pensò su, voleva Lord Voldemort a tutti i costi, si era fatto beffe di lei, aveva spezzettato la sua preziosa anima per rendere impossibile la sua morte.

Ovviamente incrementava costantemente il suo regno con decine di morti, ma alla Morte non bastava avere anime noiose che ululavano rantolando nelle terre desolate del suo regno, era altezzosa e crudele.

Un essere mistico vendicativo come pochi era la Mietitrice. Lord Voldemort, secondo i suoi piani, sarebbe stata una pietra miliare nella sua collezione di esseri malvagi, lo detestava con tutta se stessa, aveva persino creato un movimento magico: i Mangiamorte, per sbeffeggiarla ulteriormente. Doveva assolutamente morire.

Ma quel mago era furbo, dividendo la sua anima ne aveva reso impossibile persino l’annientamento da parte dei suoi figli prediletti : i Dissennatori.

“E sia, avete due anni per tenere fede al vostro patto. Se esso non verrà rispettato mi prenderò la vostra vita e quella di entrambe le vostre famiglie. Sono stata chiara? Ho deciso, mi invocherete ancora quando avrete il pagamento del favore che vi ho accordato.” La sua voce terrificante e gutturale aveva detto le sue ultime parole, prima di sparire in una nube di fumo nero. Moloch si era aspettato di firmare un accordo con il sangue o qualcosa di simile ad un ultima offerta. Ma non successe nulla di tutto ciò.

Igraine Schiantò il suo collega , era a dir poco furente, quell’idiota di Abercrombie aveva appena condannato entrambe le loro famiglie a morte e per cosa? Per uno sconosciuto, un uomo che nessuno di loro conosceva se non di nome e di fama.

“Sei un decerebrato, un idiota, un demente! Hai appena condannato a morte i miei figli, i miei nipoti e il mio secondo marito … tutto per cosa? Per…”.

Non riuscì a finire la frase che dal velò una luce accecante riempì tutta la sala, entrambi si coprirono gli occhi istintivamente per non essere abbagliati, durò pochi attimi poi la luce tornò normale. Sulle gradinate dell’arco un enorme cane nero li fissava sgomento, non appena si accorse di essere di nuovo nella dimensione terrestre cominciò a scodinzolare e a rotolarsi a terra felice del notevole cambiamento.

“Signor Black, - gli disse Moloch, con il suo miglior tono cortese.- E’ stato scagionato, può smettere di tenere la forma canina è un uomo libero adesso.” Parlava lentamente come se si dovesse far capire da un sordo, al che Sirius Black si trasformò in uomo e scoccò un’occhiata beffarda all’Indicibile.

“Sono un Animagus amico, non sono sordo…”. Igraine trattenne una risata, mentre il suo collega arrossiva violentemente, non aveva pensato che un Animagus avesse tutte le capacità di un mago normale, solo che in forma animale.

“Mi scusi signor Black, io non volevo offenderla”. Si scusò l’uomo, mortificato, Sirius si rese conto di essere tornato , ora sarebbe stato libero, decisamente non riusciva a crederci. Quell’uomo e quella donna avevano fatto qualcosa, un rito forse, riportandolo indietro.

“Non offenderti amico mio, mi hai riportato indietro da quel luogo orribile, credo che la mia forma canina mi abbia salvato, per l’ennesima volta, dal non impazzire. Tutto è così fatuo e gelido dall’altra parte, pensavo che sarei morto là da solo, incapace di mettermi in contatto con chiunque potesse aiutarmi. Poi siete arrivati voi due e mi avete salvato, non solo, l’idea di essere finalmente un mago libero…”.

 Gli occhi gli luccicavano per la contentezza e la liberazione, Igraine lo guardò, vide la felicità nel suo sguardo. Si rammaricò di non aver provveduto prima ad evocare la Morte per salvarlo, ora non importava più però era lì vivo e vegeto, solo questo era importante.

“Ho bisogno di bere!” Esclamò Sirius, e senza farselo ripetere due volte, Moloch Abercrombie fece uscire dalla bacchetta tre bicchieri e ci versò dentro, sempre usando la magia, un  liquore ambrato dal forte sentore di zenzero.

Igraine osservò il collega versare lo spirito, solo allora si rese conto di quanta voglia avesse di bere qualsiasi cosa di superiore ai venticinque gradi. “Non osare appiopparmi dello Sherry! Voglio del Whiskey mi hai capito?”

Aveva sbraitato con il suo solito tono soave la donna, in quel momento il capo del dipartimento dei misteri: Xerses Greengrass, entrò nella stanza del velo. Quasi gli venne un colpo, nel vedere i suoi colleghi bere tranquillamente del liquore in compagnia di Sirius Black, che secondo le cronache era morto qualche mese prima.

“Qualcuno mi vuole gentilmente spiegare cosa sta succedendo qui?”

 Igraine finì il suo Whiskey senza tradire nessun tipo di espressione colpevole sul volto fiero e rugoso; mentre Moloch non sapeva più da che parte girarsi per scomparire: essere stati beccati dal capo dipartimento, a bere alcolici sul posto di lavoro, lo rendeva estremamente nervoso.

“Xerses, il nostro Moloch qui, - esclamò Igraine ben riscaldata , dopo quel bel bicchierone di Whiskey, che secondo lei  guariva tutti i mali.- Ha salvato la vita del signor Sirius Black che era intrappolato da vivo nel Regno dei morti.”

 Xerses era un mago alto dal volto austero, si era precipitato in quella camera perché aveva sentito il richiamo di colei che serviva da sempre : la Morte.

Era un sacerdote della Nera Signora, più precisamente un Negromante, come tutti gli indicibili che lavoravano nella  Camera della Morte. Dettaglio ovviamente tenuto ben nascosto da chiunque non facesse parte di quella setta elitaria. “Sirius Black, provvederò all’istante ad informare Silente dell’accaduto, sarei propenso , signori a non dire ancora nulla a Rufus. Quel vecchio ultimamente sta arrestando più gente di quanta i cancelli di Azkaban possano contenere, e non vogliamo che rovini il ritorno alla libertà del nostro amico qui…”

I due annuirono, dando perfettamente ragione al loro capo; Sirius guardò l’uomo, gli sembrava di averlo già visto da qualche parte, forse da giovane, quando era costretto da sua madre a presenziare a quegli orrendi rituali da bestie Purosangue.  Come ospiti nelle case degli altri maghi altolocati, più simili a mausolei che a delle abitazioni, oppure alla “Serpe Argentata”, l’esclusivo club per Purosangue, Il solo pensiero di quei tediosi tè delle cinque e delle interminabili cene, in compagnia di quella gente tanto vanagloriosa quanto incestuosa lo fece rabbrividire.

Xerses Greengrass aveva un viso di una fisionomia che ispirava tranquillità e pacatezza. Ricordava vagamente Silente quando aveva ancora i capelli scuri. Non ora che erano argentei come se minuscoli pensieri gli uscissero dal cranio, pronti a tuffarsi in qualche Pensatoio e a rivelare i molteplici misteri di quella mente brillante.

Si rese conto, che desiderava vedere, più che mai in quel momento, Remus e James. Si corresse come sempre: Harry,non James. Il suo amico era morto tanti anni prima, quando la sua mente era ancora sana e né Azkaban, né il Regno dei morti, avevano infilato a forza il tarlo latente della follia nel suo cervello.

“Credo che sia ora che io vada a casa signori, non so come esprimere la mia gratitudine, dico solo che se a voi servirà il mio aiuto in qualsiasi tipo di affare, non esitate a chiamarmi.” Igraine e Moloch sorrisero ostentatamente, non avrebbero tardato, visto l’incombenza che gravava sulle loro teste, a chiedere l’aiuto del padrino di Harry Potter, su questo poteva starne certo.

Sirius si materializzò a Grimmauld Place, si aspettava di ritrovarsi in una sorta di inferno polveroso e silenzioso, invece sentì un fracasso provenire dalla cucina, si precipitò a vedere cosa stesse succedendo: Mundungus Fletcher stava rovistando nell’argenteria marchiata dei Black, senza alcun ritegno. Non che gli importasse, fosse stato per lui avrebbe raso al suolo tutto quello che poteva ricordagli la sua prestigiosa discendenza.

Prese una mela dal porta frutta, la addentò e sputò un pezzo di frutta marcia sul pavimento. “Che schifo!” Gridò e addio all’effetto a sorpresa. Il mago ladro, sobbalzò lasciando cadere tutta l’argenteria sul pavimento, nel vederlo impallidì e si mise ad urlare dal terrore correndo attorno al tavolo della cucina, mentre Sirius immobile si godeva la scena.

“Fantasma, entità malefica, vattene da me! Io non volevo giuro… Da vivo mi avevi detto che potevo, amico bello dai ti ricordi?” Sirius non riuscì a resistere, cominciò a muoversi rincorrendo Mundungus imitando gli Inferi nei movimenti, voleva divertirsi, era troppo  che non si faceva una sana risata. Il tempo in quella desolata dimensione sembrava non passare mai, come essere perennemente in un dormiveglia dove si hanno incubi di continuo.

“Oooooh esci da casa mia se non vuoi essere trascinato all’infernoo, oooh”.

Cominciò a ululare in maniera spettrale, terrorizzando a morte il mago. Dung non se lo fece ripetere, lasciò l’argenteria per terra e fuggì a gambe levate dalla porta principale.

 Sirius rise talmente forte da doversi tenere la pancia, aveva proprio bisogno di una risata del genere come ai tempi dei Malandrini.

“Kreacher, dove sei strofinatore di mutande da vecchia? Guarda il tuo padrone ritornato dal regno dei Morti… Ha una missione molto importante da farti assolvere…” . Un elfo domestico dall’aria truce comparve silenziosamente dinnanzi a lui borbottando a bassa voce.

“Traditore del suo sangue, sacco di pulci, cattivo Sirius Black. Padrone quale onore rivederla di ritorno dal regno dei Morti, padrone…”. Dal tono di voce si capiva perfettamente che avrebbe preferito di gran lunga che ci restasse nel regno dei morti, altroché.”Devi avvertire Remus e Harry del mio ritorno, non parlare con nessuna delle mie amate cugine né porta loro biglietti. Insomma non devi pensare minimamente a quelle megere da quattro soldi ci siamo capiti? O la tua testa finirà anzitempo nella nostra adorata collezione dei tuoi avi.” Kreacher fece un profondo e servile inchino, mandando in continuazione a quel paese il suo ritrovato padrone.

“Mi offendi Sirius, avverti Potter e Lupin e non ti degni nemmeno di avvertire me?”

Severus Piton era là, immobile sull’uscio della cucina, non si sarebbe mai aspettato di trovarselo davanti. Sentì l’odio traboccare dal suo cuore, a ondate dense e pastose. Mocciosus, da quando esattamente aveva il diritto di entrare a casa sua?

Silente, secondo la sua opinione, erano anni che si affidava alla persona sbagliata, un essere del genere non poteva certo considerarsi una brava persona: intrigante, dedito alle arti oscure e affascinato da tutto ciò che era potere. Ignorava il modo in cui avesse aggirato Silente, in ogni caso con lui non attaccava la farsa del “pentito”.

“Vattene da casa mia, all’istante.” Ruggì furente, era appena tornato da un luogo orribile e di certo non gli serviva la sua presenza a fare da ciliegina sulla torta. Aveva bisogno di Remus e Harry, di nessun altro.

“E io che pensavo di essermi finalmente liberato di te per sempre, - Rispose Piton, il volto stravolto da un’espressione ferale, non sapeva come fosse riuscito a tornare, se non fosse stato uno studioso di arti oscure la cosa non avrebbe avuto il minimo interesse, eppure l’idea che qualcuno tornasse in carne e ossa dal Regno dei morti lo alettava particolarmente.- Come diavolo hai fatto a tornare?”

Sirius rise, ma non c’era nulla di gioioso in quella risata, suonava di più come il lancio di un guanto di sfida, l’ennesima provocazione fatta ai danni di Mocciosus. Sarebbe mai terminato quel sadico e crudele gioco?  ”Perché Severus, c’è qualcuno che vorresti far tornare dal regno dei morti? Lily, Magari? Giusto per ricominciare ad ossessionarla…”.

Piton estrasse la bacchetta ma Sirius fu più rapido, schivò il maleficio rotolando sul tappeto del pavimento, prese la bacchetta e provò a schiantarlo ma questa volta fu Severus a respingere il colpo con un incantesimo scudo.

Nel frattempo Kreacher aveva portato a termine il suo compito: aveva trovato entrambi alla Tana dei Weasley, non era stato difficile convincerli a seguirlo fino a Grimmauld Place visto l’entità dell’evento.

 Non appena videro i due maghi duellare, non persero tempo: li disarmarono all’istante. I due avrebbero sicuramente continuato alla Babbana, ma la voglia di Sirius di abbracciare Remus ed Harry vinse l’odio per Piton.

“Ora che gli amichetti si sono riuniti, andrò ad avvertire Silente del tuo ritorno, dato che, purtroppo, sei stato scagionato dalle accuse, mi toccherà vedere quella tua faccia pulciosa fin troppo spesso.” Senza aspettare insulti di risposta, Piton si smaterializzò lasciando da soli Harry, Remus e Sirius.

I tre si guardarono per qualche istante, avevano le lacrime agli occhi. Cercavano virilmente di ricacciarle da dove erano venute ma non ce la fecero. Senza proferire parola si abbracciarono, così, semplicemente. Harry non ci voleva credere, continuava a guardare Sirius con il terrore di svegliarsi da un bellissimo sogno.

“Harry, sono io, sono tornato, e non ho nessuna intenzione di lasciarti da solo di nuovo.” Il ragazzo pianse a dirotto singhiozzando. Non avendo mai avuto un affetto parentale vero, il suo padrino rappresentava la cosa più vicina ad un padre per lui. Perderlo era stato qualcosa di talmente doloroso, che non riusciva nemmeno a descrivere la sensazione che gli aveva strappato il cuore dal petto.

Remus osservava la scena, ora che Sirius era tornato, non sapeva come mai, ma la vita gli sembrava meno tragica, nonostante tutto. C’era la possibilità che quel mondo non facesse poi così schifo, che qualche volta i miracoli potevano accadere. Rideva poi piangeva, non sapeva nemmeno lui bene cosa fare, guardava l’amico vivo e vegeto di fronte a lui e tutti i suoi problemi, le sue ansie, erano svanite. Sapeva che sarebbero tornate ma avere qualcuno con cui parlare, che lo conoscesse sin dai tempi di Hogwarts, che era praticamente come un fratello per lui gli era così di conforto, che ora si sentiva abbastanza forte da sopportare qualsiasi cosa.

Era commuovente vedere Harry piangere abbracciato a Sirius, non si vedeva mai in atteggiamenti di bisogno: era abituato, praticamente, ad essere solo e a dover badare a se.

Eppure ora poteva permettersi di essere quello che era per una volta: solo ed esclusivamente un ragazzo. Non il prescelto, non Colui che sopravvisse; un adolescente bisognoso dell’affetto di un padre.

La scena toccante, purtroppo non si prolungò per molto, dalla porta principale si udì il bussare del batacchio d’argento, il ritratto in corridoio si svegliò e iniziò a sbraitare contro i visitatori.

“Chi disturba il mio sonno? Chi è quella lurida feccia che entra in casa mia non invitata, uscite da casa mia immediatamente, Vi maledico e maledico la vostra progenie immonda! Maledetti…” C’erano cinque figure incappucciate sull’uscio di casa, due donne e tre uomini.

Una donna alta dai lunghi capelli color grigio scuro, che una volta erano stati corvini come le piume di un corvo, fissò il ritratto e sghignazzò.

“Walburga, che piacere rivederti in salute, vedo che non sei cambiata affatto dall’ultima volta che ci siamo viste.” La voce della strega era bassa e vellutata, quel genere di timbro piacevole che si fa ascoltare per ore senza stancare mai.

“Calypso Greengrass, se sapevo della tua venuta, ti avrei fatto preparare un tè, sai volevo far mettere un mio ritratto nella sala da tè Argento, della Serpe Argentata, mi manca tanto il nostro benamato circolo.” Rispose, stranamente cordiale, la ex padrona di casa.

Sirius Black , inorridito dal sentire l’antico tono di falsa gentilezza di sua madre, che ogni Purosangue è solito usare con i suoi simili; decise di porre fine a quella lieta conversazione.

“Madre, se tanto ci tenete, ditemi come diavolo si fa a staccarvi dal muro, e darò in beneficenza il vostro ritratto. Credo che in quel luogo di decerebrati figli di incesti, la vostra presenza non dispiacerebbe affatto!” E chiuse la tenda, con in sottofondo le risate di Remus ed Harry, ma anche da dietro il pesante broccato tarmato, continuava a sbraitare insulti rivolti verso la sua ingrata progenie.

“Sirius Black, siamo Indicibili i responsabili del reparto in cui le è successo quel tragico incidente e  Rufus Scrimegeour, il nuovo Ministro della Magia, che ha deciso di occuparsi lui stesso delle sue pratiche legali. Ma prima pensiamo alla sua salute. Ha già incontrato mio figlio Xerses, Igraine McDougal e Moloch Abercrombie, dico bene?” Sirius annuì, e con un gesto della mano li invitò ad accomodarsi in salotto, Calypso osservava quella casa andare in rovina, e in cuor suo sperò di non vedere mai nessun erede del casato Greengrass comportarsi in tale vile maniera.

Fortunatamente, aveva educato bene tutti i suoi figli e di certo non era una tirannica folle come Walburga; ma il pericolo che qualche nipote venisse fuori come un novello Sirius Black c’era sempre. Per esempio, Narses e Asteria erano un tantino sopra le righe. Ma in cuor suo sapeva che erano orgogliosi del loro retaggio, motivo per cui non avrebbero mai tradito il loro stesso sangue.

“Sì, è stato suo figlio a farmi tornare a casa mia qualcosa non va?” La donna sorrise, non sembrava un sorriso falso, ma nei suoi occhi c’era qualcosa che non gli piaceva: una sorta di febbrile fervore.

i Greengrass anticamente erano noti per le loro attitudini alla Negromanzia, così come altre famiglie di sua conoscenza. Si erano uniformati ai voleri del Ministero per non finire nel calderone dell’epurazione avvenuta verso la fine del milleseicento. Ma era nota, nelle famiglie amanti delle arti oscure, che non si poteva non praticare la Megromanzia: era la Morte a scegliere il mago, non certo il contrario.

“No, certo che no. Ma capisce che in quanto indicibili dovremo tenerla in osservazione per qualche tempo. Non si hanno notizie di fatti del genere, vorremmo, se lei ce lo permetterà, tentare di capire di più sull’accaduto.”

Sirius non sapeva che dire, da un lato voleva semplicemente accettare, ma sapeva che da qualche parte doveva esserci la trappola, per non creare polemiche visto anche l’ora tarda, si limitò ad annuire.

“Signor Black, sono Rufus Scrimegeour il nuovo Ministro della Magia. Ero a capo del dipartimento Auror quando era ricercato per la sua fuga da Azkaban, sono qui per porle le mie più sentite scuse. Con me ho il certificato di innocenza e l’atto processuale del proscioglimento di tutte le accuse, gli atti di proprietà di tutti gli stabili e i terreni della sua famiglia. Sa, sua madre aveva lasciato tutto a suo fratello Regulus ma egli nel suo testamento, fatto in età particolarmente precoce devo dire, ha lasciato tutto a lei. – Sirius era particolarmente scioccato da tale notizia, non si sarebbe mai immaginato di ricevere qualcosa da Regulus.- Poi, ovviamente, la chiave delle vostre sale del tesoro alla Gringotts…”

Sirius afferrò la bacchetta e impilò ordinatamente il tutto nel vecchio Secretaire di sua madre, avrebbe dato un’occhiata più tardi. Era di nuovo vivo, libero ed immensamente ricco.

Si aspettava da un momento all’altro di svegliarsi ancora in quella spiaggia gelida, circondato da spiriti fluttuanti. La vita non poteva essere tanto misericordiosa con lui, dopo tutto quello che gli aveva tolto. Eppure, magari, era il suo momento: il riscatto che aveva aspettato da una vita.

Harry fissò il Ministro della Magia, non gli piaceva molto e voleva che lasciasse in pace Sirius non ne aveva subite abbastanza?

“Credo che Sirius voglia riposare Ministro, ne ha già passate tante non credo che un interrogatorio su quello che gli è successo possa essergli d’aiuto in questo momento.”

Rufus Scrimegeour fissò il ragazzo con i suoi feroci occhi leonini, sorrise freddamente e si congedò  chinando lievemente il capo.

“Vogliate scusarmi, il ritorno di Voi sapete chi, mi impegna notevolmente in questi giorni, tornerò nei miei uffici. Molto lieto di averla conosciuta di persona Mr Black.”Si smaterializzò lasciandolo da soli con i quattro Indicibili.

Xerses Greengrass estrasse dalla sua valigia una fiala di liquido arancione fluorescente. “Signor Black, non vogliamo stancarla oltre per oggi, le faremo sapere via gufo per un incontro più avanti. Tuttavia le lascio questo tonico, di mia invenzione e preparazione. Bastano poche gocce al giorno, abbinate ad un buon bicchiere di Brandy o ad una bella tazza di tè, e sentirà le sue membra calde e scattanti, dovrebbe toglierle quel senso di torpore e spossatezza che sente anche adesso.”

Xerses sorrise a Harry che ricambiò cordialmente, sembrava un mago di tutto rispetto, una sorta di Silente giovane, con gli occhi blu, l’espressione pacifica e la lunga barba scura. Erano stati loro a ricondurre Sirius da lui non poteva fare altro che essergli profondamente grato.

“Così tu sei Harry Potter, dovresti essere in classe con Daphne Greengrass, mia figlia.”

Harry fece mente locale, Daphne era una bella ragazza bionda della banda di ragazzine snob di Pansy Parkinson, più comunemente conosciute come le  Malfoyettes, perché erano “gallinaceiforme”,  e ridevano, ad ogni cattiveria che venisse in mente a quel buono a nulla di Draco.

“Non la conosco bene signore lei è di un’altra casa sa…”

Xerses ridacchiò sommessamente, era strano, non sembrava essere il padre di una Serpeverde,anche se che ne sapeva lui, in generale, dei padri di Serpeverde? Il suo unico termine di paragone era Lucius Malfoy, che era un idiota, forse c’era anche qualcuno che si salvava in quei sotterranei…

“Un po’ di sana competizione non può far che bene; conosco le frequentazioni di mia figlia, che, tengo a precisare, non sono particolarmente accettate in famiglia né da parte mia né da quella di mia moglie. Preferiremmo che Daphne si occupasse più dei suoi voti a scuola e che stesse lontana da chi è tristemente legato al mondo dei Mangiamorte. Ma si sa proibire qualcosa ad un figlio significa fargliela fare di sicuro… “

Sirius e Harry si scambiarono un’occhiata e scoppiarono a ridere, entrambi erano così, qualsiasi cosa che gli fosse stata proibita in passato l’avevano ignorata facendola comunque.

“Mr Greengrass, a presto allora, prenderò quel tonico, sperando che mi faccia passare il torpore.”

“Non più di dieci gocce al giorno da  prendere durante l’arco della giornata, si rimetterà in un batter d’occhio. Buona serata signori vi abbiamo disturbato con le nostre inopportune richieste da studiosi anche troppo.”

Così dicendo i quattro si smaterializzarono lontano da Grimmauld Place, più precisamente in un sotterraneo al centro di Knockturn Alley, nei piani inferiori di un luogo chiamato “La Dama Scarlatta”. Ufficialmente si trattava di un semplice locale dove ogni tipo di vizio e piacere proibito fosse permesso. Ufficiosamente ai piani bassi privi di ogni tipo di sfavillio, la setta dei Negromanti si riuniva da secoli.

“Dobbiamo fare in modo che il prescelto riesca nel suo intento, non possiamo permetterci lo sterminio di ben due famiglie di Negromanti. – disse Xerses fissando un Moloch rosso in viso e alquanto imbarazzato.- No Moloch non fare così, non avevi scelta. Ma se Voldemort dovesse vincere noi saremmo spacciati, i Negromanti ed i Mangiamorte sono nemici naturali come l’acqua ed il fuoco…” .

Calypso si lasciò andare con Igraine su un divanetto posto nella’angolo della sala interamente di pietra.

“Quando ci stanò durante la prima guerra fu orribile, voleva appropriarsi dei nostri segreti e chi si rifiutava di darglieli veniva torturato o moriva con essi. Non possiamo permettere che una cosa del genere ricapiti di nuovo. Questa volta, signori, dobbiamo prendere la nostra posizione senza badare alle divergenze interne alla nostra congrega.”

Igraine aveva un’espressione fredda, i McDougal erano da sempre in disaccordo con i Greengrass che erano a capo dell’alleanza più potente tre le varie congreghe Negromantiche.

Gli Zabini, i Lumacorno, i Meadows, i Davies, i Pritchard ed i Moon; erano le famiglie che si erano unite alla loro congrega, gli altri Negromanti avevano paura a scontrarsi con quell’alleanza:erano in troppi e tropo potenti.

I Greengrass, erano degli ottimi strateghi politici, cosa che non si poteva certo dire dei McDougal, degli Abercrombie e degli altri Negromanti alleati alla loro fazione, In politica si sarebbe sicuramente parlato di maggioranza e minoranza. Loro erano la minoranza, purtroppo.

Eppure a malincuore avrebbero dovuto collaborare tra di loro, per salvare le loro famiglie, quanto alto sarebbe stato il prezzo di quella scelta?

 Lo ignorava ma aveva paura, non tanto della sua morte ormai aveva superato la settantina da un bel po’ e la sua vita, le sue esperienze le aveva fatte. Era per i suoi nipoti e per i suoi figli che temeva. Per loro sarebbe stata in grado di fare qualsiasi cosa, anche allearsi con Xerses Greengrass se era necessario.

“Avvertiremo gli altri Negromanti stanotte, ognuno la propria fazione. Da oggi fino alla distruzione dell’Oscuro Signore, deve esserci tregua. Non possiamo permetterci altri casi isolati alla Dorcas Meadows o alla Marlene McKinnon.  Per una volta saremo uniti e lo faremo per i nostri figli e per la difesa di tutto ciò che ci è sacro.”

Xerses era molto diverso in privato, lì si toglieva la maschera, che non era d’argento ed istoriata come quella dei Mangiamorte, no, quella di Xerses Greengrass non era tangibile, era la maschera più pericolosa della rispettabilità. Ma in quei sotterranei con gli altri della sua stirpe, dove il culto alla Morte veniva praticato non c’era nessun tipo di finzione.

I mortali scelti dall’Oscura Dama, che il Ministero credeva di aver sgominato tempo addietro, proliferavano e agivano in un sottobosco di intrighi e mosse astute, cercando da anni di salire al potere, pazienti e immobili come vecchi rospi bavosi i attesa della mosca.

Intanto, ignari di siffatti intrighi, a Grimmauld Place Sirius, Harry e Lupin si erano addormentati sul divano. Harry era seduto in mezzo a loro e teneva sulle ginocchia un vecchio album di fotografie dei tempi di Hogwarts, che da ragazzo Sirius aveva nascosto sotto le travi del pavimento di camera sua. I Malandrini in quei Dagherrotipi giocavano felici, sui prati di Hogwarts e nel cortile di casa Potter, ignari del loro tragico destino…

Quella sera, avevano deciso di comprare una macchina fotografica, e ricominciare quell’antica tradizione, ci sarebbero stati ancora momenti tanto belli e spensierati da essere immortalati? Era impossibile da stabilire.

Non potevano fare altro che sperare, che forse, dopo tanto dolore, il destino riservasse loro ancora un piccolo spiraglio di speranza.

Note di fine capitolo

Ho sempre immaginato ad un'AU con un possibile ritorno di Sirius Black, grazie alle "Fiabe di Beda" ho trovato l'ispirazione, finalmente, per cominciare a scriverla...

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